Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
Lettura del testo

Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1905

12. La Madonna del Lavoro alla colonia del Pian di Spagna.acapo. Anno XII, n. 5, maggio 1905, pp. 65-69

«»

[- 548 -]
12
La Madonna del Lavoro alla colonia del Pian di Spagna
Anno XII, n. 5, maggio 1905, pp. 65-69.
I cattolici francesi ottennero da papa Leone XIII che la Madonna venisse pure onorata sotto il titolo di Madonna - 549 -del Lavoro, quasi per illuminare la terribile questione che dovunque si agita fra capitale e lavoro. Anche per noi la Vergine santa è faro fra le tenebre, è conforto nelle pene, è coraggio nella lotta, e se a lei abbiamo ricorso, da lei riceviamo aiuto e protezione.
Nella plaga risanata del Pian di Spagna, nella nuova chiesa di Olonio San Salvatore troneggia, sotto il titolo confortante di Madonna del Lavoro, l’Immacolata con ai piedi, da una parte, un contadino che, dato di colpo alla zappa, si volge a Maria, e dall’altra un fabbro che, stanco e affaticato, sotto il manto della Vergine si riposa. E lei, la Vergine bella e soave, guarda amorosa il contadino e l’operaio, quasi dicesse: « Io pure ho lavorato, ho faticato, [66] ho sofferto ineffabilmente fino a divenire la Regina dei martiri. Il mio castissimo sposo Giuseppe, l’uomo giusto, lavorò senza posa per mantenere la sua santa famiglia. Che più? Lo stesso figlio mio Cristo Gesù sudò sull’affannoso lavoro fino ai trent’anni. Il lavoro purifica, il lavoro santifica; amatelo il lavoro! ».
Lavora il contadino sulla gleba, l’operaio nell’officina, nel fondaco; lavora lo scienziato, lavorano il re, i sacerdoti, il papa. Tutti lavorano sulla terra, e quelli che non pagano a Dio e alla società il tributo delle loro fatiche e vivono oziando dovranno rendere conto alla società e a Dio del tempo perduto. La gente del volgo pensa che chi studia non lavori. Ognuno invece sa con certezza che non meno faticosa della mazza è la penna e che, se il contadino e l’operaio coll’abuso della fatica compromettono le forze fisiche, lo scienziato e lo studioso compromettono le forze cerebrali. La nevrastenia invadente informi! Se invece anche nel lavoro l’uomo serba la giusta misura, l’operaio e lo scienziato conserveranno ugualmente le forze loro e saranno così a lungo utili alla famiglia e alla società.
E poi non basta la misura, ci vuole anche la grazia di Dio, e questa possiamo ottenerla con una vita morigerata, religiosa, pia. Una simile vita non è soltanto della gente comune, ma altresì e tanto più delle persone che si elevano sopra la mediocrità. Per tacere di altri grandi, ci basti accennare ad Alessandro Volta, il quale alternava le più alte speculazioni scientifiche coll’insegnamento piano ed umile del piccolo catechismo ai fanciulli della sua parrocchia. Quando l’inventore della pila fu chiamato a Parigi per conferire col Bonaparte, esso di scriveva alla famiglia: « Recitate un’Ave ogni sera per me alla Madonna ». Nel suo ritorno trionfale da Parigi, sulla soglia di casa sua, invitò chi l’accompagnava a salutare la Regina di casa, una Vergine benedicente posta all’ingresso. E recandosi in Isvizzera - 550 -andava al santuario di Einsiedeln a chiedere lumi e grazie dalla Vergine santa.
[67] Nella chiesa e nella colonia - Nella chiesa dedicata al divin Salvatore, la cui statua colossale vi fu trasportata dalla provvisoria chiesina di legno, come già fu detto 14, è pur onorato il simulacro della Madonna del Lavoro, un gruppo ben riuscito che somiglia ad una pia apparizione per i pochi superstiti della bassa Valtellina.
Ho detto superstiti, e dovevo dire quelli rimasti nel loro paese, perché i più hanno esulato in paesi lontani, sovente inospiti, per cercarvi un pane, ma anche troppi soffrono la fame e tutti sospirano di tornare in patria. Ora che il Pian di Spagna è in parte risanato, che tutto accenna ad un benefico ritorno all’agricoltura, i pochi superstiti sospirano di crearsi qui uno stato meno miserando e salutano l’inizio della colonia di Olonio come una speranza ed una promessa.
La bella chiesa, vero gioiello di stile lombardo, è il santuario che accoglie le loro speranze, avvalora le divine promesse, e i poveri agricoltori ivi si raccolgono supplici e fidenti. Ma, ahimè!, l’altare è provvisorio e ne reclama uno meno indegno. Per di peggio gravitano sulla chiesa passività enormi create per costruirla.
Una trentina di semideficienti, che nella casa sono chiamati buoni figli, si adoperano come sanno e possono nei lavori di campagna e si sentono da questo lavoro come riabilitati dall’abiezione, perché acquistano la certezza di essere utili a qualche cosa e di guadagnarsi nobilmente il loro pane. Che veramente i semideficienti riescano a tanto non si può dire, ma almeno in parte vi riescono.
Ormai chiesa e colonia sono ultimate. Seicento pertiche che erano dune di sabbia, che nelle frequenti bufere spandevano nembi di arena a rovinare i terreni, e paludi mefitiche fonti di febbri ora sono convertite in ridenti praterie, in feraci campi, in vigneti ed ortaggi che già almeno in parte rimunerano fin - 551 -d’ora i capitali spesivi intorno. Tutto ciò pareva pochi anni addietro un’utopia. [68] Ora l’utopia è un fatto compiuto e i terreni del Pian di Spagna, che si estendono per il raggio di più chilometri, hanno notevolmente aumentato di valore. Un villaggio vi è iniziato e gli agricoltori hanno ripreso coraggio a dissodare il terreno ancora incolto.
Tuttavia — chi lo crederebbe? — a chi ha fondato la colonia di ‹OlonioSan Salvatore pochi, pochissimi danno aiuto. Parecchi invece — pare impossibile, pure è purtroppo vero — si sono prestati a un’opera iniqua, vale a dire ad interrompere e danneggiare la conduttura d’acqua che era costata qualche migliaio di lire. Quasi non bastasse a quei malvagi di rompere i canali, ricorsero perfino a vessazioni d’ogni maniera, fino alla provocazione di una stampa libertina. I fondatori addolorati si rassegnano alla persecuzione, ripensando a quella piccola suora che, percossa perché cercava l’elemosina, rispose al brutale: « Questo è per me, ma pei miei poveri? ». E il brutale intenerito le diede una moneta. Così la colonia ripete: « Questo per me, ma per i poveri, ma pel funzionamento della chiesa, ma per le spese occorrenti? ».
Mettetevi una mano al cuore e lasciate che l’altra mano cerchi nella borsa un obolo per sostenere le spese, per pagare i debiti, per procurare il pane ai poveri semideficienti, a quanti s’impiegano e lavorano per dissodare e restituire sana e florida una plaga ritenuta pestilenziale.
Vi saranno anime generose che, per perpetuare il proprio nome e le preghiere per sé e per i suoi, si assumeranno di fare un altare o il pulpito nella bella chiesina? Il capomastro, incoraggiato da monsignor vescovo di Como ora promosso all’arcivescovado di Vercelli, si è assunto di erigere nella chiesa del Pian di Spagna il battistero. Il desiderio di molti, approvato pure da esimi artisti, sarebbe di dipingere sulle pareti e negl’intercolonni i personaggi che si santificarono nelle vicinanze del Pian di Spagna. Questi sarebbero: san Miro, san Guglielmo, sant’Antonio Lerinese, san Gaudenzio, san Benigno, san Fedele, il beato Andrea da Peschiera, sant’Agrippino e la costui sorella [69] santa Domenica. Nessuno aiuterà ad invocare sulla chiesa e sulla colonia la protezione di quei celesti abitatori? - 552 -Il prete assistente della colonia aspetta le offerte, che vogliamo sperare abbondanti.
Inneggiamo alla Madonna del Lavoro del Pian di Spagna invocando protezione ed aiuto a tutte le opere della casa, in ispecie alle altre colonie di Monte Mario, di Arcevia, di Fratta Polesine e di Roveredo Grigioni. Vergine bella, benedici le colonie, le case, gli asili, chi le dirige, chi le aiuta, chi vi ospita e lavora!
Il direttore




p. 550
14
Cfr. Olonio San Salvatore in Pian di Spagna, LDP, dicembre 1903, p. 95.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma