Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1912

4. Appunti.acapo. Anno XIX, n. 11, novembre 1912, pp. 174-176

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Appunti
Anno XIX, n. 11, novembre 1912, pp. 174-176.
Qua e - La fede del Veneto - Sviluppo dell’opera nostra a Fratta Polesine, a Trecenta, a San Cassiano del Meschio - Terre sparse di sale - Il socialismo in Romagna - Le nostre suore a Berra - La parola di mons‹ignor› Morganti - Spiragli di speranza - A Gatteo - L’opera e la memoria di don Luigi Ghinelli - A Roma - L’opera parrocchiale di San Giuseppe - La generosità e la compiacenza del Santo Padre - « Che farà adesso quel disperato di don Guanella? » - Le Figlie di santa Maria della Provvidenza a San Giuseppe e a San Pancrazio - Ampliamenti - Un’occhiata a Ferentino - Ricordi e feste scalabriniane - I pellegrini comaschi.
Il Veneto, specialmente il Polesine, se è terra feracissima, è però feconda anche d’un avviato progresso civile e morale. La religione vi è sentita e professata e molte plaghe danno conforto ed edificazione, per la viva fede e il lavoro, all’avvento d’una civiltà veramente cristiana. Le istituzioni cristiane vi sono stimate, vi prosperano e sono benvedute anche dai partiti avversi. L’opera delle Figlie di santa Maria della Provvidenza vi si sviluppa, specialmente nelle sue applicazioni di ricoveri, di asili infantili, di scuole femminili di lavoro, di oratorii festivi.
Peregrinando qua e , eccoci a Fratta Polesine. La prima casa fondata da pochi anni nel Veneto si è ingrandita fino a ricoverare oltre a duecento persone, divise nei due riparti maschile - 781 -e femminile. Vi ha pure, in mezzo a vasta estensione di terreno, un riparto di abitazione per i sacerdoti più o meno invalidi. La pace e la carità vi regnano sovrane e quel domicilio è per tutti divenuto asilo di pace, su cui si possono leggere le parole: « La casa dei poveri è casa di Dio ». I veneti vi hanno speciale simpatia e i ricoverati vi accorrono da diverse provincie, fino dalla laguna di Venezia. Le autorità comunali e provinciali, quelle della pubblica sicurezza salutano l’istituzione come valvola di sicurezza contro l’invasione di false teorie moderne, pericolose alla società. In quell’opera di ricovero tutti riconoscono l’influenza salutare della fede e della carità cristiana.
Da Fratta a Trecenta, dove l’opera si è iniziata con l’asilo infantile, le scuole di lavoro, l’oratorio femminile; da Trecenta a San Cassiano del Meschio, con il ricovero che vi prospera per la generosità e la beneficenza di benemerita persona.
In Romagna. Si sa che alcune provincie di questa regione furono devastate dal socialismo, il quale come fuoco incendiatore vi distrusse ogni reliquia di culto e di carità cristiana. Quei venerandi vescovi ne sono giustamente impensieriti e i parroci e i sacerdoti tutti sono in continua, dolorosa trepidazione. Sembrano terre sparse di sale, impotenti affatto a dar frutti. Vi attecchiscono però le opere minime degli asili, delle scuole di lavoro in prò delle figlie povere del popolo, le opere in generale a cui attendono le nostre suore in ricoveri, in ospedali, in altre somiglianti mansioni di carità. Nella missione, che la Provvidenza affida in quel campo alle nostre suore, si avvera quel che è della Chiesa simile al granello di senape 6, la sapienza del « Infirma mundi elegit Deus » 7, del [175] « Sinite parvulos venire ad me » 8, invito di G‹esù› C‹risto› ripetuto provvidenzialmente da Pio X che chiama all’altare i pargoli per mettere le basi del « Instaurare omnia in Christo » 9. Nelle opere suaccennate si riesce perché bastano all’uopo uno o pochi locali di casa attigua alla parrocchia, e per il vitto delle suore - 782 -basta una tenue quota mensile dei figli di famiglie alquanto agiate, col tenue concorso in azioni di alcune persone bene comprese dell’opera e l’obolo dei frutti di campagna; mezzi facili e provvidenziali che, mentre valgono a mantenere l’opera, danno occasione felice ad un risveglio di fede e di carità, esca per attrarre i cuori che dall’amore dell’innocenza passano all’amore di Dio e della religione santa.
Così le suore della Provvidenza poterono stabilirsi nella parrocchia di Berra, terreno a prima vista il meno adatto e favorevole. La prova di Berra persuase il parroco della vicina Cologna a procurare al suo popolo uguale beneficio di asilo, di scuola, di oratorio festivo. E si sa che l’eccellente e amato arcivescovo di Ravenna, mons‹ignor› P‹asquale› Morganti, tenne testé pubblico discorso d’incoraggiamento a’ suoi parroci perché seguissero l’esempio di Berra e di Cologna. Oh, se la Provvidenza del Signore aprisse qualche vena aurifera per venire in aiuto a queste opere, quanto bene si farebbe!
A Gatteo di Romagna da una serie di anni il cuore di don Luigi Ghinelli ha fatto nascere la pia opera dei Fanciulli Poveri ai piedi di sant’Antonio da Padova e di n‹ostra› Signora del sacro Cuore di Gesù, divenuti fonte di grazie e di celesti benedizioni nella guarigione di malati, nell’acquisto della pace in seno alle famiglie, nello scampo dai pericoli fisici, nel trionfo sui pericoli morali. Un modesto periodico trimestrale 10 si pubblicò per illustrare la vita portentosa di un’opera intesa all’educazione dei fanciulli poveri dell’intiera parrocchia e per estendere l’opera stessa ad un ricovero per gl’invalidi e ad un ospedale per gli infermi. Questa fondazione ha del singolare, ed è tanto più pregevole in quanto si basa sul fondamento soprannaturale delle promesse evangeliche che dicono: « Domandate ed otterrete, date e vi sarà dato » 11. Fra poco il pubblico leggerà una breve ed edificante vitarella del benemerito sacerdote 12 che - 783 -negli ultimi anni di sua vita chiamò a sostegno dell’istituzione la Casa della div‹ina› Provvidenza, che poi dispose a principale depositaria.
Siamo arrivati così a Roma, dove trovammo una prova nuova della munificenza di Pio X. I Servi della Carità, levatisi di buon mattino il primo giorno del passato agosto, trovaron caduto il tetto del locale, che da più di tre anni serviva di abitazione ai sacerdoti e di ritrovo agli allievi dell’oratorio festivo, e fu miracolo che non avvenisse un disastro di morte per più persone. Lo seppe ben presto Pio X, che sorridendo disse: « Che farà adesso quel disperato di don Luigi Guanella? », e chiamò tosto l’ingegnere Leonori e gli soggiunse: « Fabbricate tosto un vasto edificio ad uso di salone, di oratorio, di porteria, di archivio, ecc‹etera›, con uniti portici ad uso ricreativo, perché il povero straccione possa continuare nell’opera di educare i figli poveri del mondo », e conchiuse: « Pago io ». E i lavori fervono e si è ormai alla copritura, con quella gioia dei nostri sacerdoti che si può soltanto immaginare. Così si vedono fiorire su le opere diverse del doposcuola, del catechismo, dell’oratorio festivo, del circolo della gioventù, della lega dei padri di famiglia, dirette all’ordinamento della nuova parrocchia, popolosa di quindicimila abitanti. In apposito comparto le Figlie di santa Maria della Provvidenza dirigono ed assistono ugual numero di opere a favore del ceto femminile. Si sa che il Santo Padre è soddisfatto. Don Aurelio Bacciarini, il primo parroco di San Giuseppe, pregava un giorno: « Benedite, Santo Padre, alla povera parrocchia di san Giuseppe! ». E Pio X soggiungeva: « Non dite la povera parrocchia, è la più ricca parrocchia di Roma ». Volle celiare allora il Santo [176] Padre; dimostrava però una benevolenza così paterna e cordiale, che gliene siamo vivamente grati.
Tre anni fa il Santo Padre, pregato da don Guanella, permetteva che si chiamasse Ospizio Pio X il ricovero nostro di San Pancrazio rispondendo: « Sì, sì, fatemi capo dei vostri scemi, immortalatemi con loro ». La benedizione che in modo così santamente ameno uscì dal cuore di Pio X fruttò mirabilmente. Il ricovero si allieta nella presenza di cento ricoverate e di cento ospitate scarse di mente. Nell’anno corrente si - 784 -poterono fare riattamenti non pochi, costruzione di lavanderie, di tre vasti dormitori presto riempiti da una cinquantina di derelitte che ivi saran salutate col nome di buone figlie.
Un vasto oratorio si sta innalzando a Ferentino, dove l’opera nostra dopo soli tre anni di lavoro riesce a raccogliere un centinaio di orfanelli e di ricoverati.
L’istituzione nostra a beneficio degli scarsi di mente riesce quasi nuova pur qui nell’alma città, e nei paesi di questo Lazio argomento di gioia e di ammirazione.
Stasera c’è conferenza del comitato per le feste scalabriniane del 14 novembre, in cui si inaugurerà un busto in bronzo alla memoria del veneratissimo nostro concittadino il vescovo mons‹ignor› Scalabrini, fondatore della congregazione dei Missionari di san Carlo in aiuto dei nostri emigranti nelle due Americhe. Qui si diffonde e si legge con schietta soddisfazione la vitarella che compilò, dello stesso mons‹ignor› Scalabrini, quello scrittore chiaro e ripieno di santa unzione che è l’egregio can‹onico› Lorenzo Sterlocchi 13. Il comitato e il rev‹erendo› superiore Vicentini dei missionarii scalabriniani sono grati a lui per la bontà e l’opportunità dello scritto. Dallo stesso comitato e da noi tutti qui si fa lieto plauso all’iniziativa lodevolissima del rev‹erendissi›mo priore di San Bartolomeo, mons‹ignor› Stefano Piccinelli, fattosi promotore d’un pellegrinaggio a Roma per l’inaugurazione del busto cui ho accennato nella chiesa di san Carlo al Corso.
Roma, 28-10-1912.
D‹on› L‹uigi› Guanella




p. 781
6
Cfr. Mt 13, 31.


7
1 Cor 1, 27.


8
Mt 19, 14.


9
Ef 1, 10.


p. 782
10
Cfr. nota 13 a p. 740.


11
Cfr. Mt 7, 7; Lc 6, 38.


12
Riferimento a Leonardo Mazzucchi, Don Luigi Ghinelli di Gatteo (1848-1909), Gatteo 1912, 124 p.


p. 784
13
Riferimento a Lorenzo Sterlocchi, Cenni biografici di monsignor Giovanni Battista Scalabrini vescovo di Piacenza, Como 1912, 93 p.


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