Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1901

24. Albero di Natale.acapo. Anno VIII, n. 12, dicembre 1901, pp. 91-92

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24
Albero di Natale
Anno VIII, n. 12, dicembre 1901, pp. 91-92. Presentato al processo.
Il santo Natale spande le sue gioie nel cuore di tutti, in ispecie nel cuore dei cattolici. Davanti alla culla del divino Infante ci sentiamo tutti fratelli, epperò i vagiti di Gesù adorato - 349 -dai pastori, giacente in una mangiatoia, ci fanno pensare all’estremo grido di colui che steso sulla croce perdonando a’ suoi crocifissori esclamò: « Consummatum est! » 33.
Nelle case dei ricchi l’albero di Natale si rizza luminoso, adorno delle più ricche e seducenti superfluità. Nelle diverse case dell’Opera della divina Provvidenza noi pure vorremmo rizzarlo, perché i benefattori vi appendano di che nutrire, vestire, istruire i nostri derelitti e render loro meno grave e più sicura e meritoria la vita. Troveremo chi risponda al nostro desiderio? Duemila sono i ricoverati delle nostre case ed aiutare queste case nel loro compito è un farsi strumento della Provvidenza di Dio. Chi non vorrà porgerci soccorritrice la mano? Nutrire, vestire, istruire duemila poveri costa sudori, umiliazioni, fatiche, ma dunque dovremo chiuderci riposati dentro nelle nostre mura e rifiutare pane ed alloggio a chi non ne ha?
Aprendo anni addietro sulle nostre colonne l’opera del Boccone del povero 34 abbiamo fatto appello a tutte le classi sociali. Ora che il gaudio natalizio affratella i cuori, ci si permetta di tornare e di insistere sulle nostre domande per chiedere aiuto a tutti pei diseredati dalla fortuna.
Dalla mensa dell’agiato avanza sempre un boccone: non lasciatelo andare a male, raccoglietelo, riponetelo. Dall’armadio del ricco sopravanza un abito, un mantello, una coperta, un lenzuolo: non lo gettate fra i cenci, mettetelo da parte. [92] Dalle case, dai salotti signorili sono rifiutati oggetti grandi e piccoli, utili o superflui, e i solai ne vengono ingombrati: prendete quella roba, ammucchiatela, fatene oggetto di carità.
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Quello che cresce dalla mensa, dagli armadi, dalle case, dai solai dei ricchi, se voi lo passerete alla Casa della divina Provvidenza, questa se ne varrà per nutrire, per coprire, per riscaldare i poveri ricoverati che hanno bisogno di tutto. Oh quante volte l’oggetto rifiutato dal ricco diventa oggetto di lusso per il povero! Fatene l’esperienza! Chiunque si trovasse in casa oggetti di rifiuto ne mandi avviso alle nostre case, e tosto chi le dirige manderà a domicilio a ritirarli ed in pari tempo ripeterà a’ suoi ricoverati: « Pregate pei vostri benefattori, poiché da essi vi vengono il pane, il vestito, l’esistenza tranquilla ».
Nella prossimità delle feste natalizie, più calda la prece del povero s’innalza per chi gli rende meno dura la vita, e noi che facciamo vita col povero e facciamo nostre le sue ansietà e i suoi patimenti, genuflessi davanti al Santo dei santi innalziamo ardenti voti per la felicità degli amici delle nostre case, dei lettori del giornaletto, di tutti quanti si interessano alle sorti delle nostre opere, di quelli che ci aiutano.




p. 349
33
Gv 19, 30.


34
Riferimento all’opera del Pane dei poveri di sant’Antonio, cfr. Il Pane dei poveri di sant’Antonio, pp. 160-164. È da escludersi che si tratti dell’omonima opera dei Missionari Servi dei Poveri, fondati da Giacomo Cusmano (1834-1888), alla quale vi è un solo accenno nelle annate del periodico: « Girate lo sguardo in Sicilia: ecco l’opera del Boccone del povero, che tanti infelici alimenta » (La Providenza divina nel secolo che muore, LDP, maggio 1894, p. 148).


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