Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1901

4. Sant'Ambrogio ad Nemus.acapo. Anno VIII, n. 5, maggio 1901, pp. II-IV di copertina

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Sant’Ambrogio ad Nemus
Anno VIII, n. 5, maggio 1901, pp. II-IV di copertina.
Per una corruzione dialettale il popolo ambrosiano suole denominare col nomignolo di Sant’Ambrogio andem la chiesa e il convento edificati, a quanto pare, dal grande Ambrogio e dove il santo soleva rifugiarsi per riposarvi il corpo e lo spirito.
Pigliamo nel senso letterale la denominazione popolare e andiamo noi pure a quella chiesa, a quel chiostro. Essi videro vivere e morire nelle loro mura molti religiosi finché, caduti nelle mani dei francesi e da questi ceduti al Comune di Milano, furono per un tempo magazzeno, poi ospedale delle fatebenesorelle, poi casa di ricovero per i sacerdoti poveri, vecchi, impotenti, finché nel 1895 chiesa e chiostro divennerosperiamo definitivamente — Pia Casa dei Poveri della divina Provvidenza.
Si era alla vigilia del XV centenario della morte del grande Ambrogio. Vuole la tradizione che il santo sia stato raggiunto in Sant’Ambrogio ad Nemus dall’amico Leonzio allorché fuggiva dal vescovado, sicché parve giusto ed opportuno che il locale che porta tuttora il nome del santo dovesse prendere parte alle feste centenarie che si stavano preparando.
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Infatti il direttore della Casa della divina Provvidenza, compreso da questo pensiero come da un dovere da compiere, facendo sforzi erculei si mise subito all’opera e riuscì ad ingrandire notevolmente la chiesa, anche per servire alla crescente popolazione dell’immenso quartiere del Sempione, cui la lontana parrocchia non poteva ormai più bastare.
Coll’aiuto dei buoni e per opera del bravo capomastro sig‹nor› Antonio Annoni, in poco tempo fu allungata e restaurata la chiesa e fu data una mano di restauro anche al convento, talché il giorno 8 dicembre 1897 sua eminenza il nostro caro arcivescovo Andrea Ferrari inaugurò solennemente la chiesa di sant’Ambrogio ad Nemus e vi aprì le feste centenarie del santo.
Queste continuarono l’anno intero con tridui, predicazioni e feste diverse, e la chiesa divenne meta dei vari pellegrinaggi e il convento ospitò di frequente numerosi pellegrini.
Intanto la Casa della divina Provvidenza era diventata casa di ricovero, scuola, ospizio, e il Signore, pur facendole sentire quanto costi procurare tutti i giorni pane e vesti a tanti poveri ricoverati, non le lasciò mai mancare il necessario, perché ogni giorno ed ogni ora quei poveretti andavano ripetendo con fede a Dio Padre: « Dateci oggi il nostro pane quotidiano » 6.
Nell’anno santo la Pia Casa dei Poveri cercò di moltiplicare le opere buone col diffondere libri ed opuscoli e con una missione predicata con zelo evangelico dai r‹everendi› padri passionisti per quindici giorni.
Ma un pensiero fisso, quello di perpetuare il ricordo delle feste centenarie al grande Ambrogio innalzandogli un monumento di carità, dal direttore della casa si è comunicato alle dame del Pio Consorzio, le quali con un’operosità inspirata da uno spirito sublime di carità si impegnano ad aiutare la Pia Casa a provvedere le orfanelle ivi raccolte di quanto è loro necessario.
Il direttore, coll’aiuto delle seicento dame, anela ora ad allargare l’ospizio, farne un ospizio modello per allevarvi un numero grande di anime alla pietà, le quali sotto il [III] nome e la protezione del santo abbiano da coltivare la virtù, beneficare la - 320 -società e la famiglia, cantare le lodi del Signore. Chi vorrà più tacciare di zelo indiscreto chi sospira di convertire in vasto albergo dei poveri la casa di Sant’Ambrogio ad Nemus?
I benevoli lettori del giornaletto della casa già conoscono le aspirazioni e i voti della casa istessa ma oggi, per diffondere l’idea e farla giungere anche a chi ignora che dietro il Sempione un ospizio grandioso ha bisogno urgente della carità cittadina per provvedere anche in minima parte alle miserie più spaventose, ci sia permesso di mandare un grido di supplica ai vicini e ai lontani, a chi ci conosce e a chi non ci conosce. La carità è cosmopolita, essa non conosce confini di lingua, di paesi, di condizione o di fede. Ma la carità di Cristo, tutta a tutti 7, accetta l’obolo e lo ripaga colla preghiera, supplicando da Gesù la pace e la fede alle anime travagliate. Date, date o signori, e ne avrete in premio la fede che vi toglierà la spina dal cuore e vi darà la pace.
Ma perché la carità cittadina non tema urtarsi contro sforzi smisurati ed ostacoli insuperabili, gioverà far conoscere che la Pia Casa dei Poveri non solo vive e prospera in Sant’Ambrogio ad Nemus, ma cerca ed aspetta un aiuto per svilupparsi secondo l’urgenza del bisogno, per la miseria morale e materiale che cresce smisuratamente nella capitale morale d’Italia.
Le dame del Pio Consorzio, presiedute dall’ill‹ustre› e rev‹erendo› mons‹ignor› Carlo Brera, aiutarono don Luigi Guanella ad erigere un vasto fabbricato, che fu inaugurato nel maggio scorso, ed un altro pure non meno vasto che completa l’ala di destra, il quale sarà presto inaugurato, capace di ricoverare altre duecento persone.
Ma se l’aiuto fu veramente grande e provvidenziale, tuttavia fu ben lontano dal bastare alle ingenti spese, perché oltre le spese della fabbrica vi hanno pure quelle impreteribili del mantenimento dei ricoverati.
Per sopperire a queste necessità il direttore della casa e mons‹ignor› Brera e le pie dame del Consorzio hanno deciso di aprire nel primo giovedì dopo Pasqua, festa patronale di - 321 -Sant’Ambrogio ad Nemus 8, una grandiosa pesca di beneficenza nel locale istesso che si vuol beneficare, come monumento ricordativo delle feste centenarie ambrosiane.
La pesca fu fatta, i compratori non mancarono e l’introito fu abbastanza rilevante. Ma ancora i bisogni sono grandissimi, sicché voi, o signore milanesi, la cui riputazione di pie e caritatevoli è universale, deh!, frugate nelle vostre case, nei vecchi armadi, fors’anche nei solai, e traetene quella miriade di oggetti usati o dimenticati che riusciranno utili ed opportuni per coprire tante povere creature mancanti di tutto.
Frugate nelle vostre librerie, o gentili signore, fra i balocchi dei vostri bambini, fra le inutilità onde cento occasioni vi hanno circondate, e inviate quadri, libri, giocattoli, vesti, sciallini, commestibili; quello che avete e volete donare, inviate tutto alla Pia Casa dei Poveri, e quello che non servirà subito sarà custodito come tesoro per una nuova pesca.
Pie signore, fate un’offerta abbondante per i nostri poveri e questi poveri ogni giorno ripeteranno al Signore una calda preghiera per voi, essi diranno: « O Gesù buono, o Vergine santa, prosperate le famiglie di coloro che ci hanno procurato il pane e la veste, fate che i figli dei nostri [IV] benefattori non provino mai le privazioni e gli stenti, date loro la riuscita negli studi, negli affari, e fateli buoni cittadini, buoni figli, buoni cristiani. Prosperate le terre di chi ci benefica ed allontanate dal loro tetto la discordia ed ogni sventura ».
La preghiera del povero è sacra e Dio la esaudisce 9: chi tra quanti leggono questa supplica non vorrà accaparrarsela? Il direttore dal canto suo promette di pregare ogni giorno nella santa Messa per i benefattori della Pia Casa e di far pregare i suoi ricoverati per essi. Dio inspiri ai ricchi di fare la carità alla Pia Casa di Sant’Ambrogio ad Nemus. Chi ai poveri, presta a Dio 10.
Il direttore della Pia Casa




p. 319
6
Mt 6, 11.


p. 320
7
Cfr. 1 Cor 9, 22.


p. 321
8
Cfr. nota 72 a p. 211.


9
Cfr. Sal 34(33), 7.


10
Pr 19, 17.


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