Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1893

27. L'onomastico di sua Santità Leone XIII.acapo.Anno I, n. 10, settembre 1893, pp. 79-81

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L’onomastico di sua Santità Leone XIII
Anno I, n. 10, settembre 1893, pp. 79-81. Presentato al processo.
In ossequio all’onomastico glorioso di sua Santità Leone XIII noi riferiamo qui alcune date.
La famiglia dei conti Pecci, aliena sempre dai rivolgimenti politici, nel 1500 da Siena passò a Carpineto, dove per stemma prese un nido d’aquila edificato in alto sul piano, in luogo sicuro tra due rocce giganti, e rimase più secoli fin qui prospettando agli umani avvenimenti e provvedendo colla sapienza e operosità, fino ai torbidi dei rivoluzionari francesi ed alle prepotenze del Bonaparte.
Quando da Lodovico e da Anna a 2 marzo 1810 nacque il fanciullo Gioachino, che cresciuto poi ai 12 anni già scriveva con buon gusto di classicità in versi italiani e latini. Onde i genitori vennero a Roma per compiere l’educazione del giovinetto nel Collegio Romano che, diretto dai religiosi gesuiti richiamati testé da Pio VII e da Leone XII, era popolato da millequattrocento scolari, insegnando ivi tra gli altri valenti i celebri Perrone e Patrizi.
Gioachino Pecci nel 1 gennaio 1838 ascendeva per la prima volta al santo altare. Tosto il pontefice Gregorio XVI lo manda governatore a Benevento, dove il prelato Pecci rese profondamente cattolici il commercio, [80] le arti, le industrie, le magistrature e i comuni medesimi.
Da Benevento fu traslocato a Perugia, dove fu ricevuto in trionfo come un sovrano. Da Perugia, per averne servigi maggiori alla Chiesa, il medesimo pontefice lo inviò nunzio nel Belgio, dove dallo stesso re Leopoldo, avversario liberale della Chiesa, strappò questa gloriosa confessione: « In vero, monsignore, ella è esperto nelle cose politiche quanto nelle ecclesiastiche ». Nel 1843 Gregorio XVI consacrò in arcivescovo di Damietta il prelato Pecci e nel 1846 gli conferì il vescovado di Perugia.
In Perugia per trentadue anni, quanti Pio IX sedette sul soglio pontificio, il vescovo Pecci fu luce alle regioni di tutta - 56 -l’Umbria fra le tenebre dei rivolgimenti politici, fu apostolo di verità, la gioia dei buoni per le immense opere di bene che veniva ogni giorno istituendo, e fu il terrore dei tristi per la forza con cui perseguitava la iniquità. Pio IX, vedendosi aprire innanzi la tomba, volle intorno a sé per conforto il vescovo di Perugia, che tosto creò cardinale camerlengo, ossia dignità prima dopo il pontefice.
Pio IX scese dunque nella tomba. Il mondo dei cattivi già menava trionfo ché nessun papa sarebbe sorto ancora, o non al certo un papa avverso ai loro intendimenti. Ma la Providenza dispose che i russi, superati già i Balcani, chiamasse‹ro› le potenze europee a difendersene, e intanto il cardinale camerlengo dispose il conclave per eleggere un successore a Pio IX di felice memoria.
Allora appunto la Providenza dispose che capo supremo del mondo universo e Vicario di Gesù Cristo in terra fosse nominato lui stesso, il cardinale Gioachino Pecci. Il cardinale Donnet, arcivescovo di Bordeaux, scrive: « Osservai che il cardinale Pecci, udendo ripetuto il proprio nome sì di frequente e vedendosi così indicato a successore di Pio IX, si turbava forte, le lagrime gli sgorgavano dagli occhi e la sua mano tremava per modo che ei lasciò cadere la penna che teneva in mano; la raccolsi e la diedi dicendogli: Coraggio! Qui non si tratta di voi, ma della Chiesa, dell’avvenire del mondo. Non mi rispose, ma levò gli occhi al cielo come per invocare l’aiuto divino ».
All’indomani una maestosa figura biancovestita appariva dalla loggia interna di San Pietro per benedire alle moltitudini. Le moltitudini gridarono con ossequioso affetto: « Viva il pontefice Leone XIII!... ». Era il febbraio del 1878. Il papa Leone, chi nol sa?, è il leone di Giuda 42 d’innanzi al quale vengono riverenti tutti i popoli della terra. Ben lo vedemmo nelle feste giubilari del sacerdozio di sua Santità correndo il 1888: Leone XIII siede figura di quell’agnello mansueto che, stando, piega vinte innanzi a sé atterrite le fronti dei potenti malvagi della terra.
[81] Oh la potenza e l’autorità del Vicario di Gesù Cristo! Egli prega, e tutto il mondo cattolico prega. Egli parla, e tutto il mondo cattolico ne ascolta riverente la voce. Egli soffre e combatte, e tutto il mondo dei seguaci di G‹esù› C‹risto› soffrono e combattono.
« Oremus et laboremus », eccolo il motto d’ordine di papa Leone XIII in questo suo giorno onomastico. « Oremus et laboremus », gli rispondono in globo ed in individuo i figli cattolici sparsi su tutta la terra. Oremus adunque et laboremus tutti.
Presso alla Casa della divina Providenza e per opera dei comaschi e di buoni assai, è sorta in quest’anno la chiesa del sacro Cuore, consacrata da sua eccell‹enza› mons‹ignor› nostro vescovo amatissimo, a monumento di fede ed a perenne ricordo del giubileo episcopale di s‹ua› S‹antità› Leone XIII.
Viva papa Leone XIII! Oremus et laboremus.
Un illustre corrispondente del nostro bollettino scriveva testé: « Io vorrei che molti pellegrinaggi si iniziassero al tempio del sacro Cuore, monumento di fede e ricordo dei figli diletti del più grande dei padri. Vorrei che almeno nessun pellegrinaggio ripassasse dalla città senza visitare il tempio del sacro Cuore e quivi pregare per la Chiesa e per il pontefice » 43. Si faccia. Intanto congiunti e concordi sclamiamo: « Viva papa Leone XIII in questo suo glorioso onomastico. Viva per sempre il Vicario di Gesù Cristo! ».




p. 56
42
Cfr. Ap 5, 5.


43
Cfr. Supplemento - Lettera, LDP, agosto 1893, pp. 77-78.


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