Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni biografici C. Bosatta
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Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908)

XIX. Della purità di intenzione in suor Chiara

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XIX.
Della purità di intenzione in suor Chiara
[III-61] Il Signore creò l’uomo a sua imagine e somiglian­za 168, e vuol dire che se l’uomo 169 avesse perseverato nella innocenza e nella obbedienza sarebbe sempre stato vera e viva imagine di Dio, e 170 sarebbe pur passato dalla terra al cielo senza morire: a questo vi avrebbe provveduto la pietà e la misericordia di Dio.
Ma per il peccato tutto l’uomo, e nei sensi 171 dell’anima e in quelli del corpo, fu peggiorato. Ed ora per ritornare in qualche modo imagine di Dio e sua somiglianza, bisogna aiutarsi e con la innocenza e con la penitenza. La innocenza è quella che si acquista nel santo Battesimo ed è quella che si conserva di poi giusta l’insinuazione della santa Chiesa quando al neo battezzato dice: « Ricevi questa veste candida, che sempre candida così porterai al tribunale di Cristo giudice ». E che suor Chiara non abbia portata così dinanzi al divin tribunale la sua battesimale innocenza, niuno che l’ha conosciuta ne potrebbe du­bitare, e può apparire ad ognuno che ha letto fin qui. [III-63]
Suor Chiara fu sempre angelo d’innocenza perché fu sempre martire di penitenza, e l’abbiamo osservato pur anco nel corso di questa viterella. Ma più particolarmente, chi poté tener ­dietro ai passi di suor Chiara vedeva in lei una mente tersa come specchio, per la quale ella guardava a Dio come in uno ­specchio e Dio si faceva conoscere da lei. « Beati i mondi di - 491 -cuore 172 predicò Gesù Cristo dal celebre monte delle Beatitudini beati i mondi di cuore, perché questi vedranno Dio » 173; più beati perché a costoro Dio dice: « Datemi, figli miei, il cuor vostro a me ed io a voi dono il cuor mio ». In questo senso 174 la persona di retta intenzione diviene quello che attesta san Paolo: « Voi siete tempio di Dio, voi siete santuario dello Spirito Santo 175, voi siete tabernacolo di Dio altissimo ».
Fresche e salubri sono le acque pure che discendono dalle alte giogaie, e sono fresche e pure le acque della grazia di Spirito Santo che rifluiscono dalla mente alla memoria, al cuore, al corpo delle persone pure. Però elleno sono come l’erba sensitiva che non vuol essere avvicinata per non avvizzire, tanto meno non vuol essere toccata per non dover gemere.
Oh quanta cura aveva suor Chiara: sapeva di essere infer­ma e 176 tormentata dalle tentazioni, perciò avvertiva sempre: « Non mi [III-65] toccate, non mi toccate », ed ella non avrebbe osato nemmeno porre la destra per vezzo sul capo di una fanciulla innocente, non che pigliarla per mano, e diceva: « Non conviene uscir da camera se non interamente vestite le consorelle, e nel camminare imprimere nel corpo decenza e certo qual senso di ­venerazione; se non è urgenza diceva non convien salire in fretta le scale o fare due gradini ad un passo solo o camminare sgangheratamente; portiamo un tesoro preziosissimo entro vasi fragili di terra 177. Per il peccato originale siamo magagnate in tutte ­le potenze dell’anima e del corpo, e bisogna custodire i pensieri della mente e gli affetti del cuore perché non isfuggano a pericoli di sensibilità, a tentazioni di antipatia o di simpatia; bisogna amar le persone in quanto sono imagine di Dio e noi il sappiamo che se è da usar preferenza di amore, sono le persone afflitte, povere, inferme, scarse del ben dello intelletto; in amare queste persone l’amore è più puro e le intenzioni sono maggiormente rette ».
- 492 - Ma appunto perché sensibile e sottile cotanto, suor Chiara pativa tanto più dentro di sé, perché nemmen volendolo avrebbe trovato persona che l’avesse intesa e sfogarsi con essa; e poi: ché sfogarsi con l’uomo? Non è meglio sfogarsi con Dio e contentarsi di Dio semplicemente?
[III-67] Chi più di tutti su questa terra le rappresentava Iddio era il confessore, ma Iddio permetteva che nemmen costui intendesse il suo spirito, o lo penetrasse solo a metà, e non avesse poi da lui 178 tutto quello indirizzo e quello incorag­giamento al fare più perfetto, e però anche nel sacramento suor Chiara trovava medicina amara e difficile a digerire e diceva: « Le mie Confessioni sono confusioni, non so che dire perché la mia superbia tutti mi nasconde i miei falli, e non intendo nul­la dal confessore, perché io non merito di avere o di intende­re un discorso consolante dal dispensatore dei divini misteri ».
Era un angioletto di purità suor Chiara, ma è scritto che al confronto di Dio anche gli angeli ed i santi son quasi creature coperte di sozzure 179 ed ella si vedeva tale al cospetto di Dio, e però tremava nello accostarsi alla santa Comunione; non accostarvisi sarebbe stato fallo di disobbedienza e di poco buon ­esempio, e accostarsi a quella maestà divina e doversi accostare senza aver tempo e modo di purificarsi come il cuor bramerebbe, anche questo, oh che dubbio, oh che spina al povero cuore!
Insomma suor Chiara vedevasi come una povera creatura campata in aria e sospesa così tra cielo e terra, fra terra e ­l’abisso. Come si può reggere il fiato a lungo? E suor Chiara si vedeva mesta mesta ancor quando per [III-69] motivo di Regola doveva ricrearsi un po’ colle compagne: il faceva di buon animo ma si leggeva dentro l’interno affanno, e quando per convenienza doveva pur sorridere e mostrarsi allegra, le 180 si vedeva sotto al sorriso il sospiro e attraverso il volto irradiante di gioia appariva la penombra del duolo e per poco l’umido delle lacrime. Poveretta la creatura che è sempre in croce così! I 181 poco - 493 -spirituali se ne scandalezzerebbero, ma non è vero che non bisogna gloriarsi che stando sotto la croce del Salvatore? 182. Non è vero che san Paolo scriveva di sé: « Ogni giorno io moio, e ogni giorno ammazzo il mio corpo colle fatiche e coi castighi, e perché? Perché sento nel mio corpo una legge ripugnante alla legge della mia mente... epperò io porto nel mio corpo le stimate del Signore nostro Gesù Cristo » 183?
Or come non può essere che in parte di quelle stimate il Signore non abbia impresso pure nella mente e nel cuore e nel corpo della religiosa, che cento volte in ogni protesta: « Tut­to per voi, o Signore, voglio essere vostra e tutta vostra e sempre vostra; traetemi schiava e caricatemi di croci, perché io voglio morire crocefissa con Cristo 184 per risorgere poi gloriosa con Gesù Cristo medesimo »...
[III-71] Anche qui, perché veruno non sia tentato a dire: « Le son queste esagerazioni dello scrittore della vita », anche qui permettete che aggiunga altro saggio delle lettere che scriveva quando stando pur sana di corpo, ma molto afflitta nello spirito cercava uno sfogo ed una guida nel direttore dell’anima sua.
(Seguono lettere da assegnare) 185.
Orbene le medesime pene di spirito a cui accennano le lettere surriferite, le medesime sosteneva inferma nel corpo. Se pure non è da aggiungere che erano pur maggiori, perché maggiore al termine della vita era il suo grado di virtù e perché un cumulo di affanni di spirito, dati quasi fardello di giunta ad un corpo 186 affranto da malattia e omai sfinito, quel fardello doveva tornare poco meno che peso insopportabile, se non era la copia di grazia che il Signore le aggiungeva a conforto del viaggio ad un Calvario cotanto penoso.
Invero non poteva e non voleva illudersi suor Chiara che potesse riaversi dal male 187 fisico che l’affliggeva. Anzi lo confessava ella medesima: « Pochi mesi e poi io non sarò più qui... - 494 -E nemmeno [III-73] vedrò la primavera benché prossima omai ». Ora vedersi con un piè nella fossa... sentirsi afferrare dalla morte... trovarsi alla soglia della eternità... sentir il bisogno di prepararsi al gran viaggio e non saper che fare o come meglio diportarsi: trovarsi all’orlo 188 di un abisso profondo, l’abisso dell’eternità, era per suor Chiara la pena di quella persona che vedesi sospesa per un ciuffo dei suoi capegli sull’abisso di una voragine in fondo alla quale è il mistero grande di un gran bene o di un gran male eterno.
Poveretta l’anima che è agitata così! Le persone 189 meno spirituali si smarrirebbero, ma leggete La notte oscura di san Giovan della Croce, leggete le agonie di santa Teresa di Gesù e troverete il mistero ed il guadagno del soffrire: è di che Giovan della Croce usciva glorioso come un atleta: « Signore, patire ed essere sprezzato per voi, questa è la grazia che io vi domando ». E santa Teresa: « Io mi vorrei attraversare alla bocca [III-75] dell’inferno e dimorarvi sino alla fine del mondo, per impedire che un’anima sola ancora vi piombi dentro ».
Nessun legno è più atto ad accendere in cuore il fuoco della carità di Dio che il legno della croce. E qui facciamo punto e consoliamoci che suor Chiara, vergine e martire, anzi martire e per ciò vergine, ne lascia preziosa eredità di virtù.




p. 490
168
Cfr. Gen 1, 26, ripetuto nel capoverso successivo.


169
Originale: l’uomo /fosse/.


170
Originale: e /non/.


171
Originale: sensi /del corpo/.


p. 491
172
Originale: cuore, /dice il Signore/.


173
Mt 5, 8.


174
Originale: senso /l’anima/.


175
Cfr. 1 Cor 3, 16.


176
Originale: e /piagata/.


177
Cfr. 2 Cor 4, 7.


p. 492
178
Originale: lui /quello/.


179
Cfr. Sal 143(142), 2.


180
Originale: allegra, ma le.


181
Originale: I /men/.


p. 493
182
Cfr. Gal 6, 14.


183
1 Cor 15, 31; cfr. 1 Cor 9, 27; cfr. Rm 7, 22s; Gal 6, 17.


184
Cfr. Gal 2, 20.


185
Per le lettere di suor Chiara Bosatta cfr. >nota 166.


186
Originale: corpo /div.../.


187
Originale: male /che/.


p. 494
188
Originale: all’orlo /del/.


189
Originale: persone /per/.


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