Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Opere santa Teresa
Lettura del testo

Le opere di Santa Teresa. Studio - Riassunto (1883-1884)

15. Chi si umilia sarà esaltato

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15.
Chi si umilia sarà esaltato 138
[I-82] « Voi siete l’Altissimo, o Signore, ed io creatura misera cotanto e peccatrice 139. Un pezzo di fango vile come lo reggete alla vostra presenza, o Signore. Nascondetemi, aprite le viscere della terra, ché io entrando addentro addentro non osi guardar la luce del bel . Oh la creatura ingrata che sono io... Se mi conoscessero gli uomini! Non so per qual ragione sia tenuta buona, ché inganno il mondo; se fossi conosciuta, tutti mi mostrerebbero a dito e mi sputerebbero in faccia... Prego che mi raccomandino a Dio dopo morte perché, vittime di quella semplicità che fa lor credere che io sia santa, non pregano poi per me e mi [I-83] lasciano poi nel purgatorio ».
- 39 -L’anima fedele dove si vede assalita da molte calunnie sclama: « Benedetto sia Dio che in questo paese conoscono chi io sono, ché negli altri tutti si ingannano e mi trattano come pensano che io mi sia, e qui come io mi merito ».
Teresa in chieder perdono di qualche suo fallo, faceva piangere 140. Diceva allora: « Sorelle e figlie mie, quando siate incolpate o riprese, non vi difendete o non vi scusate se non quando la carità o altra giusta ragione nol ricerchi, attesoché Dio prenderà la difesa vostra ». Quaranta anni erano che non le passava giorno senza dolori, eppur soggiungeva: « Non mi abbiano compassione, ché più patì il mio Signore per me quando bevette aceto e fiele ».
Per 22 anni patì aridità fierissime nello spirito. Talora un popolo di ingannati [I-84] muovevasi in tumulto e copriva di insulti Teresa: « Voi siete quella santa che ingannate il mondo e ve ne andate in cocchio? ». Ed ella: « Non v’è chi mi dica i miei mancamenti se non costoro ». E calunniata 141 al Santo Ufficio, al superior generale, al re medesimo, ed ella soggiunse: « Signore, o morire o patire: non vi domando altra cosa per me ». Ed il Signore a lei: « Io dispongo le cose conforme a quello che so della tua volontà e non conforme alla tua sensualità e fiacchezza. Sforzati, poiché vedi quanto io t’aiuti ». Teresa allora coprivasi di cilizi, si pungeva con un fascio di ortiche, si marcava colle discipline... Una minestra di farina ed un uovo, poche carote ed altra coserella di legumi bastavale per suo cibo ordinario.
Adoperavasi per non aver redditi di sorta [I-85] e diceva alle sorelle: « Fortunate voi finché vivrete in somma povertà. La povertà è un bene che in sé comprende tutti i beni del mondo. È un alto dominio che ci eleva sopra tutti i beni dell’universo. La vera povertà, abbracciata unicamente per Dio, porta seco un grande onore. Di niuno ha bisogno se non di Dio, e appena che non ha bisogno di nessuno, ha molti amici ». Per amore alla povertà non voleva far libri perché diceva impedirla da ­- 40 -filare. Dovendo elevar muri di cinta diceva: « Non adoperate calce, ché se cade non mancherà chi lo rialzi ».
Diceva altresì Teresa: « Sola l’obbedienza è una virtù che inserisce nell’anima tutte le virtù, e dopo avervele inserite ve le conserva 142. Dissemi nostro Signore che la cosa si farebbe,
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come mi aveva detto prima, ma dice che essa si farà assai meglio per la via dell’obbedienza che non per quella che io voleva pigliare ». Asseriva « che più conto faceva ella d’una parola del suo superiore o del suo confessore che di mille rivelazioni, e che le norme con cui aveva da reggersi erano i detti di coloro che ella aveva in luogo di Dio ». Ed il Signore fecele intendere: « Non è obbedire se non sei determinata a patire: metti gli occhi in quello che io ho patito e ti sarà agevole ogni cosa... Non aver obbedienza è non esser religiosa... Non è cosa che conduca più presto l’anima alla somma per­fezione, quanto l’obbedienza ».
L’obbedienza è l’arbitro che 143 compone le due parti avverse. Teresa si umiliava e Dio l’esaltava. Chi avrebbe ardito intraprendere tante imprese, o [I-87] intraprese non si sarebbe smarrito di coraggio? Pure ella prima nei più gravi pericoli confortava tutti dicendo « che non era in potere del mondo intero di disfar ciò che Dio fa, né di impedire 144 di far ciò che egli vuole che si faccia ».
I suoi amici e confidenti erano sant’Elia, sant’Alberto, san Cirillo, tutti i santi dell’ordine, gli angeli, i patriarchi, san Giuseppe, santa Maria Maddalena, i diecimila martiri, san Giovanni Battista, san Giovanni Evangelista, san Pietro, san Paolo, non che i santi Agostino, san Domenico, san Gi­rolamo, san Francesco d’Assisi, san Bartolomeo, san Gregorio, santa Maria Egiziaca, santa Chiara, santa Catterina di Siena 145 e santa Catterina martire, sant’Ilarione, san Sebastiano, - 41 -sant’Orsola, sant’Anna, sant’Elisabetta, Davide e Giobbe e il santo del mese.
Santa Teresa, avvalorata da tanto aiuto, guariva con un ­segno di croce 146 dato furtivamente gli ammalati. [I-88] « Va, va diceva non pensare che io sia una segnatrice »; « Si quieti figliuola mia, ché io confido in nostro Signore che l’abbia da risanare ». Le sue parole ottenevano un effetto prodigioso. Al re più facevano le sue lettere che ogni altra cosa. Ell’era sì ­riconoscente che per un beneficio ricevuto non cessava di prodigare affetti di gratitudine. Consolava le sorelle ammalate e voleva che tutte fossero allegre, che alla Regola non aggiungessero penitenze. Non voleva ricevere maggior numero delle assegnate per non distruggere i monasteri, e lasciava un posto disponibile per quella che fra le altre avesse porti speciali segni di vocazione. Provvedevale del necessario e dilatava loro il cuore. Voleva ordine nel temporale per regolar lo spirituale. Ripeteva spesso: [I-89] « Siate spoglie dallo amore ai ­parenti ». Teresa era straordinariamente amica delle persone di buon intendimento. Diceva 147: « Padre mio, la devozione gliela darà qui nostro Signore e l’orazione poi le sarà insegnata, anzi a quelle che l’hanno esercitata di fuori, bisogna alcune volte lavorar dapprima per far loro dimenticare quello che hanno appreso. Ma se non hanno buono intendimento, qui non sarà loro dato. Ed oltre a ciò una monaca devota e serva di Dio, se non ha intelletto, non è buona più che per sé. Se ha intelletto, mi giova per governar altre e per tutti gli uffici che fanno bisogno. E poi queste che non hanno intendimento non si ravvedono mai, perché non credono fallar benché avvisate. Le monache inquiete che bramano cambiar monasteri, che sono malinconiche, non possono operare il bene ». [I-90] Voleva che almeno per le priore i confessori fossero buoni teologi e diceva: « Il bene di un’anima consiste in trattare con amici di Dio ».
- 42 -Teresa conosceva gli spiriti, vedeva nell’avvenire, poteva sul cuore di tutti, le anime sante accorrevano per mettersi sotto la sua direzione, e nondimeno in tanta gloria Teresa non provava maggior contento, ma umiliandosi sempre protestavasi dinnanzi a Dio ed agli uomini misera e peccatrice, meritevole che tutti l’oltraggiassero 148.




p. 38
138
Lc 14, 11.


139
Originale: peccatrice. /O se/.


p. 39
140
Originale: piangere /tutte/.


141
Originale: calunniato.


p. 40
142
In Opere, i, Vita di santa Teresa, p. 672, questa considerazione sull’obbedienza è citata dalle opere di san Gregorio Magno.


143
Originale: che /accorda/.


144
Originale: ciò che il mondo fa, né di impedire /ciò che Dio/; cfr. Opere, i, Vita di santa Teresa, p. 623.


145
Originale: Svezia; cfr. Opere, i, Vita di santa Teresa, p. 615.


p. 41
146
Originale: croce /gli/.


147
In Opere, i, Vita di santa Teresa, p. 703, il discorso diretto che segue, fino a gli uffici che fanno bisogno, è rivolto all’autore della stessa, Francisco de Ribera, che riferisce un suo colloquio con la santa.


p. 42
148
Qui termina il primo quaderno.


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