Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1895

12. Carlo Piazzoli Cenni biografici.acapo.Anno III, n. VI, maggio 1895, pp. 259-260

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Carlo Piazzoli
Cenni biografici
Anno III, n. VI, maggio 1895, pp. 259-260. Attribuito.
In sull’albeggiare del 31 marzo testé passato, in questa Piccola Casa della divina Providenza, dopo brevissima malattia, con morte preziosa al cospetto del Signore 24 spirava la bell’anima di Carlo Piazzoli per volare al paradiso a ricevervi il premio promesso al servo buono e fedele, all’operaio eminentemente cristiano che con un lavoro continuo, sia spirituale che materiale, seppe davvero quaggiù santificarsi e santificare coi buoni esempi.
Il giorno 16 ottobre 1817 in Sant’Agata di Como vedeva la luce il nostro Piazzoli, nascendo dai piissimi coniugi Giovanni Battista e Maria Marelli. Nel Battesimo ereditava il nome del - 141 -prozio Carlo Piazzoli, parroco distintissimo della stessa parrocchia di sant’Agata, già maestro e rettore dei seminari Benzi e vescovile, e di Como assai benemerito per mille opere effettuate a salute delle anime, per inesauribile carità ai poverelli, per zelo del decoro della casa di Dio e del trionfo della causa della religione nell’epoca fortunosa della prima Rivoluzione francese, passato a miglior vita il 10 marzo 1799 in odore di santità. Col nome di Carlo il buon Piazzoli ereditò dal prozio le più belle virtù ed uno spirito ammirabile di fede e di pietà che ne informarono la vita facendolo un modello del vero seguace di Cristo. Ebbe altresì il nome di Luigi, e del Gonzaga fu imitatore fedele per intemerati ed innocenti costumi, vivendo nel secolo la vita del vero religioso in perpetua castità ed in fervente dilezione di Dio e del prossimo.
I genitori, quantunque stimate e rispettabilissime persone, erano però poveretti, avviarono quindi il loro Carlo di buon’ora al lavoro. Costui, istruito per bene nel leggere e nello scrivere alla scuola che si teneva nel già convento dei cappuccini in via Zezio, apprese tantosto e con non comune perizia l’arte del tessitore in seta e la praticò ognora con passione, guadagnando con onorato sudore il pane per sé, pei vecchi genitori ed anco per due sorelle che con lui nubili vissero.
Contento di un’equa mercede, fedele fino allo scrupolo, nemico delle sovversive novità le quali tornano sempre di grave nocumento ai figli del lavoro, non conobbe lunedì 25, ma assiduo in ragionevole e moderata fatica, lontano dai giuochi e dagli stravizi, con illuminata economia e lodevole parsimonia seppe in epoche fortunate mettersi da parte un soldo per una vecchiaia; l’affidò in mani credute oneste e sicure, ma finì, rassegnato, col perdere tutto. Iddio voleva provarlo colla povertà, e nella povertà arricchirlo di grandi meriti pel cielo. Continuò pertanto a lavorare esemplarmente sino a settantasei anni, ed allora venutegli meno e le forze e la vista, fu dalla pubblica carità ricoverato in questa Piccola Casa.
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Il lavoro anziché distogliere il nostro Piazzoli dall’opera del santificare se stesso, dell’edificare il prossimo e dalla glorificazione di Dio, meravigliosamente ve lo eccitò e ve lo portò: imperocché, preso il lavoro in senso prettamente cristiano, l’amò come un castigo e come un preservativo della colpa, lo praticò come un sacrosanto dovere per gli uomini tutti e lo fece sorgente di copiosi meriti e di vera gloria, trasformandolo in preghiera al Signore assai accettevole.
Figlio di babbo e di mamma piissimi, in seno alla famiglia coll’aria aspirò pietà e religione. Fin da piccino fece pertanto sua delizia la preghiera, la lettura dei Vangeli e delle vite dei santi, la frequenza alla Chiesa, alla parola di [260] Dio, ai santi Sacramenti. Appunto in ciò rinvenne i più dolci conforti della vita ed i mezzi sicuri per raggiungere la cristiana perfezione.
Ascrittosi giovanetto all’Oratorio di san Filippo per la gioventù maschile, il quale fu iniziato dal prevosto Boldrini in San Fedele e nel 1836 dal vescovo Romanò eretto in San Giacomo, ed alla Confraternita del Santissimo Sacramento, in parocchia trovò in questi pii sodalizii nuovo stimolo al ben fare, ed imprese a condurre una vita veramente ammirabile per ogni pratica di pietà la più soda e di religione la più immacolata ed anche per cristiana fortezza, poiché chi teme gli uomini non fa mai nulla per Iddio.
Sempre fedele alle sue molteplici divozioni in casa, per qualunque tempo non mancò mai nei giorni feriali alla Messa del mattino ed al rosario della sera, come anco all’accompagnamento del Viatico agl’infermi della parrocchia in ogni qualsiasi circostanza.
Al sabbato sera infallantemente si riconciliava con Dio accostandosi al sacramento della Penitenza ed alla mattina della domenica riceveva con fede vivissima la santa Comunione. I giorni di festa erano da lui interamente consacrati al Signore; guai che lavorasse anche per un sol momento: non eranvi per lui necessità di sorta, giacché sapeva colla diligenza prevenirle e scansarle. Passava tali giorni del continuo in chiesa; alla prima Messa preparava i ragazzi ai Sacramenti e faceva lor fare il debito ringraziamento. Alla seconda Messa sorvegliava amoroso i fanciulli e porgeva attento orecchio alla parola di Dio. - 143 -Al dopo pranzo non mancava mai alla dottrina cristiana, cantava le opportune orazioni, faceva maestrevolmente la classe ai giovanetti e dopo la benedizione si fermava pel canto dei vesperi coi confratelli; indi conduceva i ragazzi all’Oratorio di san Filippo e trattenevasi fino a sera fatta.
Amico di quegli apostoli della gioventù che furono Ciapparelli Giovanni e Bernasconi Pasquale, con essi cooperò ai sacerdoti Fabani e Bernasconi nella fondazione dell’Oratorio ora detto, e per quasi cinquant’anni vi fu maestro esemplarissimo, operandovi coll’esempio, colla parola e coll’opera un bene immenso a vantaggio di tanti e tanti giovani. Da tre anni ospitato in questa Picc‹ola› Casa, anche qui si prendeva cura dei ragazzi ricoverati e tutti edificava colla pazienza, colla bontà, colla pietà e colla religione, cosicché tutti l’amavano e tutti lo predicavano un santo servo di Dio.
Devotissimo di san Giuseppe, volò proprio al paradiso l’ultimo giorno del mese di questo santo, per festeggiarvi colla corte celeste il casto sposo di Maria, il venerando custode di Gesù, e ricevervi la ricca corona di gloria meritata con una vita di omai sedici lustri tutta piena di opere di fede e di carità, di abnegazione ‹e› di penitenza, di religione e di fervore.
Il proverbio Chi fa bene trova bene si avverò pienamente nella vita del nostro Carlo Piazzoli, il quale seppe meritarsi non solo giusti premi in cielo, ma anche la stima, l’affetto e la benevolenza di quanti lo conobbero, ed acquistarsi benanco nei funerali una dimostrazione commovente di specialissimo attaccamento. L’intera parocchia di sant’Agata, la Piccola Casa della Provv‹idenza› e l’Oratorio di san Filippo Neri gareggiarono nel rendergli solennissime funebri onoranze.
In verità non potevasi imaginaredesiderare di più, e fu ben giusto l’aver messe con breve discorso in bella luce le molteplici virtù dell’ottimo estinto, giacché sempre deve verificarsi il detto di san Paolo: « Gloria, onore, e pace a chiunque opera il bene » 26. La memoria di questo pio uomo di stampo antico viva sempre tra noi e ci ecciti ad imitarne le umili ma sode - 144 -virtù, se vogliamo meritarcene la compagnia un in cielo. La bell’anima di Carlo Piazzoli presso il trono di Dio sta qual angelo tutelare della Piccola Casa, dell’Oratorio di san Filippo, della parrocchia di sant’Agata e della nostra Como, che sempre benediranno al caro nome di lui.




p. 140
24
Cfr. Sal 116(114-115), 15.


p. 141
25
L’espressione deriva dal fatto che il lunedì era giornata festiva per alcune categorie di lavoratori.


p. 143
26
Rm 2, 10.


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