Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1895

18. Le preghiere di due buone figlie della Piccola Casa.acapo.Anno III, n. VIII, luglio 1895, pp. 277-278

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Le preghiere di due buone figlie della Piccola Casa
Anno III, n. VIII, luglio 1895, pp. 277-278. Presentato al processo.
Addì 15 del mese di luglio1888›, raccomandata da quel pregiatissimo ora compianto parroco Conti di Cologno al Serio, entrava con buon animo di dedicarsi alla casa la figlia Catterina Signorelli, del fu Giovanni e della vivente Lucrezia Pelucchi. La buona figlia nel porre piede entro la Piccola Casa chiuse fuori la stessa ogni pensiero ed ogni affetto esteriore che tutto non fosse per il sostegno della istituzione cui intendeva consacrarsi.
D’ingegno più che mediocre, esperta negli esercizii del cucire, si dedicò a quelli con molto impegno. Istruita assai più lodevolmente nel leggere e nello scrivere, fu poi dedicata all’ufficio di compositrice nella stamperia e vi attese con pari ardore. Raccolta sempre nello spirito, nell’avvicendarsi di persone e di cose nella Piccola Casa la nostra Catterina non fu mai veduta menomamente conturbata nell’animo, ma intesa come Maria a’ nobili uffici di unione con Dio mercé uno spirito di continua orazione. Composta sempre a dignità religiosa, portavasi con decoro e con esemplarità grande; non fu mai vista abbandonarsi a veruna scompostezza di riso o di mestizia. Consolavasi quando alle orfanelle, ai cronici o agli infermi della Piccola Casa poteva recare qualsivoglia conforto o di buone parole o di sollievo qualsiasi.
Venne ad infermarsi ella medesima con principii di una malattia minacciosa, sicché non poteva a meno di giacere a letto. Allora era lieta e sorridente quando al mattino di ogni poteva recarsi al banchetto eucaristico. Sensibilmente apparivano i dolci effetti della buona grazia. Questi buoni effetti sgorgavano spontanei dal cuore quando in ringraziamento ai divini misteri la buona Catterina offriva al Signore, con i patimenti propri, pur anco la vita medesima a salute delle anime e per implorare specialmente le divine benedizioni sopra le opere della Piccola Casa. Sin dai primi anni per affetto alla Piccola Casa aveva fatto al Signore l’offerta della propria vita. Il - 154 -Signore parve esaudirla per tempo, e dei beni di questa vita ella vi si dispose di buon animo al sacrificio. Anche nel parossismo del male non fu mai veduta dar segno di stanchezza o impazienza qualsiasi. Non le uscì un sospiro dal cuore e nemmeno una esclamazione di dolore. Nello scorso gennaio si trattava di sottoporla ad una operazione dolorosa chirurgica, ed ella rispose: « Sono disposta ad ogni cenno per l’ubbidienza, ma quanto ben mi avveggo che ad ogni modo in breve me ne morrò... ». Sorrideva al dirlo ed appariva il riso congiunto ad una allegrezza edificante come se vedesse apertale dinnanzi la porta del paradiso.
I parenti la richiesero se avesse voluto ritirarsi in famiglia per esperimentare il benefico effetto dell’aria nativa. Rispose che no senza ambagi, e come ella desiderava chiudere gli occhi nella casa di religione che l’aveva accolta. I genitori ed i parenti quantunque li amasse dinnanzi a Dio, non mai ebbe per essi una parola di quell’affetto sensibile e che troppo spesso è d’impedimento al totale abbandono dell’anima con Dio. Il tumore di ascesso che la ammorbava internamente erale argomento di [278] esclamare più volte al : « Beati i morti i quali muoiono nel Signore » 35.
Finché poté reggersi nella persona recavasi personalmente a portare il fioretto della b‹eata› Vergine agli ammalati ed alla famiglia delle sceme, chiamata con altro nome famiglia delle buone figlie, e tutti confortava con soavi parole all’amore di Dio ed al disprezzo di se stessi. Ad una consorella disse: « Io mi trovo da sette anni in questa benedetta casa. Voi faticate sette anni ancora e poi il Signore vi prenderà ». Ad un’altra consorella rispose parimenti: « Allevatevi una buona assistente che vi sorroghi nell’ufficio vostro e poi il Signore verrà a prendervi ».
Parca nelle parole, timida di carattere, quindici giorni avanti morire con tratto insolito arrestò il direttore della Piccola Casa a mezzo della infermeria e disse con serenità: « Io ho poco di star qui... Me ne partirò in breve »; le fu soggiunto: - 155 -« Volete dunque salire all’alto e mandar giù buone saette in favore della Piccola Casa? ». Intese la lezione e rispose: « Voglio fare quanto posso ».
Nell’ultima mattina, che fu il giorno 25 dello scorso giugno, seduta su di una sedia ricevette con insolito fervore la santissima Comunione e dimorò esercitandosi in devoti ringraziamenti a Dio. Poco stante entrò in dolce agonia
Una fanciulla, Assunta Passerini da Castellanza, fanciulla di anni otto e da più di tre anni inferma nella Piccola Casa, che già per ben tre volte s’era accostata alla mistica Mensa, nella sera antecedente moveva gran festa esclamando: « Per la terza volta mi sono comunicata: ecco i regali della prima Comunione », e in così dire andava mostrando non so quali regalucci d’immagini, di libri divoti. All’indomani, quasi invidiosa del felice passaggio della suora fortunata, essa pure entrò in dolce agonia e spirando seguì pochi momenti dippoi nel cammino colei che l’amò con affetto di madre spirituale. Oh com’è preziosa al cospetto di Dio la morte dei suoi santi36 I ricoverati della Piccola Casa ripongono molta fiducia nelle preghiere presso Dio di quelle anime vittime di carità cristiana.
Cornalba Annetta da Pavia era venuta a Milano, accompagnata da suoi parenti, e da molto tempo sospirava di passare la sua vita all’ombra di un ritiro divoto. Ma era povera di beni di fortuna e più povera del bene della salute fisica, onde si faceva indarno a chiedere alle porte dei conventi. La Piccola Casa, che attende a ricevere di preferenza i più derelitti, ricevette come novizia nella casa di Milano la Cornalba, la quale entrò con gran giubilo del suo cuore.
Emulò nella virtù di ubbidienza e di sacrificio suora Catterina Signorelli, ma una cosa sola ella paventava. Era il timore di essere rimandata al mondo per mancanza di salute, onde dolevasene dolcemente presso il Signore che non volesse per sue colpe infliggerlegrave castigo. Anche la Cornalba durò fra il letto ed il lettuccio sofferente sempre, ma sempre ilare nel - 156 -volto, e con ferma parola sul labbro ripeteva esser ben contenta di patire qualche cosa e di dare ben anco la vita per quest’opera della Piccola Casa che a lei usavagrande carità di ricovero e d’assistenza.
Alla vigilia della sua morte salutò con parole di alta speranza il rev‹eren›do zio, parroco di San Clino di Pavia 37; disse voler pregare per tutti e per la Picc‹ola› Casa in modo più efficace, e spirò dolcemente nel Signore ad ore 6 pomeridiane del giorno 6 di giugno stando nella casa di Sant’Ambrogio ad Nemus a Milano. La voce del transito della novizia Annetta Cornalba si ripeté con eco armonioso nei corridoi e nelle celle di quell’antico convento che per tanti secoli ripeté pure l’eco della preghiera e del sacrificio di tante migliaia di religiosi e religiose sante. Un raggio di gioia e di speranza celeste si descrisse sul volto delle consorelle e dei ricoverati tutti, i quali confidano molto nelle preghiere e nei sacrificii delle anime che a loro prò s’immolarono sull’altare della croce.




p. 154
35
Ap 14, 13.


p. 155
36
Sal 116(114-115), 15.


p. 156
37
Non è nota una parrocchia pavese con tale intitolazione.


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