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IL PANE DELL'ANIMA PRIMO CORSO DI OMELIE DOMENICALI ESPOSTE IN UNA MASSIMA SCRITTURALE Evangelio della domenica seconda di Quaresima Una visione cara |
Evangelio della domenica seconda
di Quaresima
1. [137]Gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni furono dei primi a seguire davvicino il divin Salvatore e già per amor di lui avevano tollerati patimenti. E non volle Gesù lasciarli molto senza ricompensa ancor quaggiù. Disse dunque un dì: "Ascendiamo sul monte Tabor". E quando furono là e che si posarono, il volto del Salvatore si fece splendente al pari del sole e le sue vestimenta si fecero bianche come la neve. Poi apparvero due figure venerande, quelle di Mosè e di Elia che parlavano con Gesù. E gli apostoli che stavano a breve distanza fuori di sé per la gioia di tanta bellezza sclamavano: "Che buona cosa per noi ad essere qui!... Dimoriamo in questo luogo per sempre. Facciamo qui tre tabernacoli, l'un per voi ed altro per Mosè e per Elia, [138]il terzo lo facciamo per noi e così dimoreremo per sempre". Ma Gesù fece loro intendere che il maggior godimento sarebbe stato in paradiso,
- 250 -e intanto che si contentassero pure di sopportare patimenti in maggior copia di quelli già sofferti ed a consolarsi poi con la vista del paradiso35.
Confortiamoci così anche noi, o fratelli. Patire dobbiamo noi medesimi finché viviamo quaggiù. Ma che sono le tribolazioni della vita in confronto alla gloria che ne attende in paradiso? Vediamolo questo in breve momento.
2. Noi abbiamo dinanzi la figura della tribolazione e in vederla essa ci atterrisce. Ma che è questa tribolazione? Non è che la pena di un istante. Immaginatevi presenti alle sponde di un fiume. Voi vedete la corrente minacciosa e le onde che si corrono dietro e che si affrettano al mare. <di> quell'onda di tribolazione potete dire: "Essa è qui e la osservo"? Intanto che proferite questo, quella è già passata innanzi coll'altre moltissime che già sonosi versate negli abissi del mare.
Così tante tribolazioni nostre o gravi o leggiere sono passate innanzi. Ne abbiamo [139]viste36 a camminare ieri ed oggi altre si affrettano. Intanto che diciamo: "Mi sento male al capo, male all'animo", ecco che il tormento o la noia di quel momento è già trascorso. Oltreché i nostri peccati meriterebbero ben altri castighi assai, e Dio buono è poi così sollecito a porgerci la destra perché non ci abbattiamo. E noi temeremo ancora una figura di tribolazione?
3. Consideriamo più addentro il cumulo di gioia che ci attende in paradiso. Figuratevi che un monarca ottimo e potente dica al servo suo: "Sostieni per amor mio questo patimento che ti è possibile e che è di breve durata. Tosto di poi io ti assumerò come figlio adottivo nel mio regno e ti farò partecipe de' miei tesori e non avrai a temere che ti incolga la penuria di un istante". Vi pare che quel servo paziente sarebbe pazzo a non accettare tale proposta? Appunto questa è la proposta che il Signore ha fatto agli apostoli suoi, è la stessa che si dispone <a> fare a ciascun di noi. Non rifiutiamo le divine
- 251 -promesse, perché il Signore è troppo generoso in premiare ogni neo che per lui sopportiamo.
4. [140]Noi tolleriamo un disagio terreno ed egli ci dona un godimento celeste. Noi dimoriamo per un'ora in qualche patimento ed il Signore poi ci fa contenti per tutti quanti i secoli. Quaggiù è un fiumicello di acque di tribolazione e lassù è un torrente di purissimo piacere.
Eccoli gli apostoli del divin Salvatore come sono in giocondità là sul vertice del Taborre. Non vedono che un raggio della divinità e non ne gustano che una stilla di quella bontà infinita che alberga nel cuore di Gesù. Pure godono tanto. Oh quanto godrà in paradiso l'anima del giusto!
5. Guardiamo fin là, o fratelli, eppoi attendiamo ad arricchire l'anima nostra per quella beata sede. Il lavoratore guarda il sudore che gli piove dalla fronte e dice: "Questo è che frutta un ricolto abbondante per la vita". E noi scorgendo i sudori di fatiche e numerando le pene di tribolazioni diciamo: questi sudori ci fanno somiglianti a Gesù nell'orto, queste pene ci fanno somiglianti a Gesù in sulla croce; e come ci fanno somiglianti a Gesù nei patimenti, così ci faranno somiglianti a Gesù nella gloria. [141]Per la grazia di Gesù e per il merito di loro buone opere sono stati chiamati oggi gli apostoli alla vision di Dio sul Taborre. Per la grazia del Signore e per il merito di nostre buone opere saremo ancora noi chiamati al godimento dello Altissimo nel suo monte santo.
6. Il Michelangelo, quando ebbe terminata quella sua statua del Mosè, si pose a fissarla in atto di dolcissima soddisfazione. In quell'estasi soave tolse in mano il martello e percosse sul ginocchio destro a quella dicendo: "Parlami, parlami". Il Michelangelo a forza di scalpello ridusse in statua ammirabile un masso informe di marmo.
Noi dobbiamo a forza di colpi di tribolazione perfezionare quest'anima, che è figurata a modello dello Altissimo, ma che tanta colpa di origine e tante macchie di colpe attuali hanno deturpata. Consideriamo quella bellezza di virtù in un'anima perfezionata. Consideriamo quella bellezza di splendore in un'anima glorificata, eppoi riflettiamo se non convenga por mano robusta a castigare gli appetiti guasti, a mortificare le
- 252 -inclinazioni ree, ad abbellir [142]l'anima come una regina con gli ornamenti di una virtù sovrana, la pazienza.
7. Molto più che i godimenti di paradiso sono di durata eterna. Quei dabben apostoli sul vertice del Taborre volevano fissare per sempre la propria dimora là. Meschinelli che non guardavano al soggiorno dei pieni godimenti, il paradiso!
Quaggiù uno è contento quando possa dire: "Ora ho case per abitare, e sostanze per vivere possiedo per tutto il tempo che posso ancor vivere quaggiù". In dirlo uno si rallegra. Ma pazzi che siamo noi in <non> ricordare come si deve che, pervenuti in paradiso, si avrà più nulla a temere per sempre, tutto a godere per un'eternità.
Felice pensiero! Saremo un dì nel paradiso e vi staremo per sempre. Bontà del nostro Signore Iddio, oh quanto siete grande! Per il servigio di pochi anni ci date un premio che continua per tutti i secoli. O buon padrone, comandate, comandate, che noi vogliamo essere quaggiù i vostri fedeli servi.
1. Gli apostoli per qualche loro buon'opera [143]furono premiati con la visione al Taborre.
2. Anche noi saremo premiati con la vision di Dio in paradiso.
3. Lassù il godimento sarà pieno.
4. Chi può misurare la vastità di quel gaudio celeste?
5. Solamente in guardare l'anima si conforta a virtù.
6. E viene poi a rassomigliare allo Spirito santissimo dello stesso divin Salvatore.
7. Per aggiunta le gioie celesti son un tripudio che continua per i secoli eterni.