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IL PANE DELL'ANIMA PRIMO CORSO DI OMELIE DOMENICALI ESPOSTE IN UNA MASSIMA SCRITTURALE Evangelio della quarta domenica dopo l'Epifania Lotta |
Evangelio della quarta domenica
1. [76]Leggiamo nel santo Vangelo di questa domenica il fatto seguente. Gli apostoli del divin Salvatore entrarono in una barchetta presso alle rive del lago di Genezaret. Credevano i buoni di non dover stentare assai nel tragitto, perché seco avevano Gesù. Ma improvvisamente levossi un turbine di tempesta, sì che la navicella già minacciava di sommergere.
- 218 -Gesù intanto era là in prora della barchetta, in atto di uomo che riposa dormendo. Allora gridarono gli apostoli: "Signore, Signore, salvateci che noi periamo". Si levò su il divin Salvatore e disse: "Ah gente, gente! Che fede è questa vostra?...". Di poi stese la destra sulle acque e quelle subito si rabbonacciarono. Così si fece subito gran tranquillità20.
[77]Fratelli miei, noi con il santo Battesimo siamo entrati come gli apostoli nella nave del Signore, la Chiesa di Gesù Cristo. Ma perché siamo in nave con Gesù, non dobbiamo credere che basti starsene oziosi e tranquilli. Anzi non vedeste come di preferenza in questa nave sorse improvvisa una burrasca?
Noi siamo in navicella con Gesù e ne godiamo. Però attenzione ci vuole e rispetto. Poi è bisogno di remigare; se fa uopo dobbiamo lottare colle onde più furiose e in far questo raccomandarci a Dio, perché ce ne avvisa l'Ecclesiastico: "Se noi non ci terremo con forza nel santo tremor del Signore, subito rovescerà la casa di nostra salute"21. Ce ne porge ammaestramento altresì il Vangelo della presente festività. La nostra lotta consiste specialmente in raccomandarci a Gesù con molta fede.
2. Premettiamo qui cosa che molti non osservano. Dicono quei del laicato: "Nella barca con Gesù erano gli apostoli, questi furono chiamati a lottare. I laici non devono entrare nelle grandi lotte come i preti, non vi sono chiamati".
Ma vi rispondo: la navicella che è portata sull'onde furiose del lago di Genezaret [78]non è la Chiesa di Gesù Cristo? E voi la scorgete balzata dai flutti, e non movete forza di braccio o di parola per recarle sollievo? Quella nave è come la flotta dei soldati di Gesù Cristo. Verissimo che in questo esercito primo a dirigere è il pontefice e poi i vescovi e i sacerdoti, quasi capitani e ufficiali subordinati al generale in capo. Ma non è men vero che ciascun di voi è soldato. Dovete impugnar la vostra arma e tener l'occhio fisso al vostro sacerdote, e
- 219 -per esso al vescovo e al pontefice. Che se il Signore vi ha fornito di ingegno e ve ne porge l'opportunità, chi vi nega che possiate in questo combattimento distinguervi al pari di un capitano illustre nella Chiesa del Signore? Oh quanti laici si rendono illustri ancora oggidì in questa lotta! Non vedete come anzi fanno a gara per combattere sul campo del giornalismo cattolico, nel campo della stampa cattolica, nel campo delle opere di religione, e in quello di zelo e di carità?
Almeno almeno ogni cristiano dev'essere buon soldato con guardare ad ogni ora a Dio e attendere di fare il suo santo volere. Perocché in un combattimento a morire è un momento. Un soldato che abbia [79]già sostenute giornate illustri e pugnato per lunghi anni, se si sta disattento od ozioso in un'ora sola di pericolo, non ci vuol d'avvantaggio perché cada morto sotto il fuoco di una mitragliatrice. O se è nel mare in burrasca, lasciarsi cadere da una sponda e affondare è sciagura che può capitare in un momento.
3. Per questo dobbiamo stare in attenzione e da parte nostra lavorare in ogni santa opera di bene. Né vale assicurarsene con dire: è un pezzo che faccio bene e Dio non mi abbandonerà. Se abbiamo esercitato qualche atto di virtù, è sol perché Dio ci ha porto abbondante l'aiuto suo. Che se noi adesso lasciamo di operare, chi assicura che il Signore non ci abbandoni? E se ei ci lascia, noi siamo perduti.
Meglio è dunque remigare sino al termine. Finché abbiamo un giorno di vita, lavoriamo. Oh come è nobile il pilota che non lascia il suo governo anche in una vecchiaia laboriosa! Come intenerisce il soldato che cade con l'armi in mano, il contadino che viene meno con l'aratro che guida! Cristiani cosiffatti vuole il Signore per suoi seguaci, perché chi pone mano all'aratro e poi che si guarda addietro, [80]ossia che lascia il lavoro a mezzo, non è lavoratore atto per guadagnarsi il regno de' cieli22.
Guardate entro alla nave della Chiesa, guidata dal pontefice Leone. Quanti non sono e del sacerdozio e del laicato che
- 220 -hanno combattuto con gagliardia, eppure che seguono ancora con intrepidezza maggiore in presente, nel quale è più imminente il pericolo! E noi ci siamo almeno mossi con buon coraggio per abbracciare un remo, per impugnare un'arma?
4. In una lotta quello che aiuta è la fiducia nel valore del condottiere. Confortiamoci, o fratelli. Condottiere invisibile ma poderosissimo del nostro esercito è Gesù Cristo nel cielo. Condottiere poi visibile e non meno sicuro per noi è il pontefice quando, come Vicario del Signore, pubblica gli ordini suoi, sicché noi dobbiamo guardare istantemente là.
Si trova cristiani oggidì non solo del sacerdozio, ma anche del laicato, che al pontefice mirano con ansietà e con rispetto profondo. Del Vicario del Signore ne spiano i passi, di lui ne interpretano con ossequio le intenzioni, di lui ne curano i desiderii con zelo. Beati quando possono portare [81]alto il nome del Vicario di Gesù Cristo. Più beati quando per esprimerne il proprio attaccamento son fatti segno ai dardi più avvelenati degli avversari nemici.
E noi come siamo solleciti almeno di seguire con esattezza gli ordini espressi del Vicario del Signore? Combattiamo sotto alla sua bandiera unicamente, perché nella nave di Pietro che varrebbe un affaticarsi che non è guidato secondo la mente del principe degli apostoli? 5. Diranno molti che di combattere come si disse fin qui o non hanno lo ingegno, ovvero che manca loro affatto la opportunità. A questi rispondo: è proprio vero quel che mi asserite?... Supponiamo che sì. Allora volgete grida supplichevoli di aiuto. Quando una barca è in mezzo al lago sbattuta dalle tempeste, quei che si trovano al lido e che non possono davvantaggio, giovano colle grida, con i consigli, con gli incoraggiamenti vivi. Gente di sì buon volere si trova tanto nel laicato cristiano che forse meglio non fu in molti tempi addietro.
Quanti che si esercitano in digiuni a far penitenza per sé e per gli altri! Quanti [82]che impiegano i giorni in orazioni assidue! E quanti che si obbligano con promessa a ricevere più spesso che possono nella settimana o fra il mese i santissimi Sacramenti! Quanti che gemono a modo di sospirosi, oh quanti! Quanti che per gemere con più pio affetto si ritraggono- 221 - come colombe più pie nelle fessure della roccia, fra le mura di un sacro ritiro!
Li ammirate voi tutti questi cristiani non meno intrepidi? Che pietà se non li distingueste! E se li distinguete e poi che non li imitiate, che sdegno non eccitate!... La nave della Chiesa è fra l'onde in burrasca. Accorriamo tutti. Alla lotta colle onde, alla lotta coi marosi!
1. Dobbiamo entrare in lotta con le onde per recar soccorso alla nave della Chiesa di Gesù Cristo.
2. In questa lotta tutti devono prestarsi.
3. E lavorare poi finché ciascuno ha un grado di forza.
4. [83]In lottare bisogna guardare al gran pilota Gesù Cristo in cielo e a Pietro suo vicario in terra.
5. Chi non sa, ovvero che non può di meglio, basta che dal lido muova voci di supplicazione e di incoraggiamento.