Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1905

22. Pensieri malinconici.acapo. Anno XII, n. 9, settembre 1905, pp. 132-133

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Pensieri malinconici
Anno XII, n. 9, settembre 1905, pp. 132-133. Presentato al processo.
Don Luigi Guanella, recandosi a Splügen, sostava alla nativa Campodolcino e una folla di reminiscenze gli s’aggrappava alla mente ed al cuore, con rimpianti e desideri senza numero e senza nome.
Ripensava alla sua fanciullezza, quando Campodolcino, dedito all’agricoltura, nella semplicità dei costumi viveva con una tal quale larghezza, anche perché i bisogni erano minori. Come si è detto addietro, allora si lavorava e si scriveva alla luce fioca d’un lumicino, si trovava bastevole un pasto frugale e si viveva beatamente sicuri nell’amor di Dio e del prossimo. A questo prossimo poi si procurava di fare il maggior bene possibile senza sforzoostentazione, ma colla naturalezza di chi obbedisce al comando: « Non sappia la tua destra quello che ha dato la sinistra » 22.
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Ora tempi mutati, mutati i costumi e scomparso perfino il vestire caratteristico che faceva dei valligiani quasi un monumento vivente di tradizione e di storia. Allora il Moncenisio ed il ‹SanGottardo non sognavano la larga fenditura che il progresso col suo colossale bisturi vi avrebbe aperto per agevolare le comunicazioni internazionali... e Chiavenna, Campodolcino e tutta la Valle di San Giacomo, stazioni di transito, godevano una floridezza economica il cui ricordo, secondo dice il poeta, torna ora in amarezza 23.
E intanto dal paese impoverito hanno emigrato famiglie intere per cercare nell’industria e nel traffico cittadino larghezza di vivere. Ma quante volte nel benessere economico ha naufragato l’onestà e la religione? Quante volte sono rimaste inalterate l’onestà montanina e la semplicità nativa? Si torni, si torni alla vita semplice, pastorale della coltivazione dei campi, e si pensi che noi siamo nutriti di pane e non possiamo nutrirci di oro! Si torni all’agricoltura [133] e torneranno insieme colla prosperità economica la pace e la fede.
Ora vero conforto, nelle angustie onde fu stretto il cuore di don Guanella nel sostare al suo paese, fu il sentire che un pugno di valorosi, seguendo l’impulso di uno più valoroso di loro, ha ideato una strada che da Campodolcino vada a Fraciscio e prosegua poi recando commercio e vita in quei monti pittoreschi, sovrastati da grandi stese di ghiaccio... sulle quali non nasce il grano.
L’industria ed il commercio fioriscano dove ricchezza di acque potrebbe essere utilizzata, dove cave inesplorate si nascondono forse nel seno tesori ignoti, e la gioventù troverà lavoro in paese né sarà costretta come il lupo a uscire dalla tana, a fuggire nelle lontane Americhe ovvero a recarsi in città in cerca di servizio. Il servizio! Esso è il mar tenebroso dove si smarrisce l’onestà di troppe fanciulle le quali, ove avessero trovato lavoro in paese, si sarebbero serbate pure, semplici, laboriose. Invece...
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Don Guanella invia a’ suoi compaesani di Fraciscio e di Campodolcino un bravo ed un incoraggiamento per la costruzione della strada che recherà loro prosperità e vita, ma insieme raccomanda ad essi di mantenere viva o di rievocare la fede dei loro padri e degli avi, perché col benessere fisico e sociale risorga nella Valle di San Giacomo l’antica fede, una fede operosa, alimentata da un vivo ed efficace amore di Dio e del prossimo.




p. 562
22
Cfr. Mt 6, 3.


p. 563
23
Probabile riferimento a Dante Alighieri, Divina commedia, Inferno, V, 121-123: « Nessun maggior dolore / che ricordarsi del tempo felice / ne la miseria ».


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