Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1901

3. Una succursale in Ardenno - Valtellina.acapo. Anno VIII, n. 3, marzo 1901, pp. 21-23

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Una succursale in Ardenno - Valtellina
Anno VIII, n. 3, marzo 1901, pp. 21-23. Attribuito.
La Valtellina, che si estende per forse cento chilometri per la valle di Sondrio e per circa sessanta in quella di Chiavenna, confina coi protestanti ed è da essi sovente insidiata. L’opera di costoro sarà oltremodo favorita dalle comunicazioni ferroviarie dei due varchi che fra non molto apriranno l’adito alla Svizzera ed alla Germania. Imminente è adunque la necessità di premunire i valtellinesi dal pericolo di corrompere e indebolire la loro fede; immediata la necessità di aprire un asilo di beneficenza in quella contrada devastata dai fiumi, dalla crisi vinicola, dalla povertà e ahimè dal cretinismo.
E la Provvidenza che arriva sempre opportuna e pronta, purché l’uomo non ne reprima gli slanci o non gli chiuda la porta in faccia, ha posto [22] don Luigi Guanella in condizione d’aprire una nuova casa in Ardenno - Valtellina.
Cosa diverrà questa casa? Un ricovero di mendicità, un asilo per l’infanzia, un oratorio festivo? Il Signore farà sentire la volontà sua e, se il paese corrisponderà agli sforzi del fondatore, la nuova casa di Ardenno risponderà certamente al bisogno.
Pur troppo è noto che nella bassa Valtellina in ispecie abbondano i deficienti, o quasi deficienti, e molti di costoro, abbandonati come sono e bisognosi, divengono ludibrio della piazza. Molte famiglie contano uno o più scemi che muovono a compassione anche i cuori meno propensi alla pietà. Quale la causa di simile disgrazia? Forse l’insalubrità del clima o la scarsità del cibo, forse altre cause che i fisiologi e gli igienisti non hanno peranco potuto fissare con precisione; ma da qualunque causa provenga, necessario e cristiano è il dovere di soccorrere quei poveri sventurati cui manca lo « ben dell’intelletto » 4.
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Molte anime buone tentarono venire in aiuto dei poveri scemi o gozzuti di Valtellina, ma ogni tentativo cadde miseramente. Potremo sperare che la nuova casa aperta in Ardenno approdi al porto desiderato? Sì certo, se la divina Provvidenza la tocca colla sua mano potente.
I lettori del giornaletto sanno già che il fratello del nostro direttore, prevosto e vicario foraneo di Ardenno d‹on› Lorenzo Guanella, con enorme suo sacrificio, ottenuto il consenso e l’aiuto di s‹ua› eccellenza monsign‹or› vescovo di Como, offerse a d‹on› Luigi Guanella l’opportunità di aprire, alcuni mesi ‹or› sono, una casa in Ardenno 5, con annesso un bel podere, e che quivi s’installarono le suore di santa Maria della Provvidenza per condurvi un asilo infantile ed un oratorio festivo femminile. Oratorio ed asilo sono frequentatissimi ed il paese ne è assai contento.
Intanto la Provvidenza, per far conoscere che l’opera era buona ed opportuna ed occorreva ampliarla, fece in modo che al Guanella venisse offerta a patti buonissimi la vicina casa patrizia Pontiggia, a patto però che servisse per un’opera pia. Questa casa in altri tempi fu sede del De Simoni, denominato dal Bonaparte « volpe di Valtellina » e dalla cui famiglia uscì un vescovo. Ora invece, caduta nelle mani della Divina Provvidenza, con una casa pel fattore, una casa colonica, un’ampia ortaglia ed una vigna circondata da mura, non potrà forse diventare un pio ricovero pei poveri cretini?
I maschi potrebbero stare nella casa Pontiggia, le femmine nella casa Buzzoni. Quest’ultima casa è interamente pagata, ma ha bisogno di molti importanti ristauri. La casa Pontiggia è in migliori condizioni ma, ahimè!, non è pagata del tutto. I deficienti sono alle porte e tutto dice che bisogna affrettarsi a riceverli. Ma bisogna pensare a mantenerli e bisogna prima arredare le case del necessario.
I parroci, tutti i buoni, sacerdoti o laici, deh!, aiutino la casa di Ardenno a diventar presto asilo di carità. Ma il direttore della casa si rivolge specialmente ai Comuni, i quali con un lieve - 318 -contributo possono provvedere al ritiro dei più abbandonati; si rivolge altresì alle autorità provinciali perché si valgano dei nascenti ricoveri per diminuire lo spettacolo di tanti poveri scemi, fatti strazio della plebaglia sulle strade. [23] I facoltosi che, acciaccosi o vecchi, possono meglio apprezzare il vantaggio d’un pio ricovero, vengano in aiuto della nuova casa che la divina Provvidenza certo non mancherà di proteggere.
Solo ai primi di giugno la casa Pontiggia diventerà l’asilo dei poveri deficienti. Vogliano i buoni preparare per allora una carità abbondante, perché la nuova casa si apra larga e generosa pei poveri scemi che anderanno ad abitarla.




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Dante Alighieri, Divina commedia, Inferno, III, 18.


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Cfr. Fondazione in Ardenno, LDP, settembre 1900, pp. 66-67; l’articolo è firmato: « La direttrice », da riferirsi a Maddalena Albini Crosta.


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