Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1912

5. Da Roma.acapo. Anno XIX, n. 12, dicembre 1912, pp. 191-194

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Da Roma
Anno XIX, n. 12, dicembre 1912, pp. 191-194.
I
La parrocchia di san Giuseppe - Il parroco don Aurelio Bacciarini - La predicazione e le pratiche di culto - Il bollettino parrocchiale - I frutti - Il lavoro delle nostre suore all’ombra della chiesa di san Giuseppe - Buoni presagi - L’opera di Ferentino - La prima Messa del 3 novembre - Dal monastero di Montecassino - A Napoli - Il commiato delle suore per la Calabria - La città di Montefiascone - Le nostre suore nel seminario.
Come è ammirabile la costruzione della chiesa di san Giuseppe, così è consolante ed esemplare il funzionamento della parrocchia che vi è stabilita. Sotto la direzione del parroco don Aurelio Bacciarini, tutto il personale vi si adopera ed affatica con frutto alla salvezza degli abitanti del vastissimo rione. La predicazione che vi si tiene ad ogni Messa festiva è breve, a parabole, chiara, fervente. I giovani sacerdoti sono circondati ogni festa da una turba di fanciulli e fanciulle che ascoltano la santa Messa, odono l’istruzione evangelica adatta alla loro intelligenza. Consola la vista dei cinquecento adolescenti riverenti e divoti. Nel pomeriggio per un’ora continua si spiega il catechismo ai fanciulli, raccolti in trentasei sezioni distinte, indi un breve catechismo ai fedeli, poi un po’ di scuola corale al popolo e quindi la tenera benedizione di Gesù sacramentato che benedice alla folla.
Almeno una volta al mese e nelle maggiori solennità vi ha la funzione dei paggi d’onore del Santissimo Sacramento. Fanciulli e fanciulle, in divisa distinta, si prostrano davanti al Santissimo e adorano, poi sfilano nell’interno della vasta chiesa alternando cantici sacri e poi tornano a genuflettere dinnanzi al santo tabernacolo in adorazione e preghiera, finché se ne partono soddisfatti e rinvigoriti nello spirito.
Un sacerdote ha lo speciale ufficio di preparare i fanciulli alla prima Comunione, secondo le disposizioni sapienti di - 786 -Pio X, e lo spettacolo di fede che danno le schiere di fanciulli che ricevono Gesù Cristo la prima volta si ripete più volte nel mese. E i fortunati si preparano e si fanno accostare le feste seguenti alla seconda, alla terza Comunione, e si prepara così colla frequenza del Sacramento augustissimo una vera rigenerazione religiosa.
Giovano gli oratorii festivi e tutti gli altri trattenimenti con cui i sacerdoti hanno cura continua di quella fanciullezza, esclamando continuamente con Gesù Cristo: « Lasciate che i pargoli vengano a me » 14. Tutto ciò esercita salutare influenza anche sugli adulti e così si è costituito un nucleo di giovani volonterosi a formare il circolo cattolico della parrocchia. Un drappello di essi si è scelto ad apprendere il canto sacro, destinato a condecorare le funzioni e le processioni col Santissimo Sacramento che si svolgono frequenti con viva soddisfazione dei parrocchiani.
Ora, mercé la munificenza del Santo Padre, si stanno ultimando ampii locali di riunione serale e festiva, di doposcuola per i fanciulli, di scuola festiva, di scuola di canto, di conferenze, di riunione di padri di famiglia contanti il numero di cinquecento e pieni di santi e cristiani propositi. La popolazione ne è ben influenzata e si fa più [192] assidua ai santi Sacramenti. Essa in modo consolante si assiepa nella chiesa più volte nei giorni festivi, e con frequenza edificante anche i feriali in occasione di mesi sacri, di novene, di ottavari divoti, di tridui, di esposizioni eucaristiche a cui i fedeli presenziano tutte le ore del giorno e della notte in drappelli regolari di adoratori.
Ho detto che l’abbondante predicazione si fa con sistema evangelico di brevità e di chiarezza, a base di esempi, di similitudini. Sei sacerdoti Servi della Carità vi lavorano a gara, congiunti come un solo. Sono poveri, circondati da cento bisogni per il consolidamento d’una parrocchia nascente. Portano nel cuore il soave peso di quattordici o quindicimila cristiani a loro affidati e confidano sotto le ali della divina Provvidenza e nell’aiuto dei buoni.
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Sono pure da ammirarsi le suore, che in numero di dieci si agitano con zelo ed abnegazione in molteplici opere di bene di fianco alla stessa chiesa. Sono dieci e bastano ad apprestare la minestra a circa duecento fanciulli poveri del popolo, ad assistere circa duecento Figlie di Maria ed egual numero di madri di famiglia; le une attendono agli oratori festivi, le altre a preparare le prime Comunioni e le Cresime, che sono frequenti. Ora si sta disponendo un laboratorio femminile destinato a togliere dalla piazza e dai pericoli buon numero di figlie povere ed abbandonate. Vi ha pure un esempio di ricovero che si estenderà più tardi, quando sia per piacere alla divina Provvidenza.
Da ultimo, i Servi della Carità compilano un modesto bollettino bimensile che porta il nome di Voce amica, variato di articoli morali, religiosi, apologetici, di massime, di avvisi, di esempi ed aneddoti, con gli orarii e la statistica della parrocchia, e dal principio di agosto il bollettino si sparge a centinaia di esemplari gratuitamente fra la popolazione.
Ecco in breve l’andamento morale della parrocchia, ad incoraggiamento comune, a soddisfazione dei generosi che hanno aiutato e aiuterannobelle opere che danno diritto alle migliori speranze.
Per invito dell’eccellentissimo monsignor Domenico Bianconi e della locale congregazione di carità, a Ferentino, nel Lazio, or sono tre anni s’iniziò un ospizio, orfanotrofio-ricovero per i bisognosi della città e del Lazio, ed ora i ricoverati sorpassano il centinaio. Domenica 3 novembre fu festa di famiglia, per la casa ed il vicinato, la prima Messa celebrata dal nostro novello sacerdote Gaetano Bassani dei Servi della Carità. Vi presero parte le più rispettabili famiglie della cordiale cittadina e il popolo esultò in effusione di fede e di carità. Moltissimi s’accostarono ai santi Sacramenti. Recitò il discorso d’occasione il reverendissimo superiore dei padri bufalini 15, infervorando tutti a sentimenti di fede e di carità verso il sacerdozio santo. - 788 -I confratelli delle varie case augurano al neosacerdote un ministero santo, coronato del premio che il Signore riserba a’ suoi degni ministri.
Carissima è l’impressione che desta Montecassino. Si sale per un’ora e mezza dal piano al monte scosceso e vi si affaccia una maestosa costruzione lunga duecento metri, larga centocinquanta. Tre immensi cortili a porticato dividono l’abbazia. Per tre scalee si sale al massimo tempio, coperto interamente dei marmi più ricercati, adorno di mosaici, di pitture, di statue, dove profusero il loro ingegno il Michelangelo, il Sangallo, gli artisti più celebri delle scuole romana e napolitana. Nella parte più romita dell’amplissima abbazia si venera la camera di san Benedetto. Vi sono corridoi e portici lunghi duecento metri, colonnati, atrii; qua e statue e figure rappresentanti i principi più insigni da Carlo Magno in poi, i pontefici, i cardinali, i benefattori più insigni del santuario, poi i santi e le vergini dell’ordine benedettino, in bassorilievi, in mosaici, in dipinti che fanno esclamare ai visitatori: « Oh, i figli gloriosi d’un gloriosissimo padre! Lodiamo Dio ne’ suoi santi! ». Giungiamo alla vista del paradiso: [193] da immensi parapetti si vedono in visioni incantevoli valli, monti, paesi...
Sono le 5 di sera del penultimo giorno d’ottobre; suona grave la campana che indica ai contadini, agli artigiani, agli operai il cessar del lavoro. Noi discendiamo a prendere il diretto delle 8 che ci mena da Cassino a Napoli.
L’indomani per brevora salgo in tramvia al monte ‹di› San Martino, già sede gloriosa dei religiosi certosini. Ora il convento famoso è convertito in vasto museo dell’arte specialmente napoletana. Ai due lati del celebre monastero si svolge il famoso balcone; vi ci affrettiamo, di si para innanzi la veduta stupenda e fantastica di Napoli, del mare, delle isole. Il golfo di Napoli è uno dei più belli del mondo. Dicono che, se non lo sorpassi, l’uguagli appena il golfo di Pera a Costantinopoli. Al balcone di Napoli voi accostate alle orecchie il cavo delle mani e sentite il vocio di tutto il chiassoso e giocondo popolo napoletano misto col fruscio delle onde del mare. Discesi a Napoli, affidai a buone mani le Figlie di santa Maria della Provvidenza - 789 -destinate ad una fondazione a Laureana di Calabria e mi restituii a Roma.
Montefiascone è città dell’alto Lazio e conta diecimila abitanti. Siede su di un colle a seicento metri sul livello del mare, prospetta il lago di Bolsena. Gli abitanti vi sono intelligenti, quantunque non alla portata dell’attuale progresso economico ed industriale di altre regioni. L’episcopio è sontuoso; la cattedrale rotonda è alta come il nostro duomo di Como. Fu già sede cardinalizia. L’ultimo vescovo vi morì in odore di santità. L’attuale vescovo mons‹ignor› Rosi desiderava l’opera delle nostre suore per servizio di cucina e di guardaroba nel suo seminario regionale. Non si poté non acconsentire in ossequio a invito venuto dall’alto e in segno di affetto verso il nostro mons‹ignor› Emilio Poletti testé consacrato vescovo di Bagnorea, che dista poco più di un’ora da Montefiascone. E anche a Montefiascone iniziarono così l’opera loro le nostre suore.
II
L’udienza pontificia del 10 novembre - L’amabilità del Santo Padre - « Che cosa mi portate? » - I pellegrini comaschi a Roma - Inaugurazione del busto a mons‹ignor› Scalabrini - Il pellegrinaggio alla nostra chiesa di san Giuseppe. - Dal Santo Padre di nuovo - « Voi siete cosmopolita » - Il discorso e la benedizione del Santo Padre - « Quanto è buono! ».
Il sommo pontefice è la prima autorità della terra. Il presentarsi a lui suscita sentimenti di alta riverenza e di gioia inesprimibile. Mi presentai genuflesso ai suoi piedi ed egli tosto mi rialzò e mi fece sedere e mostrandomi le mani concave mi disse scherzosamente: « Che cosa mi portate? Non avete niente da mettere in queste mani? ».
Risposi: « Sì, Santo Padre, la vita, il lavoro delle due congregazioni, specialmente dei Servi della Carità a cui vostra Santità ha dato nello scorso agosto prova di speciale benevolenza 16, dei - 790 -Servi della Carità che lavorano nella vicina parrocchia di san Giuseppe ».
« Lo so che lavorate; applicatevi con intensità, perché possiate ben regolare quella vostra parrocchia ».
Dissi pure ridendo: « Quando si possa vendere a Monte Mario, spero di poter versare a v‹ostra› Santità un discreto fascetto di cartevalori ».
Ed egli: « Non pensate a vendere ora; il Monte Mario ha un avvenire... Ma bisogna attendere ».
Feci cenno al Santo Padre di certo progetto tanto utile; e mi disse: « Avete i soldi? ».
« Tengo l’equivalente ».
« Convertite l’equivalente in moneta sonante e farete quello che il vostro cuore molto grosso desidera e che io approverò ».
Intanto facciamo preghiere a sant’Antonio benedetto; faremo più intense preghiere a santa Maria della Provvidenza e ripeteremo cento volte al giorno: « Cuor di Gesù, provvedeteci », e speriamo di potere in tempo non lontano rallegrare con una buona notizia i lettori benevoli del nostro periodico.
[194] La mezzanotte del giorno 13 io e mons‹ignor› Bianchi incontrammo i pellegrini comaschi alla stazione di Termini. Altri colle vetture pronte furono condotti ad alloggiare nell’albergo della Cancelleria, altri in maggior numero conducemmo all’ospizio di Santa Marta, dove i pellegrini lodarono la decenza e la carità delle suore assistenti. L’indomani fu solenne l’inaugurazione del busto di bronzo dell’ammirabile e illustre vescovo e fondatore mons‹ignor› Scalabrini. Oratori distinti parlarono prima di scoprire il monumento, e dopo la Messa pontificale disse con enfasi del commemorato il prevosto di Fino monsignor G‹iuseppe› Cattaneo.
Stamane il pellegrinaggio comasco-piacentino venne alla nostra chiesa di san Giuseppe, ricevuto dai nostri sacerdoti. La nostra schola cantorum accompagnò con plauso la Messa solenne celebrata da mons‹ignor› Stefano Piccinelli, il conduttore del pellegrinaggio comasco. Anche il reverendissimo prevosto mons‹ignor› Mangot della cattedrale di Piacenza, amico intimo del compianto vescovo, volle celebrare nella chiesa stessa. Recitò infine un chiaro e plaudito discorso mons‹ignor› Cattaneo, - 791 -accennando a san Giuseppe e al sommo pontefice. Il nostro d‹on› Cesare Pedrini diè il commiato ai pellegrini e disse ringraziando della visita e dando l’arrivederci quaggiù in terra... lassù in paradiso.
Ci si incamminò tutti al Vaticano, dove il papa ci avea a ricevere in udienza. Il S‹anto› P‹adre› quando mi vide disse scherzosamente: « Anche voi qui? Anche voi siete comasco? Voi siete cosmopolita ». E poi: « Lasciatemi sedere, perché le mie gambe non reggono come le vostre ». E salì il piccolo trono. Ringraziò i pellegrini, elogiò la carità e il sacrificio di mons‹ignor› Scalabrini e concluse: « Portate a tutti 17 la benedizione del papa ». E dispensando la sua augusta benedizione la estese in modo speciale agli infermi, nominando il venerando priore del Santissimo Crocefisso 18.
Il centinaio di pellegrini avrebbe voluto prostrarsi al bacio del sacro anello, ma il Santo Padre disse in gergo veneto: « Non guastate, non guastate », cioè: « Non mi trattenete che ho troppe cose a fare ». E si tolse il Santo Padre ai nostri occhi, mentre tutti si ripeteva commossi: « Quanto è buono! Quanto è buono! ».
Roma, 17 novembre 1912.
Sac‹erdote› Luigi Guanella




















p. 786
14
Mt 19, 14.


p. 787
15
Riferimento ai Missionari del Preziosissimo Sangue, fondati da san Gaspare Del Bufalo (1786-1837).


p. 789
16
Riferimento al decretum laudis concesso ai Servi della Carità il 15 agosto 1912 dalla Congregazione dei Religiosi con la lettera Humanis miseriis sublevandis.


p. 791
17
Originale: Portate tutti a tutti.


18
Riferimento al religioso somasco Vincenzo De Renzis; nato nel 1857, era parroco-priore del santuario comasco dal 1893 e morì poco dopo questa udienza, il 28 dicembre 1912.


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