Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Eccolo il Signore!
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Eccolo il Signore! Nozioni agricolo-morali

I. Il cuore dell’uomo ed il suolo della terra

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I.
Il cuore dell’uomo ed il suolo della terra
1. [1] Il cuore dell’uomo può tutto quel bene che vuole ma ha bisogno di una guida: la mente che lo diriga alla perfezione. Il suolo della terra parimenti può dar 1 frutti buoni quando 2 desiderasi, ma il meschinello ha bisogno di una mano intelligente. Un giovine che ha cuor buono farà il bene, ma se è da una parte tratto dalle passioni sue e dall’altra dai compagni interessati, certamente rimarrà a dolersi che il giovine non operi meglio. Il suolo della nostra terra italica è ferace: chi lo nega? Ma è tormentato [2] da passioni interne, la irregolarità delle stagioni, e da interessati esterni, le sovrimposte che dissanguano. Sicché il suolo della nostra terra vien meno nel vigore3 non accenna a divenir migliore, se la mente dell’intelligente non lo diriga e la destra dell’agricoltore non lo scuota. Sette 4 potenze celesti, che si dicono doni dello Spirito Santo, e sette virtù, le tre teologiche e le quattro cardinali, commuovono il cuore del cristiano. E sette industrie fruttificano il suolo della terra: si dicono dell’orticoltura, della viticoltura, della selvicoltura, della sericoltura, della veterinaria, della economia, della contabilità.
2. Paragoniamo 5 in questo momento il cuore dell’uomo allo sviluppo della pianta. [3] Ha delle menti che presto ap­prendono la virtù e presto se ne dimenticano, e sono somiglianti alle piante verbigrazia della lattuga, del cavolo, del grano - 268 -etcetera, che in un anno crescono e perfezionano 6 a maturanza, però la loro vita dicesi annua. Hanno delle piante biennali: le bietole, le carote, il prezemolo, che portano il seme 7 nel secondo anno. E le piante dette vivaci, quali il pesco, il castano, etcetera, che perseverano a molti anni, come la virtù tenace ­dell’uomo costante che sfida l’avvicendarsi 8 delle stagioni di uno e di molti anni, né si smuove finché il ciel benevolo nol ­sottragga ai patimenti terrestri per i godimenti del paradiso.
3. La pianta ha delle radici, ha un tronco o fusto ed ha delle foglie, e tutto l’albero è coperto da una corteccia, che invero [4] appare il più spesso ruvida, ma che non è meno utile e necessaria. In somigliante guisa, il cuor dell’uomo ha delle virtù che meno appariscono e sono radici di umiltà ben fondate nel suolo 9 del proprio riconoscimento, e da questo fanno spuntare e crescere un fusto, un corpo di azioni certamente buono, e una coperta di foglie che a forza ne escono e sotto alle quali poi riposa il pellegrino e n’ha refrigerio l’animo del prossimo. Finalmente è 10 un mistero di bontà divina che il cristiano il ricopra tutto un ruvido di corteccia alquanto scabro, al duplice intento di difendere un bene incipiente, l’alburno, altra corteccia bianca nella pianta e che si converte anno ad anno in istrato legnoso, e coprire insieme le operazioni vitali della pianta, giacché essa come il corpo dell’uomo nelle azioni fisiche [5] e come il cuore 11 del cristiano nelle operazioni morali, è un lavoro incessante, misterioso, efficace, che tanto più sorprende quanto meno appare. Buon agricoltore, tu siedi allo ingresso della tua capanna ed hai di fronte il maestoso tiglio che ti difende dai raggi solari con un padiglione di foglie; tu guardi entro te, guardi a quell’albero e attraverso ai rami12 fra l’una - 269 -foglia e l’altra, quasi per tante finestre, tu guardi al cielo ed a Dio. Oh tu sei ben più felice che il ricco il quale piange entro alle sale dorate d’un palagio superbo! Ed or considera che le radici di quel tiglio 13 alimentano un albero gigantesco perché messe giù piccine non furono sotterrate troppo, a ciò l’aria e il sole facilmente le aumentassero [6] di vigore. Lo star troppo profondo e solitario inselvatichisce anche il cuor dell’uomo. E quelle radichette s’ebbero un letto di terra smosso e ben ­preparato, e qualche volta venne di poi il sarchiello a risollevarla d’un poco, quando la terra si rinserrò colla caduta della pioggia e col peso proprio. Ah, il cuor dell’uomo quanto ha bisogno del fratello che il conforti! Guai a chi è solo! 14... E vi adagia intorno un po’ di concime, le scolature della cucina e della casa del contadino che sono alimento feracissimo benché meno osservato, come il buon olezzo di virtù del compagno virtuoso più che altro è alimento succoso alla virtù del cuore. Maccature qualisiensi si impediscono nel fusticino della pianta, e perché le intemperie nol scuotano lo si affida ad un sostegno, come il cuor del fanciullo [7] che difendesi da ogni impressione pericolosa e lo si affida ad un sostegno, il miglior compagno della sua età.
4. Dopo ciò è un mistero ineffabile. Le foglie spuntano e si spiegano15 chiamano a sé dall’atmosfera i miasmi a noi più nocivi, il carbonio, e sel mangiano con cento bocche di traspirazione e con cento di respirazione, e tramandano l’alimento al fusto e alle radici, e da queste ridiscende alle foglie con soccorso celerissimo, come il cuore del virtuoso che tende ad 16 assumere per sé i miasmi delle umane infermità e convertirle in cibo sostanzioso allo spirito e farlo trascorrere in aiuto istantaneo a tutte le potenze dell’anima, ai sensi stessi del corpo. Oh che non diranno gli angeli custodi, che assistono ai pensieri grandiosi di un cuore santo e ne mirano le operazioni forti! [8] - 270 -Così avviene talvolta che l’angelo del contadino ammiri egualmente la vivezza della sua fede che la modestia del suo vivere.
5. E qui passiamo ad altra cosa bellissima, il fiore ed il frutto della pianta. Nel fiore ha una vaschetta, calice, con un orlo, corolla, e dentro fusticini ritti 17, stami, coperti d’umor viscoso che a suo tempo versano in altro vasetto, pistillo, il quale apre la sua boccuccia avida quando 18 abbia calore o forza di muovere e non sia impedito da venti gagliardi, da pioggie dirotte, da umidità continuate. Lo stame che ha versato il suo seme entro ne è soddisfatto, e scompare pietoso per dar luogo al frutto, il quale assorbe a sé il meglio 19 degli umori della pianta. Questa è quasi cuor di 20 madre che gli affetti più vivi espande ai figli. E s’ella per caso abbia ancor troppe foglie, affezioni superflue, [9] desidera sieno tagliate, perché il caldo del cuore fortifichi l’animo dei figli. O se questi son troppi e non abbia forza di mente o di corpo per allevarli, allora come la vite dice: « Fatemi povera e vi farò ricchi », o come il pero che prevedendo scoscendere i suoi rami sotto al carico di frutti dice: « Se mi sollevate darovvi minori frutti ma più certi e più pregiati ». Buon fratello del campo, sia tu come quello stame che semina  21 nel vaso della mente i più virtuosi pensieri; prega il cielo a prosperarti, t’aiuti un calice di patimento, un orlo cosparso 22 del miele di speranza, e aspetta che Dio operi in te i frutti saporiti di molte opere sante. Quale scuola presso al fiore e presso al frutto di una pianta!
6. Ma il seme dell’albero insegna di meglio tuttavia. Il buon seme è duro come un intrepido e riempie tutto il suo guscio e messo nell’acqua cade al fondo, e insomma [10] resiste a tutte le prove come il cuore del cristiano virtuoso. Or dategli un campo, ché desso vuol fruttare. Sol vi prega ché, essendo - 271 -tenerello, tanto gli sminuzziate il terreno di cui dovrà alimentarsi e glielo condiate con un concime, perché in nascere 23 entra in fermentazione e suda ed è costretto24 perdere in parte la propria vita, lo zuccaro ed altri sali, cui non può riprendere altrove che dal concime 25 sopra il quale voi il dovete coricare. Ve ne sarà sì riconoscente che poco a poco daravvi un albero e su quello infiniti semi atti benanco a nutrir voi, come il noce, il castano, etcetera, e poi sarà premuroso in spandere ovunque i suoi semi stessi, sì che la terra 26 produca sempre più al vantaggio comune. Che mistero di bontà! Il frutto scuotesi e dice al seme: « Stanati e fruttifica », e il manda con ali od al vento, [11] armato di uncini perché s’attacchi alle 27 vestimenta degli uomini, alla pelle dell’animale 28. S’esso venga deglutito, uscirà intatto dal ventre dell’animale per moltiplicar meglio in mezzo a quegli escrementi. Il seme che ci insegna? Il cuore del gio­vinetto educatelo a virtù, e quand’ei sia maturo dategli un campo d’azione e assistetelo con cura paterna, e vedrete svilupparsi un 29 principio di bene che crescendo in pianta olerosa 30 chiama intorno a sé i virtuosi, gli uccelli dell’aria, per con­fortarli come in casa lor propria. Oh i prodigi di un cuore amante crescono come il seme di pianta olerosa, si estendono come rami di palma, chiamano tutti intorno a sé come quel­l’albero provvido che nell’India dona a quegli erranti cibo e ­bevanda 31, ricovero e vestimenta. O terra, come [12] tu fatichi pietosa in prò dell’uomo! E poi il cuor dell’uomo e del ­cristiano faticherà meno per dare onore a Dio?
- 272 - riflessi
1. Il cuore dell’uomo è ferace di buone virtù come il suolo della terra lo è di frutti soavi.
2. La perfezion del cuore del cristiano 32 si paragona allo sviluppo della pianta nella terra.
3. Similitudine fra le parti fisiche della pianta e le virtù morali d’un cuore cristiano.
4. Il lavorio delle foglie è paragonato agli esercizi morali della mente cristiana.
5. Scuola d’insegnamento morale nel fiore e nel frutto della pianta.
6. Lo stesso seme 33 ammaestra nella savia educazione d’un giovane cuore.




p. 267
1
Originale: dar /di/.


2
Probabilmente: quanto.


3
Originale: e /da/.


4
Originale: Sette /doni/.


5
Originale: Paragoniamo /per un istante/.


p. 268
6
Originale: crescono e /si/ perfezionano /e muoiono/.


7
Originale: seme /al/.


8
Originale: l’avvicendarsi /degli anni e/.


9
Originale: suolo /della propria/.


10
Originale: è /una/.


11
Originale: cuore /dell’uomo/.


12
Originale: quell’albero e /fuori le foglie/ attraverso ai rami e /fuori le foglie/.


p. 269
13
Originale: tiglio /hanno/.


14
Qo 4, 10.


15
Originale: e /mangiano/.


16
Originale: ad /assimilarsi/.


p. 270
17
Originale: ritti, /pistilli/.


18
Originale: quando /non l’impedisce/.


19
Originale: meglio /della vita/.


20
Originale: quasi /madre/ cuor di /donna/.


21
Dall’originale si rileva la precedente versione del periodo fino a questo punto: « Buon fratello del campo, sii tu come quel fiore che semini ».


22
Originale: cosparso /di/.


p. 271
23
Originale: nascere /suda ed/.


24
Originale: a /emettere le parti migliori/.


25
Originale: concime /in/.


26
Originale: terra /si moltiplichi/.


27
Originale: alle /lane al vestito/.


28
Originale: dell’animale. /Altra volta/.


29
Originale: un /seme/.


30
Parola non attestata, ripetuta nel paragrafo, probabilmente ripresa da Mt 13, 32 (Vulgata): « cum autem creverit, maius est omnibus oleribus ».


31
Dall’originale si rileva la precedente versione del brano: « che nell’India serve a quegli erranti per cibo e per bevanda ».


p. 272
32
Dall’originale si rileva la precedente versione della prima parte del Riflesso: « Il cuore dell’uomo ».


33
Originale: seme /indica/.


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