Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
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Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

X. Prove di obbedienza

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X.
Prove di obbedienza
[II-19]Premetto qui che il fondatore Carlo Coppini in ammettere una figlia ai voti religiosi all’atto della professione aggiungeva un nome al nome di Battesimo, e così fu fatto con 63 Dina, la quale alla professione acquistò il nome di suor Chiara. Questo costume non fu di poi seguito con verun altro esempio, ma noi per rispetto al venerando fondatore e per rispetto alla buona religiosa e per rispetto alla comunità, che la nuova religiosa chiamò sempre col nome di religione, per questo ancor noi, da questo momento in poi, chiameremo Dina col nuovo nome di religione 64. Alla professione le fu dato il nome di santa Chiara e quindi noi la chiamiamo suor Chiara.
A suor Chiara adunque, quasi premio e prova della sua professione, [II-21] due prove di obbedienza 65, che le costarono sacrificio ma che le cagionarono non poco aumento di grazia 66. La prima prova di obbedienza fu l’intimazione assoluta decretoria che dessa non pensasse oltre allo istituto delle canossiane, ma fosse tutta per il nuovo ospizio e solo per quello e in quello che pensasse a perfezionarsi, perché in quello e non altrimenti Iddio la voleva.
La poverina, suggestionata dalle ricordanze e dalle tenerezze di quello istituto e consolata più volte da quelle suore maestre, parevale che in quello istituto ella avesse potuto ritornare e trovarvi intiera la quiete del suo povero cuore. Erano tentazioni quelle sue, e le si scorgevano evidentemente per tali e bisognava esser decisi e pretendere formale promessa di obbedienza e sforzarsi a non pensarvi più giammai. [II-23] Per una - 462 -diecina d’anni a Gravedona aveva succhiato il latte della di­vozione, e dovervi staccare il gusto affatto affatto... per una diecina d’anni aveva ricevuto il pane salutare della divina ­parola, e doversi non più ricordare... dimenticar affatto quel­le madri spirituali che l’avevano educata e far tutto questo per dovere, questo è tal atto di virtù che più facile è imaginare che praticare. Pure suor Chiara prese a dire: « Così vuole l’obbedienza e così voglio anch’io: io penso come la pensano i miei superiori e voglio solo quello che essi vogliono, perché son convinta che obbedire ai superiori è come obbedire a Dio stesso ».
Altra prova di obbedienza fu l’ufficio da maestra che le fu presentato nella borgata di Dongo. [II-25] La illustre e benefica famiglia Manzi doveva per legato far eseguire una scuola alle figlie povere del paese. La scuola era già in mano a cotal donna povera di natali e bisognosa: conveniva continuasse nell’ufficio per vivere, ma aveva bisogno di persona in aiuto 67 fisico e morale.
Quel molto reverendo arciprete don Carlo Dell’Oro, affiancato dalla suddetta nobile famiglia, porse domanda ai superiori dell’ospizio e desiderò si mandasse suor Chiara. Non era conveniente dare una negativa e si porse l’invito alla suora. La quale invero dimostrò 68 viva avversione, e chi leggeva in cuore a lei ben comprendeva la forza di obbedienza in tale circostanza: lei, come sopra si è detto, timida di carattere, tratta all’amore di Maria più che agli uffici di Marta, lei dover [II-27] per tutti i giorni di un anno scolastico andare e venire sola soletta da Pianello a Dongo e da Dongo a Pianello, scortata da un 69 cestello per la colazione, e colassù dimorare nello insegnamento, sotto la dipendenza e la direzione di una popolana, tarda a persuadersi, facile allo scomporsi, questo complesso di cose cagionava in suor Chiara viva inquietudine e non omise di esporre a suor Marcellina le sue difficoltà. Ma questa, di carattere forte e ardente e nello scopo di vincere nella sorella quella naturale timidità che a suo parere la impediva nelle opere di bene, rimase costante, gli altri superiori pure, e suor Chiara come agnello mansueto si - 463 -sommise, non senza irrigar di lagrime non rare volte la via che, mesta [II-29] sempre ma non meno rassegnata, batteva in ogni per compire l’ufficio suo. E il Signore ne la rimeritò, come ben la assicuravano 70 i propri superiori.
Con queste due prove di obbedienza suor Chiara acquistò dominio sopra di sé, sopra le creature che la circondavano e si dispose a ricevere dal Signore speciali benedizioni, come dire­mo più sotto 71. Con questo mezzo suor Chiara spogliava il cuor proprio di ogni affetto terreno, e con questo dava luogo al Signore perché il riempisse quel cuore di virtù e di carismi celesti.




p. 461
63
Originale: con /suor/.


64
Originale: religione /che fu/.


65
Nell’originale manca il verbo principale del periodo, probabilmente « toccarono ».


66
Originale: grazia. /Il/.


p. 462
67
Originale: aiuto /di/.


68
Originale: dimostrò /tutto/.


69
Originale: un /semplice/.


p. 463
70
Originale: assicuravano /il superiore proprio confessore/.


71
Originale: sopra.


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