Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1913

3. Il viaggio di don Luigi Guanella traverso gli Stati Uniti d'America - Appunti e impressioni.acapo. Anno XX, n. 3, marzo 1913, pp. 34-42

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Il viaggio di d‹on› Luigi Guanella traverso gli Stati Uniti d’America
Appunti e impressioni
Anno XX, n. 3, marzo 1913, pp. 34-42.
Autografo, Archivio Storico Guanelliano, Como (V, 7) trasmesso con lettera a Leonardo Mazzucchi, Boston, 31 gennaio 1913 (E 1860).
Come abbiamo promesso nell’ultimo numero del nostro giornaletto 5, pubblichiamo qui con la più viva compiacenza notizie e impressioni del viaggio compiuto da don Luigi il passato gennaio traverso gli Stati Uniti del nord America; notizie e impressioni che egli stesso, in un tempo prezioso sottratto alle molteplici sue cure, tracciò e ci trasmise da Boston in data del 31 gennaio.
I
In visita dalle autorità ecclesiastiche - L’americano vuol parole brevi - Divagazioni sugli italiani - Lamenti per la legge probabile che vieta l’immigrazione degli analfabeti - Che cosa sono le scuole parrocchiali? - I sacerdoti devono provvedere alle chiese ed alle scuole - Rapporti con i vescovi - Modi... americani di provvedersi i mezzi finanziari - Benemerenza degli scalabriniani - Come si costruiscono le chiese - Vita italiana.
Abbiamo fatto visita alle autorità ecclesiastiche. Con le autorità ecclesiastiche come con quelle civili, perfino con i privati per affari d’ufficio, bisogna mostrarsi svegli, pronti, ed esporre in poche parole le proprie idee. In generale gli americani intendono e penetrano tosto la questione, rispondono con brevità e non è conveniente replicare, la loro parola è decisiva; è proverbio che la parola dell’americano è come un documento. Gli italiani non sono avvezzi a tanta serietà e gli americani trattano malvolontieri con noi di affari.
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Gli italiani sono cercati e di loro si valgono per lavori di preferenza manuali. Minaccia ora una legge che proibirebbe la immigrazione agli italiani e agli altri nazionali se non sanno leggere e scrivere, e questo suscita polemiche e critiche perché, quando tutti siano istruiti, chi si rassegnerà a lavorar la terra? Gli immigrati che per legge siano obbligati a frequentar la scuola sino ai 14 anni non si adatteranno più a lavorare in mestieri bassi; aspireranno agli impieghi, al commercio, talora alle professioni, e così si naturalizzeranno americani, ‹che è› quanto desiderano le autoritàecclesiastiche che civili. Alcuni vescovi sono rigorosissimi in argomento e non permettono nelle scuole elementari parrocchiali l’insegnamento della favella italiana. Chi non sa la lingua del paese sarà sempre poco apprezzato.
Che cosa sono le scuole parrocchiali? Il governo degli Stati Uniti è ateo e non vuole che nelle scuole si discorra di Dio; ogni nazione ed ogni religione provvede a sé, lo Stato non si immischia e lascia libertà a tutti 6. I sacerdoti missionari delle varie nazionalità, entrando negli StatiUniti›, si presentano dal vescovo il quale affida loro una cristianità con questo linguaggio: « I vostri nazionali, se sono cattolici, pensino loro a costruirsi la chiesa e a mantenersi il pastore; io vescovo mi farò - 803 -garante su parte dei capitali che subito vi bisognano allo scopo, ma voi dovete pagare tutto a poco a poco ». Chi perciò non si mostra buon amministratore, abbia pure altre doti di zelo e di pietà, sarà messo fuori dalla cura d’anime. I sacerdoti missionari sono ad nutum del vescovo, il quale assume prima un sacerdote come semplice amministratore, di poi come parroco, ma parroco amovibile ad nutum del vescovo.
Press’a poco all’istesso modo son trattati i membri di congregazioni religiose, sì maschili che femminili. Secondo la legge civile, proprietario è il capo religioso, che [35] quindi è intestato ad esempio per un miliardo di sostanze; così il vescovo viene ad essere come un banchiere responsabile. La nazione americana è detta la nazione del dollaro, le banche vi sono denominate templi del denaro.
Ora la chiesa e il sacerdote non bastano; bisogna provvedere anche le scuole cattoliche, perché quelle dello Stato sono atee. Bisogna dunque fabbricare le aule per duecento, per quattrocento, per ottocento allievi, e bisogna insegnare secondo il programma dello Stato in lingua inglese ed esaurire il programma. Si chiamano allora per lo più i Fratelli delle scuole cristiane e le suore americane, benché autorizzate semplicemente dal vescovo. Alle suore si danno per stipendio 200 dollari e tutte le provvigioni d’arredi scolastici e di caloriferi. L’insegnamento dura circa otto mesi.
E chi paga? Deve pagare il parroco missionario, che deve industriarsi; se non vi riesce dopo una serie d’anni con l’aiuto del vescovo, che concede mutui, come si è detto sopra per la chiesa, quel parroco è un dappoco e ‹si› minaccia di essere messo da parte.
Ma come si fa ciò tra gli italiani, usi più a ricevere che a dare? Bisogna a poco a poco avvezzarli anche a dare, sia per la chiesa sia per le loro scuole. Sono in voga i concerti, i trattenimenti, anche i balli per nottate intere. Si dice che qui il ballo non sia molto pericoloso; un regolamento assegna con indifferenza le ballerine a persone e luoghi, vi assistono i genitori, anche il parroco, perfino il vescovo, allo scopo di tutelare l’ordine, e così per una o più volte all’anno si raccolgono forti risorse per il mantenimento della chiesa e delle scuole. Si fanno - 804 -poi oblazioni vistose nella ricorrenza delle feste di Natale e di Pasqua ed in altre ancora. È raro che un sacerdote non riesca in breve a ordinare la sua chiesa e la sua parrocchia.
I sacerdoti della Congregazione di san Carlo del compianto nostro mons‹ignor› Scalabrini si distinguono sopra tutti e venticinque anni fa furono i primi a penetrare nelle maggiori città dell’Unione americana. Agli scalabriniani tennero dietro in seguito congregazioni di ogni nazionalità, per cui le chiese crescono e si moltiplicano meravigliosamente.
Le chiese e le costruzioni in genere si fanno in legno. Dalle foreste vergini, introdottovi un ramo ferroviario, si estrae il legname che pervade l’America e l’Europa. Si fissano i cantonali della costruzione su d’un fondamento in mattoni e vi si innalza un salone, che si dice basamento, e serve ai bisogni più comuni e nei feriali e talvolta anche per scuola; sopra, un altro salone più alto per le funzioni festive e solenni. La chiesa poi si arreda a poco a poco.
Le varie provincie d’Italia vi vogliono la statua del santo o della santa, dei varii titoli della Madonna e de’ suoi santuari nel loro paese. Attorno a quei simulacri si adunano i fedeli delle varie regioni e intorno e col nome di essi caratterizzano i loro costumi nazionali, religiosi, civili, commerciali, industriali. I genovesi sono in ciò i primi e i più generosi nelle offerte, i meridionali sono rinomati per le loro pratiche religiose. È da notare che i settentrionali e i genovesi in ispecial modo non possono convivere con i meridionali e dopo le prime prove di fortuna se ne distaccano. I meridionali sono di cuore ma scottano come le fiamme dei loro vulcani, per cui gli americani se ne stanno lontani più che possono. Vivono in quartieri poveri e affollati come ovili. Son gelosissimi delle loro figliole, non le lasciano uscir sole, tosto a 16 anni le sposano per metterle fuori di pericolo. Il siciliano tiene la sposa all’araba, non la lascia uscir di casa ed esercita su di lei un’autorità somma.
II
Gradi di abbassamento dell’America - L’America del dollaro, del godimento, della dissoluzione famigliare, dell’egoismo, del materialismo - Brutti pronostici - L’America sarà grande se si appressa - 805 -a Dio - Le nuove magnifiche cattedrali degli Stati Uniti - La statua della Libertà a New York.
Quando la donna sposa un americano, divien padrona e comanda. La donna americana esce tutte le ore; se il marito domanda: « Dove fosti? », ella risponde: « Che importa a te? ». Si diporta con libertà grandissima. Qui vige la legge del divorzio. Non è meraviglia che nelle città popolose si facciano duecento e trecento soluzioni di cause divorziali. Il marito ricco forma un appannaggio [36] alla donna e questa con indifferenza si cerca altrove una famiglia.
L’America del dollaro: primo grado; secondo grado: l’America del godimento; si discende al terzo grado: quello del discioglimento della famiglia 7.
In America nessuno, ricco e povero, quando è malato si cura in casa; tutti all’ospedale, anche i milionari. A Chicago sono più di cento gli ospedali. Visitammo i due grandi ospedali della madre Cabrini e vi abbiamo trovato, specie nell’ospedale dei signori, quanto la umana scienza e le umane comodità possono desiderare. Non si bada a spese, un ricco contribuirà anche con 100 dollari quotidiani o settimanali.
Si corre al quarto grado, dell’egoismo. I ricchi vivono in palazzi dorati e non si curano del bracciante che vive in capanne a gelare nell’inverno, a bruciare nell’estate, oppure sepolto vivo nei bugigattoli e nei sotterranei delle case. Le loro beneficenze sono per opere pubbliche di musei, di accademie, di giardini zoologici, di monumenti; così si distribuirono dai 5 ai 50 milioni di scudi che l’anno passato i miliardari Morgan & Compagni diedero in beneficenza.
Si va al quinto grado, del materialismo e del perfetto godimento umano. Si ha per costume e per legge che ogni casa, chiesa, luogo pubblico sia riscaldato nella stagione invernale in ogni suo angolo. Per i locali della scuola cattolica nella chiesa - 806 -del sacro Cuore in Boston i religiosi di mons‹ignor› Scalabrini devono spendere almeno 4000 dollari all’anno. La legge li obbliga e bisogna sottostarvi, se si vuole radunare quella gioventù e inserirle nel cuore i sentimenti della fede. Perché, passati i 14 anni, non si parla più loro di Dio e molta parte anche dei nostri italiani passa ai guadagni ed ai godimenti materiali.
Come va dunque l’America? Se non si rattiene, corre tutta verso l’indifferenza e l’irreligione. Altri sostengono che sarà grande sempre e otterrà il primato sulle nazioni del mondo. Ma vi si risponde che le più forti nazioni son quelle che sanno stare più vicine al Signore del cielo, il quale è forza e luce indefettibile. Quando le nazioni del Vecchio e del Nuovo Mondo apriranno gli occhi al sole dell’eterna verità?
Nelle Americhe, oltre a chiese in legno, si fabbricano cattedrali magnifiche in marmo. Visitammo le cattedrali di New York, di Baltimora, di Boston, di Cincinnati, di Chicago, di Buffalo, quest’ultima sotto la direzione del nostro carissimo comm‹endatore› Aristide Leonori, e vi è da ammirare l’ardimento e la sontuosità americana. In queste cattedrali, con la ricchezza del corredo, si ammira anche la compostezza e la divozione davvero seria. Dicono specialmente serii i polacchi e gli irlandesi.
A New York si ammira da tutti la statua della Libertà, donata dai francesi nella ricorrenza del terzo centenario della scoperta dell’America 8; è alta come un monte, in atteggiamento di gridare giorno e notte: « Libertà, libertà! ». Si sono inconsultamente aperte le porte a tutti, anche ai meno degni, ed ora ne portano le conseguenze dolorose tutti, anche i più meritevoli di plauso e d’incoraggiamento.
III
Visite al card‹inale› Farley di New York, al vescovo di Brooklyn, al card‹inale› O’Connell di Boston - Le feste natalizie presso gli scalabriniani - Entusiasmo per l’autografo pontificio e per le serve di Dio nostre, Guanella e Bosatta - Digressione sui primi martiri degli Stati Uniti - Nella cattedrale di Baltimora - - 807 -Un albergo regale... anche nel conto - A pranzo e a colloquio famigliare col card‹inale› Gibbons - A Washington - Visita del Monte del santo Sepolcro, opera insigne del comm‹endatore› Aristide Leonori - Il p‹adre› Goffredo Schilling - Visita al cimitero francescano - Dal delegato apostolico mons‹ignor› Bonzano - Memorie care - Diciotto ore da Washington a Cincinnati.
Visitammo a New York il cardinal arcivescovo, il degnissimo Farley che già potemmo ossequiare a Roma, e questi ci colmò di cortesie. Così il suo vicario generale mons‹ignor› Ferrante. Così l’ecc‹ellentissimo› vescovo di Brooklyn, da cui c’introdusse il celebre p‹adre› Vogel.
L’eminentissimo card‹inale› O’Connell, arcivescovo di Boston, saputici arrivati, ci chiamò subito la vigilia di Natale. Il cardinale [37] baciò l’autografo pontificio, fece promettere da d‹on› Guanella che l’indomani avrebbe celebrato secondo la sua intenzione; gli concedeva intanto ampie facoltà per la sua diocesi, formulava voti di buon augurio per le sue opere e dava al parroco p‹adre› Gregori permesso di accompagnarmi anche per un mese dagli ordinari delle città della Unione.
Le sante feste sino all’Epifania si passarono a Boston nella casa e nella chiesa dei carissimi scalabriniani, i quali mi colmarono di attenzioni cordiali. Riputavansi fortunati di dar ospitalità a d‹on› Guanella che fu compagno di scuola a mons‹ignor› Scalabrini, benemerito loro fondatore. P‹adre› Gregori non avea fine ad additarmi come fratello d’una sorella e direttore ad una suora prossime alla venerazione. Mi volle al pulpito ed al confessionale.
Sono nel costume natalizio gli scambi di pranzetti d’auguri ed io doveva intervenirvi e parlarvi. Fui primo a parlare nel convito di 106 posti, che a p‹adre› Gregori offrirono i parrocchiani per congratularsi del suo ritorno dopo quattro mesi d’assenza in Italia. Frequenti le visite ricevute in casa e gl’inviti qua e . Il giornale L’Italiano in America pubblicò l’arrivo a New York ed a Boston 9, riportando con plauso l’autografo del - 808 -Santo Padre. Copia di quell’autografo vollero molti come un tesoro, e si riputavano fortunate quelle persone che potevano avere un ritratto-immagine delle nostre due Serve di Dio. Se ne facea festa particolare negli istituti religiosi che visitammo, specialmente a New York, a Boston, a St. Louis, a Cincinnati, a Chicago, a Buffalo, a Utica.
In Utica mons‹ignor› Scalabrini nel 1902 benedisse la pietra fondamentale della chiesa con un trionfo di feste durate tre giorni. Presero parte coi cattolici anche molti protestanti. A Utica nel 1600 furono martirizzati dagli indii non so se due o tre sacerdoti gesuiti. La Compagnia di Gesù si è occupata della loro beatificazione e sarebbero essi i primi martiri e santi degl’immensi Stati dell’Unione americana.
Da New York partimmo per Baltimora, dove giungemmo in giorno di domenica e potemmo a sera tarda assistere alle funzioni vespertine della cattedrale pressoché stipata di fedeli, uomini e donne che vi assistevano assai divotamente. All’albergo, servi negri — a Baltimora i negri sono centomila — ci accompagnarono alla cena ed al riposo. Per la prima ed ultima volta sedemmo e pernottammo in quell’albergo. Avevamo domandato conto d’un albergo modesto e ci trovammo in una vera reggia e ci trattarono regalmente, anche nel conto. Nel commercio qui si spende il dollaro come da noi la lira e ciò per un italiano è pena fastidiosa. Al mattino due negri, che ci apparvero come due scimmioni, lavavano i gradini esterni dell’albergo.
Celebrammo per tempo nella cattedrale con sua eminenza il cardinal primate Gibbons, da quaranta anni vescovo, di due anni più vecchio del Santo Padre 10; bella figura: alto, ritto, vigoroso. Ci ricevette in udienza, benché ci avesse antecedentemente fissate le ore 11; ci trattò con affabilità e volle che ritornassimo con lui a pranzo. Pranzo frugale, quale usa un nostro parroco italiano. La casa è modesta; un servitore invita i sacerdoti e dice: « Salite alla camera del cardinale, che riceve ad o- 809 -gni ora ». L’eminentissimo ascoltò con piacere le notizie nostre, delle case nostre di Roma. Parla italiano e ci discorse con competenza di Alessandro Manzoni, dei canti di Silvio Pellico 11, ecc‹etera›. Ci accomiatò con molti voti ed augurii. La domenica passata, il giorno prima, il cardinale avea celebrato nella cattedrale di Washington, da lui dipendente, dove ebbe l’omaggio di tutti i poteri cittadini: politici, dell’università, della giustizia, della milizia. Il card‹inale› Gibbons, pio, dotto autore di pregevoli libri, è stimato e amato da tutti, cattolici e non cattolici.
Mi premeva molto di visitare il Monte del santo Sepolcro, perché desiderio e intento nostro è quello di riprodurlo almeno in parte — un facsimile delle grotte di Betlem e del santo Sepolcro — nella nostra chiesa del sacro Cuore in Como. Il Monte del santo Sepolcro in Washington è un santuario unico al mondo. Fu eretto per cura del rev‹erendissi›mo commissario di Terra Santa, il p‹adre› Goffredo Schilling francescano germanico, che ne affidò la costruzione al nostro comm‹endatore› ing‹egnere› arch‹itetto› Leonori. Il p‹adre› Goffredo ci accolse con gioia fraterna. Era notte. Ci mostrò il santuario che volle illuminare per intiero, ne tessé la descrizione e la storia. Ci assegnò la migliore camera, detta del provinciale, e ci trattò con amabilissima confidenza. Non dava fine a dire del comm‹endatore› Leonori, delle sofferenze sostenute per quella costruzione, dei tratti visibili della d‹ivina› Provvidenza.
Il seguente ci assegnò un padre per [38] accompagnarci nella visita della città, e parimenti il terzo giorno. Il terzo giorno prendemmo commiato visitando il cimitero francescano, dove fu sepolto primo un laico irlandese di 75 anni, che vi morì in odor di santità. Quanto caro quel luogo e quei religiosi benedetti!
Washington, benché capitale degli Stati Uniti, non ha vescovo proprio e dipende ecclesiasticamente da Baltimora. A Washington visitammo nella sua casa bianca — così detta perché spicca candida tra le abitazioni colorate dell’Unione in - 810 -genere — il delegato apostolico mons‹ignor› Bonzano, amico intimo del nostro mons‹ignor› Attilio Bianchi ed a me notissimo, con mons‹ignor› Cerretti uditore. Più volte visitavo mons‹ignor› Bonzano quando era rettore del seminario di Propaganda. Mons‹ignor› Bonzano esclamò: « Ricordo Como... la Casa della div‹ina› Provvidenza dove fui con mons‹ignor› Attilio... Menaggio, dove passò qualche settimana di godimento il mio vicerettore... il suo lago... ». Ci volle a pranzo come amico di antica data e nell’accommiatarci ci confermò la sua gioia e felicità nell’appoggiare negli Stati Uniti le Opere della div‹ina› Provvidenza. A Roma avea assistito alla posa della pietra fondamentale di San Giuseppe ed all’inaugurazione del Ricovero Pio X. Quella visita fu un incanto che presto disparve, perché con un viaggio ferroviario di diciotto ore dovevamo trovarci l’indomani a Cincinnati.
IV
A Cincinnati - Accoglienza festosa dei p‹adri› Balangero e Chiotti - La città inondata - L’arciv‹escovo› mons‹ignor› Moeller - Sue promesse per le opere nostre - Dalla famiglia ‹di› Bellamy Storer - St. Louis e d‹on› Cesare Spigardi - Una fondazione femminile combinata - Mons‹ignor› Glennon - Sul Mississippi - Chicago - Sollecitazione di mons‹ignor› arcivescovo - Una fondazione femminile stabilita - Forse una maschile? - Memoria di don Giorgio Steinhauser e tratto della Provvidenza di Dio - In automobile con p‹adre› Gambera per la città e attorno al Michigan - Tenerezza di ricordi patrii e famigliari - Trent’anni fa a Genoa 12.
A Cincinnati il p‹adre› Balangero degli scalabriniani, parroco nella chiesa del sacro Cuore, col p‹adre› Chiotti assistente, ci fece gaudium magnum. Diceva: « Son qui come in esiglio... da molti anni non vedo volto italiano amico... Che felicità poter trovarmi con padre Vittorio e con d‹on› Guanella, già compagno di scuola del nostro fondatore e padre mons‹ignor› Scalabrini! ». Erano le 11 del mattino. Celebrammo poi sedemmo a - 811 -mensa. La città era inondata nel giro di settantacinque chilometri, molte case crollate e molte altre sepolte fino al tetto a cagione dello straripamento dei fiumi.
La nostra presenza fu tosto annunziata dal giornale. L’indomani celebrai nella chiesa delle suore di santa Maria, appartenenti alla congregazione della Carità della madre fondatrice Elisabetta Seton, che nel periodo di un secolo moltiplicò le sorelle fino al numero di tremila e alla dipendenza di vescovi per ogni soccorso di carità e d’insegnamento. Due sorelle genovesi, assai colte e generose, vollero fosse stampato il discorsetto che io tenni loro e ne fecero festa grande. Nel giorno seguente si fece visita a mons‹ignor› Moeller, arcivescovo di nazionalità tedesca, intento a trasportar la cattedrale dove già eresse il palazzo arcivescovile, a qualche miglio dalla città dove si estende dinanzi all’occhio un mare di basse colline che fanno pensare al nostro Monferrato. Mons‹ignor› arcivescovo gradì la visita e promise di raccomandare le Opere della Provvidenza nella prima adunanza dei vescovi suffraganei.
La famiglia ‹di› Bellamy Storer, che è delle più ricche e chiare ed è di fede profondamente [39] cattolica, ci volle a pranzo la sera prima di ripartire per St. Louis. Ascoltò con piacere delle opere nostre e promise di visitare personalmente nell’aprile venturo le nostre case a Roma, a Milano, a Como. Quanta degnazione! Lo stesso capo di casa in giornata piovosa si era recato alla casa dei missionari per fissare il convegno.
Confinante a Cincinnati è altra città 13, nella quale si ammira la cattedrale costrutta in istile del santuario di Notre-Dame a Parigi. Il distacco da Cincinnati ci fu penoso. Tanto buono il p‹adre› Balangero, dotto poliglotta e scrittore esimio, autore di opere pregiate! Volle inseguirci con una lettera di ringraziamento per la visita fatta.
A St. Louis ospitammo presso il m‹olto› r‹everendo› Cesare Spigardi, che ci incontrò alla stazione con l’automobile guadagnato in una fiera-pesca o lotteria, che gli fruttò ben 13.000 dollari in favore della chiesa e delle scuole parrocchiali fatte da - 812 -lui sorgere per quattrocento alunni ed affidate alle suore Apostole del sacro Cuore.
Lo Spigardi, d’una popolarità singolare, ci condusse dall’arcivescovo mons‹ignor› G‹iovanni› ‹Giuseppe› Glennon, che ci fu cortese e ci propose la viva sua protezione per gli emigranti italiani che, fuggendo il rumore e il guadagno spesso effimero e pericoloso delle grandi città, si adattassero alla colonizzazione dei terreni nelle cosidette farms. A St. Louis si trovò in modo provvidenziale di poter stabilire con frutto una fondazione delle nostre suore in favore di una popolosa colonia di lombardi.
P‹adre› Cesare Spigardi ci condusse in automobile in giro di circonvallazione attorno la città, alla visita del fiume Mississippi, il re delle acque, e poi dall’egr‹egio› comm‹endatore› Ghio. Il comm‹endatore› Ghio ebbe anni addietro la fortuna d’avere a pranzo mons‹ignor› Scalabrini con mons‹ignor› Satolli. Genovese, è ricchissimo di censo e di fede.
Visitammo l’elegante cattedrale nuova in costruzione greggia. Si dice che nella parte decorativa d’essa avrà parte anche l’illustre nostro comm‹endatore› A‹ristide› Leonori, ora applicato alla costruzione della cattedrale di Buffalo.
La grandiosa città di Chicago fu la prima meta delle nostre fondazioni, poiché già anni addietro quell’eccellentissimo arcivescovo per mezzo del comm‹endatore› Leonori ci avea espresso il desiderio della fondazione di una delle nostre case e il Santo Padre già due anni fa vi aveva annuito. Non furono frustrati i comuni desiderii, perché quel degnissimo presule disse a me e a p‹adre› Gambera con p‹adre› Gregori: « Sì, sì, sollecitate molto; bisogna incominciare, bisognava aver già cominciato dodici anni innanzi ». E si presero accordi che p‹adre› Gambera vuol rendere pratici quanto prima. « Sollecitatecontinuò l’arcivescovo — anche per una fondazione-ricovero a pro degl’invalidi e scarsi di mente, perché lo stato dell’Illinois finora, a differenza di altri Stati, non ha provveduto, e sarà provvidenziale se voi non tardate a dar principio a quest’opera, specialmente al ricovero per deficienti ». I padri Gambera e Gregori sorrisero a me quasi per dire: « Siamo in buon porto ».
A titolo di riconoscenza verso Dio, per la buona memoria dei vescovi di Chicago e per un ossequio affettuoso al comm‹endatore› - 813 -Leonori, ci portammo al cimitero cattolico per ammirarvi il prezioso e bel mausoleo fatto erigere a sé e suoi successori da mons‹ignor› arcivescovo per mezzo del genio artistico e religioso dell’illustre Leonori nostro. Intanto la Provvidenza divina ci facea tralucere la speranza di edificare lungo la via mesta del cimitero il ricovero di cui si è detto.
In quel momento mi si fece viva la memoria del carissimo nostro sacerdote missionario d‹on› Giorgio Steinhauser, che per circa venti anni lavorò a pro delle anime in Chicago e sovrattutto sui laghi allora selvaggi del Michigan e che, infermo, la divina Provvidenza condusse nelle nostre case di Milano e di Como, finché dopo alcuni anni spiccò il volo al paradiso. Ce lo ripeteva spesso: « Se volete far del bene andate negli Stati Uniti, vi lascio eredi di Chicago e dei laghi del Michigan ». Abbiamo ricevuto tre sacerdoti di Rovigo e ci aprirono la via al seminario di Rovigo, a Fratta, ecc‹etera›. Così l’anima benedetta di d‹on› Giorgio ci assista pietosa dal cielo per l’opera nostra in Chicago e sul Michigan. Intanto p‹adre› Gambera e i confratelli lavorano indefessi per stabilire in città le nostre suore di santa Maria della Provvidenza.
P‹adre› Gambera ci accompagnò alla visita dell’ospedale maggiore delle suore di m‹adre› Cabrini, dove — come si è dettoosservammo tutto quanto di più perfetto nella cura d’una malattia si può desiderare, per ogni ceto di persone. P‹adre› Gambera, che vi stette un mese in cura dopo un’operazione chirurgica, ne attestava la sua intensa soddisfazione. Ricordai il nostro d‹on› Giorgio [40] quando raccontava che, aggravatissimo e quasi morto, fu trasportato in città dai laghi del Michigan; ma chi sa dire come fosse cinquanta anni addietro Chicago, ancora in formazione e imperfetta!
P‹adre› Gambera ne portò ancora in automobile lungo le rive del lago, quasi mare, di Michigan, ora sparso di ville e di bellezze varie di natura e di arte. Vedemmo un facsimile di convento rinomato e due corvette regalate dagli spagnuoli, stando l’esposizione che diede poi alla città un prodigioso sviluppo. Quella visita mi risvegliò il ricordo della pietà di d‹on› Giorgio Steinhauser quando, missionario apostolico, percorreva quelle sponde allora abitate di indii selvaggi e superstiziosi.
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Nelle stazioni ferroviarie di Chicago lessi le linee per il Wisconsin e l’Illinois. Allora mi si svegliarono ardenti gli affetti di famiglia e di patria. Pensava a mia zia, morta in diocesi di La Crosse, a Genoa in età di 97 anni, essendo tuttavia perfetta nei sensi dell’udito e della vista e ferma nel passo. Ricordava il mio diletto cugino Antonio, sposo ad una Gadola, che morì pure e fu uno dei primi benefattori delle nostre istituzioni a Pianello Lario, disponendo L. 3000. Ricordava la famiglia Zaboglio e le visite ivi fatte dai sacerdoti cugini nostri Francesco ed Agostino. E mi sovveniva di d‹on› Gabriele Momo che, avuti circa trent’anni passati, per mezzo del ven‹erabile› d‹on› Bosco potei inviare per primo parroco a Genoa. Questa fortuna mi compensò il dolore di non poter ritrovare almeno in parte parenti e conoscenti, né pregare sulla tomba dei cari morti! Il vicario generale di La Crosse, a cui mi era indirizzato due volte appena giunto in Boston, mi rispose che a Genoa non si avea presente viva che certa Domenica Levi, che ravvisai mia vicina di casa a Fraciscio e madre d’un giovanetto rimandato da Genoa in Italia e vissuto per qualche tempo nella Casa della divina Provvidenza di Como.
Da Chicago a La Crosse c’è una giornata di ferrovia, ma il tempo stringeva e però scrissi dolendomi di non poter raggiungere anche quelle terre, ricche di tante memorie care.
V
Da Chicago a Buffalo - La nuova cattedrale e l’opera del comm‹endatore› Leonori - Le cascate del Niagara - Dal suolo del Canadà - A Utica - Una festa di mons‹ignor› Scalabrini - La conseguenza di una corsa perduta - Ritorno a Boston - A New Haven - Il bisogno d’una nostra fondazione - Adveniat regnum tuum 14 - Al convento delle clarisse e suor Carità - Verso l’Europa - Sia lodato Gesù Cristo!
Non parlo delle accoglienze fattemi dai missionari della Congregazione di san Carlo, che hanno a Chicago ben quattro stazioni cattoliche di chiese e di scuole parrocchiali.
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A Chicago ci rinchiudiamo nei vasti carrozzoni dove ci si adagia in sonno e in veglia la serata, la notte intiera e parte del mattino, e discendiamo a Buffalo verso le 10 per la celebrazione della santa Messa. A Buffalo ci trovavamo quasi in famiglia, perché il nostro amico e benefattore ing‹egnere› Leonori è famigliarissimo a quei buoni sacerdoti missionari, mentre vi si reca da Roma più volte all’anno per i lavori della vasta e sontuosa cattedrale nuova.
Quel vescovo eccellentissimo, malandato in salute, è impazientissimo di aggiungere chiese a chiese ed ora invoca la grazia di terminare la sua cattedrale per cantare poi il Nunc dimittis. Quel prelato è molto amico degli italiani e li soccorre. Ci affrettammo a visitare la mole in costruzione sino al tetto. Non potemmo ossequiare il vescovo e vi supplirà il p‹adre› AngeloStrazzoni›, parroco della chiesa di sant’Antonio, e dopo Pasqua lo stesso ottimo nostro Leonori.
Le ore erano contate e ci affrettammo a visitare la più grande cascata del mondo, il Niagara. Il fiume-lago che vi si versa conta circa cinque cateratte, ma le più meravigliose sono le due che si vedono traversando il gran ponte in ferro che, sospeso a grande altezza sopra le acque, congiunge lo stato di Buffalo con lo stato del Canadà, uno Statoleggevo all’ultima Esposizione di Milanovasto come quaranta volte l’Italia 15 e ricco di miniere, di legnami, di frutta e d’ogni ben di Dio. Immaginatevi un’estesa spianata di acque, le acque dell’Erie, e poi una muraglia naturale di circa un chilometro che s’innalza a grande altezza, e giù da essa la massa immane delle acque che si versa ad un tempo con calma soave e con terribile [41] maestà. Di qua e di cascate e cascatelle minori. Un grosso torrente di acque per un cavo sotterraneo precipita dal piano superiore a quello inferiore del gran fiume. Gli americani, che van pazzi delle novità, rinchiusero un cane dentro una botte e abbandonatolo attesero che vivo o morto fosse raccolto in una casetta di legno galleggiante sulle - 816 -onde. Allora vi si provò e vi si rinchiuse anche un uomo, che uscì vivo e glorioso di poter dire: « Io ho traversato, come un pesce, le viscere delle cateratte ».
Dopo questa cascata immaginatevi un’altra cascata due volte maggiore, a forma perfetta di ferro di cavallo. È ancor più stupefacente. Sopra la grande muraglia naturale un bacino-lago, e giù si precipitano maestosamente le acque. Nell’inverno galleggiano masse ghiacciate sulle acque, mentre i rami delle piante che crescono sulle sponde offrono nell’aspetto vago delle loro frange, argentee di ghiacciuoli, una scena incantevole russa. Gli americani vi fabbricarono in ferro solido le cosidette montagne russe. Nella state, una vegetazione rigogliosa di piante, gruppi varii di barchette che scherzano nell’immenso bacino sottostante da cui si innalzano dense colonne di bianca nebbia brillante dei colori dell’iride. Il godimento dei dilettanti allora è quello di accostarsi vicino e tuffarsi in quelle nubi vaporose sollevate dal precipitarsi delle acque.
Dal lato opposto sono disposte in corona ville e alberghi, popolati d’una folla di spettatori. Nel fondo delle due cascate si stese un piano e poi si innalzò un tunnel ad invetriate, dove si può osservare nel mezzo le spumanti cascate e sentirne il rumore. Gli uomini si vestono di guttaperca per non esser bagnati e vi entrano e passeggiano a loro bell’agio entro quei vortici immensi. Il mio compagno di viaggio mi raccontava delle innumerevoli isole ed isolette che galleggiano sul più grande fiume del mondo, il San Lorenzo, delle ville e villette e torri e torricelle da cui gli americani, che vi si affollano, fanno dardeggiare migliaia di fari. « Omnis lingua confiteatur... » 16. Quanto grande la potenza e la maestà di Dio, e l’uomo miserello nella sua pochezza quanto deve essere grato a Dio che lo fa strumento di cose mirabili!
Alla seconda grande cascata siamo già entrati nello stato del Canadà, dove prevalente non è più la lingua inglese ma la francese, con costumi francesi portativi dagli immigrati al tempo della grande rivoluzione. Bisognava ripartire, ma volli scrivere - 817 -almeno una dozzina di cartoline e poter inviare dal Canadà ai principali nostri amici e benefattori i saluti e la rappresentazione delle prime cascate del mondo. A sera tarda p‹adre› Angelo ci volle ricreare col gioco del football, che una ventina di giovani studenti di liceo e d’università del circolo cattolico della parrocchia continuò nel salone, che a guisa di piazza è nel centro delle bellissime scuole parrocchiali. Allora mi passò davanti alla memoria il vasto terreno che i nostri americani ed inglesi disposero per i loro giuochi e divertimenti sulle sponde del nostro massimo Lario, a Dervio. Lo trovai un giuoco pieno di destrezza e di divertimento. Due ale di spettatori applaudivano con fortissime grida alla gara delle due parti contendenti.
Siamo al tocco delle 9 di sera e bisogna ripartire per giungere con un’altra nottata di ferrovia in Utica. Qui dimorammo poche ore, perché l’indomani 26 gennaio, giorno di domenica, era fisso di trovarci a Boston. Delle città visitate questa è la minore, di circa ottantamila abitanti, occupati per lo più nell’industria del cotone, ed è assistita da un vescovo eccellentissimo. Nel 1901 vi fu mons‹ignor› Scalabrini; con una festa che durò ben tre giorni e che ebbe partecipe ogni classe di persone ed ogni setta religiosa, benedì la prima pietra della chiesa. La gioia di quel ricordo e la compagnia briosa del parroco p‹adre› Formia, piemontese, ci fece perdere la corsa più utile, sì che, fattici accorgere, dovemmo pagarla con una corsa che ci fermare anche più di tre ore in più stazioni e ci lasciò giungere a Boston solo verso il mezzodì del giorno festivo.
Abbiamo già detto della capatina fatta a Providence. Da Boston passammo pure a New Haven, dove il p‹adre› OresteAlussi›, uno dei primi coraggiosi missionari dello Scalabrini, salpato l’oceano con mare burrascosissimo, fondò fra altre opere una fiorente missione corredata di vaste scuole parrocchiali. A Boston entrammo un in un ascensore che da un tram aereo ci portò giù in altro tram rasente il suolo per passare ad un terzo tram, che per un chilometro di tunnel sotterraneodecorato come quello di Roma sotto il palazzo del re — ci trasportò alla città orientale, dove oltre cinquemila italiani sono senza aiuto spirituale. Oh come sarebbe provvidenziale una fondazione [42] delle nostre suore, e come più provvidenziale ancora - 818 -l’installazione di un sacerdote! I sacerdoti francesi canadesi, così forti nell’amore della religione e della patria, presterebbero volonterosi il loro aiuto. « Adveniat regnum tuum » 17!
Due volte abbiamo avuto occasione di andare al convento delle clarisse. La superiora suor Carità sclamò: « Per la prima volta e con gran cuore apro lo sportello del parlatorio, perché so di aprirlo ad un sacerdote che viene da Roma », e s’intrattenne ascoltando con giubilo nuove di Roma e raccontando con alta compiacenza di certa suor Bentivoglio, patrizia romana, che morì nelle sue braccia coperta di cilizi dopo aver predetto circostanze e tempo fisso del suo transito e di cui, disseppellita dopo ventotto mesi per i processi di venerazione, fu trovato intatto il corpo morto.
Fummo talune fiate alle conferenze ed alle missioni di p‹adre› Draghetti, francescano ferrarese, che tiene pendente immobile dal suo labbro infocato l’uditorio che gremisce la sua parrocchia di sant’Antonio.
Siamo al 30 gennaio. Siamo in atto di ossequiare sua eminenza il sig‹nor› cardinale O’Connell e di ripartire per Messina alla volta della Calabria e di Roma.
Intanto sia lodato Gesù Cristo per il buon viaggio che ci ha concesso fin qui e per il buon viaggio di ritorno, che ci auguriamo da New York l’8 di febbraio.
Sac‹erdote› d‹on› Luigi Guanella




p. 801
5
« Mentre il giornale è in stampa, riceviamo da don Luigi un lungo resoconto del suo viaggio attraverso gli Stati Uniti: l’interessante scritto sarà per il numero di marzo » (LDP, febbraio 1913, p. 22).


p. 802
6
Nota dell’originale: « Si permetta alla redazione del periodico una nota intorno al regime americano di libertà, ad evitare deduzioni ed applicazioni fuori di posto nel momento attuale, ove non bastasse quanto segue nell’articolo riguardo ai frutti amari della pianta malsana. Tolgo da un libro recente del co‹nte› F‹ilippo› Sassoli De Bianchi (Religione e patria. [Questioni del giorno, Firenze 1913, p. 19]): “Non dobbiamo nemmeno lasciarci illudere dal vano miraggio delle libertà e delle tolleranze all’americana, quasi queste segnassero — in una immaginaria evoluzione dei popoli — un’era novella; rammentiamoci che noi non siamo un popolo di ieri; noi non possiamo, né dobbiamo, senza compiere il più mostruoso dei suicidi, far getto di tutto ciò che ci riannoda al passato, a quel passato glorioso che nessun popolo ebbe mai; e molto meno dobbiamo strapparci da tutto ciò che ci unisce a quel grande presente, che irradiò e irradierà sempre tanta e sì grande luce di civiltà nell’universo intero, che solo può ridarci il primato morale che deriva dalla nostra grande missione nel mondo e nel quale consiste il bene supremo della gran patria italiana” ».


p. 805
7
Nota dell’originale: « Si legge sui giornali che una commissione governativa dello stato di New York, giustamente preoccupata, studi un restringimento delle disposizioni riguardanti il divorzio, divorzio che nell’anno passato distrusse la felicità di centomila famiglie e gettò nell’abbandono settantamila fanciulli! (ndr) ».


p. 806
8
La statua della Libertà fu inaugurata nel 1886 per ricordare il primo centenario dell’indipendenza degli Stati Uniti d’America.


p. 807
9
L’articolo è riprodotto in LDP, febbraio 1913, pp. 22-23, preceduto da: « Intanto riportiamo qui un articolo, relativo al viaggio del nostro superiore in America, pubblicato da L’Italiano in America del 19 gennaio passato ».


p. 808
10
James Gibbons, che fu consacrato vescovo nel 1868, nacque il 23 luglio 1834; Pio X il 2 giugno 1835.


p. 809
11
Nell’autografo: « Manzoni, Cantù, Silvio Pellico ».


p. 810
12
Originale: Genoa City; ripetuto nell’articolo. L’A. equivoca con altra località del Wisconsin.


p. 811
13
Riferimento a Covington, nel Kentucky.


p. 814
14
Mt 6, 10.


p. 815
15
L’A. si riferisce a un dato geografico pubblicato in occasione dell’Esposizione internazionale che si tenne a Milano dal 28 aprile all’11 novembre 1906.


p. 816
16
Fil 2, 11.


p. 818
17
Mt 6, 10.


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