Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Scritti pubblicistici
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Parte prima Articoli de La Divina Provvidenza

1913

8. Ritornando dall'America del nord - Memorie ed ammonimenti.acapo. Anno XX, n. 6, giugno 1913, pp. 88-92

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Ritornando dall’America del nord
Memorie ed ammonimenti
Anno XX, n. 6, giugno 1913, pp. 88-92.
Autografo, Archivio Storico Guanelliano, Como (V, 10) trasmesso con lettera a Leonardo Mazzucchi, dalla nave
Mendoza, 18 febbraio 1913 (E 1861).
VII
Osservazioni nuove e osservazioni ripetute alla rinfusa - Rigore delle leggi e dell’usanza pubblica americana di fronte alla irreligiosità ed alla sconvenienza del linguaggio - Necessità della pratica religiosa - Sostegno delle chiese e delle scuole parrocchiali - Generosità americana - Ospedali - La beneficenza a Chicago - Programmi scolastici - Abusi di feste - Come potrebbe impiegarsi l’oro americano - Osservazioni sulla donna americana e la donna italiana in America.
In America ogni culto di religione si esercita liberamente. Laggiù alla maggior parte è sacro il riposo festivo della domenica, giorno destinato alla preghiera. Proibito il mentire, il mormorare, - 844 -il bestemmiare, il porgere segno qualsiasi di scandalo e d’immoralità. Se v’ha taluno che non osserva queste regole, dalla massa del popolo americano si domanda con trepidazione: « Chi sono costoro che pretendono di non aver bisogno di Dio, giacché non lo pregano? E questi impudenti che offendono Dio e lo bestemmiano, chi credono d’essere e a qual popolo appartengono? ». Spesse volte, per quanto i figli d’Italia curati abbiano un fondo di fede e un’anima religiosa, l’italiano ha da arrossire per la sua condotta ed ‹ha› argomento di riflessione sul proprio conto!
Gli Stati Uniti sono a sufficienza provveduti di chiese e di sacerdoti nelle città. Nelle popolazioni di campagna e nei gruppi sparsi di case occorrerebbe l’opera cattolica, ma « Deus providebit... » 38. Il male è che parecchi italiani non frequentano. Non faccio cifre, perché scoraggerebbero.
Deploransi sovrattutto due fatti. I nostri italiani, usciti di povertà, si procurano nei dintorni della città una villetta e invece di venire alla chiesa prendono costume di recarsi alla villa. Un altro male grave riguarda la fanciullezza. Questa frequenta la scuola comunale e si cresce pagani. Dove i fanciulli e le fanciulle hanno agio di frequentare la scuola parrocchiale, allora l’esempio e l’educazione delle suore giova ad inserire nei loro cuori buoni principii. E terminata la scuola? C’è poi l’inconveniente che anche nelle scuole non sempre si può insegnare la lingua italiana, e allora succede una babele: i figli non intendono più che a stento il linguaggio dei maggiori, si discioglie il vincolo famigliare e si sperde l’influenza che si possa ancora esercitare sui figli stessi.
Gli immigrati tedeschi e polacchi sono usi a dare per la loro chiesa e per i loro sacerdoti, solleciti e generosi nel provvedere a questi e a quella. Spesso gli italiani son differenti e son più tardi. Sono naturalmente facili a censurare sulle elemosine e le offerte che loro si hanno a domandare e non riflettono che questi nostri sacerdoti italiani, che lascian la patria per curare i loro interessi morali e religiosi, devon vivere pur loro e costruire per di più chiese e scuole parrocchiali. Se non ricevono, come possono dare?
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La chiesa s’innalza, ma a forza di prestiti e di debiti che poi si hanno a pagare. La chiesa e i locali delle scuole e degli ospedali divengono poi proprietà del vescovo e i sacerdoti o religiosi quali siansi non ne restano che amministratori. Se uno per incapacità o per dissesto qualsiasi non giunge ad estinguere i suoi debiti, viene facilmente messo fuori dell’amministrazione. Se giunge invece a levare del tutto le sue ipoteche, allora il vescovo col popolo giubilante procede alla consacrazione della chiesa. Un venerando missionario invitava così il suo popolo: « Ci rimangono ancora 20.000 dollari per saldare intiero il nostro debito; sollecitate, ché io tengo già un piè nella fossa, perché io possa assistere alla funzione della consacrazione della chiesa nostra prima che discenda sotterra ». Nello spazio d’un mese raccolse la somma sufficiente e poté compiere il voto suo.
Gli americani in generale sono generosi nelle opere di carità o semplicemente di filantropia. L’America è la nazione del dollaro e, se sono avidi nel guadagnare, sono poi larghi nel dare. A New York una società di trecento signore provvede alle prime necessità degli immigrati e sono pur d’aiuto alla San Raffaele. Molto si nelle feste natalizie e pasquali. Le grandi signore portano molto agli ospedali. Provvedono di carbone i poveri, che per riscaldarsi nella vernata [89] mettono in pericolo i figli mandandoli lungo le linee ferroviarie a raccoglierne i pezzi di carbone perduti.
Gli ospedali sono numerosi. Solo a Chicago se ne conta un centinaio perché in caso di bisogno tutti, anche i più ricchi, si recano all’ospedale pagando per la cura somme favolose; non si manca di nulla. I medici impiantano talvolta ospedali essi stessi per assicurarsi la clientela. Sono naturalmente preferiti gli ospedali assistiti dalle suore, che sono angeli di carità. Ogni nazionalità ha i suoi propri ospedali. Gli italiani non ne hanno in alcuna città fuorché a New York uno, che è vuoto ed è ad augurarsi che si riempia e bene funzioni.
I governi dei varii Stati o le beneficenze private provvedono alle molteplici necessità dei poveri, dei malati, dei cronici, degli scarsi di mente. Un ricovero per questi ultimi non esiste ancora nello stato dell’Illinois. Il vescovo di Chicago disse: « Questo vuoto lo riempiranno le suore che il Santo - 846 -Padre ci raccomanda ora con sì prezioso autografo », e si fece voto che avvenisse e presto.
Ma è pure di urgenza massima che le suore si applichino alla scuola cattolica parrocchiale. Essa ha due corsi. Il corso inferiore comprende: 1. l’abbicì; 2. lingua inglese; 3. storia degli Stati Uniti; 4. etimologia; 5. geografia; 6. disegno; 7. canto; 8. calligrafia; 9. ginnastica; 10. catechismo; 11. elementi d’aritmetica. Il corso superiore o commerciale comprende: 1. perfezionamento della lingua inglese; 2. matematica superiore; 3. letteratura; 4. storia universale; 5. manuale di commercio; 6. legge commerciale; 7. registro di affari; 8. stenografia; 9. tipografia e typewriting; 10. fisica; 11. musica e canto; 12. catechismo; 13. ginnastica; 14. declamazione.
Il programma è esteso, nondimeno in pratica bastano le nozioni sostanziali. Ma il fanciullo deve studiare e se manca alla scuola si castigano i genitori e, se più colpevoli sono i figli, questi si condannano dalla corte dei fanciulli anche a sei mesi di carcere. I fanciulli diligenti riescono molto bene anche nel canto corale, tanto da pareggiare talvolta anche gli alunni dei nostri seminari e collegi regolari. A questo riguardo è molto lodevole la scuola di canto nella chiesa del nostro zelante p‹adre› Gregori a Boston.
I gruppi di coloni delle varie città e provincie italiane, specialmente meridionali, nell’organizzare feste di canto e di organo e di sacri oratori, quando viene la solennità del patrono del loro paese natio, non badano a spese. Talora si fanno anche certe feste sacro-profane, dove si mescola molto l’intento del lucro e del divertimento materiale. Tali feste sono, specialmente tra i nostri meridionali, da riprovarsi per lo più e da interdirsi affatto. Si hanno pure certe feste di beneficenza e di filantropia che lasciano molto a desiderare.
L’americano è detto strano e non è raro che un americano disponga grosse somme per scopi inutili: la protezione di cani, di gatti, di cavalli, e simili. I milionari e i miliardari dispongono annualmente una beneficenza da 5000 a 50.000 dollari per stranezze o scopi di umana grandezza. Non di ciò abbisogniamo noi. A noi italiani sovrattutto abbisogna il pane della vita, il pane della mente, il pane del cuore.
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Il m‹olto› r‹everendo› p‹adre› Tonello conchiudeva in Chicago un suo discorso ad un comitato di signore e signori, benefattori dei nostri italiani: « Datemi alcune di quelle donne generose per ogni paese dove sono italiani, pronte ad assistere i preti e le suore; datemi un milionario che, invece di prodigar l’oro per grandi università o ricche librerie non accessibili agli stomachi vuoti, fabbrichi case di educazione e scuole per i ragazzi italiani, ed in meno di un secolo io darò all’America una razza che sarà il vanto di questo paese... darò all’America un popolo di governanti, di soldati, di oratori, di poeti, di scrittori, di artisti che faranno dell’America la più grande nazione del mondo... È mio sogno che l’italoamericano Marconi, la fine di questo secolo, mandi alle stelle questo omaggio: “Gloria a Dio per la cui benedizione, insieme che per la buona volontà del popolo, l’America è ora la nazione più libera, più ricca e più potente del mondo” ».
Qualche osservazione sulla donna americana e la donna italiana. La donna americana sa di essere americana ed è donna curata nella persona, relativamente avanzata nel sapere; fanciulla, può con facilità frequentare i corsi completi delle scuole. La legge civile le accorda speciali privilegi ricopiati dalle leggi inglesi, per cui ella nella famiglia è tutto. Spesso ciò che vuole, vuole. Nella società poi aspira al seggio governativo, [90] parla di alta politica e vuol essere pareggiata in tutti i diritti all’uomo.
La donna americana è civile e riservata, non soffre confidenze men che rispettose da parte di qualsiasi uomo. Ma nell’America v’ha la brutta legge del divorzio. Per introdurre l’infausta legge si fece credere che la legge si sarebbe applicata raramente, ma purtroppo si applica ogni . Si fece credere che si sarebbe applicata solo in casi gravissimi e purtroppo la si applica per ogni capriccio. Denari e corruzione in quantità, e con ciò troppo spesso le parti si accomodano e si dividono.
La donna italiana in America è dimessa, talvolta malvestita, e gli americani la vedono un po’ di mal occhio, ma quando vedono ch’ella è tutta famiglia e tutta lavoro e che, pur essendo madre e direttrice di casa, tuttavia si occupa di lavori, e di lavori pesanti che spetterebbero più all’uomo che alla donna, allora la compatiscono, l’amano e in caso di bisogno l’aiutano. - 848 -Le donne siciliane in modo particolare sono gelosamente guardate in famiglia dai genitori. Tant’alte, non si lasciano neppur andare alla chiesa da sole, ma accompagnate. Alla figlia si pensa poi presto di dare un compagno, perché si dice: « Bisogna provvedere per guardarla dai pericoli ». Il marito poi ne diviene custode geloso fino all’eccesso, sì da tener guardata la sposa come una schiava.
Il marito, quello meridionale più spesso, facile a sentimenti di amore e di sdegno, talvolta maltratta la propria compagna, ed essa simula, nasconde, piange in segreto e tace. La donna americana si sarebbe fatta sentir tosto: « Piano, che io sono la tua compagna, non la tua schiava o la tua serva ». Certo B. S., di Campobasso, fu sorpreso a battere come un materasso la sua compagna e fu imprigionato. Per uscirne bisognò che la moglie impetrasse perdono e che il sacerdote aggiungesse le sue raccomandazioni. Il giudice a questo modo lo liberò e lo ammonì: « Quei vigliacchi che bastonano le proprie mogli sono indegni di abitare in una nazione civile come l’America. Dovete alle preghiere di vostra moglie e all’intercessione d’un ministro dell’altare se per questa volta vi uso clemenza. Però ricordatevi che, se mi ricomparirete dinnanzi con un’accusa simile, non mancherò di darvi quel castigo di cui la vostra brutalità è meritevole ». E rivolto alla donna: « Se costui — disseoserà battervi di nuovo o usarvi dei disprezzi e dei rimproveri, venite subito da me ed io penserò a garantire la vostra persona con quei mezzi che la legge mi accorda. Godo di vedervi così ben disposta a perdonargli. Però vi avviso di non essere troppo indulgente. Se non sarete accorta, costui di compagna vi renderà sua schiava e la vostra vita sarà un continuo martirio ».
Il Signore benedica e conservi in America la donna italiana.
VIII
Un fascio di moniti agli italiani - La religione e il lavoro son due fondamenti della prosperità - La stirpe italiana è apprezzata in America per le sue doti - Guardarsi dalle risse - Conformarsi agli usi di pulizia e di garbatezza della nazione americana - Contro la bestemmia e il turpiloquio - È stimato l’uomo religioso, sprezzato chi per trascuratezza o rispetto umano non pratica la - 849 -sua fede - L’amor della patria - Ai miei due istituti - Ragione del mio viaggio - Ringraziamenti - A Pio X.
L’uomo è fatto per Iddio e per il lavoro. Dio, da buono e saggio padre, ha disposto che tutti noi guadagniamo il pane della vita col sudor della fronte 39. Ciò premesso, è naturale che fondamento della prosperità per ogni individuo è il timor di Dio, per ogni popolo è la preghiera al Signore e il santo costume della virtù quale risulta dalla dottrina di G‹esù› C‹risto›. È detto che lo spirito di fede in Dio fu il fondamento della grandezza americana. Ricordiamolo tutti, noi italiani specialmente, in patria e fuori.
Poi il lavoro. Si sa che chi vuol mangiare deve lavorare. In America si lavora da tutti, grandi e piccoli. Anche i milionari attendono da mane a sera ai loro affari.
Gli italiani colla religiosità e col lavoro possono acquistare stima e prosperità. Vi hanno dei malevoli o dei malamente informati che degli italiani dicono poco bene. Scrive Foulke, commissario del Civil Service: « Noi c’immaginiamo gl’italiani ignoranti, irreligiosi, pigri, sporchi, disonesti, vendicativi... Ma non son tali. Io sono convinto che l’arrivo ai nostri lidi d’una gente industriosa, persistente, prolifica quale l’italiana, sia destinato a dare più vigore alla nostra razza e a ritardarne la decadenza ». Ed Edwin Elwell scrive nel Sun, il più diffuso [91] giornale di New York: « Ho avuto per lunga esperienza ragione di convincermi che gl’italiani formano la classe migliore tra gli operai che vengono nel nostro paese. Essi sono fedeli senza esser servili, onesti, laboriosi e intelligenti, e recano qui un ingenito amore per l’arte, del quale ha pur tanto bisogno la nostra popolazione cosmopolita... Noi abbiamo bisogno degli italiani, aperti all’amicizia, spogli d’ogni ipocrisia. Già uno o due italiani qui dettero all’arte benefizio che non ancora fu degnamente apprezzato. Quando un italiano stringe amicizia con voi e vi riceve nella propria casa, rimanete ammirati della nobiltà dell’indole sua e della sua lealtà. Naturalmente egli chiede d’essere accolto nella stessa guisa, perché non tollera e sa reagire - 850 -con energia quando si trova maltrattato o mal giudicato. Dalla immensa maggioranza degl’italiani che emigrano agli Stati Uniti escono ottimi cittadini e noi abbiamo costante bisogno della loro squisita naturale attitudine alle belle arti ».
Gli italiani in patria ed in America devono esser contenti di questi buoni giudizii, ma devono guardarsi da alcuni difetti. Esempio, l’uso del maledetto coltello o stiletto: bastano pochi casi sciagurati, dovuti più ad impeto momentaneo di passione che a malizia studiata, per macchiare il buon nome italiano; gli italiani si guardino dalle risse e dagli eccessi della passione, per carità di Dio e del prossimo e per alta carità di patria.
Deve pure l’italiano conformarsi agli usi della nazione americana con la cura di presentarsi pulito nella persona e di tenersi pulito in casa. In ogni casa americana c’è il costume di ripulire e lavare le camere e le scale ogni settimana. Ogni casa ha il suo bagno ed il gabinetto privo d’ogni esalazione. In ciò molti italiani, specialmente meridionali poveri, hanno da imparare e imitare.
Gli italiani o taluni di essi hanno pure a guardarsi dal vizio della bestemmia e del turpiloquio. Gli americani saranno quel che saranno, ma guai che in pubblico parlino male, il che verrebbe punito anche dalle leggi.
Devono pure parecchi italiani praticare meglio il precetto festivo e la frequenza ai santi Sacramenti. I popoli di altre nazioni e religioni osservano la domenica e le pratiche del proprio culto. E noi? Noi che siamo i figli d’Italia, la sede del Vicario di G‹esù› C‹risto›? Bisogna vincere il rispetto umano, ché la fede gl’italiani l’hanno. Bisogna vincere il rispetto umano e ricordare che in America acquista credito non chi disprezza la propria religione, ma chi invece la osserva. I milionari protestanti vogliono che la servetta cattolica pratichi la chiesa, che il servo osservi la sua religione. E ben ragionano, poiché dicono: « Un servo che non obbedisce a Dio, come potrà fedelmente obbedire ad un uomo della terra? ».
Altro buon consiglio è che l’italiano in America non dimentichi la sua patria ed i suoi parenti. Rifletta con quale ansia i parenti cari e la famiglia diletta attenda‹no› notizie del suo buon viaggio, della buona salute, del buon impiego ottenuto.
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Io non so dire, e voi non me lo dimandate se sia meglio l’Italia o l’America. Bisogna esaminare molte circostanze e soprattutto studiare le vie del proprio cuore. Invitato da me stesso a cambiar paese, un caro amico mi rispose: « È così breve la vita, il pensiero del salvar l’anima è pensiero così grave... Vivono anche gli uccelli dell’aria... », e mi chiuse la bocca, né io seppi più che cosa rispondere. Ma non si può pretendere in tutti tanta fede ed ognuno si regoli secondo il cuore suo ed il meglio della sua anima.
Con questo termino il mio breve e disadorno scritto. Queste pagine le dedico ai confratelli Servi della Carità. Queste pagine di viaggio compiuto nella mia età settantenne le stesi per norma delle Figlie di santa Maria della Provvidenza. Mi sono poi valso per scriverle del periodo di dodici giorni in cui compii il mio tragitto da New York a Napoli, tragitto di mare per una metà burrascoso e per l’altra metà sufficientemente calmo.
Di questo, come di ogni opera buona che si intraprenda con retta intenzione, rendiamo grazie al Signore e gliene chiediamo venia per i difetti che nel fare il bene l’uomo fragile commette.
Io ho compiuto questo viaggio perché da tempo il meditava. L’ho intrapreso dopoché la d‹ivina› Provvidenza mi si manifestò nella persona dei buoni sacerdoti missionari Iannuzzi e Vittorio Gregori, di quest’ultimo in ispecie, seguendo il quale mi parve di calcare i passi del venerando vescovo nostro mons‹ignor› Giov‹anni› B‹attista› Scalabrini.
Lo replicherò poi sempre, e lo replicheranno i membri dei due istituti dei Servi [92] della Carità e delle Figlie di santa Maria della Provvidenza, che la bontà del santo padre Pio X fu bontà grande quando ad assicurare i miei passi volle accompagnarmi a tutti e ai singoli nell’Unione americana col suo autografo venerato. Ond’è che la mia presenza negli Stati Uniti fu salutata come presenza dell’autografo augusto, e fu l’autografo dell’ammirabile Pio X che mi spalancò i battenti alle porte di personaggi eccellentissimi ed eminentissimi nella Chiesa dell’Unione americana.
Dal piroscafo, 18-2-1913.
Sac‹erdote› d‹on› Luigi Guanella




p. 844
38
Gen 22, 8.


p. 849
39
Cfr. Gen 3, 19.


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