Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
Lettura del testo

Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1902

18. Verso Terra Santa.acapo. Anno IX, n. 10, ottobre 1902, pp. 73-78

«»

[- 383 -]
18
Verso Terra Santa
Anno IX, n. 10, ottobre 1902, pp. 73-78.
Roma, 16 settembre - Solenne funzione oggi a San Pietro. Sua eminenza il cardinal arcivescovo di Milano inaugurò il pellegrinaggio di Terra Santa benedicendo la bandiera che dovrà seguirci in tutto il viaggio. Siamo 117 sacerdoti, e fra signore e signori sono altri 130.
Il Santo Padre ci accordò una lunga udienza e prima di benedirci parlò paternamente alludendo al fiele che gli fanno trangugiare i nemici della religione e del bene vero dei popoli, e disse che sempre ha desiderato esso pure di visitare la terra che fu culla del Redentore. Dichiarò di aver mandato un suo rappresentante e raccomandò vivamente di pregare per l’unione delle Chiese orientali al tronco vivo della Chiesa di Cristo. La parola del Vicario di Cristo penetrò negli animi e vi infuse una energia nuova che fugava le cento paure onde molti di noi avevano sulle prime paralizzato l’entusiasmo troppo naturale, direi anzi inseparabile e doveroso in chi si avvia per vedere e toccar con mano le zolle irrorate del sangue divino del Redentore.
Partiti da Roma alle 13,30 arrivammo felicemente a Napoli alle 19.
Napoli, 17 settembre - Funzione devota e commovente a San Giorgio Maggiore. Ieri sera feci una girata [74] dentro Napoli, ammirando e commentando la città e i suoi costumi.
- 384 -
Fra le pellegrine noto la presidente del Pio Consorzio, signora cont‹essa› Carlotta Parravicini Stanga, e la segretaria, signorina Adele Colombo. Ecco con esse compita la triade che deve rappresentare nel santo pellegrinaggio la nostra Pia Casa dei Poveri di Sant’Ambrogio ad Nemus di Milano e le opere tutte della Casa della divina Provvidenza. Noi qui formiamo l’intenzione di pregare per tutti i nostri sacerdoti, suore, ricoverati, benefattori e amici delle nostre case. Nelle nostre case si preghi che possiamo felicemente compire il santo pellegrinaggio.
Da Atene, 20 settembre - Una cartolina dal nostro direttore con saluti e benedizioni per gli addetti alle case e per chi li aiuta.
Dal vapore L’Indipendente, 23 settembre - In vista di Cipro - Scrivo poco e non senza stento perché il movimento del mare a chi non vi è abituato rende difficile lo scrivere.
A Napoli avemmo un ritardo di quattro ore nella partenza sull’Indipendente, che è un vapore bellissimo e pieno di comodità. Il viaggio fino ad Atene fu prospero e nessuno sofferse mal di mare.
Le coste della Sicilia e della Calabria ci apparvero squallide infondendoci nel cuore un fondo di tristezza, al quale contribuiva certo il vedersi sfuggire allo sguardo la terra italiana. Il passaggio dello stretto di Messina, d’ordinario difficile, fu pure tranquillo e ognuno poté abbandonarsi piacevolmente a gustare il magnifico panorama di spiagge ridenti e popolate, le quali mi facevano pensare alle rive poetiche del poetico mio lago di Como. Ma poi le isole e le coste della Grecia sorgenti dal mare ci apparvero in tutto lo squallore di una siccità e sterilità desolante.
Il 20 alle 6 del mattino sbarcammo al Pireo, dove c’indugiammo qualche ora, e dopo venti minuti di ferrovia eravamo in Atene. Erano le nove. Visitammo la città, demmo una capata all’acropoli stupenda, a mezzogiorno facemmo onore alla colazione dell’albergo, poi visitammo i musei e la sera alle 7 desinammo col miglior appetito.
Il 21, domenica, celebrai alla cattedrale di san Dionigi. Meditai sul mondo classico greco che aveva vissuto in quella città che io calcavo, e non senza commozione e rimpianto salutai Atene, pensando che mai più l’avrei riveduta.
- 385 -
Quando salpammo erano le 9. Trovammo un mare burrascoso e quasi tutti, chi più chi meno, ebbero mal di mare. Io fui tra i pochissimi che non ebbero sofferenza alcuna.
Sinistri - Ad Atene un piissimo sacerdote di Zara, professore di non so quale materia, si ruppe l’avambraccio. Io aiutai il medico nella medicazione, la quale riuscì ottimamente, e grazie a Dio quel povero buon prete continua il viaggio con noi.
Una buona signora milanese, la signora Giovannina Cavalleri vedova Barbanti, ritiratasi da due anni in Roma per condurvi in privato una vita quasi monastica, presa da indigestione cadde in deliquio. Fu assistita con ogni premura e intelligenza a bordo, ma a nulla valse ogni cura e fu trovata morta nella cabina dove era stata visitata un’ora prima. Lasciata ventiquattr’ore nella cabina, la legge inesorabile marittima fu eseguita e stamane alle 4, dopo le preghiere recitate dal nostro eminentissimo sulla salma, coll’assistenza di forse tutto il clero dell’equipaggio, la salma fu calata lentamente [75] in mare. Il cardinal Ferrari in cotta e stola, monsignor Radini Tedeschi, quelli del clero e i pochi del laicato che presenziavano la mestissima cerimonia, tutti io credo pensavamo in quel momento al dogma consolante della risurrezione. Vedevamo coll’occhio della fede precipitare il tempo o venire il momento temuto e sperato in cui le persone perite in mare o in battaglia o arse o disperse sorgeranno al suono della tromba... Le preghiere fervorose, le Messe celebrate sul mare per quella pia nostra pellegrina ci danno fiducia che, se essa non ha potuto giungere alla terrena Gerusalemme, sia giunta però alla Gerusalemme celeste, dove Gesù risorto pei meriti della sua passione e morte divina l’avrà accolta nel gaudio eterno. I funerali celebrati sul battello assunsero una solennità nuova e chiamarono tutti a meditar seriamente sulla fugacità della vita.
Domani, se Dio aiuta, saremo a Beyrouth. Io mi sono inscritto anche per l’escursione di Damasco. Come resistere al desiderio intenso di visitare la città storica che ci rammenta il memorabile: « Signore, che vuoi tu ch’io faccia? » 33 di Paolo, - 386 -che vi andava come persecutore e caduto ivi di cavallo si rialzò apostolo delle genti?
Vita di bordo - La compagnia veramente eletta e la concordia imperturbata e l’ordine perfetto che regnano in tutto l’equipaggio fanno ripensare con desiderio alla profezia: « Un solo ovile ed un solo pastore » 34, e ci esortano a pregare col Santo Padre per l’unione dei dissidenti. Alle preci si alternano sovente canti spirituali e non mancano le ricreazioni musicali a mantenere nella comitiva una santa allegria.
Nella sala di prima classe si sogliono celebrare ogni mattina oltre cento Messe dalle 4 alle 9; edificantissimo riesce il contegno dei fedeli che vi assistono devotamente e partecipano con frequenza, vorrei quasi dire con santa avidità ai santi Sacramenti.
Alle 10 si recita in comune il santo rosario ed alle 3 si fa tutti insieme la Via Crucis. È uno spettacolo unico nel suo genere il vedere trasmutata la nave ora in casa del Signore, ora in una specie di chiostro, sotto l’ampia volta del cielo e in mezzo alla immensità del mare.
Il nostro amatissimo arcivescovo cardinal Ferrari predica ogni giorno e, per aver modo di trasfondere in tutti lo spirito di pietà ond’esso è invaso, ha trovato la santa astuzia di girare e desinare per turno un giorno in prima, un altro in seconda, uno in terza e talvolta coll’ufficialità di bordo, senza trascurare di intrattenersi anche col personale di servizio. Per tal modo lo spirito suo come il suo zelo dominano o piuttosto soggiogano affettuosamente l’intero equipaggio.
La sera destano una commozione tutta speciale la preghiera fatta in comune, e più ancora i cantici sacri che sacerdoti e laici, uomini e donne levano al sacro Cuore ed alla Madonna non solo per la buona riuscita del pellegrinaggio, ma altresì per i propri cari lasciati in patria, per la cara nostra Italia, pel Santo Padre e per la conversione di tutti i peccatori, degl’infedeli e per l’unione dei dissidenti.
Adesso vediamo spuntare da lontano le spiagge di Candia e di Cipro. Quanti, quanti pensieri! Peccato che non possiamo - 387 -scendere su quelle terre e visitarle! Vi scenda la grazia del Signore!
Visita di Atene - Non so né potrei descrivere Atene visitata così all’infretta, e ben altra penna ci vorrebbe che la mia. D’altronde [76] son convinto che i giornali nostri, parlando del pellegrinaggio, ne fanno con competenza magnifiche descrizioni e il mio dire sarebbe superfluo, ero per dire noioso.
Tuttavia ai cari amici delle nostre case, che tali io reputo e sono i lettori del nostro giornaletto, non dispiacerà che io dica qui di taluni rilievi fatti da me, anzi da noi, perché qui noi sacerdoti abbiamo un cuor solo e ci comunichiamo le impressioni.
La basilica, quasi nuova, è dedicata a san Dionigi, primo e grande apostolo di Atene e della Grecia. Sede di un arcivescovo, ha settemila cattolici in città e diciottomila fuori.
Al Pireo havvi pure una parrocchia cattolica e le scuole vi sono tenute dalle Suore di Carità con quell’ordine e quel profitto che cattiva loro dovunque l’affetto e la stima generale.
I parroci sono in ottimi rapporti col governo e col popolo, che ammirano ed amano in essi un’abnegazione e uno zelo troppo superiori a quelli dei sacerdoti scismatici, nei quali nessuno o pochi hanno fiducia. Costoro sono poveri e poco istruiti, portano grandi barbe e vestono pomposamente e le loro chiesebellissime, bisogna confessarlo — sono assai ben tenute, perché in fondo non sono cattivi.
L’eminentissimo Vannutelli, che percorre tutto l’oriente, attesta che codesti preti abiurerebbero lo scisma e si riunirebbero alla Chiesa apostolica romana, se la politica non li costringesse a restar dove sono. Quella benedetta politica, s’intromette in ogni cosa e ne guasta parecchie!
Il Santo Padre ha fondato da poco un seminario in Atene per educarvi un clero forte, capace di vincere ‹per› la buona causa e spargere la buona novella in molte anime e sperdere per sempre lo scisma.
Si avverte da taluni un indirizzo anticattolico nella stampa per tener lontane le congregazioni soppresse di Francia che tenderebbero piantarsi in Grecia, ma se il Signore non permetterà, come speriamo, allo spirito delle tenebre quest’altro - 388 -trionfo, quelle legioni verranno a portare nella classica Grecia il rifiorire della fede e delle virtù cristiane.
Ho fatto omaggio a monsignor arcivescovo di Atene del nostro periodico, che accettò con molta bontà. Benedisse il giornale, chi lo fa, chi lo diffonde e chi lo legge. È sentito assai il bisogno di scuole cattoliche tenute da anime desiderose di sacrificio, ma i tempi non sono ancora maturi.
Atene è una città nuova che aspetta di rialzarsi e riprendere il posto che l’antica Atene occupava, ma il governo attuale non la favorisce punto.
Hannovi molte industrie, ma tutte fondate e condotte da forestieri. I greci sono poco proclivi alle industrie benché sieno forti di corpo e di mente, intelligentissimi e piuttosto istruiti. Molti fra essi parlano il francese e un poco anche l’italiano. Se il governo desse loro un impulso, certo la virtù greca tornerebbe ad emergere.
Ora stanno facendo enormi ristauri all’arena, o giuochi olimpici, e si dice sieno stanziati per queste opere cinque milioni di lire. Con capitali privati si stanno ristaurando altri monumenti, perché i greci dopo la guerra sono assai poveri e l’aiuto deve loro venire da fuori. In Grecia il franco italiano si spende a L. 1,60, tanto la moneta locale ha perduto valore.
L’acropoli, i templi antichi, i teatri, gli antichi palazzi, secondo taluni che parrebbero competenti, superano in arte di gran lunga il Colosseo, il Foro ‹di› Traiano e il Foro romano, e sono anche più colossali. Qui si capisce o, dirò meglio, s’indovina cosa dovesse essere l’antica civiltà greca.
Intorno all’acropoli stava l’antica Atene, forte di cinquecentomila abitanti. La nuova ne conta settantamila. Meravigliosi gli avanzi dell’acropoli. Meravigliosi sono pure gli innumerevoli avanzi di tombe, di mummie, di statue, di idoletti e di armi che si vedono raccolti nel museo in città. Stupendo è l’antico cimitero e imponenti sono le tombe di Pericle e dei grandi di quel tempo, pure nello stato di decrepitezza anzi di vera rovina in cui si trovano. Quante e quante considerazioni offre Atene!
Atene è circondata da collinette e da monticelli che d’inverno, come mi venne assicurato, si coprono di neve.
- 389 -
Il nostro cardinale funzionò e predicò [77] nella cattedrale di san Dionigi che si stipò di gente. Fu invitato a pranzo dal console ed ebbe onori civili ed ecclesiastici come non si sarebbe osato sperare. Si dice che a Gerusalemme il consolato italiano gli prepari feste speciali. Vedremo, e scriverò.
Oggi sul ponte il nostro cardinale, dietro la presentazione di monsignor Radini, ribenedisse solennemente la bandiera che, dopo aver sventolato a Gerusalemme, sarà portata quasi trofeo al Santo Padre. La funzione riuscì commoventissima, e per la maestà del cielo e del mare che facevano inimitabile cornice al quadro, e per le parole felicissime sgorgate dal cuore del nostro arcivescovo.
È dato il cenno della cena, e non conviene farsi aspettare; d’altronde ho un appetito formidabile. Buona sera e buona notte a’ miei cari preti, alle mie suore, a’ miei carissimi ricoverati, agli amici ed a’ miei benefattori. La benedizione del Signore scenda sopra essi tutti e faccia loro parte della gioia intima e profonda che io provo co’ miei compagni e delle indulgenze concesse a questo caro pellegrinaggio.
Hotel Victoria, Damas, 23 settembre - La mia ultima lettera, scritta sul mare, venne impostata a Beyrouth. Ivi le accoglienze fatte al nostro cardinale furono cordialissime, tanto da parte delle autorità civili quanto delle ecclesiastiche. Tutte le congregazioni religiose accorsero festanti.
Seppi di un grande progetto di fondare ivi un’università in favore dei nostri italiani ma per ora acqua in bocca, contentiamoci di parlarne soltanto con Dio.
Partiti stamane da Beyrouth alle 9 in ferrovia, arrivammo stasera alle 18,30 a Damasco.
Per farsi un’idea delle montagne, degli scogli, delle valli e di quel po’ di vegetazione che si trova dove c’è acqua, bisogna vedere; immaginarlo è impossibile. Miseria desolante e feracità splendida si toccano sovente e porgono un contrasto che colpisce e impressiona.
Qui vi è gente robusta e intelligente e, a quanto pare, tollerante e rispettosa.
24 mercoledì - Stamane ho potuto offrire il santo Sacrifizio nella casa di Anania, dove fu battezzato san Paolo. Sono due stanze - 390 -conservate quasi come allora, alle quali si accede per due gradinate di una trentina di gradini. Ivi celebrò pure il nostro cardinale, il quale riparte tosto per Beyrouth. Io e gli altri pellegrini ripartiremo domattina, perché oggi avremo la visita delle moschee e degli altri monumenti di questa curiosa città. Io ho sempre presenti coram Domino tutti quanti, o per un verso o per l’altro, s’interessano delle Opere della divina Provvidenza: essi si ricordino di me presso Dio, anzi di tutti noi.
Il viaggio fu felicissimo quant’altri mai, e il più divertente che si possa immaginare. Se vi fosse qui qualcuno che sapesse intendere la sublime poesia di questo pellegrinaggio e avesse penna in mano da saperla comunicare agli altri, ne farebbe un quadro da abbellire le colonne del nostro giornaletto, da invogliarne innumerevoli lettori e mandarlo a ruba. Io poi ho anche poco tempo e quello che impiego a scrivere lo piglio al sonno e gli occhi, tra la fantasmagoria delle cento cose vedute e la stanchezza, si ribellano allo scrivere a lungo.
Stasera visita alla cattedrale tenuta dai francescani, domani visita alla città ed a tutto quanto porta l’impronta della conversione, del passaggio di san Paolo.
Damasco io credo sia la più curiosa ed originale città del mondo. Dovunque un turbinio di carrozze, di carri, di cavalcature, di asini, di cammelli, di pedoni in certe vie lunghe tre chilometri e fitte fitte di gente e di negozi. Se da noi ci fosse qualche cosa di simile, sarebbe un pericolo incessante, e chi sa quanti vi resterebbero ammazzati. Qui nulla di tutto questo, e tutti frustano disperatamente i loro cavalli e ognuno corre all’impazzata senza darsi pensiero degli altri.
Qui in Damasco furono resi al cardinale onori civili, religiosi e militari anche più che a Beyrouth, e tutti ne avemmo grande consolazione.
Stando oggi sui monti del Libano e [78] dell’Antilibano, sentii dal nostro Vercesi la morte del carissimo d‹on› Davide Albertario e ne rimasi addolorato, petrificato. Chi avrebbe detto che dovesse passare tanto presto quel colosso dell’intelligenza e del cuore, sul quale conversero tanti occhi e tanti opposti sentimenti! La dura prigionia costò a lui la vita, la morte dia a lui la gloria e il gaudio del paradiso. Nel compartimento - 391 -ferroviario tutti in coro pregammo per lui e per lui pregheremo con affetto fraterno nella santa Messa.
La massima altezza di questi monti tocca i mille metri. Lascio pensare quale passaggio di temperatura ci sia toccato venendo dall’afa del mare alla frescura montanina la quale, com’è naturale, ci fu di indicibile sollievo e conforto.
La ferrovia si attorciglia su pei monti spesso in vista del mare, poi si addentra e si insinua nelle viscere di gallerie o nelle gole di valli e in piani e stretti che ad ogni volger d’occhio mutano mirabilmente il panorama. Si è costretti starsene da mane a sera al finestrino per non lasciarsi sfuggire qualche quadro stupendo, perché l’uno è sempre diverso dall’altro e tutto riesce nuovo e riempie l’animo di meraviglia.
Sul più alto di quei monti stanno i maroniti cattolici, un popolo rispettoso e assai rispettato.
Stupenda la colazione fatta in treno, servita dai turchi con mirabile sveltezza, maestria e grazia ammirabile. Di tratto in tratto e per pochi minuti si abbandonano i compartimenti, e allora è un gaio conversare ed un refrigerio insperato alle gambe desiderose di sgranchirsi.
Per nove lunghe ore di viaggio diretto, su quelle montagne brulle non una pianta, anzi quasi neppure uno sterpo. Come cuoce le vivande quella povera gente, e come si scalda l’inverno? Eppure vi sono luoghi di villeggiatura estiva per gli egizi e per i ricchi di Beyrouth. I casini, molto frequenti, sono attaccati agli scogli con qualche misera pianta all’ingiro. Che differenza dalle nostre villeggiature! In questa escursione siamo cento, e siamo tutti contentissimi.
Ieri sera dopo cena si pregò tutti in coro per d‹on› Albertario, e stamane (siamo in settanta sacerdoti) abbiamo pregato per lui celebrando nelle chiese dei francescani, dei lazzaristi e dei gesuiti. Posdomani saremo ancora a Beyrouth e di tutti insieme partiremo per Kaifa.
Dio benedica chi viaggia e benedica chi resta e protegga le nostre care Opere della divina Provvidenza, la quale deve provvedere e guidare anche il pellegrino
don Luigi Guanella




p. 385
33
Cfr. At 22, 8.


p. 386
34
Cfr. Gv 10, 16.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma