Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1913

2. Don Luigi Guanella in America.acapo. Anno XX, n. 2, febbraio 1913, pp. 17-21

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Don Luigi Guanella in America
Anno XX, n. 2, febbraio 1913, pp. 17-21.
Lettere a Leonardo Mazzucchi, Boston, 31 dicembre 1912 (E 1858); Boston, 7 gennaio 1913 (E 1859).
I
Stralci di lettere - A Boston - L’opera ammirevole degli scalabriniani - Messis multa, operarii autem pauci 3 - Il signor Vincenzino - La chiesa del sacro Cuore di Gesù per gli italiani in Boston e l’azione del parroco p‹adre› Gregori - Dal card‹inale› arcivescovo - 795 -O’Connell - I nostri voti - Una visita a Providence - Il vescovo mons‹ignor› Harkins - I p‹adri› Quaglia e Orosz - La cattedrale dei santi Pietro e Paolo - Visita alle chiese ed ai monumenti pubblici - Inviti da Buffalo, Chicago, ecc‹etera› - Speranze e auguri - I ricami di Tor de’ Specchi.
Così scrive da Boston, in data del 31 dicembre 1912, il nostro venerato superiore.
Qui col divino aiuto si termina l’anno e s’incomincia il nuovo 1913. Fiacchezza e timidità nostra non esser venuto qui almeno dieci anni prima. Il desiderio lo si aveva ancor prima di dieci anni fa, ma bisognò aspettare dall’alto la chiamata. E il m‹olto› rev‹everendo› p‹adre› Gregori ne fu strumento ben degno. Mi è più che fratello e quasi angelo tutelare.
In questa casa dei p‹adri› scalabriniani si sta ottimamente e perfino deliziosamente. Vi è da esercitarsi nel sacro ministero e vi è da edificarsi con questi ottimi ed operosi sacerdoti. Il lavoro vi è indefesso e si dice che per il soverchio lavoro non a lungo possono protrarre la vita. Ne ho visitati parecchi nelle varie case, giovani tuttavia ma affranti nella salute. I religiosi di mons‹ignor› Scalabrini godono fama edificante di buon esempio e di operosità. Ma anche per loro si avvera il « Messis multa, operarii autem pauci ». Nel colmo delle loro fatiche si confortano nella fiamma della più schietta carità fraterna ed è un divertimento ed una soddisfazione il vederli di sera inoltrata passare un’oretta fraternamente lieta di giuoco, di canto, di suono.
Il signor VincenzinoArcelli›, il primo dei fratelli laici della congregazione di mons‹ignor› Scalabrini, di condizione civile, che dovette per mancanza di salute troncare gli studii ecclesiastici, da ventiquattro anni è in quella casa, dove è maggiordomo e inserviente ed è cantore esimio; è la vita e il tripudio della casa, è la gioia della colonia bostonense italiana. Pio, caritatevole, ameno sempre, il nome del signor Vincenzino corre [18] sulla bocca di tutti ed è un fenomeno d’ilarità santa.
In America le chiese sono tramezzate fino a metà altezza ed hanno una cripta inferiore per i catechismi dei fanciulli, per le Confessioni ed i ministeri ordinarii. Questa del sacro Cuore è - 796 -frequentata nei feriali, affollatissima nei festivi ad ognuna delle cinque Messe che vi si celebrano. Il p‹adre› sac‹erdote› Vittorio Gregori vi è parroco indefesso, occupato da mane a sera. Giovane di trenta anni scrisse: Fiori sparsi d’un gran vesc‹covo› (massime, consigli, ricordi di mons‹ignor› Giovanni Battista Scalabrini), La Benedetta in tutti i secoli e l’Omnis lingua confiteatur! Pagine d’illustri credenti che cantano le glorie di Dio e della Chiesa 4. Sta elaborando altre opere di simil genere. Il p‹adre› Gregori si apre una carriera luminosa per fare tutto quel bene a cui lo stimola‹no› lo zelo e la rettitudine sua.
La vigilia del santo Natale mi presentò all’em‹inentissimo› card‹inale› arcivescovo O’Connell, il quale evocò ben tosto i ricordi di Roma e della chiesa nostra di san Giuseppe, accolse con grato animo le raccomandazioni dell’em‹inentissimo› cardinal Domenico Ferrata nostro protettore, baciò con particolare riverenza l’autografo con cui Pio X si degnò di accompagnarmi qui ed espose l’augurio che le opere nostre prendano anche qui forte consistenza, così da operarvi gran bene in favore e dei nostri italiani e degli indigeni inglesi. Il Signore ascolti i voti nostri e quelli del porporato eminentissimo.
La figura-ritratto del vecchio d‹on› Guanella la vollero far comparire sui varii giornali della città con quella di p‹adre› Gregori, per cui le visite di complimento si fanno frequenti. Giovedì sera i coloni italiani improvvisano un pranzo di oltre cento coperti per allietarsi del ritorno del pastore fra il suo gregge. Si sa che p‹adre› Gregori passò quattro mesi in Italia, fu a Milano, a Como, a Roma dove predicò con frutto grande la novena dell’Immacolata a San Carlo al Corso.
Ieri il p‹adre› Gregori mi accompagnò a Providence, che dista circa un’ora di ferrovia. Providence è abitata da circa 175.000 italiani, tedeschi, polacchi, canadesi, irlandesi, portoghesi, giapponesi. Il vescovo mons‹ignor› Matteo Harkins ci accolse con grande benevolenza, commendò [19] l’opera nostra - 797 -e promise di raccomandarci ai parroci. Il m‹olto› rev‹erendo› p‹adre› Leonardo Quaglia della Congregazione di san Carlo, operoso e zelante parroco in San C‹arlo› B‹orromeo›, 45 Moorefield St‹reet›, vorrebbe le nostre suore per un asilo-ricovero di fianco alla chiesa, in aiuto della parrocchia-colonia composta completamente di italiani quasi tutti meridionali (Caserta, Avellino, Frosinone, Ferentino, paesi calabresi, dove son già case nostre).
La cattedrale dei santi Pietro e Paolo gareggia colle nostre migliori d’Italia. Vi noto due ostensorii alti un metro, d’oro legato in argento, intarsiato di gemme e di brillanti, regalo dei parrocchiani. Il parroco, che fu discepolo dell’illustre segretario di Propaganda e amico nostro mons‹ignor› Laurenti, ci fu cortesissimo. Ed oltremodo cortese ci fu il m‹olto› rev‹erendo› p‹adre› Federico Orosz, convertito irlandese, che fu anche sul lago di Como, in val Bregaglia, a St. Moritz; dottissimo sacerdote, scrittore applaudito e bravo linguista. Egli ci ospitò alla Accademia del sacro Cuore fondata dalla ven‹erabile› Duchesne, mandatavi dalla stessa beata Barat. Ivi si educano le fanciulle delle più distinte famiglie, collegio sontuoso, circondato da vasto parco. Un’allieva volle regalare un calice ornato di brillanti del valore di 7000 dollari; noi avremmo celebrato con quel calice, se avessimo potuto fermarci sino al mattino seguente. Il padre Orosz ci accompagnò a visitare l’ufficio dei giornali, la banca e la chiesa anglicana detta della Grazia, dove abbondano i marmi trasportati dall’Italia.
Nelle chiese e nei monumenti pubblici la nitidezza è ammirabile. Nelle chiese si osserva la liturgia in modo esemplare; anche i nostri italiani vi osservano un silenzio e una compostezza americana.
Ci aspettano a Buffalo, a Chicago ed altrove parecchi a cui giunse notizia del nostro arrivo, e di ciò si dirà quando, a Dio piacendo, dopo l’Epifania potremo per una quindicina di giorni pellegrinare alle diverse capitali degli Stati Uniti.
Per ora rinnoviamo augurii di buon fine e di buon capo d’anno e preghiamo il Signore a continuare sopra i due istituti e sopra i benefattori e benevoli nostri la sua santa benedizione.
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Io godo perfetta salute e la penitenza mia è di rispondere agl’inviti di pranzo, [20] come oggi dai rev‹erendi› p‹adri› francescani. Sulla fine di gennaio avrò terminate le mie pellegrinazioni, che pare possano aprire un largo campo ai due istituti. Se potessimo aver qui i ricami di Tor de’ Specchi, ne potremmo ricavare quasi 100.000 lire, o quanto ed ultra occorrerebbe per la chiesa di sant’Elena a Roma.
Boston, 31-12-1912.
Aff‹ezionatissi›mo d‹on› L‹uigi› Guanella
II
La burrasca del viaggio e falsa notizia di naufragio - Visita ad un ricovero americano - Millecinquecento infelici - In automobile per le vie di Boston - Da New York a St. Louis - I lavori dell’ing‹egnere› Leonori a Washington - Gli italiani di Boston - La gerarchia ecclesiastica - Vita americana - Saluti.
Ecco un saggio di altra lettera, mandata da Boston il 7 gennaio 1913.
Mi fu cara la notizia dell’Oremus pro peregrinantibus... Ringrazia tutti, e pure le orazioni delle suore. Veramente il mare fu cattivo e potemmo approdare a New York con due giorni di ritardo, il bastimento che seguì dopo noi dovette ripararsi in un porto. Per un malinteso si sparse in Piacenza la notizia della morte di p‹adre› Gregori ed allarmò non poco.
Ieri visitai uno stabilimento-villaggio, il primo e più fiorente degli Stati Uniti, che ricovera millecinquecento infelici. Una siciliana ed una fiorentina, inteso l’accento italiano, mi si strinsero attorno e vollero accompagnarmi e cercarono di darmi spiegazioni, e non davano fine ai lamenti perché non hanno la santa Messa e le funzioni protestanti a loro non piacciono. Per lasciarle in pace dovetti promettere loro di dar notizie della diletta madre e consegnare qualche regaluccio religioso. Quanto cuore e quante sofferenze nel cuore di quelle sceme!
Ogni padiglione ha distribuiti in proprii scomparti, secondo l’età e il grado di deficienza, gl’infelici. Ma tutti, uomini e donne, vi sono suscettivi di istruzione. Vi sono tutti i mestieri, come in un perfetto laboratorio, ma ridotti alla più grande - 799 -semplicità. Vi si fabbricano ogni cinquecento paia di scarpe. Il sistema d’insegnamento Montessori vi è applicato su larghissima scala e in forma meravigliosa. Vi fioriscono i lavori femminili di lavanderia, di stireria, di cucito, di ricamo, di confezione di stuoie, ecc‹etera›. Sale di musica e di ricreazione, dappertutto una pulitezza straordinaria. Vi cercai i reparti di deficienti non suscettivi d’istruzione e non ne trovai, all’infuori d’un’infermeria di venti bambini. In questo Stato abbondano i deficienti e vi sarebbe posto per l’opera nostra. Lo Stato dispone per ogni ricoverato di 8 dollari settimanalmente, oltre alle spese straordinarie.
In veloce automobile il molto rev‹erendo› parroco del luogo mi accompagnò per un’ora con un gentilissimo signore traverso la città. La giornata era come le più belle di primavera da noi. Qui il clima varia da un giorno all’altro. La vigilia di Natale, stando già a ridosso del palazzo del card‹inale› arcivescovo, buffi violenti di vento e di neve mi facevano perdere la tramontana. Protestai sensi di viva gratitudine ai cortesi signori che mi accompagnarono e mi risposero con sorriso compiacente: « Orate pro nobis », e quell’egregio signor direttore: « Ritornate altre volte ». Ho visitati varii luoghi e città di questi dintorni e trovai dappertutto gentilezza di modi e di parole.
Domani finalmente riparto con p‹adre› Gregori e sarò assente per tre settimane, in visita delle più importanti città e degli illustri loro vescovi, da New York a St. Louis. Sosteremo a Washington per visitarvi la chiesa coi monumenti di Betlemme e del Calvario che vi costrusse il comm‹endatore› ing‹egnere› Leonori e che quell’illustre amico rinnoverà nella cara chiesa nostra di Como nella prossima primavera.
In Boston, come in altre città dell’Unione, molti italiani del Mezzogiorno sentono la religione ed anche la praticano a loro modo; [21] hanno il difetto di poca coltura e d’invadenza, per cui mal s’accordano coi nostri settentrionali e son pure sospetti agli americani.
Qui si praticano tutte le religioni del mondo, il governo non ne professa veruna. Le istituzioni governative, come la accennata dei deficienti, sono un grande apparato umano ma senza la scintilla del soprannaturale.
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I cattolici attendono con attività alla formazione di chiese, di scuole, di altre istituzioni, quindi non si ha in bocca e in cuore che il dollaro. E si ammucchiano i dollari per mezzo di lotterie, di concerti, di feste che durano dalle 9 alle 4 di una nottata. Il nostro sacerdote Spigardi, che già a St. Louis fabbricò tre chiese con zelo indefesso, nell’ultima delle sue lotterie ebbe il frutto di 25.000 dollari.
Nella gerarchia ecclesiastica come civilmente il vescovo è tutto e, come a capo della religione, a lui si attribuisce la proprietà delle chiese e degli enti ecclesiastici. Per cui, ad esempio, il card‹inale› di Boston è intestato di oltre un miliardo; come stipendio proprio cattedratico ha il 5% del provento delle trecento sue parrocchie.
Come il vescovo nella diocesi, così il parroco nei limiti della sua giurisdizione è pontefice e re, e può richiamare o allontanare istituzioni e congregazioni come gli talenta. Per le scuole parrocchiali, che sono in mano delle suore, il parroco 200 dollari ad ogni insegnante, con quattro mesi di vacanza nei quali la suora può guadagnare per sé. Vescovi e parroci son gelosi che il denaro qui guadagnato non si mandi in Italia. Nelle feste di Natale e di Pasqua i fedeli portano doni tali da sopperire in gran parte alle spese della parrocchia e delle scuole, per le quali il solo riscaldamento nei quattro mesi invernali costa almeno 4000 dollari, poiché qui case private e locali pubblici si riscaldano giorno e notte. In America si lavora febbrilmente, ma si vogliono tutti i comodi della vita. Per fede e generosità nelle opere cattoliche si distinguono i canadesi, gl’irlandesi, i polacchi.
Abbiam qui commensale il ferrarese p‹adre› Draghetti, oratore di grido. La divina parola s’imparte qui, come da noi, per pochi minuti ad ogni Messa festiva che si ha ogni mezz’ora giacché i sacerdoti binano, contando la parrocchia dai 30 ai 40 mila abitanti. Sventuratamente i veri praticanti sono il 10 ed il 20%. Frequentano la chiesa finché sono poveri, quando hanno adunato della fortuna si ritirano in villini costrutti nei dintorni della città, pur senza interrompere i loro negozi.
Oremus et laboremus. Saluto tutti.
Aff‹ezionatissi›mo d‹on› L‹uigi› Guanella




p. 794
3
Mt 9, 37; ripetuto nell’articolo.


p. 796
4
Riferimento a Giovanni Battista Scalabrini, Fiori sparsi d’un gran vescovo, a cura di Vittorio Gregori, Roma 1908, 273 p.; per le altre due pubblicazioni cfr. nota 1 a p. 793.


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