Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
Lettura del testo

Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

VII. Un’altra prova fallita

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VII.
Unaltra prova fallita
Le suore di Gravedona malgrado la prova 38 non riuscita ne provarono dispiacere, ma conchiusero: « Dina è troppo buona e sarà nondimeno e sempre nostra cara sorella ».
- 455 - La Marcellina alla sua volta ripeteva: « La Dina mi è sorella 39 e mi deve far compagnia e darmi aiuto ». [I-15] Già la Marcellina con la guida del paroco Coppini aveva iniziato ­l’ospizio del Sacro Cuore in Pianello Lario: già erano entrate con lei due compagne ed un drappello di orfanelle e qualche persona vecchia, onde a Marcellina l’aiuto e l’assistenza di Di­na, la meglio istruita in lettere e molto fina nello spirito, sarebbe stata una risorsa non piccola. Il paroco Coppini anche insisteva perché Dina non ritardasse il suo ingresso nell’ospizio, ma dissimulando le proprie brame dicevano: « Sarà quel che Dio vuole, e la volontà di Dina non bisogna sforzarla: ella inclina maggiormente a farsi religiosa regolare nelle canossiane e sarà quel che Dio vuole ».
In verità a Dina poco soddisfaceva l’ospizio, perché in esso come in istituto nascente 40 difettava di quell’ordine, di quella disciplina, di quello spirito che Dina scorgeva in una congrega­zione di più antica data. E poi ell’era, come a dire, nata e cre­sciuta fra le canossiane: impossibile non 41 sentirne la preferenza.
Pertanto la superiora di Gravedona senza più inviò la Dina a Como, perché come di regola cominciasse e compiesse in quella Casa madre il suo noviziato. Quei di Pianello non ne parlarono oltre e per Dina pareva che ormai la fosse finita, ma il Signore dispose ben altrimenti. In seguito ad un tempo di prova la maestra delle novizie tolse a dire: « Io non leggo nel cuore di Dina: è tanto timida... è tanto chiusa... Io non leggo nel cuore di quella figlia... mi par troppo sottile e non forse scrupolosa all’eccesso ed io non so qual bene se ne possa sperare per l’istituto, o non forse temo che [I-16] non se ne abbia del male andare... Insomma, io per me son di parere che la Dina sia rimandata omai a casa sua ». Il consiglio delle altre suore prevalse per la non accettazione. Si sapeva che le consorelle di Gravedona avrebbero visto malamente quel rifiuto, ma insomma il consiglio di direzione di Como ne era il naturale ­responsabile e Dina fu rimandata. Ne scrissero naturalmente a - 456 -Marcellina, la quale ne fu ben lieta non meno del paroco Coppini, il quale uscì a dire: « Certo quelle suore di Como non hanno inteso bene lo spirito della Dina, se l’avessero conosciuto... Si vede proprio che il Signore la vuole nel nostro povero ospizio e noi ringraziamone Iddio, ché la Dina sarà un piccolo tesoro, un bel gioiello per la casa nostra ». Alla povera Dina fu dunque fatta festa di famiglia e fu, con il consenso pure della famiglia e di mamma Rosa in ispecie, aggregata allo istituto nascente del Sacro Cuore in Pianello Lario.




p. 454
38
Originale: prova /malriuscita/.


p. 455
39
Originale: sorella /di/.


40
Originale: nascente /troppo/.


41
Originale: non /averne/.


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