Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

‹Famiglia, infanzia, adolescenza›

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Famiglia, infanzia, adolescenza
IX. La Serva di Dio ha veduto la luce in Campodolcino, nella frazione di Fraciscio, [IV-4] in casa paterna l’anno 1841 e - 512 -non ricordo il giorno e il mese e fu battezzata subito dopo la nascita, credo dal parroco prevosto Bianchi don Gaudenzio.
X. Il padre, molto serio ed un po’ focoso, la madre mitissima, ambedue assai religiosi, allevarono numerosa famiglia senza dissensi, avviandola alla virtù ed al lavoro.
XI. Il padre preferiva un maschio e quindi, senza essere ingiusto, trattava la figlia con qualche freddezza, e non per altra causa.
XII. La figlia era molto timida, di carattere sanguigno, sensibilissima, deferentissima ai genitori, e all’età dai 5 ai 7 anni mi faceva l’impressione di un’anima che soffriva, conosceva di soffrire ingiustamente, ma pure soffriva con pienissima pace senza risentimento di sorta. Dai 7 ai 12 anni il padre, vedendo la figlia tanto buona, smise ogni parzialità.
XIII. So che ha cominciato ad andare a scuola a 7 anni e proseguì sin presso ai 15 anni presso il sacerdote don Giuseppe Rospini e don Giovanni Battista Persenico, che facevano la scuola frazionale. I maestri so che se ne lodavano altamente, e nella famiglia e presso le condiscepole già passava in stima di fanciulla diligente, capace, pia ed esemplare. [IV-5] Nell’applicarsi era specialmente distinta nello studio della dottrina cristiana. So che il parroco nella gara catechistica pubblica che si faceva in parrocchia la giudicava sempre tra le prime e la fanciulla, riportandone i premi a casa, non ne faceva caso, il che lasciava capire che faceva tutto a maggior gloria di Dio, e già la grazia di Dio la preveniva. So che ricevendo qualche sgarbo dai fratelli o dalle condiscepole, provava qualche moto primo primo d’irascibilità, tosto compresso completamente.
Nelle lunghe serate invernali, per ore continue attendeva a ­filare e studiare il catechismo nel medesimo tempo, ed era oc­casione di buon esempio alle sorelle ed ai fratelli nello stesso studio, interrotto qualche volta per un momento da qualche cantata.
So pure che d’inverno, nelle ore serali di sollievo, sulle grandi pigne 1 di un metro e mezzo se ne stava adagiata coi fratelli, e che quando voleva raccontare qualche fatto di Sacra Scrittura e di vite di santi che si distinsero nella carità, li invitava - 513 -a stare specialmente raccolti, perché nei poveri diceva di vedere la persona di Gesù Cristo. So che tali cose imparò dalle pie letture ed anche dalla madre, dalla quale la Serva di Dio richiedeva di essere essa la ministra della carità.
So che altre volte, nelle ore di ricreazione, con me stesso si dilettava di fingere una cucina per i poveri, sicché il [IV-6] divertimento rivestiva sempre l’idea di carità che più chiaramente si esplicò in seguito, come si vedrà.
XIV. So che doveva attendere a lavori campestri di mon­tagna, e ciò fin da fanciulla. Noto che il padre, di molto inge­gno, di molta energia, carico di numerosa famiglia (12 figli2 che voleva educare convenientemente alla virtù ed al lavoro, pretendeva che tutti i figli ed anche Caterina facessero il dover loro e lo facessero bene. In questi lavori la figlia evidentemente agiva sotto l’impulso del rigore paterno, onde la figlia pareva stare in timore come sotto il giogo di Dio giusto. Veniva la madre, che per la sua straordinaria mitezza le dava l’idea della divina bontà. Era sempre la grazia del Signore che la spronava sempre ad atti maggiori di sacrificio e di abnegamento di sé, che si sentiva più fortemente portata alla vita di Maria  3. Faceva tali sacrificii per spirito di virtù.
XV. So che amava trovarsi colle coetanee imbevute del suo spirito e cercava di imbeverle viemeglio di tale suo spirito e quante più ne poteva. Con queste s’intratteneva nel canto, nella preghiera e nel racconto di fatti edificanti. So che i canti erano sempre sacri, fatti solamente con ragazze, imparati con molto sacrificio nelle ore di riposo diurne e serali, e l’attendervi non era per lei un puro trastullo, ma [IV-7] un’elevazione a Dio. So anche che mentre aveva una voce bellissima di soprano non se ne pavoneggiava, ma riferiva a Dio questo suo dono, ed il canto, il parlare, il pregare in lei era così efficace da apparire sensibilmente ispirato e guidato dalla grazia.
- 514 -XVI. So che l’amicizia voleva fosse spirituale e biasimava quelle nelle quali avesse scorto qualche sentimento geniale. Aggiungo che colle compagne del suo spirito si confidava pienamente, mentre colle altre si limitava alle pratiche comuni. Escludo che abbia mai avuto confidenza con persone d’altro sesso, ma si portava con tale verecondia che incontrandola le dette persone chinavano lo sguardo e salutandola la trattavano con ogni rispetto.
XVII. So che una volta fu chiesta in matrimonio da un certo Buzzetti di Campodolcino, giovane di buone qualità e di buone condizioni, ma la Serva di Dio non volle assolutamente di propria volontà prendere in considerazione la proposta. So che si è sempre dimostrata contenta di tal passo, anzi rimase mortificata di detta proposta. So poi che fra le compagne e le nipoti insinuava con energia il buon proposito del celibato cristiano. So poi che, vista la riservatezza della giovane, nessuno poi osò chiederla per isposa. Nel contegno, nel vestito e in tutto si dimostrava d’una [IV-8] riservatezza e pudicizia, sì che distoglieva ogni altro dal ritentare la prova.




p. 512
1
Stufe in muratura con focolare e superficie radiante in lastre di pietra.


p. 513
2
I figli di Lorenzo Guanella furono tredici, come correttamente riportato nel paragrafo xxxi, p. >525. Evidentemente l’A. non considera uno dei due fratelli minori morti infanti: Antonio (8 dicembre 1844 - 13 novembre 1845) o Giuseppe (11 giugno 1850 - 25 luglio 1852); cfr. Piero Pellegrini, Luigi Guanella. Gli anni della formazione 1842-1866, Roma 1996, p. 142, p. 144.


3
Originale: Maddalena.


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