Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Regolamento S. d. C. - 1910
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REGOLAMENTO DEI SERVI DELLA CARITÀ (1910)

PARTE TERZA

Capo V. DELL'ECONOMIA

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In questa pagina

§ I. Dell'economia in generale

§ II. Relazioni economiche tra la casa madre e le filiali

1335

§ III. Pratica della povertà economica

1337

§ IV. Dei debiti

1338
[- 1335 -]

Capo V.

DELL'ECONOMIA

 

<< <   > >>§ I.

Dell'economia in generale

 

[192]L'economia è necessaria nella congregazione come nella persona umana è necessaria la misura di vitto, di vestito, - 1336 -d'alloggio al corpo, perché l'uomo possa vivere e prosperare. Economico secondo le semplici leggi della natura è colui che sa misurarla per saperla durare64. Nell'ordine morale, economico è colui che aggiunge studio e industria per avvantaggiare la propria economia nei diversi casi della vita. Secondo la fede, economico è l'uomo religioso il quale sa penetrare la forza delle parole evangeliche che dicono: «Beati i poveri di spirito. Cercate innanzi tutto la gloria di Dio e la santificazione vostra, che a quanto è necessario per vestire il Signore vi provvederà largamente»65.

[193]Gli apostoli del Signore dicevano: «Quando noi abbiamo di che vivere e vestire, noi siamo contenti»66. Ai Servi della Carità per vivere basta ciò che prescrive la Regola: un cibo semplice per essere più salutevole; per coprirsi una veste indosso e l'altra nel fosso e per alloggiare un tetto di decenza; di questo devono essere contenti, secondo le circostanze di salute, di età, di lavoro, di luogo.

In questo è la felicità del servire Iddio, in questo è la prosperità della vita spirituale.

<< <   > >>§ II.

Relazioni economiche

tra la casa madre e le filiali

 

La casa madre della congregazione porge aiuto per erigere e disseminare altre case succursali per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.

Porge mano nelle fondazioni e nello sviluppo delle stesse, sin che valgano a vivere di vita propria.

Alla lor volta e secondo le circostanze, le case filiali prestano aiuto di poi alla casa madre.

La Regola determina - 1337 -che del sopravvanzo annuale almeno un terzo sia presentato alla casa madre.

[194]In questo è segnata la regola di giustizia e di carità, conforme pure agli avvisi scritturali del Signore.

<< <   > >>§ III.

Pratica della povertà economica

 

 Il religioso costituisce la fonte dell'economia in professare le virtù evangeliche della povertà e in tollerarne i disagi, conforme agli esempi dati dal divin Salvatore e conforme pure agli esempi praticati dai santi.

I disagi in argomento sono i pensieri della mente in istudiare modo di sopperire ai molteplici bisogni, sono le sollecitudini del cuore per sopperirvi, sono le stesse esigenze corporali che sempre bisogna mortificare e comprimere, perché non trasmodino oltre i confini della retta ragione, della fede e della Regola promessa da ogni servo della Carità.

Bisogna però attendere con diligenza che ai bisogni della vita non si conceda da ognuno oltre il dovuto, perché il Signore a concederci il necessario si è obbligato pienamente, ma non così a somministrare il superfluo e il dilettevole della vita.

Bisogna poi che ciascuno, secondo la sua capacità e secondo il dono di Dio, preceda coll'esempio di una vita molto sobria e mortificata.

[195]Il venerando superiore dei Salesiani, don Michele Rua67, si vedeva pascersi degli avanzi del pane che, nei corridoi o negli angoli del cortile, avesse trovato.

Il venerabile don Bosco aveva introdotto la pratica di ripulire interamente, con la mollica di pane, il piatto della pietanza, di nascondere nel mantile il morsello di pane che fosse sopravanzato al pasto ordinario, per servirsene poi al pasto susseguente.

Ogni frammento di cibo è grazia del Signore.

Il rispetto che si usa in argomento, mentre piace a Dio, attira pure le beneficenze - 1338 -degli uomini.

Con sì poco si può dare buon esempio al prossimo, ai propri fratelli e così, con poco, si può crescere in virtù.

Conviene pregare perché anche una semplice particella di bene non si trascuri da verun servo della Carità.

<< <   > >>§ IV.

Dei debiti

 

Nondimeno avverrà di dovere accrescere il peso dei debiti e in tal caso ai debiti che si contraggono con retta intenzione, con giudizio prudente e per un'opera santa, il Signore provvederà sempre.

Se tarda un poco, non diffidiamo;[196] se ci sembra ritardi assai e che il prossimo dei debitori strepiti alla sua volta nelle proprie angustie, anche allora si solleciti la divina misericordia colle preghiere, col digiuno.

I prossimi nostri poi si confortino con pazienza, si faccia loro intendere che il soccorrere ai poveri è prestare a Gesù Cristo, che la prosperità delle loro case non verrà meno, ma sarà avvantaggiata sia dall'opera pia, sia dalle speciali benedizioni del Signore.

 Il venerabile don Bosco non rare volte riceveva lettere del seguente tenore: «Non a lei tocca ringraziare noi, ma ben noi dobbiamo ringraziare lei, perché dal momento che abbiamo preso a somministrare e insieme beneficare i di lei poverelli, le nostre case e le nostre industrie prosperano mirabilmente».

A codesti discorsi di fede, d'umiltà, il prossimo dei nostri fornitori muterà giudizio di mente e cambierà in meglio le disposizioni del cuore.

Per animarci a questa lotta di contrasto, bisogna ravvivare la fede e credere che il bene non si può fare che salendo il cammino faticoso del Calvario, col forte pensiero che il Signore mai è venuto meno a quelli che confidano in lui, che dolce è sempre il pane che viene[197] dalle mani del Signore provvido, dolce specialmente quando costi sudori di fatica.

Questi <sono> i sentimenti di fede che devono avere i Servi della Carità nell'economia da conservarsi nella propria congregazione.

Più minute pratiche da osservare in particolari circostanze sono accennate nel corpo della Regola e sono pure da attingere.





p. 1336
64 L'A. accenna al proverbio popolare: Chi la misura, la dura, ripreso anche nel Regolamento delle Figlie di santa Maria della Provvidenza del 1911 (in questo volume a p. 630).



65 Mt 5, 3; cfr. Mt 6, 33.



66 Cfr. 1 Tm 6, 8.



p. 1337
67 Cfr. nota 21.



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