Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1903

24. A Monte Mario.acapo. Anno X, n. 8, agosto 1903, pp. 62-64

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A Monte Mario
Anno X, n. 8, agosto 1903, pp. 62-64.
Nello scorso autunno il fondatore direttore delle Opere della divina Provvidenza, don Luigi Guanella, pellegrinò in Terra Santa coll’em‹inentissi›mo cardinal Ferrari, spintovi da vivo desiderio di baciare la terra bagnata un tempo del sangue di Gesù, e insieme da un impulso segreto di obbedire a quello che il divin Salvatore sarebbe venuto suggerendogli. Nell’escursione da Gerusalemme a San Giovanni in Montana ebbe la fortuna - 455 -di trovarsi in vettura insieme al conduttore del pellegrinaggio, monsignor Giacomo dei conti Radini Tedeschi, il quale si interessò molto delle case fondate da don Guanella e della colonia di Olonio San Salvatore, e il discorso si aggirò su queste imprese ardue ma già molto promettenti, anzi feconde di bene.
Tanto nell’andare quanto nel ritornare dalla Palestina, don Guanella si fermò a Roma a far le pratiche per una fondazione e tornò nella Città eterna in febbraio, nelle feste del giubileo del pontificato di Leone, poi nel maggio successivo. Nel più gran tempio del mondo d‹on› Guanella s’imbatté con monsignor Radini Tedeschi, contentissimo di trovarlo , poiché il giorno innanzi gli aveva scritto a Como pregandolo di venire sollecitamente a Roma per conferire intorno alla Colonia o Istituto di San Giuseppe sul Monte Mario.
Quando il Signore vuole una cosa, la Provvidenza ne appiana le vie e le casualità più strane intervengono a realizzarla.
Un po’ di storia della colonia - Il sommo Leone fra le innumerevoli cure del suo difficile pontificato si ebbe pur cara quella di tornare il popolo a costumi semplici e sani, quindi caldeggiò il dissodamento dei terreni e il progresso e la pratica dell’agricoltura secondo il metodo intensivo moderno, fino a raccomandarne la diffusione agli stessi canonici di San Pietro. Messi alla testa dell’ardito pensiero monsignor Radini e monsignor Talamo e scelta all’uopo una commissione, fu comperato sul Monte Mario, vicinissimo a Roma, un terreno di ventisette ettari e vi si iniziò due anni or sono una colonia agricola.
Nel frattempo sua Santità, affine di premunire la gioventù contro le insidie dei protestanti che in Roma anche più che altrove fondano scuole, patronati, ospizi e spendono ingenti somme per aggregarsi il popolo, aveva istituito una commissione di cardinali ‹e› un’Opera per la Conservazione della fede 30. Quest’opera tende a sottrarre la gioventù incauta dei due - 456 -sessi alle insidie degli eretici protestanti. Ecco le due opere abbracciarsi e completarsi a vicenda.
Molti giovinetti pericolanti dall’Opera della Conservazione della fede vengono collocati come agricoltori nella Colonia di San Giuseppe, a spese dei canonici di San Pietro, col ricavo dell’Opera dei Rifiuti 31. Quest’opera, come la nostra del ‹Quod› superest 32, consiste nel raccogliere il sopravanzo delle famiglie, perfino gli stracci e gli oggetti fuori d’uso, per convertirli in pane pei poveri.
La colonia dista da Roma venti minuti di cammino in vettura partendo dalla stazione di San Pietro, e cinquanta partendo dal centro della città, come sarebbe dalla chiesa del Gesù. Sul Monte Mario, sito di aria buona, vi sono case e ville e sulla sommità del colle giganteggia il gran santuario della Madonna del Rosario 33, tenuto dai domenicani.
La colonia, a levante del santuario, quasi a ridosso del Vaticano e della gran cupola di San Pietro, possiede tre case agricole, in una delle quali oltre a un oratorio vi sono dormitori per un discreto numero di agricoltori. I ventisette ettari di terreno, equivalenti a duecentosettanta pertiche metriche, sono coltivati in parte a grano, in parte a fieno ed a canneto, ma sono suscettibili di radicali miglioramenti.
[63] Cessione della colonia alla Casa della Provvidenza - Cosa voleva monsignor Radini Tedeschi, e cosa volevano gli eminentissimi? Volevano che d‹on› Guanella assumesse in proprio la Colonia di San Giuseppe a Monte Mario, perché diventasse autonoma nelle mani dell’Opera della divina Provvidenza. Così per la centesima volta il Guanella si abbandonò nelle mani della divina Provvidenza. Egli accolse con trasporto l’offerta fattagli di recarsi nella gran capitale della Cattolicità per ispargervi un po’ di bene.
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Nei primi del vicino settembre il personale della casa andrà ad assumere la direzione della colonia fondata per istituzione del sommo Leone, aiutato dalla carità e dalla cortesia di personali competenti nell’arte agraria per l’indirizzo della colonia stessa. Il rev‹erendo› Bonsignori, nel desiderio di giovare la causa dell’agricoltura estendendo l’indirizzo da lui dato alla colonia di Remedello, ci accorda a patti convenientissimi un agricoltore esperto allevato alla sua scuola, che ci affida di buona riuscita.
In memoria - La colonia di Monte Mario verrà assunta dalla Casa della Provvidenza quale memoria del sommo Leone XIII che l’ha inspirata, e suo intento sarà di conseguire gli scopi di quella gran mente e di quel gran cuore studiandosi di vantaggiare insieme l’agricoltura e la gioventù pericolante e di incoraggiare il ritorno al lavoro dei campi ed insieme il ritorno ai costumi semplici, che giovano allo spirito ed al corpo ed impediscono il decadimento dell’umana specie. La grande anima di Leone XIII proteggerà dal cielo la colonia, che quasi monumento ci parla di lui.
Il mite e forte Pio X, che regge in oggi la Chiesa di Cristo, al quale la Casa della Provvidenza sottopone con amor filiale se stessa e tutte le opere sue, vorrà — lo speriamo — continuare alla Colonia di San Giuseppe la sua altissima protezione, e gli altissimi personaggi che già hanno dato o lasciato sperare all’opera il loro aiuto non vorranno certo abbandonarla, ora che si fa bella col nome del papa la cui agonia e morte fu spettacolo nuovo di plebiscito mondiale verso il Vicario di Cristo.
La casa ci metterà tutto il suo buon volere, tutte le sue forze, ma certo la colonia e il dissodamento iniziati di fresco richiedono assai più di quello che danno, e immensi sacrifici sono ancora indispensabili per rendere indipendente la colonia e per cavarne quanto basti per nutrire ed educare la gioventù che ivi s’intende avviare all’agricoltura razionale, secondo i progressi della scienza. Le fatiche e forse i dolori cui la casa anderà incontro non le tolgono certo di sentire la massima riconoscenza per mons‹ignor› conte Radini Tedeschi e per - 458 -l’intera 34 commissione, per aver pensato ad affidarle un’impresa difficile e promettente.
Senza meno, è un onor grande per le minime Opere della divina Provvidenza poter rispondere all’invito di chi non le crede indegne di stendere la loro azione nella capitale del mondo cristiano. Sarà questa copiosa fonte per noi ove attingere lume e forza per continuare un cammino sparso di consolazioni ineffabili, è vero, ma intersecato di contumelie, di triboli e di spine.
Il Vicario di Gesù Cristo alla cui memoria sarà dedicata la Colonia di San Giuseppe e il sommo pontefice a’ cui piedi aneliamo di prostrarci proteggano le opere, tutte sorte e continuate per ispirazione, in nome e coll’aiuto della divina Provvidenza. Sulle pareti dell’oratorio della Colonia di San Giuseppe sotto l’effigie di Leone XIII scolpiremo le date più importanti della sua vita, e voglia Iddio che il nuovo pontefice ci rinnovi le benedizioni onde ci fu largo il suo predecessore.
Pio X - Benedite o Padre Santo, le opere tutte della Casa della Provvidenza, i suoi preti, le suore, i ricoverati, i beneficati, i benefattori, gli aderenti, il suo direttore don Luigi Guanella. Benedite altresì, Vicario di Cristo, quest’umile giornaletto e chi lo scrive e chi lo stampa; benediteci tutti, e le [64] Case della Provvidenza e il giornaletto ripeteranno a Gesù colla mediazione della Vergine del Buon Consiglio: « O Signore, accumula sul capo e nel cuore del nuovo pontefice le grazie e le doti che fecero e fanno ancora sì cara alla Cristianità la memoria del nono Pio e di Leone XIII ».
Santo Padre, benediteci!
Don Luigi Guanella, per sé, pe’ suoi sacerdoti e ricoverati
Suor Marcellina Bosatta, sup‹eriora›, per sé e per le sue suore
Maddalena Albini Crosta, per sé e per le opere sue




p. 455
30
Cfr. nota 24 a p. 445; ripetuto nel capoverso successivo.


p. 456
31
Istituzione romana che raccoglieva a scopo benefico gli oggetti non più utilizzati nelle abitazioni; era popolarmente detta Opera degli Stracciaroli, cioè dei robivecchi.


32
Cfr. Quod superest, pp. 364-366.


33
Originale: Carmine.


p. 458
34
Originale: e dalla intera.


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