Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1896

2. Ai nostri fratelli americani.acapo.Anno IV, n. II, gennaio 1896, pp. 2-4

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Ai nostri fratelli americani
Anno IV, n. II, gennaio 1896, pp. 2-4. Presentato al processo.
Perché, o fratelli, non vi manderemo un saluto e un augurio per il nuovo anno? A voi abbiamo sempre pensato con vivo affetto e, ora che alcune anime pie si sono offerte di raccomandare la povera nostra opera alla vostra pietà, noi ci sentiamo a voi legati dai vincoli della riconoscenza. Oh quanto fu buono il pensiero di un appello a voi! A voi che, quantunque lontani, volate spesso col pensiero a questo vostro paese, dove avete i dolci ricordi della vostra infanzia.
Ve lo immaginate, fra i vostri monti, un vasto edificio aperto a tutti i poveri [3] d’ogni età e condizione? Si distende per una lunghezza di duecento metri: in mezzo c’è la chiesa - 215 -alta e capace, a destra il fabbricato per le donne, a sinistra quello per gli uomini, in giro un esteso campo a corte e a ortaglia, che in breve sarà tutto chiuso da un alto e massiccio muraglione. Entriamo e vedrete quanti ricoverati! Cominciamo dalla parte degli uomini.
Ecco, qui a terreno si hanno i magazzini e le officine per gli artigianelli. Ci sono maestri sarti, maestri calzolai e maestri falegnami. I giovanetti che sotto di loro apprendono il mestiere furono per la maggior parte raccolti di su la via. Oggi non sono più monelli bestemmiatori; il lavoro darà loro un giorno, col pane onorato, una famiglia onesta e timorata!
Sopra il pian terreno è il primo piano, tutto per i vecchi. Hanno il loro dormitorio accanto al loro tinello e uno stanzone assai decente, ben riparato e bene riscaldato, dove stanno a giocar la partita, a discorrere tra una pipata e l’altra de’ tempi passati, e con animo tranquillo guardano dietro l’ampie finestre la neve che cade a larghe falde. Il gelo non li spaventa più e più non temono che domani possa mancare la minestra sull’umile loro desco! Non stanno però sempre in ozio. Chi può lavora e ciascuno fa quello che sa: stecchini per i denti, scatole, canestri... Così passano il tempo, felici nella loro sventura.
Sopra i vecchi, nel secondo piano, stanno le scuole e i dormitori degli studenti, e fu certamente savio il consiglio di accogliere nella Piccola Casa i figli di quelle famiglie che, colpiti da gravi sciagure domestiche, non possono senza un aiuto continuare i loro studi e a tralasciarli n’avrebbero un grave danno. Ce ne sono di tutte le età, e vanno dai 10 a 20 ai 27 anni. Queste sono vocazioni mature; sono giovani che s’apparecchiano allo stato ecclesiastico e un giorno saranno preti, buoni coadiutori della nostra pia opera, provvidi curati nelle parocchie alpine, missionari infaticabili fra i popoli che non sono ancora redenti.
In questa casetta, che fa da sé e bel compimento al fabbricato degli uomini, è l’asilo per i bambini. A terreno hanno la scuola e il tinello, nel piano superiore il piccolo dormitorio. Le suore con cuore materno provvedono a tutto e loro, i poveri piccini vispi e allegri, crescono buoni e amorevoli imparando a leggere, a scrivere, a tenersi puliti, a correggersi dalle cattive abitudini, a essere sinceri e tolleranti.
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Da questa parte riservata agli uomini si passa a quella delle donne, attraversando il grande cortile che si stende tra il fabbricato e l’ortaglia e girando dietro la chiesa, che col suo gran corpo si avanza a dividere nettamente l’un compartimento dall’altro. La distribuzione dei locali è la stessa e anche qui si benefica, si studia e si lavora.
A terreno stanno la sartoria, la stamperia, la legatoria, l’incannatoio; nel primo piano le vecchie ricoverate, nel secondo la scuola per le allieve novizie col loro dormitorio e con quello delle monache già professe. E a fare riscontro alla casetta dove abbiamo trovato l’asilo de’ bambini, sorge un ben ordinato locale, destinato alle povere sceme. Oh le sceme! Chi non sente pietà di queste creature infelici, che vi guardano con l’occhio spento e con un sorriso che stringe il cuore e punge l’anima più di un lamento!
Ho detto che la chiesa sta nel mezzo tra il fabbricato degli uomini e quello delle donne. In questa chiesa tre volte al giorno, mattina, mezzodì e sera, si raccolgono tutti i ricoverati e davanti all’altare del s‹acro› Cuore pregano in comune per i loro benefattori.
Eccovi, o buoni fratelli americani, descritta nelle sue linee generali la Piccola Casa della divina Providenza. Essa si raccomanda alla vostra pietà. Oh quanto vi sarà grato il pensare che pur voi qualche cosa avrete fatto per sostenere, nel paese che è il vostro, un’opera tanto benefica! Forse qui dentro c’è già qualche amico della vostra infanzia, che l’avversa fortuna e le malattie obbligarono a cercarsi un ricovero! Forse ci sono gli amici dei padri vostri, cadenti per età e inabili a provvedersi in qualche modo il sostentamento!
Oh, voi che il Signore ha benedetti nelle vostre fatiche facendo prosperare le vostre industrie, oh aiutate questa istituzione che ha bisogno di completarsi e di estendersi! Malgrado la vastità della casa, non c’è una vera infermeria [4] per i poveri ammalati, non una guardaroba provveduta di quanto occorre a rifornire tanti ricoverati che sono qui entrati nudi di tutto. Per molti poveri poi non c’è posto e per chi vorrebbe tutti accogliere e beneficare è uno strazio vero il rimandarli. Sono povere vedove che vi offrono piangendo i loro orfanelli, perché patiscono - 217 -la fame e devono stendere la mano lungo la via! Sono poveri tribulati che domandano di finire i loro giorni nella tranquillità di un sacro recinto! Se voi vi moverete a pietà di tanta miseria, il Signore vi darà prospera vita e renderà sempre più fruttuoso il vostro lavoro e i vostri risparmi 3.




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Nell’originale segue la nota redazionale: « Si pregano le pie persone, che amano e desiderano che cresca e fiorisca questa istituzione della Piccola Casa della divina Providenza, di volerci favorire l’indirizzo dei parenti e degli amici che hanno in America, perché da noi si possa loro spedire regolarmente una copia del nostro giornale. E quando volessero farne direttamente da sé la spedizione, si rivolgano alla nostra direzione, che si terrà onorata di mandar loro le copie che saranno domandate ».


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