Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
Lettura del testo

Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1902

17. Come si fa il bene.acapo. Anno IX, n. 9, settembre 1902, pp. 68-69

«»

[- 380 -]
17
Come si fa il bene
Anno IX, n. 9, settembre 1902, pp. 68-69. Presentato al processo.
Era il 1877. Quel grande campione della carità che fu don Bosco reputava il bene fatto da lui e dai suoi colleghi un bene di niun conto e andava almanaccando al modo di fare un bene assai maggiore. Don Bosco pensava e pregava, poi faceva pregare e pensare anche ai suoi. Così passarono tre anni, finché gli fu dato di concretare l’idea dei suoi cooperatori salesiani 29. Fu questo un prezioso tesoro per l’opera sua, fu una inesauribile miniera di bene perché fu scintilla, fuoco che attecchì in ogni parte del mondo.
Dietro la guida di don Bosco e del Cottolengo si vien facendo anche fra noi un po’ di bene, ma questo bene è scarso troppo e deficiente al bisogno che incalza. Bisogna trovare un metodo più pratico che smova le masse e impegni i ricchi in favore dei poveri. Ormai il fatto della beneficenza, toccato su tutti i toni, non trova più un suono che elettrizzi, e d’altronde - 381 -ai tempi nostri si impone un mezzo potente di giovare le moltitudini, vale a dire il ritorno all’agricoltura.
La scienza, la storia e la pratica additano l’agricoltura come principio vero di ricchezza, di salute, di benessere, e la storia sacra ci dice che l’uomo fu creato per il lavoro della terra. Gli antichi patriarchi vivevano della coltivazione dei campi, e tanto era e pareva invidiabile quel modo di vivere che è rimasto proverbiale dire di chi anche a’ giorni nostri vive in una onesta agiatezza, nella pace e nella felicità: vita patriarcale. L’uomo dei campi è naturalmente sobrio, religioso, abborre l’ozio e i vizi che ne derivano, e trova presso il focolare domestico, nella pace della famiglia, riposo al corpo ed allo spirito.
Coi metodi nuovi di coltura intensiva la terra riesce a produrre il doppio ed il triplo, ma ne consegue che la terra richiede più braccia al lavoro. Oh se queste braccia fossero quelle di tanti spostati 30, quanto minori sarebbero le necessità e quanto maggiore il benessere universale! Se la terra fosse coltivata razionalmente, non vi sarebbero più plaghe abbandonate né si udirebbe il lamento di chi non sa come pagare le tasse, ma ognuno troverebbe nel campicello di che campare la vita, e molti riuscirebbero ad adunare di che sostenere gli anni senili o provvedere alle malattie ed ai danni imprevisti.
In Italia sono molti, troppi i terreni assolutamente incolti; assai più ve ne hanno coltivati male. Chi riescisse a far entrare nel popolo l’idea e l’utilità di una coltivazione accurata ed intensa farebbe opera altamente benefica, e noi vedremmo di un subito scemare la miseria e diminuire l’emigrazione che immensi danni porta alla fede ed al buon costume. Aiutiamo le società che si adoperano ai suaccennati intenti e i privati che vi cooperano.
L’annegazione e l’operosità dei benedettini, dei trappisti e di altri ordini ha salvato in altri tempi il paese, ha prosciugato paludi, ha fecondato terre inospiti, malsane, sterili. [69] Perché - 382 -non risponderanno oggidì le masse alla voce di vescovi illustri che ordinano scuole di agricoltura o le organizzano o le migliorano? Vescovi, sacerdoti e laici egregi aiutano queste scuole, fanno esperienze, ma il tutto riescirà a poco se le masse non corrisponderanno.
La Casa della divina Provvidenza ammira gli sforzi di chi può e vuole concorrere al bene sociale mediante fondazioni di scuole agricole, ma come il poveretto evangelico essa, smarrita dell’abbandono di molti, va gridando: « Non ho chi m’aiuti! » 31. Con erculei sforzi ha fondato la colonia di ‹Olonio› San Salvatore in Pian di Spagna, che a dir vero ottimi risultati; ma essa è piccola cosa, quindi piccolo il profitto che ne viene a chi le è vicino.
Se la Casa della divina Provvidenza potesse estendere la sfera della propria azione, se le fosse dato mano per spingersi in campo più vasto, acquistando terreni da dissodare e avendo i mezzi per provvedere ai bisogni primi dei poveri coloni, essa avrebbe raggiunto un grande ideale e loderebbe senza fine il Signore di essere adoperata come mezzo di benedizione pei cari poverelli di Gesù Cristo.
Inviate, o Signore, lo spirito vostro a salvare e rigenerare la terra 32!
Studi il ricco il modo più conveniente per coltivare i terreni e favorisca gli studi agronomici, eccitandovi i propri contadini e provocando le autorità municipali ad istituire scuole e a dare premi a chiunque si occupa utilmente in favore dell’agricoltura.
I parroci, tutti i sacerdoti che vivono nei paesi di campagna facciano loro il grido che proclama la ricchezza della terra, la ricchezza sovrana che ogni altra sovrasta, e coi grandi e coi piccoli possidenti seguano e secondino il movimento cattolico agrario.
Se molti, se tutti convergeranno ad uno scopo, il popolo sarà redento, sarà guadagnato. Non più il contadino si rivolterà contro il padrone, ma fedele al suo dovere e al suo lavoro, contento - 383 -del proprio guadagno, rispetterà il padrone e abbandonerà ogni idea sovversiva di sciopero e ribellione.
Invogliamo l’uomo dei campi del lavoro agricolo e avremo fatto un gran passo verso la risoluzione dei grandi problemi sociali che minacciano le coscienze non solo, ma le famiglie.




p. 380
29
Le circostanze della fondazione dei cooperatori salesiani sono riferite anche ne I cooperatori della Piccola Casa, pp. 181-182, con dati cronologici più attendibili.


p. 381
30
Nel significato di: colpiti da gravi difficoltà economiche; cfr. Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della lingua italiana, XIX, Torino 1998, p. 1024.


p. 382
31
Cfr. Gv 5, 7.


32
Cfr. Sal 104(103), 30.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma