Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

22. Per i nostri deficienti psichiatria?.acapo. Anno X, n. 7, luglio 1903, pp. 51-52

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Per i nostri deficienti psichiatria?
Anno X, n. 7, luglio 1903, pp. 51-52.
Il figlio d’un amico nostro e concittadino, che ha ottenuto in Roma la laurea di onore in medicina ed ora passa agli studi di perfezionamento in Germania dedicandosi alla specialità - 450 -delle deviazioni mentali, ci fa desiderare più particolarmente di escogitare il modo per migliorare la condizione deplorevole dei nostri deficienti.
Né ci rimorde l’animo di aver trascurato per l’addietro di interpellare professori distinti in proposito; ma forse chi ha fatto per un tempo senza vero profitto indagini e cure, può credersi dispensato di farne altre, quando i progressi scientifici, progrediti d’assai, ponno dare speranza di riuscire a migliorare anche di poco lo stato di quei poveri incoscienti?
Come abbiamo dichiarato in alcuni opuscoli usciti dalla nostra tipografia 28, a noi parve e pare ancora che il trattamento repressivo in uso dei manicomi, e un tantino anche nelle stesse famiglie in cui vi sono deficienti, sia poco opportuno e, ce lo si lasci dire, poco umano. Pur troppo con questo metodo i cretini non facevano e non fanno che diventar più cretini, e la società assiste ad uno spettacolo che, se poteva tollerarsi nei secoli andati, non è più tollerabile nel nostro.
Questo fatto indiscutibile ci ha sempre rattristato l’animo non meno dell’altro, pure indiscutibile, che molte famiglie pur di sbarazzarsi di individui molesti ricorrono con troppa facilità ai manicomi, ai pii ricoveri ed alle stesse case di correzione, mancando gravemente non solo contro la carità ma perfino contro la giustizia riguardo a persone che avrebbero tutto il diritto di crescere, vivere e morire dentro le pareti del domestico focolare.
A Melbourne, in Oceania, e in molti altri luoghi all’estero vi hanno ospedali e manicomi ed in essi la cura consiste nello sforzo incessante di soddisfare dove si può le esigenze dei ricoverati - 451 -e di favorire in essi quelle inclinazioni che coltivate possono riescir loro utili o piacevoli.
Anche la Casa della divina Provvidenza, nella sua piccolezza, sta facendo il suo modesto tentativo il quale, benedetto appunto dalla Provvidenza, promette ottimi frutti, anzi ha già cominciato a darne. Nella nascente nostra colonia di Olonio San Salvatore abbiamo trasportato un discreto numero di deficienti e semideficienti, che vi si trovano bene. Ne abbiamo pure anche nelle case di Ardenno, Como, Roveredo Grigioni, Fratta Polesine e dovunque vi sia modo di impiegarli nel lavoro della terra.
Il Signore benedice davvero i nostri sforzi, o dovremmo dire la nostra buona volontà, perché si vedono veri prodigi in quei poveretti cui natura ha dato in misura tanto scarsa il bene dell’intelletto. Nel vedersi utilizzati nei lavori campestri più materiali, i poveri semideficienti si sentono quasi riabilitati; essi con vivissima compiacenza amano mostrare agli altri che valgono qualche cosa e si guadagnano il loro pane. Taluni perfino si credono preferiti nella loro classe, appunto perché hanno imparato a smovere il terreno od a trascinare un vagoncino di terra sui binari volanti.
Chi ha letto sul giornaletto di giugno l’articolo del bravo architetto Sartirana 29, ha veduto che duplice è l’utile portato dalla colonia: materiale l’uno, spirituale l’altro. Chi lo negherebbe? Gli amici nostri, e il bravo psichiatra di cui sopra, appunto per il vantaggio morale di curare più largamente e ‹un› maggior numero di deficienti, ci raccomandano e ci spronano a completare la bonifica e lo sviluppo della colonia. Ma... e i soldi dove si trovano?
Se ci fosse una forte donazione od un lascito da qualche persona che desidera guadagnarsi il paradiso lasciando un’orma indelebile del suo passaggio nella povera colonia! Ovvero se si potesse intavolare una lotteria, la quale raccogliendo aiuti un - 452 -po’ da tutte le parti venisse a favorire il dissodamento e l’allargamento della nostra azione nel Pian di Spagna, quindi il ricovero e una educazione anche embrionale [52] di maggior numero di deficienti!
Basta! La Provvidenza maturerà queste aspirazioni nostre. La Provvidenza che ha fatto diventare realtà quello che pochi anni addietro pareva un’utopia, provvederà anche a questo.
Ma... la malaria?
La malaria? Anche per essa, vale a dire per combattere i suoi maligni influssi, ci vogliono abnegazione, sforzi e denari, perché non si può dire veramente che la malaria del Pian di Spagna sia fra quelle ribelli ad ogni rimedio. Sì, i rimedi vi sono e il poco che già si è fatto prosciugando il terreno circondante il caseggiato vi ha già sensibilmente migliorata l’aria.
Del resto si potrà forse col tempo comperare un’alpe, magari lungo lo stradale dello Spluga, e mandarvi alla buon’aria prete, suore, deficienti e il bestiame. I vecchi abitatori della bassa Valtellina facevano così, e se noi riesciremo a fare altrettanto avremo raddoppiata, triplicata l’efficacia delle nostre cure verso i nostri deficienti, i quali ne avranno miglioramento nel fisico e nel morale.
In Sondrio si intende edificare un manicomio per i pazzi della provincia, e si fa con ciò opera eccellente. Ma, pur troppo, saranno tutti pazzi quelli che vi si rinchiuderanno, o non piuttosto per l’urgenza del ricovero non vi entreranno anche poveri incoscienti che non hanno perduto un’intelligenza che mai non ebbero? Qui, diceva l’amico nostro alienista, qui ne nascerebbe la necessità di un ricovero separato pei deficienti, che si potrebbero riabilitare almeno in parte applicandoli all’agricoltura e trattandoli, come esseri deboli e bisognosi, colla maggiore prudenza e carità.
Tuttavia, anche colle migliori intenzioni, il ritirare i poveri deficienti in Valtellina urta con molte difficoltà. Dapprima un amore innato a sottrarsi ad ogni disciplina, che essi dicono amore di libertà. Poi gli stessi parenti che si lagnano cogli uomini e con Dio del peso di dover mantenere i loro cretini, al punto ‹che› invece di contribuire per il ritiro vorrebbero essere pagati da chi ricovera quei poveri esseri. Infine gli stessi Comuni - 453 -e le stesse congregazioni rifiutano la loro prestazione e — lo si sa bene — la Casa della Provvidenza vive di Provvidenza e bisogna bene che chi può ed ha bisogno concorra alle spese nella misura richiesta da carità non solo, ma dalla stessa giustizia.
E non solo le famiglie ed i Comuni negano gli aiuti, ma negano perfino i soggetti, talché per avviare le due case, maschile e femminile, di Ardenno si dovettero inviare lassù i deficienti dalle case nostre di Como e di Milano. V’ha chi non crede questi fatti incredibili eppure sono veri, com’è vero che la carità è un dovere cristiano e che noi siamo poveri. Chi dubita si rechi sul luogo, interroghi e verifichi.
Pur tuttavia non accennano a diminuire i lamenti generali dei viaggiatori e degli stessi abitatori del luogo, perché in Valtellina si permetta questa esposizione disgustosa; v’ha chi la dice anche immorale, vedendo idioti che corrono le strade promovendo i lazzi e i barbari scherzi degli uni, la compassione degli altri, il giudizio severo degli stranieri, il disgusto di tutti. Ma se le due opere sorte in Ardenno trovano così fredda accoglienza, come tentare su più larga scala di giovare alla classe compassionevole dei poveri cretini che tanto spesseggiano in Valtellina?
Se questa diffidenza ad applaudire ed aiutare opere di vera umanità si può ascrivere al carattere calcolatore e circospetto dei montanari, ci si lasci sperare almeno nella fermezza del loro carattere, il quale una volta compresa ed approvata una cosa, sono poi altrettanto larghi dopo quanto prima furono diffidenti.
Ogni opera, per quanto buona, dev’essere confermata dall’esperienza. I due ricoveri di Ardenno e quello del Pian di Spagna rassicurino i più peritosi e dicano loro che, se non si può infondere il fosforo nei cervelli mancanti, si può però migliorare notevolmente la loro condizione con un trattamento umanitario e coll’utilizzare le loro forze in lavori manuali. Se, com’è certo, molti resteranno ribelli ad ogni cura, l’avere tentato di migliorarli e il dar loro pane e ricovero sarà opera vana?
Sac‹erdote› Luigi Guanella




p. 450
28
Probabilmente l’A. si riferisce a sei articoli del religioso somasco e pedagogista Pietro Parise (1861-1946) pubblicati su La Divina Provvidenza da agosto 1898 a luglio 1899, dei quali l’articolo Gemono i torchi, LDP, maggio 1899, p. III di copertina, annunciava l’imminente pubblicazione in volume con il titolo Sull’educazione ed istruzione dei frenastenici, che però non è stato reperito; cfr. Michela Carrozzino, Cenni biografici e scritti di Pietro Parise, esperto di pedagogia « emendativa » e collaboratore di don Guanella, ne L’apostolato caritativo di don Guanella nel suo pensiero e nelle sue realizzazioni, a cura di Alejandro Dieguez, Roma 1993, pp. 227-257.


p. 451
29
Cfr. La duplice bonifica del Pian di Spagna per opera di D. Luigi Guanella, LDP, giugno 1903, pp. 44-45. L’articolo è ripreso da La Lega Lombarda, anno XVIII, n. 124, 23-24 maggio 1903, p. 2, come indicato prima del titolo, ed è firmato: « ARGS », Architetto Giovanni Sartirana (1859-1912).


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