Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1901

14. La nostra politica.acapo. Anno VIII, n. 9, settembre 1901, pp. 70-72

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La nostra politica
Anno VIII, n. 9, settembre 1901, pp. 70-72. Attribuito.
Il grande Pio IX, cui tante anime augurano l’onor degli altari, soleva dire: « I grandi del mondo hanno la loro politica e noi abbiamo la nostra che è questa: Pater noster qui es in coelis... 17 Oh! Siate sicuri che questa politica trionferà ». La Casa della divina Provvidenza fa sue le parole del pontefice di santa e dolce memoria e ripete: « Questa pure è la nostra politica: di - 334 -tutto chiedere a Dio, di tutto riferire a lui, di aspettare tutto unicamente e sempre da lui solo ».
In questa nostra politica, che ci ha sostenuti fino al giorno d’oggi, sta la nostra forza; aggiungerò ancora: la nostra fede. Valga questo per rispondere alle obbiezioni di coloro che si ristanno dal beneficare le opere nostre perché le considerano emanate e sostenute unicamente dal fondatore di esse o da altri de’ suoi dipendenti, e temono quindi che, alla morte di costoro, queste opere non possano continuare a vivere ed a prosperare. Ma se è il Padre nostro che è nei cieli, quello stesso che il grano al passero e la veste al giglio, colui che sostiene le Opere della divina Provvidenza, di che vorremo temere?
Altri invece vanno all’eccesso opposto e pretendono accumulare nelle nostre case bisognosi d’ogni fatta senza punto tener conto né dell’opportunità né della possibilità, e ci espongono dozzine di casi e di domande cui non riesce possibile dar luogo.
Molti pensano che nelle case nostre fiocchi la manna a tutte le ore, e in questa beata e stolta idea ci lesinano[71] anche i tenui sussidi che si sono obbligati di versare. E se versano questi tenui sussidi, pretendono poi di inviarci un mucchio di poveri da ricoverare, ma il Padre nostro che è ne’cieli vuole ordinariamente che non si trascuri la cristiana prudenza.
Vi hanno persino filantropi curiosissimi che vogliono apparire benefattori dell’umanità a spalle delle nostre case, e per una pensioncina unica, magra e stentata, pretendono che si mantenga una dozzina di ricoverati. Mettetevi una mano al cuore, o signori, e pensate che questi ricoverati bevono, mangiano, vestono panni, e tutti i giorni bisogna dar loro vitto e vestito.
Ed ecco, senz’averlo fatto apposta, risposto a coloro che ci accusano di retrogradi perché non abbiamo nelle nostre case e nelle nostre scuole la cuccagna del progresso. Chi non lo sa? Piacerebbe anche a noi, e ci piacerebbe assaissimo, aver gaz, luce elettrica, acqua potabile e lavatoi arieggiati e ricchi d’acqua fino all’ultimo piano! Ma il Padre nostro non ce lo a vagoni il pane, egli ce lo proporzionato strettissimamente al - 335 -puro necessario, ed è anche troppo. Se fosse dato a noi, come a Gesù, di moltiplicare i pani ed i pesci, la cosa andrebbe più facile, ma ancora non basterebbe certo per contentare le esigenze inesauribili dell’oggi.
Noi sappiamo di essere pochi e dappoco, quindi chiediamo compatimento. Eppure, pochi e dappoco come siamo, dobbiamo ancora dividere le nostre forze, escire in città e in campagna, portare l’opera nostra anche fuori di Stato e moltiplicare la nostra attività per arrivare a tutto. Quale meraviglia se talora il nostro personale dirigente vi perde la salute, vi lascia la vita, senza riuscire a contentar tutti! Per giunta poi nascono sovente lagni disgustosi.
Oh, lo chiediamo con viva istanza! Si lasci a noi, come si lascia agli altri, libertà di direzione e non si venga in casa nostra ad ispezionare meticolosamente il modo di agire della divina Provvidenza, la quale non usa al modo umano ma adopera mezzi speciali noti a lei sola, eppure raggiunge il suo scopo.
Quanto agli aiuti che ci vengono da fuori, essi non sono certo quali li farebbe supporre l’umana previdenza, e spesso ci vengono donde meno li aspettiamo.
Pochi giorni addietro ricevemmo una lettera che ci addolorò profondamente in sulle prime, ma poi ci fece levare lo sguardo e il cuore in alto, dove risiede la divina Provvidenza e più caldamente ci raccomandammo ad essa. Or fa un anno, da persone di alto bordo erano stati promessi alla casa vistosi sussidi, a patto che la casa facesse questo e quello. L’istituto, impegnatosi per questo in considerevoli spese, riceve ora comunicazione che il ... non può concorrere ad aiutarci, perché le opere che si vorrebbero sussidiare non hanno l’indirizzo voluto a voce unanime dal Gran Consiglio! Ora tutto questo perché la nostra politica non è la loro, e chi non ci crede pensi che il Pater noster è stato bandito dalle loro case e dalle loro scuole ma, ahimè!, queste scuole sono poi anche le nostre.
Padre nostro che sei ne’cieli, torna ad allietare tutte le case, tutte le scuole della nostra cara e bella patria, e vendicati de’ tuoi nemici a forza di amore. La carità è aliena dalla politica e non ha nulla che fare colla filantropia. [72] La carità c’insegna di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, e la - 336 -religione, che poi è ancora carità, ci dice: « Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo come te stesso » 18.
Trovate che questa volta il giornaletto ha oltrepassato le regole della prudenza? Se togliete al povero il vostro appoggio, oh!, lasciategli almeno un bricciolo di libertà di parola, di quella libertà santa di cui troppo si abusa e che a noi è però sempre negata!
E chi ha capito che le verità uscite oggi dalla nostra penna gettano sangue, venga in nostro aiuto, e colla beneficenza pronta e cordiale strappi un inno di grazia dal cuore di tutti i nostri ricoverati. Padre nostro che sei ne’cieli, benedici e benefica 19 tutti i nostri benefattori!




p. 333
17
Mt 6, 9; ripetuto nell’articolo.


p. 336
18
Cfr. Mt 22, 37.39.


19
Originale: benefichi.


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