Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1913

5. Ritornando dall'America del nord Memorie ed ammonimenti.acapo. Anno XX, n. 4, aprile 1913, pp. 51-56

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Ritornando dall’America del nord
Memorie ed ammonimenti
Anno XX, n. 4, aprile 1913, pp. 51-56.
Autografo, Archivio Storico Guanelliano, Como (V, 10) trasmesso con lettera a Leonardo Mazzucchi, dalla nave
Mendoza, 18 febbraio 1913 (E 1861).
I
Mia zia quasi centenaria - La missione di don G‹iorgio› Steinhauser fra i selvaggi indiani dell’America - La scoperta del Nuovo Mondo - I coloni europei e le ricchezze di quel suolo - Una immensa sorgente di gaz a Cincinnati - Le case di cinquantaquattro piani - Nelle foreste vergini - La morte tragica d’un compaesano di Fraciscio - Le carni di Chicago - Le zecche di Washington e di Philadelphia.
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La mia buona zia Maria Orsola Guanella, ved‹ova› Levi, scriveva dal Wisconsin che si trovava a confine con gli uomini selvaggi. La buona zia morì nell’età di 97 anni e 4 mesi e di lei abbiamo dato notizia nel nostro periodico La Divina Provvidenza 20.
Il nostro carissimo missionario Giorgio Steinhauser, che visse parecchi anni nelle nostre case finché dalla Casa della d‹ivina› Provvidenza in Como spiccò il volo per il bel paradiso, don Giorgio, così pio e sempre contento, ci diceva d’aver vissuto qualche dozzina d’anni sui laghi del Michigan in missione fra i selvaggi che vi abitavano oltre mezzo secolo fa, e ci raccontava centinaia d’avventure edificanti, dove ci si faceano noti i pericoli da lui corsi, gli stenti sopportati, lo zelo apostolico suo. I selvaggi di cui egli ci discorreva erano i discendenti di quei primi abitatori del suolo che scoprì il 12 ottobre 1492 il genovese Cristoforo Colombo chiamandoli indiani, nella persuasione di essere arrivato alle Indie. I veneziani Cabotto nel 1497 e il fiorentino Giovanni da Verrazzano nel 1524 entrarono nella baia dove, formata da due grossi fiumi di cui il maggiore è l’Hudson, trovarono l’isola su cui è l’attuale New York.
L’Europa guardò attonita e vi inviò le sue colonie di irlandesi, di scozzesi, di spagnoli, d’italiani, di tedeschi, di olandesi. Videro i nuovi coloni l’estensione smisurata e la ricchezza di quelle regioni americane del nord ed altri di ogni nazione vi chiamarono a cercare posto e fortuna. Si pensi che il Canadà è vasto quanto quaranta volte l’Italia, e che gli Stati nordamericani sono [52] quarantasei (una superficie di 3.743.344 miglia q‹uadrate›21. Trovarono il clima tollerabile: vario, freddo, freddissimo nelle regioni nordiche, caldo caldo nelle regioni inferiori della Virginia, del Colorado, della California, ecc‹etera›, con terreni feracissimi; clima che varia secondo il soffiar dei venti e pericoloso per le pleuriti e le polmoniti, ma in complesso tollerabile e sano.
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I coloni squarciarono il seno di quelle terre e ne uscirono sorgenti perenni di petrolio e di gaz naturale. Mi fece meraviglia Cincinnati con le case, le sale, le cucine, le macchine illuminate, riscaldate, messe in moto tutte a gaz, e mi si rispose che a breve distanza si era scoperta una fonte di gaz che s’introduceva in città, come da noi s’introduce l’acqua, per ogni uso di casa e di manifattura.
Si scoprirono miniere di carbone da riscaldare l’America e l’Europa. Abbondantissime le miniere di ferro, e col ferro si poterono stendere reti ferroviarie in ogni direzione, innalzare ponti giganteschi sui grandi fiumi, innalzar dal suolo torri, monumenti, palazzi fino a cinquantaquattro piani, quali vidi a New York. L’ossatura delle costruzioni più grandiose si fa in ferro e si riempie poi con assi tratte dalle interminabili foreste vergini. Si fa giungere in quelle foreste un tronco di ferrovia, poi vi penetra un esercito di legnaiuoli che atterra quegli alberi giganteschi, li riduce a qualunque misura con macchine ivi impiantate e poi li manda alle diverse città per l’uso delle industrie. In Fraciscio, mio paesello, si fece grande lutto quando si seppe che il mio viciniore di casa, il calzolaio Cristiano Levi, era perito guidando sui fiumi americani carichi immensi di legname. Pace all’anima del buon Cristiano Levi!
Le costruzioni americane, essendo in gran parte in legno, vanno soggette agl’incendi, però ad ogni angolo di via sono guardie apposite e pozzi ripieni per spegnere tosto le fiamme, e poi è legge che ogni casa sia fornita di certe scale esterne ad uso dei pericolanti nel bisogno d’una fuga. Son poi di aiuto le assicurazioni obbligatorie.
Negli Stati Uniti son pure frequenti le miniere d’oro, d’argento, di stagno, di rame, ecc‹etera›. E vi abbondano pure le cave di pietra lavagna per la copertura delle case, delle pareti delle scuole, ecc‹etera›.
Il bestiame vi è abbondantissimo, specialmente nei paesi sterminati del sud. Chicago ha il mercato di carni più famoso del mondo. Vi si macellano annualmente maiali per 112 milioni di dollari, ed ogni dai 15 ai 30 mila capi di bestiame. Le carni, conservate in frigoriferi, si mandano a tutti gli Stati Uniti e anche all’Europa. A Chicago fanno capo le principali ferrovie - 823 -degli StatiUniti› e tende a divenire una delle più grandi città del mondo.
L’America — si dice da tutti — è grande e ricca. A Washington, capitale degli Stati Uniti, vi è la zecca della carta monetata; tremila donne e duemila uomini vi sono impiegati ogni giorno a produrre continuamente pezzi di 1, di 2, di 5, di 10, di 20, di 100 dollari, e tutta quell’ingente somma occorre ed è assorbita dal vastissimo commercio. Mi si disse che i biglietti sdrusciti si rimandano per essere surrogati e son tanti che vi si conducono a vagoni e si lacerano e si trasformano ancora ad uso commerciale. La carta monetata è di seta, come ognuno sa. A Philadelphia vi ha poi la zecca per le monete d’oro, d’argento e d’altre leghe metalliche.
II
Il sentimento religioso nell’America del nord - Parole di Beniamino Franklin e il giuramento del presidente dell’Unione americana - Invocazione a Dio recitata nel Consiglio comunale di Boston il 3 febbraio 1913 - Varietà di confessioni religiose - Una fondatrice di religione morta cinque anni fa e non ancora risorta - Tentativi difficili di far proseliti nei cattolici italiani - Le benemerenze e le promesse della religione cattolica.
Il sentimento religioso è radicato nelle abitudini del popolo americano. Washington aveva raccomandato quali basi di prosperità e di progresso la religione e la moralità.
Beniamino Franklin ai legislatori riuniti nel primo Congresso per dare una costituzione alla giovane nazione rivolse le seguenti parole: « Io son vissuto molti anni e quanto più vivo vedo prove tanto più convincenti che Dio governa le opere umane, e se un passero non cade senza che ei lo sappia 22, è egli possibile che un impero abbia a sorgere senza il suo aiuto? Le Sacre Scritture ci dicono che se il Signore non edifica la casa, invano lavorano quelli che la costruiscono 23. Questo fermamente io credo, e - 824 -credo che senza il concorso di lui non riusciremo a costruire il nostro edifizio politico più di quello che riuscissero i fabbricatori della torre di Babele ».
[53] Il giuramento pronunciato dal presidente degli Stati Uniti contiene un atto di fede in Dio e forma un atto di culto religioso. Ogni anno è stabilito un giorno di Ringraziamento, in cui tutto il popolo si astiene dal lavoro per ringraziare il Dator d’ogni bene dei favori largiti durante l’anno alla repubblica.
Ecco l’invocazione a Dio detta nell’apertura dei lavori d’amministrazione del Consiglio comunale di Boston, Mass‹achusetts›, il 3 febbraio 1913: « O eterno ed onnipotente Iddio che siete causa e termine d’ogni essere, che avete creato e luce e cieli e terra e mari, che colla vostra sovrana e vigile Provvidenza governate le armoniose e perfette leggi della natura, che con disegni infallibili reggete i destini degli individui e dei popoli e che colle vostre leggi di amore e di fratellanza avete dato agli uomini la universale redenzione, noi oggi profondamente vi adoriamo e vi ringraziamo d’averci qui radunati, in quest’aula sacra ai destini della gloriosa nostra città, per iniziarvi il nostro lavoro di moderatori e reggitori della cosa pubblica. Consapevoli che ogni podestà e lume viene da Dio, che invano vigilano i custodi della città se Iddio non la sorveglia 24, che fabbricano sulla mobile arena coloro che erigono la casa senza l’aiuto di Dio 25, noi imploriamo, o Signore, la vostra benedizione perché le nostre forze e le nostre energie siano sempre consacrate al bene del popolo e alla vostra gloria. Benedite, o Signore, questa città, culla gentile d’ogni sorriso d’arte, e mantenetela all’avanguardia d’ogni civile progresso. Benedite, o Signore, ogni ordine e classe di cittadini, perché dalla mutua loro cooperazione sorga il sociale equilibrio nell’osservanza delle leggi, sacro palladio di libertà. Benedite, o Signore, l’illustre capo di questa amministrazione perché, - 825 -con la collaborazione costante e sapiente dei colleghi, diriga le sorti della città secondo carità e giustizia! » 26.
L’invocazione fu detta dal p‹adre› Mario Casazza degli scalabriniani 27, invitato dal sindaco John F‹rancis› Fitzgerald, fra gli applausi generali, e il sindaco infine col Crocefisso in mano giurò fedeltà e dietro a lui tutti gli altri, ed al missionario fu consegnata la simbolica rosa.
La religione è una sola e l’unica vera è la nostra, che in ogni tempo è la stessa senza variare; vera ed unica come uno solo è Dio, santa perché fondata da G‹esù› Cristo e fa santi [54] i suoi seguaci, apostolica perché predicata dagli apostoli, cattolica ossia universale di tutti i tempi e di tutti i luoghi, romana perché il capo di essa è il vescovo di Roma, vero Vicario di G‹esù› Cristo. Per questa religione santissima migliaia di cristiani hanno versato il sangue, anche nell’America, e centinaia di sacerdoti missionari santi hanno sfidato i tormenti e la morte.
In America, se è così radicato il sentimento religioso, non vi è però sola e incontrastata la religione vera, ma vi sono in numero grande le false religioni. A New York hanno la loro chiesa, sormontata da un gran serpe, i pagani cinesi; in altre città hanno tempi pagani gl’indiani. Poi hanno chiese loro gli ebrei, i mormoni (che ammettono la poligamia e che vanno però scomparendo), i protestanti divisi in una serie indefinita di sette: luterani, calvinisti, zuingliani, battisti, episcopaliani, presbiteriani, puritani, e andate dicendo.
Cinque anni sono, moriva laggiù una santona, certa Maria Eddy 28, tipo d’avara che vendeva a prezzi d’usura, la quale lasciò certi libri contenenti una sua religione piena di stranezze, un’accolta di seguaci, detti scientisti, che a New York ed - 826 -altrove hanno templi sontuosi, e la promessa che sarebbe risorta da morte; alla promessa credono i suoi seguaci, ma la donna finora dorme nel suo sepolcro e non ne esce più.
L’americano, strano in molte cose, ‹è› stranissimo in fatto di religione. Il male è che i membri di quelle sette attorniano i cattolici nostri dicendo loro: « Voi siete poveri... Venite alle nostre prediche che noi v’aiuteremo. Non dubitate, anche noi crediamo in G‹esù› C‹risto› e lo preghiamo; voi tuttavia potete continuare a fare le vostre funzioni più care »... E insinuano stranezze di pratiche e di feste da far vergognare ogni uomo assennato. Son felici quando possono avere qualche spregiudicato, quando possono fingere la conversione d’un cattolico al Protestantesimo, allora gridano: « Ecco che i vostri si fanno nostri, ormai i cattolici vanno a finire »... Il popolo italiano però risponde subito: « Se voglio osservare la religione, osservo la mia che è la cattolica, e se non osservo la mia, tanto meno osserverei la vostra ». Questo per buona sorte avviene ogni .
In così grande e strana variazione di sette, la vera religione cattolica è quella che riserba le migliori promesse e speranze all’America, come è quella a cui l’America va debitrice della sua civiltà. Fu la prima ad esplorare quelle regioni a palmo a palmo, a convertirne gli abitanti, a gettarvi le basi dell’attuale progresso. Prima che le case sorgessero, che le prime vestigia umane si stampassero in quel suolo vergine, il ministro cattolico col santo Sacrificio santificò quella regione e vi chiamò sopra la benedizione del cielo. La storia della civiltà americana è quella del Cattolicismo, come lo sarà nel futuro.
Ma seguiamo altre vicende, che si svolsero intorno al divenire dell’attuale America del nord, e dove si apprendono lezioni edificanti di fortezza e di patimenti.
III
L’apostasia di Enrico VIII d’Inghilterra e l’intolleranza tirannica del Protestantesimo - Risposta di Roland Jenks - Il sacerdote Maine - Lo scheletro di Elisabetta a Westminster - La persecuzione religiosa nelle colonie americane - L’opera incivilitrice dei gesuiti - Il martirio di Stefano Tegananokoa e di Francesca Gonannhatenha - La riscossa.
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In Inghilterra il re Enrico VIII, datosi alla libidine, divenne tiranno e apostata e persecutore crudele dei cattolici. Edoardo VI ne seguì l’esempio. Ma Elisabetta regina li superò in ferocia. Sancì esser delitto di lesa maestà il chiamar lei eretica, il corrispondere col papa, l’ascoltar Messa. L’Inghilterra, isola dei santi, divenne terra di martiri; innumerevoli membri del sacerdozio e del laicato diedero il sangue per Gesù Cristo.
Il libraio Roland Jenks nel 1577 rispondeva agl’iniqui giudici: « Chi è questa regina che si arroga una supremazia dovuta solo ai successori degli apostoli? Non sarei uno stolto, indegno di comparire al tribunale di Dio, se riconoscessi per capo della mia Chiesa altri che non sia il successore di Pietro? Fate dunque presto, ché i cieli sono aperti e mi aspettano ». Si stese da solo sul tavolo dove avea ad essere inchiodato e nella terribile agonia di un’ora non emise un lamento.
Il sacerdote Cuthbert Mayne, condannato perché gli fu trovata una bolla pontificia, rispondeva al carnefice: « Dite alla vostra regina che io le perdono... ma perché mi nega il conforto di confessarmi e di comunicarmi da un sacerdote cattolico? Non è atto di barbarie inaudita? Ma Iddio mi [55] ha visitato e la vista di questo patibolo mi riempie l’anima di gioia. Eccovi dunque la mia testa ». E con passo sicuro si accostò alla mannaia.
Venne l’ora della morte anche di Elisabetta. In occasione del Congresso eucaristico di Londra, visitai a Westminster la celebre basilica cattolica convertita in mausoleo e mi vidi innanzi lo scheletro marmoreo della feroce regina e le rivolsi questo pensiero: « Elisabetta, qual sonno dormi tu? Qual vita vorresti aver condotta? ».
Oggi 18 febbraio, che trasportato dal Mendoza sono entrato nel Mediterraneo e che dopo il mar burrascoso dell’oceano parmi di specchiarmi nelle placide onde del nostro massimo Lario, penso alla ferocia delle leggi e delle pratiche protestanti, passate in leggi e pratiche del Parlamento inglese il quale, rivolto ai popoli governati, gridò: « Il Protestantesimo è la religione dello Stato, guai a chi non ne adotta lo spirito! ». E come la dottrina fondamentale del Protestantesimo conduce al libero esame, ossia a pensare e praticare come ognuno crede e vuole, il governo protestante, sempre incoerente, gridò: « Guai a chi - 828 -non segue il modo di pensare e di fare del Parlamento di Londra! ». E poiché questo giudicava contro ragione e operava con crudeltà, accadde che parecchi protestanti di buona fede osarono presentarsi al governo e dirgli: « Non son buoni gli esempii che abbiamo e seguendo voi temiamo i tormenti dell’inferno; di preferenza emigriamo nell’Olanda, ce lo permettete? ». « Non sarà mai, o ne avrete dal governo un grave castigo! ». Passarono più anni, e ripeterono: « Pellegrineremo nell’America », e vi approdarono dopo infiniti stenti, e quelli furon dettipadripellegrini. Ai ‹padri› pellegrini seguirono i puritani, poi i separatisti, poi le infinite sette in cui si divise il Protestantesimo.
Ma il grido feroce del Parlamento inglese, quasi grido di leone, continuò ancora: « Guai a coloro che non seguono la religione del Parlamento! ». E si mandarono segugi nelle colonie americane. Segugi appassionati divennero i vili capi delle colonie, a cui premevano i pingui stipendii e la grazia del governo inglese. Questi pascevano e impinguavano le loro vittime, rinchiuse nelle carceri, d’insulti e di minacce, poi confiscavano loro i beni e traducevano quelle vittime sul patibolo. Allora quelle vittime si mostravano al Parlamento e questo gridava ancora: « Noi seguiremo sempre così, finché sarà trucidato l’ultimo di quelli che osano contraddire alla religione del Parlamento! ».
Con tale sistema i protestanti di Londra accarezzavano il disegno di convertire tutto il mondo al loro Cristianesimo. Lo zelo più rabbioso si esercitava soprattutto contro i cattolici. Il re inglese, salendo al trono, dovea giurare secondo una formola empia e offensiva della Chiesa cattolica, formola che, come segno d’ingiustizia e d’intolleranza grave, primo non pronunciò più il re attuale.
Protestanti dissidenti e cattolici cadevano tutti sotto il medesimo editto di persecuzione. Gli emissarii del governo inglese si sfogavano sopra i cattolici e sopra i protestanti non aderenti alla religione del Parlamento; i protestanti tutti poi si riversavano addosso ai cattolici.
I gesuiti, inviati da san Francesco Borgia, operarono prodigi di virtù e miracoli di conversioni nel Maryland e nella Virginia; - 829 -già incominciavano ad erigere chiese e a costituire collegi. Ma sorgevano dei capibanda che, al grido: « Viva la religione riformata! Abbasso il papismo! », rovesciavano quelle e questi. Bisognava mettersi daccapo, fra nuovi patimenti, disponendosi a nuove vittime.
Il cattolico fervente Stefano Tegananokoa, accusato di aver soccorso la missione cattolica di Sault Saint-Louis, dal palco rispondeva: « Io sono cristiano e mi glorio di esserlo. Fate di me quel che volete, poiché non temo né i vostri oltraggi né i vostri fuochi, desideroso soltanto di dare la mia vita per un Dio che versò tutto il suo sangue per me ». Si pose a pregare. « Prega! », gridarono le belve inferocite, ed egli si fece il segno della croce. Gli tagliarono parecchie dita urlando: « Prega ora il tuo Dio! ». Ed egli col moncone della mano sforzavasi di ripetere su di sé il segno del cristiano. Gli si amputarono le braccia, lo si scottò in tutto il corpo; l’intrepido, senza proferir un lamento, pregava ancora, e gridando: « Ancora prega, se vuoi! », i carnefici con un colpo gli troncarono il capo.
La pia Francesca Gonannhatenha sostenne tormenti consimili e, quando le si strappò dal collo il Crocefisso, disse al parente divenutone carnefice: « Grazie, fratello. La croce che tu mi strappi io la posso perdere, ma tu me ne dai un’altra che io non posso mai perdere anche con la morte ». La scottarono tutta con ferri e verghe roventi, ne decorticarono il cranio, ne coprirono la testa sanguinante con carboni accesi; al momento [56] di esser lapidata s’inginocchiò e così rimase fino all’ultimo respiro.
Numerate, se potete, il numero delle vittime delle persecuzioni della religione del Parlamento inglese. Gli inglesi moltiplicavano le leggi inique e gravavano il peso delle tasse. Le colonie stancaronsi della madrepatria, divenuta ormai matrigna insopportabile, e pensarono a riscuotersi. Nel 1775 Beniamino Franklin scriveva mestamente ad un amico: « Il sole della libertà americana è tramontato », e gli rispose l’amico: « Non temete, noi sapremo accender torcie di diversa specie ». E s’infiammarono le torcie della rivoluzione.
(Continua)
Sac‹erdote› Luigi Guanella




p. 821
20
Cfr. Necrologio, LDP, giugno 1902, p. 47.


21
I dati geografici riportati nel periodo sono imprecisi. Dal 1912 gli Stati federati erano quarantotto; l’indicazione della superficie è assente nell’autografo.


p. 823
22
Cfr. Mt 10, 29.


23
Sal 127(126), 1.


p. 824
24
Cfr. Rm 13, 1; Sal 127(126), 1.


25
Cfr. Mt 7, 26-27.


p. 825
26
Nell’autografo è indicata la fonte della citazione: « L’Italiano in America, 4 febbraio 1913 ». Era un settimanale illustrato pubblicato dai salesiani di New York e stampato presso la parrocchia della Trasfigurazione, loro affidata nel 1902; il numero indicato non è stato reperito.


27
Il sacerdote Mario Casazza non fu membro dei Missionari di san Carlo, né l’autografo lo indica come tale.


28
Originale: Maria Ellis(?); riferimento a Mary Baker Eddy (1821-1910), fondatrice della setta denominata Christian science, o Cristianesimo scientista.


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