Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1896

10. Comunicazioni e note.acapo.Anno IV, n. III, febbraio 1896, pp. 14-15

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Comunicazioni e note
Anno IV, n. III, febbraio 1896, pp. 14-15. Attribuito.
Un nostro benefattore campato da grave disgrazia - Il nostro amatissimo direttore ha fatto un giro per i bisogni della Piccola Casa. La sera del 13 corrente giungeva a Lavena presso quel venerando preposto d‹on› Pietro Scolari, vicario foraneo. Era lieto perché a Balerna aveva ritrovato in fiore il collegio de’ - 230 -salesiani, dove sono tanti suoi buoni amici; era lieto perché nel seminario vescovile di Lugano aveva riveduti i nostri chierici sani e fieri; era lieto perché il tragitto da Lugano a Lavena lo aveva fatto con un cielo così splendido e con una temperatura tanto dolce da poter ammirare dal ponte la bellezza di quel tratto di lago che per la prima volta percorreva.
Mentre si effondeva con l’amico ospite e manifestava tutto il suo contento, ecco spalancarsi d’improvviso la porta ed entrarvi fuori di sé il sindaco del paese, signor Giuseppe Torrazza, gridando con l’accento di chi ha bisogno di dare sfogo all’animo vivamente commosso: « Salvi per miracolo! ». Come poté rimettersi dal suo turbamento, il buon signore raccontò, fra lo stupore e la maraviglia di tutti, il seguente fatto che noi riportiamo qui volontieri a edificazione dei nostri lettori.
« La mia moglie Adele e il mio figlio Giuseppe (un ragazzo di nove anni) e il nostro Domenico (il servitore) questa mattina sono andati a Varese in carrozza. Sbrigate le loro faccende, si rimisero in via ma era un po’ tardi. Nel ritorno, alla Selvapiana il cavallo, una bestia ch’è sempre stata un agnello, imbizzarrì in modo che il servitore fu tirato giù dalla cassetta. A quella vista la mia Adele, fosse spavento, fosse speranza di poter frenare il cavallo, saltò dalla carrozza, ma le sue vesti restarono impigliate e lei per un tratto ‹fu› trascinata. Il povero Giuseppe, a veder la madre arrotata, pensate se gridasse e piangesse! E parendogli di poter aiutare la sua mamma, saltò giù anche lui e cadde e rotolò sul terreno, come potete immaginare. La strada era deserta; il fanale, per gli scossoni cagionati da quel correre a zigzag, s’era spento e i tre erano a terra distesi a gridare [15] aiuto e non passava un’anima viva. I poverini, dopo aver gridato per un po’, ritornati in sé da quel gran spavento, cominciarono a rendersi ragione del proprio stato. La prima a levarsi fu l’Adele, spinta da quella forza ch’è l’amor materno, e accorse in aiuto del figlio. Questi, alla voce e alle carezze della madre, si rialzò e poco poi vi ‹si› ridusse anche il servitore. Tutti e tre erano un poco pesti ma, grazie a Dio, di rotto niente! Un miracolo, signor preposto! Un vero miracolo della nostra Madonna! Non farsi niente!... E dire che il servitore s’è sentito passar la carrozza sopra! E che mia moglie s’ebbe netto - 231 -portato via un tallone! E il mio Beppe non ammazzarsi a cadere giù a quel modo! ».
Il buon preposto li condusse in chiesa e , prostrati davanti alla effigie della Madonna del Buon Consiglio, tutti pregarono con l’animo commosso in ringraziamento della grazia ricevuta.
I delinquenti minorenni - In questo suo giro il nostro direttore ebbe occasione di trovarsi cogli on‹orevo›li signori comm‹endatore› Donà, regio procuratore di Milano, e col viceprocuratore comm‹endatore› Venturi. Il discorso cadde prima sulla Piccola Casa, poi sopra i delinquenti minorenni. Quegl’illustri magistrati dissero che il numero di codesti disgraziati cresce continuamente, ch’è urgente il bisogno di case di ricovero per ritirarli, che ritirati a tempo potrebbero ancora riabilitarsi. E hanno ragione. È questa — quella dei delinquenti minorenni — una piaga che commuove l’anima di tutti gli onesti e tante volte noi, a leggere su per i giornali certi delitti commessi dai fanciulli, ci abbiamo pensato, ma... Ecco, o lettori, un nuovo campo dove può estendersi la vostra carità.

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