Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

21. Sant'Antonio.acapo. Anno X, n. 7, luglio 1903, pp. 49-50

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Sant’Antonio
Anno X, n. 7, luglio 1903, pp. 49-50. Presentato al processo.
Il 13 giugno le Case della divina Provvidenza, anzi tutta la Cristianità hanno festeggiato il glorioso sant’Antonio. Non sia discaro ai nostri lettori intrattenersi alquanto del santo che, nato nel secolo XIII, pare rinato nel XX.
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I tempi di quei colossi della Chiesa e del mondo che furono san Francesco e sant’Antonio erano battuti e sbattuti dalle eresie manichee. I nostri — chi potrebbe negarlo? — sono afflitti dalla empietà massonica da una parte, dal lasciar fare degl’indifferenti dall’altra. Allora i tiranni grandi e piccoli flagellavano il popolo. Ora gli egoisti e i cupidi, talora perfino in guanti gialli, ostentando sentimenti filantropici e gridando come i comunardi d’altri tempi: « Libertà, uguaglianza, fraternità », nel santo nome di libertà asserviscono i proletari e li conducono per la via della corruzione al macello. Allora le masse erano guaste dall’ignoranza e dal mal esempio. Ora [50] sono corrotte da una falsa sapienza e dagli attentati d’una persecuzione giulianesca.
Come nel secolo XIII, anche nel XX occorrono rimedi radicali per salvare il popolo. Sant’Antonio, come il suo padre san Francesco, adoperò pel risanamento delle moltitudini l’esemplarità della vita, la forza della predicazione, la carità per i poveri, per i perseguitati, per gli stessi nemici, per tutti. Ecco in sant’Antonio il vero democratico cristiano.
Impariamo anche noi la vera democrazia cristiana dall’insegnamento del sommo Leone XIII e dall’esempio del taumaturgo che ci fu modello di carità, di pazienza, di zelo, e ci dimostra tuttora la sua potenza col profluvio di grazie, per sua mediazione ottenute perfino da miscredenti. Sì, perfino miscredenti rivoltisi per capriccio o per superstizione al santo dei miracoli ne hanno ricevuto grazie, che conviene sperare sieno via per condurli alla fede.
Le grazie innumerevoli che si ottengono per intercessione di sant’Antonio, in ispecie coll’opera del Pane 27, vale a dire colla preghiera congiunta alla elemosina, sono una riprova del felice accordo — ero per dire della solidarietà — che esiste fra l’uomo viatore sulla terra ed i beati in cielo. Nostro è l’obbligo di riconoscerci colpevoli e bisognosi e di ricorrere a Dio anche per mezzo de suoi santi. Dei santi di Dio è speciale attributo placare la divina giustizia e ottenere le larghezze della divina misericordia a chi implora.
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Quante e quante volte tra chi ricorre al santo per ottenere la grazia di una difficile, insperata guarigione, ovvero cerca di ritrovare un oggetto perduto o il ravvedimento d’un figlio o d’uno sposo, aggiungendo alla preghiera la promessa d’una data quantità di pane se la grazia arriva, tra costoro e il santo, che benevolo accoglie ed esaudisce preghiera e promessa, si stabilisce una felice corrispondenza che cementa la fede e guadagna anime al Signore. Pur troppo v’ha chi insulta o accompagna di sprezzo questa beata corrispondenza di fiducia e di benignità. Ma noi, sollevando lo sguardo al di sopra delle umane piccinerie, rispondiamo colla preghiera a chi ci offende ed offende il santo dei miracoli.
La vita del cristiano deve essere spirituale, quindi deve sollevarsi fino al soprannaturale e a Dio; ora quando tutta la nostra fiducia riponiamo in Dio e nei suoi santi, ci riesce facile superare tutte le possibili difficoltà.
In tutte le nostre case ci teniamo carissima la divozione del Pane di sant’Antonio e ci è dolce ricorrere a lui con calda preghiera, perché il santo ascolti benignamente le nostre suppliche e ricolmi delle divine larghezze i nostri benefattori. Nel mese di giugno, consacrato al divin Cuore e al glorioso suo servo, abbiamo pregato con insistenza anche maggiore e non cesseremo di pregare per affrettare da Dio una soluzione benevola alla questione sociale che si fa sempre più minacciosa.
Deploriamo le idee demolitrici dell’oggi e rievochiamo in noi e intorno a noi quelle umanitarie, benefiche, colle quali san Francesco e sant’Antonio rinnovavano la società ai loro tempi.




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Cfr. La Pia Opera del Pane di sant’Antonio, pp. 156-157.


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