Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
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Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

XVIII. Patimenti interiori di suor Chiara

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XVIII.
Patimenti interiori 146 di suor Chiara
[III-45] Avanti di entrare in argomento dell’ultima infermità di suor Chiara, premetto le seguenti osservazioni che di tempo in tempo uscivano 147 dalle labbra di suor Chiara.
Sclamava: « Oh quando penso al Verbo eterno che lasciò il paradiso e si fece uomo e dimorò fra noi, e questo che lo ha fatto per punire la mia superbia e per darmi esempio di umiltà, io continuava suor Chiara quando penso a questo non so vedermi, non vorrei più vedermi, vorrei esser sepolta viva per tanta mia superbia... Mi conforto in pensare che sì, che sì dopo qualche tempo io morrò e questo misero corpo sarà portato a seppellire sotto terra ».
E poi ripensava: « Sì, vero, ma la mia mente che è tanto vana, e l’anima mia che è sì gonfia di amor proprio... O Vergine - 486 -santa immacolata, voi che per la vostra umiltà siete piaciuta tanto a Dio e diveniste la madre del Verbo incarnato! Oh se si trasfondesse dentro la mente mia un raggio di quella umiltà... ­Sarei contenta che nella mente e nel cuor mio entrasse un 148 ­coltello a trafiggermi. Sì, trafitta nella mente, nel cuore e nel corpo pur di uccidere [III-47] in me il mostro dell’amor proprio e strappare fino all’ultima stilla dalle midolla delle ossa mie il ­veleno di quella gran superbia che è in me ».
Ora è scritto che il Signore, il quale resiste ai superbi, il Signore stesso sua grazia agli umili 149. E questo farà comprendere almeno in parte quanto son per dire: suor Chiara da tempo, come si dirà, era compresa da questi sentimenti, e questi sentimenti le cagionavano in lei tormenti di purgatorio da una parte, e poco stante un gaudio di paradiso.
Pensava fra sé suor Chiara: « Ben 150 si sa che Gesù Cristo in quanto Dio è il re della gloria e la beatitudine per essenza, e in quanto uomo è l’uomo dei dolori 151 ed è il principe dei martiri: è 152 capitano al martirio e tien nella destra lo stendardo della croce e grida con poderoso affetto: Chi vuol venire dietro a me, si prenda la propria croce pure, se ne carichi le spalle e poi mi segua 153. I dolori e le gioie mie saranno dolori e gioie vostre, le lotte ed i trionfi miei saranno pure le lotte ed i trionfi vostri. Ma badate che nessuno sarà coronato se non abbia combattuto da forte 154. Di questa legge omai generale il Signor nostro Gesù Cristo nemmeno escluse la propria madre, la Vergine immacolata. Or come non dovrei io passare per [III-49] questa via, io che sono sì misera e peccatrice?... ».
Queste riflessioni come raggi di luce che venivano da lungi, dall’alto del cielo, li sentiva in sé suor Chiara e le pareva che fossero raggi da potersi vedere con occhi e quasi palpare con le mani. Ma poi veniva scura scura e minacciosa l’atmosfera - 487 -­intorno a lei... e poi nubi nerastre e minacciose, insieme folgori e procelle e fulmini che facevano restar sbalordita qualunque anima gagliarda. Le si faceva 155 incontro il volto del divin Salvatore, tutto sangue e lividure, e pareva le dicesse: « A questo mi hai ridotto tu », e allora si sarebbe sprofondata per isfuggire 156 il volto irato del Signore. Poi le pareva sentire una voce di tuono uscire dalla bocca del Salvatore benedetto e gridarle: « Va, va, partiti da me che tu sei reproba omai ». ­Allora suor Chiara si faceva pallida e tremante, gocce di sudore le scorrevano dalla fronte e cadeva col capo semispenta fra le mani di chi l’assisteva. Molte volte accadde allo stesso direttore il quale sulle prime ricorreva agli estremi conforti e 157 interrogava: « Bramate dunque la sacramentale assoluzione? ». Accennava che sì, che sì... [III-51] Temendo davvero che suor Chiara venisse meno, le conferiva il sacramento di Penitenza.
Ma di poi scorgendo che quella agonia spirituale non durava a lungo e suor Chiara si 158 riaveva, allora lo stesso direttore confortava con pensiero e con giaculatoria pia. Talvolta la preveniva verbigrazia 159 parlandole così: « Chi è stato al santuario dell’Addolorata, al gran santuario di Rho, trova che in giro al santuario sono le figure 160 dell’Antico Testamento che si riferiscono alla Madonna santa, più sopra sono descritti in affresco i 7 dolori e le 7 allegrezze della Vergine benedetta, più alto ai cornicioni sono gli angeli che portano gli emblemi 161 dei patimenti di Gesù Cristo e di Maria benedetta, e finalmente in alto sulla volta e sulla gran cupola è descritto da pennello maestro la gloria che Maria si è meritata con tanti suoi patimenti. Fissate lo sguardo : non vi pare un bel quadro di paradiso? ». E suor Chiara accennava che sì. Ma soggiungeva: « Ma e la Vergine che intorno a noi, a Dongo, a Lezzeno, a Nobiallo, ha mandato dagli occhi delle sue effigie lacrime di ­sangue? Oh anch’io ho fatto - 488 -piangere e lagrimare [III-53] la ­Madonna! » e singhiozzava do­lorosamente. Ma le si rispondeva: « Che dite? Che dite? Non è mai che la Madre della mi­sericordia pianga o lagrimi a sangue per castigare, sì bene piange per trarre a sé più intimamente i cuori de’ suoi e benedirli. Non vedete che i santuari di Dongo, di Lezzeno, di Nobiallo son diventati santuari di benedizione, e che di non escono che grazie e favori celesti? ». A simili parlari suor Chiara si rasserenava un poco, rifioriva nelle guance, sorrideva colle labbra, spalancando i suoi candidi occhi ripeteva: « È passata la bufera... è passata!... Or mi pare di vedere Dio... Oh il paradiso come è bello! », e sorreggendosi come poteva continuava: « Andiamo... andiamo al paradiso... Che facciamo qui? Io vorrei morire... morire per essere con Dio. Oh come diceva bene il venerabile Cottolengo: Brutta terra, bel paradiso! Andiamo, che io non ne posso più ». Al che replicava il direttore: « Eccovelo il santuario di Rho, non è così, il santuario di Rho, come vi ho detto?... ».
« Sì sì soggiungeva Sì sì, ringrazio, ringrazio ».
[III-55] Altra volta le parlava il direttore così: « Non vi è mai capitato di provare o di vedere una bufera che si scatenava 162 sui nostri monti al San Bernardino? Allora tutti corrono al riparo e le pecorine stesse belando si rifugiano sotto al tetto col loro pastore. Ma passato lo scroscio, ritorna il bel sole e l’aere rinfrescato, e i contadini 163 si caricano con maggior lena del fascio di legna o di fieno e giù ridiscendono con maggior gagliardia, mentre le stesse pecorine escono a brucar le erbette fatte più fresche e molli. Or non è vero così anche nelle bufere dell’anima? E voi non siete quella pecorella che dopo lo scroscio di lampi, di fulmini, di tempeste, vi pascete con maggior ansia alla mensa dei dolori e delle gioie del divin Salvatore? ».
Ascoltava suor Chiara e ripeteva: « Grazie, grazie... Ma io son cattiva... io non sono quella pecorina fortunata... io sono proprio dannata, perché il Signor mio Gesù Cristo l’ho proprio crocifisso io coi miei peccati... ed ora io son perduta omai. - 489 -­Vergine addolorata... », e qui tornava a svenire e per qualche istante l’avreste detta moribonda ormai. E di [III-57] nuovo si riaveva e parlava: « Siete proprio voi, Signore? Siete con me? Mi benedite? Oh beneditemi, Signor mio... Beneditemi, Maria santissima! ». Intanto di nuovo sorrideva e diceva: « Facciamo del bene. Facciamone intanto che siam vivi... facciamone, che è sì grande il bisogno di fare un po’ di bene ». Replicava il 164 direttore: « Non è bene il vostro pregare e patire? Il bene è nel mortificarsi e patire, è nel pregare e sacrificarsi, e voi non siete dunque contenta di patire e morire per il Signore? ».
« Sì, certo. Sì, certo, ma io qui faccio niente... Faccio perdere il tempo anche alle altre, ne faccio perdere di tempo anche al direttore che pur avrebbe tante altre persone e cose a provvedere... », e qui bisognava troncare ogni altro dire per la paura che continuando non le ritornassero le pene medesime.
Taluno potrà meravigliarsene di questo e dire con l’apostolo meno beato: « Non credo se non vedo » 165. Al che si aggiun­ge: che sì, che sì, bisogna [III-59] credere perché sono fatti constatati dalla presenza e dalla vista di più persone e di persone intelligenti: e si tratta di fatti che si leggono avvenuti a più altre persone pie, di fatti che si comprovano al confronto delle dottrine teologiche. Sono fatti che al principio di questo paragrafo in qualche modo si è spiegato con lo stesso esempio di Gesù e di Maria. E poi sono fatti avvenuti non una ma tante volte e tante, e non solo in tempo di grave malattia, come nel periodo presente, ma sono fatti che si ripetevano ancora anni addietro quando era in perfetta salute. Leggete e meditate come vi aggrada le lettere seguenti 166.
E poi ve ne aggiungerò altre nel corso di questa viterella: sono lettere scritte e sottosegnate da lei stessa, lettere di coscien­za e di confidenza che ora nessun proibisce siano date in pascolo a tutti i buoni: « Dopo la morte dice il Signore loda pur - 490 -la persona del tuo prossimo 167, magnificala pure dopo la consumazione del corpo morto ». Ora suor Chiara riposa nel sepol­cro da circa vent’anni, e bene sta che di lei si dica intiera la verità.




p. 485
146
Originale: /Ultima infermità/.


147
Originale: uscivano. /Il Verbo/.


p. 486
148
Originale: un /dardo/.


149
Cfr. 1 Pt 5, 5.


150
Originale: Ben /sia/.


151
Cfr. Is 53, 3.


152
Originale: è /il/.


153
Cfr. Mt 16, 24.


154
Cfr. 2 Tm 2, 5.


p. 487
155
Originale: gagliarda. /Si aggiu... Una croce terribile/ Le si facevano.


156
Originale: isfuggito.


157
Originale: e /diceva/.


158
Originale: Chiara e si.


159
Originale: vg /così/.


160
Originale: figure /della/.


161
Originale: emblema.


p. 488
162
Originale: scatenava /sul/.


163
Originale: contadini /corrono/.


p. 489
164
Originale: il /confessore/.


165
Cfr. Gv 20, 25.


166
Nell’originale seguono punti di sospensione fino al termine della riga, ripetuti nella successiva; le lettere di suor Chiara Bosatta all’A. e ad altri sono pubblicate in Chiara Bosatta. Scritti e documenti, a cura di Elda Soscia e Francesca Bucci, Roma 2002, pp. 53-178.


p. 490
167
Cfr. Sir 11, 28.


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