Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1905

31. Aiuti chi può.acapo. Anno XII, n. 12, dicembre 1905, pp. 183-185

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Aiuti chi può
Anno XII, n. 12, dicembre 1905, pp. 183-185. Presentato al processo.
Roma rigurgita di lombardi, ed in ispecie di valtellinesi. Perché costoro non aiuterebbero le case nascenti della Divina Provvidenza? Le varie case dell’opera, nella loro povertà, si ingegnano a mandare denaro e personale per soccorrere le fondazioni nella città papale.
La colonia di Monte Mario è gravata da forti tasse, municipali e governative. Assicurano che verranno diminuite di una metà sui terreni e che saranno levate totalmente quelle sul bestiame almeno per un decennio dalla promulgazione della legge sull’agro romano, perché si vuole che fra dieci anni tutt’all’ingiro, fino alla distanza di dieci chilometri dal Foro Traiano, il terreno sia coltivato. [184] Ma intanto le tasse bisogna pagarle, e se qualche anima buona aiutasse si penerebbe un po’ meno.
A Monte Mario si spera nel prossimo impianto d’una tramvia che, partendo dalle vicinanze del Vaticano, s’alzi a Monte Mario e arrivi a Ponte Molle (Milvio), da dove l’esercito di Costantino il Grande scese vittorioso in Roma a piantare la croce. Si parla perfino di una funicolare che porti su i romani a respirare una boccata d’aria buona. Pare probabile una via provinciale che attraversi pel lungo la Colonia di San Giuseppe, e questa le gioverebbe assai.
Ma intanto? Le speranze sono molte e, a dir vero, i risultati della colonia non potrebbero essere più soddisfacenti, ma i bisogni sono grandi perché, si sa, quando si ricoverano orfani, - 577 -derelitti e deficienti non si può sperare di vivere nell’agiatezza. E d’altronde, le lasceremo in preda della fame, in balia della corruzione tante anime riscattate dal sangue di un Dio?
Tuttavia non bisogna scoraggiarsi mai. Nell’agro romano fioriscono parecchie colonie. Il commendatore G‹iovanni› B‹attista› Cerletti, nostro lombardo, le ha tutte guidate. Ora esso incoraggiò a suo tempo la colonia del Pian di Spagna ed ora incoraggia quella di Monte Mario.
I nostri lombardi lasciano il paese natio per andar a cercare fortuna all’estero. Ma quando fosse pubblicata la desiderata legge sull’agro romano e fossero quindi offerte ai coltivatori facilitazioni e vantaggi, potrebbe ben esplicarsi qui nella nostra Italia l’attività dei nostri laboriosi agricoltori, ritornando alle nostre terre l’onore e la feracità. Certo ne sarebbero giovati l’economia ed il decoro della patria nostra ed insieme la fede e il buon costume. L’amor di Dio, della patria e della famiglia reclamano questo ritorno alla coltivazione dei campi, che è quanto dire al culto del focolare.
Procuriamo il benessere nostro applicandoci seriamente affinché il terreno produca quanto più può e se, come insegna e prova il Bonsignori, con una coltivazione [185] razionale noi otterremo triplicato il prodotto, ci avanzerà ancora qualche cosa da mettere in serbo per la malattia o per la vecchiaia. Col lavoro, coll’economia, colla fede e col buon costume l’Italia nostra acquisterà quel primato di onore, di che fu già un tempo gloriosa tra le nazioni.

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