Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
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Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

XVII. Suor Chiara a Como

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XVII.
Suor Chiara a Como
Nostro Signore ha detto che il regno dei cieli è simile ad un granello di senape, il più piccolo dei grani, ma è tale che messo in buona terra cresce in pianta olerosa 124, sotto la quale vengono poi gli uccelli dell’aria a ripararsi la notte e in momento di procellosa bufera 125.
La terra di Pianello, come si è detto, era piccola terra e suolo meno atto a farvi sviluppare la pianta olerosa di una fondazione, però da tempo si aspirava a discendere a Como. Un complesso di circostanze più o meno fortunose finalmente aprì l’adito a quella città. In via Tomaso Grossi si era potuto affittare una casetta; i superiori ecclesiastici parevano ormai persuasi, onde ecco che una sera di maggio 126 del 1886, caricate - 481 -in una barchetta 127 poche masserizie, [III-31] entro pure vi entrarono quattro orfanelle e suor Martina Silvetti, un’orfanella di 128 Pianello cresciuta in suora della casa che poi diede tanto buon esempio e morì vittima 129 di patimento nella fondazione 130 della casa della Sacra Famiglia in Fratta Polesine di Rovigo. A capo della piccola spedizione era suor Chiara. Suor Chiara era adunque responsale delle poche persone che accompagnava, suor Chiara incaricata a sviluppare in Como la nuova fondazione.
Secondo lo spirito della istituzione nascente, per fondare una casa si vedevano tre condizioni: la prima, che il Signore facesse scorgere il suo divino volere in quell’opera; secondo, che la persona destinata a strumento di Dio nell’opera stessa fosse strumento atto 131, ossia pieno di buona volontà e attitudine, che fosse strumento maneggevole atto a piegarsi a tutte le inflessioni della mano, ossia sensibile alla voce di Dio ed a quella dei superiori; ­infine lo strumento in adoperarlo naturalmente si frustra e perisce, e deve frustrarsi e perire, perire vittima di lavoro la persona che vuol riuscire 132 nelle imprese di gloria al Signore. E come no?
I compaesani di Pianello Lario li vedeva suor Chiara ad avventurarsi la vita nel valico dei monti, nel valico dei mari, nei pericoli delle selve americane per mettere insieme un frustolo di pane per sé e per la famiglia, [III-33] e come non deve fare almeno altrettanto la persona religiosa, la quale voglia metter in serbo un tesoretto di bene economico e sovrattutto di bene spirituale per sé e per la famiglia che la circonda? Molto più che una famiglia religiosa ben radicata nello spirito di fede può avvenire che Iddio, nella sua pietà e nella sua misericordia, la determini perché cresca e si moltiplichi attraverso agli anni e non forse attraverso ai secoli alla maggior gloria dell’Altissimo e per il miglior bene delle anime.
- 482 - Questi pensieri si avvolgevano nella mente di suor Chiara... nel medesimo tempo le pareva dovessero scacciarsi come ten­tazioni di superbia vana... ma poi ritornavano e si ficcavano come strali nella mente e come dardi nel suo cuore, ond’ella inchiodata così ne rimaneva come una vittima, a vero dire come istupidita quando mirava la pochezza e il nulla di se stessa, rialzata e terribile in maestà quando rifletteva che delle creature inferiori e vili, come lei stessa, il Signore non forse voleva valersene in cosa di sua gloria.
I mondani di questo non se ne intendono 133. Suor Chiara, quasi vergognosa di sé, si chiudeva nella casetta destinatale e teneva per lo più socchiuse le finestre, onde si diceva dai vicini: « Che intendono fare le nuove arrivate, che da se stesse come il verme di bozzolo [III-35] si chiudono 134 nella carcere? ». Ma appunto quel vermiciattolo quando scompare e par che si moia, allora si prepara a trasformarsi in farfalla dalle bianche ali e spandere intorno vivi palpiti di vita: e così faceva suor Chiara.
Con questo semplice indirizzo suor Chiara pose tale vitalità di benessere spirituale che la sua casetta si trasformò poi ben presto nella Casa della divina Providenza, la quale alla sua volta si estese a Milano e di provincia in provincia sino a Roma e nella stessa Svizzera vicina. Ed ecco che le vie del Signore non sono le vie della gente del mondo profano 135. Suor Chiara non avesse fatto altro ben migliore che additare alle consorelle queste vie del Signore, già avrebbe lasciato copiosa eredità.
Ora accenniamo qui a due fatti i quali dimostrano nell’atto pratico queste belle disposizioni del cuore di suor Chiara.
La Piccola Casa si era aumentata con il personale adulto di qualche maestra 136; ora accadde che entrasse un mercante ambulante di telerie il quale 137 tolse a parlare così: « Io vi conosco e so che siete povere assai ed ora io ho della finissima tela d’Olanda - 483 -che io ho avuto per ben poco da un fallimento, ed or prima che ad altri ne faccio esibizione a voi. So che siete povere ma si tratta di dugento lire, che poi voi potete raddoppiare ri­vendendo la merce » 138. [III-37] Ora suor Chiara torse il guardo e rispose tosto: « Ma noi non facciamo il mercante ».
« Non è per ciò, ma voi volete rifiutare un certo guadagno? Fatelo almeno in riguardo alle orfanelle ed ai poveri che vi circondano ». E la maestra a premere, a premere che si facesse l’affare e corse ella stessa a farne il prestito delle L. 200 volute, e così si ­conchiuse la cosa e il mercante furbo sorrise e si partì dicendo tra sé: « Anche questa è andata bene... le povere monache le ho tinte... ». Invero la tela era una cotonata di scarto qualsiasi. Suor Chiara prima ne sospettò e poi se ne avvide del fallo incorso e ne fu inconsolabile. Ripeteva: « Che ho fatto! Che ho fatto io mai! 139. Oh come me ne rimprovera la coscienza, e che ne diranno anche i superiori? ». E tanto se ne accasciò che per qualche giorno pareva non darsi pace e corse a confessarsene in chiesa e si aprì con ingenuità ai superiori, i quali non le risposero verbo e la compatirono ben conoscendo la rettitudine delle sue intenzioni. Suor Marcellina, dovendole pur aprire il proprio cuore, disse: « Come ti sei lasciata mangiare il cervello?... », e non se ne parlò più mai. Ma suor Chiara aveva sempre dinanzi a sé il fallo commesso 140 e le pareva di aver tradito il buon andamento della casa. Era l’ottobre di 141 quel pri­mo anno. Suor Chiara ne patì tanto che ancor questo cooperò ad [III-39] accelerarle una malattia di pleurite e poi la morte stessa.
Altro fatto è il seguente: due sorelline Ilde e Rachele Gras­si, due nanine 142 venute da Chiavenna, presero la tosse ­asinina in modo così violento che non valsero consiglio di medico, aiuto di medicine. Il carissimo e valente medico Costantino Valli, che fu poi sempre e tutto della casa sino alla morte, ave­va omai esaurito i rimedi tutti e rimaneva in forse che le due - 484 -fanciulle potessero sopravivere. Suor Chiara pregava e vegliava giorno e notte e faceva divozioni alla santa Madonna di Lourdes, e un giorno quasi inspirata scrisse sopra due nastri di carta velina: « Maria santissima di Lourdes, guariteci! ». E ravvoltolo il nastro e posto in un cucchiaio di acqua, con gran fede il diede ad inghiottire alle due orfanelle, le quali in breve dire ­migliorarono di un subito e per una vera grazia della Immacolata si trovarono guarite. La Rachele morì di poi e la Ilde da anni molti si iscrisse alle Suore di santa Maria e vi continua a fare del bene.
Ma intanto per il cruccio sofferto e per la fatica in assistenza e perché, scarsa di indumenti, scopriva il proprio letto per caricare il letticciolo delle orfanelle, e non forse perché lei tante volte si era offerta vittima a Dio e il Signore avesse voluto ascoltare la sua preghiera e l’offerta di sé, il fatto è che suor Chia­ra [III-41] cominciò a sentirsi male male e dovette coricarsi. Si chiamò ben presto l’eccellente medico Valli il quale, prudente e diligente al pari, pronunciò che la suora da tempo nascondeva una pleurite leggera, che questa aveva già intaccato l’api­ce del polmone 143, e dubitare fortemente della sua guarigione.
La sorella Marcellina fu tosto richiamata da Pianello e non abbandonò più la sorella diletta. Suor Marcellina, che ben co­nosceva i bisogni ed i desideri della sorella, non le lasciava ­mancare nulla. Ma le mancava a suor Chiara il più, ed era la santa Comunione quotidiana 144. Una o due volte in poco più che un mese le fu portata la santa Comunione dalla vicina chiesa di sant’Orsola, ma oltre non era costume, oltre sarebbe stato presunzione pretendere, e intanto l’ammalata si strugge­va in cuor suo e suor Marcellina, che ben se ne avvedeva, le dis­se un giorno: « Domattina per tempissimo io discendo a San Vitale, che è da qui pochi passi 145, ricevo la santa ostia e poi, in tutta fretta e come meglio posso, dalla lingua mia passerà alla tua e tu sarai così un poco consolata ». [III-43] Suor Chiara - 485 -sorrise a queste pie industrie della sorella, ma poi col capo fe’ cenno che non sarebbe statopossibileconveniente.
Allora si pensò di trasportare la cara ammalata a Pianello Lario. Nella casa parochiale era un comparto di stanza affatto separato, la chiesa era a due passi, in ogni mattina o quanto più spesso possibile il paroco del luogo e direttore delle suore dell’ospizio avrebbe potuto con facilità comunicare l’ammalata ed averne di essa quelle maggiori cure possibili. Suor Chiara aderì ben volontieri alla proposta e d’un subito suor Chiara, a mezzo del piroscafo, fu trasportata a Pianello Lario.
A Pianello Lario era nata e cresciuta nella vita fisica e nella vita spirituale, e in Pianello Lario doveva consumare il sacrificio della vita sua e spiccare il volo alla volta del paradiso.




p. 480
124
Parola non attestata, ripetuta nel capoverso successivo, probabilmente ripresa da Mt 13, 32 (Vulgata): « cum autem creverit, maius est omnibus oleribus ».


125
Cfr. Mt 13, 31s.


126
La prima spedizione di suore da Pianello del Lario a Como, della quale facevano parte suor Martina Silvetti e le orfanelle, avvenne il 5 aprile 1886, mentre suor Chiara Bosatta vi si recò il 12 o 13 maggio; cfr. Piero Pellegrini, Primi anni della Casa divina Provvidenza in Como (1886-1895), ne I tempi e la vita di Don Guanella. Ricerche biografiche, Roma 1990, pp. 273-275.


p. 481
127
Per l’integrazione cfr. Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso (1887-1888), pubblicato nel presente volume, p. +157.


128
Originale: di /casa/.


129
Originale: vittima /dell’obbedienza e/.


130
Originale: fondazione /di Fratta/.


131
Originale: atto /maneggevole/.


132
Originale: riuscire /in/.


p. 482
133
Originale: intendono /I vicini/.


134
Originale: chiude.


135
Cfr. Is 55, 8.


136
Originale: maestra /ed una di costoro visto entrare/.


137
Originale: quale /pareva volesse nella casa povera povera portare un vecchio discorso/.


p. 483
138
Originale: merce. /Ma/.


139
Originale: mai! /Che ne/.


140
Cfr. Sal 51(50), 5.


141
Originale: di /quello/. L’episodio si svolse nell’ottobre 1886.


142
Originale: nanine /condotte/.


p. 484
143
Originale: polmone, /temere.


144
Originale: quotidiana. /Una o più due/.


145
Originale: passi, /mi comunico/.


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