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Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Opere santa Teresa
Lettura del testo
Le opere di Santa Teresa. Studio - Riassunto (1883-1884)
39. Conforti ed ammaestramenti
«
»
[- 106 -]
39.
C
onforti ed
ammaestramenti
[III-52]
Voi che
aspirate
a
perfezione
udite
conforti
ed
ammaestramenti
utili
. Il
poverino
san
Giovanni
della
Croce
è
stato
nove
interi
mesi
chiuso
in una
carcere
sì
ristretta
che, così
piccolo
come egli è, appena vi poteva
vivere
rannicchiato
disagiatissimamente
. In tanto
tempo
non poté giammai
cangiar
la
tonaca
, benché taluna
volta
per
malattia
si
riducesse
poco meno che agli
estremi
.
« Egli è da
invidiare
immensamente
—
scrive
santa
Teresa
—
ben si
vede
che il
Signore
il
trovò
degno
di un tal
martirio
, e queste
cose
è
bene
che si
sappiano
affinché tutti se ne
guardino
da questi nostri
avversari
, ai quali non
peraltro
Dio
loro
perdoni
». Il
meschinello
per un
servizio
tenuissimo
che
venivagli
fatto
non aveva
termine
in
[III-53]
ringraziare
. Stando in quella
segreta
senza
spiraglio
di
luce
, in
luogo
umido
e al
buio
, fra
cassato
e
rotto
nella
persona
e
tormentato
da
dolori
acutissimi
,
- 107 -
Iddio
versavagli
in
cuore
consolazioni
come ai
martiri
della
fede
, ond’
era
sempre
sereno
nella
fronte
e si faceva
bramoso
di
patimenti
sempre
nuovi
.
Benavventurato
,
conosceva
la
gloria
che è nelle
beatitudini
evangeliche
, onde
godeane
come una
specie
di
paradiso
in
terra
e ne faceva
trasparire
ancora allo
esterno
cotal
aureola
di
santità
.
Giovan
della
Croce
giaceva
vittima
innocente
. Altro
processo
terribile
si stava
intelaiando
contro il
p
‹
adre
›
Graziano
. Per sei
ore
le
religiose
furono
sottoposte
ad un
interrogatorio
in cui non è a
stupirsi
se, stando come
fuor
di sé, non abbia alcuna
detto
qualche
scempiaggine
.
[III-54]
Si
consolavano
poi tutti in
ricordare
che coloro che ci
fan
guerra
diverranno
ben presto i nostri più
caldi
difensori
.
«
Patire
per un
Dio
sì
buono
, quale
consolazione
! Quel
giorno
in cui ci verrà a
mancare
la
croce
,
guai
a noi e alla nostra
riforma
!... Si
vede
che
Gesù
non vuol
punto
che la nostra
riforma
acquisti
splendore
dai
grandi
della
terra
, ma sì dai
piccoli
e dai
poveri
quali erano gli
apostoli
. Intanto
guardiamoci
dallo star molte in un
monast
‹
ero
›
, perché ne
verrebbe
rilassamento
, e il
confessore
non sia il
direttore
della
casa
perché le
spose
di
Cristo
ne avrebbero
detrimento
. Non facciamo
giunterelle
di
rigori
, e stiamo in
guardia
come da
rovina
dalle
religiose
inquiete
e
409
poco
esperimentate
.
Cerchiamo
il
conforto
di quelle
persone
che hanno
santità
e
dottrina
.
[III-55]
La
carne
è
inferma
e si
sente
opprimere
da una
tristezza
veramente
crudele
, ma che non può la
parola
di
anime
sante
! ».
« Io sono
tranquilla
—
scriveva
Teresa
due
anni
avanti
morire
410
—
Mi
pare
in
pugno
avere omai la
gloria
del
cielo
e di averne
steso
il
contratto
di
acquisto
. Vorrei io
servire
Dio
fra i più
crudi
tormenti
.
Patisco
più di prima ma vorrei
patire
sino alla
fine
del
mondo
... mi
par
che i
patimenti
maggiori
appena mi
sfiorino
la
tonaca
... Sono come in
cittadella
inespugnabile
...
- 108 -
L’
anima
veglia
in tutto e si
dimentica
di tutto. Mi
mortifico
nel
corpo
meno che nei
primi
anni
, ma il
fo
per
continuare
a
Dio
i miei
servizi
e fare l’
obbedienza
.
Scomparse
le
visioni
sensibili
, mi
rimane
l’
intellettuale
...
Desidero
in tutto il voler di
Dio
... Non
sento
più
[III-56]
*** sì
straziante
per l’
offesa
che altri fanno a
Dio
e per le
anime
che si
dannano
411
...
Vedo
più
chiaro
in tutto.
Talor
Dio
mi fa
scorgere
che talune
anime
defunte
sono in
possesso
del
paradiso
...
Sento
che la
santissima
Trinità
abita
in me
colla
grazia
, e con
sentimento
vivo
che s’
imprime
in me... Far
amar
Dio
parmi
miglior
fortuna
che
possedere
Iddio
».
Anima
fedele
, quali
discorsi
son questi mai e quali
ammaestramenti
!
p. 107
409
Originale
:
inquiete
/e da/.
410
Espressioni
e
concetti
di questo
capoverso
sono
ripresi
dalla
lettera
cccviii
,
scritta
da
santa
Teresa
« sul
finire
del
maggio
1581
», cioè « un
anno
e
mezzo
prima della sua
beata
morte
» (
Opere
,
vi
,
Delle
lettere
,
tomo
ii
,
1577-1582
,
p.
615
).
p. 108
411
In
Opere
,
vi
,
Delle
lettere
,
tomo
ii
,
1577-1582
,
p.
619
: « Vi è per altro una cosa che mi
tiene
alquanto in
sospetto
, ed è che io non
provo
più come una
volta
quel
dolore
sì
vivo
e sì
profondo
, quella
pena
che mi
straziava
il
cuore
alla
vista
di tante
anime
che si
perdono
, né quell’
affanno
che mi
cagionava
la
paura
di
offendere
il mio
Dio
.
Credo
per altro di poter
asserire
, che il
desiderio
che
Dio
non sia
punto
offeso
non è
punto
meno
ardente
nel
cuor
mio di quello che
fosse
prima ».
«
»
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