Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Opere santa Teresa
Lettura del testo

Le opere di Santa Teresa. Studio - Riassunto (1883-1884)

25. Cose di paradiso

«»

[- 63 -]
25.
Cose di paradiso
[II-50]Spettacolo di paradiso è 247 il fervor d’orazione dei religiosi e delle religiose riformate di santa Teresa. I religiosi levansi di mezza notte e fanno orazione mentale per due ore. - 64 -Usano un saccone per letto e si tormentano con le discipline, non mangiano carni giammai. I religiosi di più forte tempra hanno in ogni provincia un monastero detto Deserto, che è casa di rigidissima osservanza.
Le religiose cantano ad ore 9 pomeridiane mattutino e lodi e dispongono punti di meditazione e fanno esame di coscienza fino ad ore 11. Si levano alle 5 antimeridiane, compiono un’ora di meditazione, cantano le Ore, ascoltano la santa Messa e si riducono alla cella in lavoro fino al pranzo, ad ore 10. Alle 11½ lettura spirituale, ricreazione e lavoro. Ad ore 2 vespero e poi lettura [II-51] e lavoro in cella fino a compieta e ad un’ora di meditazione di poi. Finalmente è la cena e poco momento di ricreazione e poi silenzio rigoroso fin dopo l’ora prima del seguente.
Teresa viene innanzi collo stendardo su cui è scritto: « Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum » 248. Si professa meschinella infra tutte e dice, perché il sappiano tutti: « Difetto mio era pensare alle buone qualità di anime buone che adoperavansi per me, e così 249 era impedita da donar a Dio 250 tutti i miei pensieri ».
Or che non farà Iddio in pro di anime così pure? Disselo il Signore nostro Gesù Cristo che la casa di San Giuseppe è « il paradiso delle sue delizie ». E quanto a Teresa, Iddio le parlava 251 confidentemente così: « Che mi chiedi tu, o figlia, che non faccia? Pensi tu, o figlia, che il merito consista in godere? Non già, ma sì in operare, [II-52] in patire e in amare. Credilo, figlia mia, le anime più dilette al Padre mio sono quelle alle quali egli manda maggiori prove... Quando m’avrai intesa, m’aiuterai a piangere la perdizione dei miseri schiavi del mondo... Figlia mia, io voglio che il mio sangue ti giovi; non temer dunque che la mia misericordia ti manchi. Io l’ho sparso tra dolori ineffabili, e tu come vedi ne godi ora con delizie - 65 -ineffabili... Il libro 252 che hai letto condanna i ricercati ornamenti e le cose curiose di cui si fregiano le imagini, e non già le imagini stesse. L’artifizio usato dal demonio coluterani fu appunto quello di tor loro ogni mezzo che mover li potesse a pietà, e così vanno essi perduti. I miei fedeli, figlia mia, ora più che mai han da fare il contrario di quello che essi fanno ».
Volendo Teresa sciogliersi dai negozi, dissele Dio: « Non se ne può far con meno, figlia mia; ben [II-53] procura tu sempre d’aver retta intenzione in ogni cosa, di staccarti da tutto e di guardar me, a fin che quanto farai sia conforme a quello che feci io ». Domandando Teresa il perché non aveva più estasi in publico, le rispose Dio: « Or non è più necessario: hai già bastante credito per quello che io pretendo; abbiam riguardo alla debolezza di chi mal giudica delle cose più perfette ». Stando Teresa in timore se fosse in grazia, le rispose Dio: « Figlia, molto è ­diversa la luce dalle tenebre; io son fedele, nessuno si per­derà senza saperlo. Ingannerebbesi chi fondasse la propria sicurezza in favori spirituali che riceve, la vera sicurezza è il testimonio della buona coscienza 253. Ma nessun pensi di potere pur da sé restar nella luce; tanto gli è ciò impossibile nell’ordine della grazia quanto in quello della natura l’impedire il sopravvenire della notte: è cosa che dipende unicamente dalla mia grazia. Il mezzo migliore [II-54] per l’anima di ritener la luce è il ben comprendere che per se stessa nulla può e che da me le viene; perocché allora stesso 254 che la divina luce sta in lei, se m’al­lontano un istante, verrà la notte. Questa è la vera umiltà: che conosca l’anima quello che essa può e quello che posso io... ».
Teresa costretta da Dio e dal suo confessore a scrivere ­l’Istoria della propria vita, scrive: « Aveva visioni e non ardiva esporle per timore che dicessero se io era come un san Paolo. Io - 66 -avrei voluto morire. Ebbi un rapimento in cui parvemi invero morire. In altro rapimento vidi una colomba su di me, con ali a scaglie di madreperla, e altra colomba vidi pure sul capo di un padre domenicano. Dissemi poi il Signore: Ricordati del tempo in cui mettevi l’onor tuo ad andare contro il mio onore... Rammenta quanto tu mi sia obbligata: quanto tu mi offendevi [II-55] maggiormente, io me ne vendicavo ricolmandoti di grazie ».
« Quando il Signore mi compariva nella santa ostia, i capegli mi si rizzavano in fronte e tutta parea annichilarmi. Per riguardo alla debolezza nostra Dio poco a poco manifesta la sua gloria. Mi fece altresì veder orribile spettacolo d’un sacrilego e mi disse: Prega per lui, figlia mia, e ammira la forza che hanno le parole della consecrazione... e l’eccesso della mia bontà... Che orribil cosa ricever indegnamente tanto Sacramento. Fu cotal persona che visse assai malamente, che fu malata per due anni e che pareva dovesse salvarsi, ma vidi i demoni che del corpo di lui morto facevano orrendo strazio, e dell’anima, ahi quanto più crudo! Vidi poi più anime di purgatorio salir all’alto, e più santi religiosi 255 che ascesi omai erano circondati da [II-56] diversi gradi di beatitudine ».
« Nostro Signor Gesù Cristo, tratto un grosso chiodo dalla destra, dissemi: Non dubitar, figlia, che dopo aver ciò sofferto per amor tuo, non sia io per fare a maggior ragione tutto quello che mi puoi domandare. Io ti prometto d’esaudire tutte le tue preghiere, ben sapendo che mai non mi domanderai cosa che conforme non sia alla mia gloria ».
« Vidi in campo gente armata per offendermi e ne provai il più gran tormento, ma il Signore dissemi che non mi affliggessi, ché in vedermi io così doveva comprendere in qual fondo di miseria verrei a cadere se ei s’allontanasse da me, e come non c’è sicurezza alcuna mentre viviamo in questa carne. E soggiunse facessi quant’era in me, che non mi avrebbe abbandonato giammai 256. In un rapimento sentii tanta 257 [II-57] brama della santa Comunione che se avessi veduto elevate - 67 -cento lancie ad impedirmi io sarei tuttavia corsa. Scorsi un ricco baldacchino sul capo di religiosi laici della Compagnia di Gesù che si comunicavano, e accostandosi poi tosto altri, più nol vidi quel baldacchino. Vidi la verità che è conoscere che quanto a Dio non piace, è 258 menzogna. Vidi pure l’anima mia sotto forma di specchio che s’improntava tutto quanto in nostro Signore per una comunicazione ineffabile 259, tutta ­d’amore. Se l’anima copresi di peccato mortale, lo specchio ­copresi di folta nebbia onde nostro Signore già non vi si può rappresentare. Negli eretici lo specchio è come infranto. Come un malato in atto di morire è riconoscente al medico che lo salva, così l’anima al suo confessore ».
« Di cotale che fu proposto al vescovado disse Iddio [II-58]: Quando avrà compreso e chiaramente riconosciuto che la vera signoria è il non posseder cosa veruna, allora lo potrò accettare. Della riforma carmelitana disse: Nei tempi avvenire fiorirà quest’ordine ed avrà molti martiri. Ancora mostrommi il Signore come tutte le cose sono in Dio, ed ei tutte le contiene, lo che è una delle più insigni grazie. Vidi 260 la divinità quasi diamante insignificabilmente traslucido e immensamente più grande dell’universo tutto... Vidi bellissime cose di paradiso: qual misericordia usommi Iddio! Oh mi degni il Signore della più gran misericordia, assumermi al regno suo beato! ».




p. 63
247
Originale: è /la vita fervida/.


p. 64
248
1 Re 19, 10.


249
Originale: così /scemar/.


250
Originale: Dio /fin l’ultimo de’/.


251
Originale: parlava /manifestamente/.


p. 65
252
Nell’originale l’espressione Il libro è ripetuta e la prima occorrenza cancellata. In Opere, ii, Istoria della propria vita, pp. 661-662, il brano da qui alla fine del capoverso è preceduto da: « Avendo letto in un libro che era imperfezione l’aver imagini lavorate con arte, presi la determinazione di più non tenerne una nella mia cella che ci avevo [...] Or in un momento che non pensavo a tal cosa, intesi dal Signore questo che dirò ».


253
Cfr. 2 Cor 1, 12.


254
Originale: stimo; cfr. Opere, ii, Istoria della propria vita, p. 663.


p. 66
255
Originale: religiosi /ascendere/.


256
Originale: giammai /Vidi/.


257
Originale: tanta /ansia/.


p. 67
258
Originale: è /tutta/.


259
Originale: ineffabile, /ma/.


260
Originale: Vidi /cose di paradiso/.


«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma