Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
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Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

‹Vita esemplare›

Sessione VI - 3 marzo 1910

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Sessione VI - 3 marzo 1910
XXI. [VI-2]So che aveva un metodo di vita scritto dalla Serva di Dio, e il documento è in mano del signor avvocato della causa, Benedetti, e sarà allegato alla causa. Nel regolamento di vita ho rilevato un particolare gusto di mente e di cuore per la vita di perfezione cristiana, esposto con molta perfezione e minutezza, indicante uno speciale criterio di natura ed uno speciale aiuto della grazia.
Conosceva io che la Serva di Dio si dirigeva con tale regolamento, e perciò le concedevo massima libertà d’azione, a tal che ella poteva e voleva ad ogni modo essere fedele al regolamento di vita tracciato. Vedevo poi che giornalmente la Serva di Dio poneva in pratica detto regolamento, specie nelle opere di pietà e nel ricevere i santi Sacramenti.
- 518 - In specie notava tre cose:
1. Che nessun impedimento di neve, di pioggia, di freddo la tratteneva nel giorno fisso per la Confessione, per la quale [VI-3] doveva discendere per un’ora di erta discesa da Savogno a Prosto presso quel reverendissimo arciprete Luigi Del Curto, reputato ottimo direttore di spirito.
2. Noto che in quest’atto occupava poco meno che mezza giornata, sicché partendo da casa verso l’avemaria giungeva di ritorno a casa verso le undici antimeridiane.
3. Noto che in quel giorno di Confessione pareva in modo speciale come fuori di sé per contentezza d’animo e raccoglimento di spirito. Noto altresì che non era punto scrupolosa e dovendosi occupare in servizii esteriori si vedeva che ne provava pena, sentendosi chiamata più alla vita di Maria che a quella di Marta.
So che la grazia del Signore, il consiglio del direttore di spirito e la facile condiscendenza del fratello scusavano in lei quella certa tenacità che ad altri poteva parere difetto di ostinazione.
So che detto regolamento non se lo era prescritto né lo osservava per voto, ma ne eseguiva le parti singole con zelo ammirabile, come di cose promesse a Dio e concernenti il gravissimo interesse dell’anima.
XXII. So che i savognesi non avrebbero potuto rilevare i particolari di questo regolamento e so che ella era diligente in nascondere il tesoro suo, ma so benissimo che quei montanari, intelligenti e religiosi non poco (a tal che si diceva: « Circondate Savogno di mura e avrete un convento »), [VI-4] tosto compresero il buono spirito della Serva di Dio e ben presto tolsero a parlarne come di un angelo di buon esempio entrato in parrocchia. Tuttavia so che alcuni la tacciavano di esagerazione, più frequentemente presso di me e talvolta direttamente verso di lei. Talvolta questi appunti venivano da persone ragguardevoli per pietà (esempio: fabbricieri).
Ma perché la Serva di Dio era tanto umile, se ne scusava e diceva: « Nel negozio dell’anima non è mai troppo quello che si fa, e il mondo passa e l’eternità rimane » e nel caso pratico - 519 -si sentiva ancor più forte di continuare il suo tenore di vita. Anch’io qualche volta mi permetteva di frenare alquanto quel suo fervore, ma con belle parole ella faceva intendere che né avrebbe voluto né potuto accondiscendere in cose che riguardano l’anima. Rarissima volta mostrava un senso di disgusto per questi rilievi, ma non teneva broncio mai.
Agli occhi volgari so che la Serva di Dio appariva di virtù non guari distinta, ma la conoscevano di virtù eroica i dotati di maggior fede e di maggior pietà.
XXIII. So che la Serva di Dio manifestamente era guidata da uno spirito di solitudine per cui non avrebbe detto parola se non necessaria od opportuna, sia in casa che fuori. I suoi discorsi non sonavano che fede e pietà, od almeno non terminava un discorso senza poche parole di [VI-5] esortazione morale.
Quanto ad amicizia, ella era amica di tutti e di nessuno, e confidente con quelle persone, specialmente del suo sesso, che l’avrebbero aiutata nel bene. Aveva molta intimità colle giovani Anna Succetti, Maria Succetti, Caterina Succetti Casanova, Maria Bianchini, Maria Succetti della frazione di Dasile, eccetera, le quali poi, aiutate anche dalla Serva di Dio, risolsero di passare ai conventi di don Bosco a Torino, del Cottolengo. Talune di esse, come la Maria Succetti di Dasile e Anna Succetti, morirono in odore di santità, onde io stesso fui invitato a tesserne breve biografia 4. L’amicizia fra queste giovani e la Serva di Dio non fu mai turbata da pettegolezzo veruno; dipendevano da lei come da una buona direttrice di spirito, benché fosse cauta molto in consigliare e non parlasse se non forzata.
Talvolta teneva un discorso conferenziale nell’oratorio della chiesa od altrove, raramente in casa parrocchiale. So che con me parlava raramente di persone e di cose di parrocchia per le quali si potesse giovare, ma era affatto aliena da indebite intromissioni e pettegolezzi.
XXIV. Avendo io dato mano all’ampliamento della chiesa, alla nuova costruzione del cimitero, all’adattamento di locali - 520 -scolastici ed a varie altre costruzioni, so che la Serva di Dio guardava queste opere con sentimenti di fede, confidava nella divina provvidenza; [VI-6] ai non pochi autorevoli che obiettavano, rispondeva: « Quello che si fa con retta intenzione sarà dal Signore aiutato; lavoriamo tutti per il Signore ». In verità la Serva di Dio, che si sentiva chiamata alla vita di Maria, che non comprendeva forse appieno lo spirito del fratello, qualche volta le pareva doveroso di osservare in contrario, ma si acquetava di leggieri, benché questo agitarsi del fratello cagionasse anche a lei disturbi, fatiche ed un non so che di dissipazione, dalla quale soprattutto rifuggiva.
Riguardo poi ai savognesi, so che li incoraggiava mettendo loro sott’occhio il gran bene che è lavorare per Iddio e per la casa del Signore in terra, per la carità del prossimo. Questo osservava in modo speciale coi fabbricieri Pasquale Succetti, Battista Succetti, Giovanni Succetti, ai quali pareva duro e ­pericoloso assecondare pienamente i desiderii del giovane parroco. Accadde pure che io incontrassi delle difficoltà e rabbuffi da persone spettabili, come il sindaco del luogo, Del Curto Antonio, e Del Curto Antonio ingegnere, dalla stessa regia prefettura, dal delegato mandamentale di Chiavenna e da altri, ma la Serva di Dio scusava le persone, sebbene disapprovasse i fatti.
XXV. So che la Serva di Dio non solo a Savogno ma anche a Fraciscio occupava tutti i ritagli di tempo nel riparare e ripulire i sacri paramenti, in confezionare specie cotte e pizzi in uso o della chiesa o dei [VI-7] fratelli chierici e sacerdoti, nel confezionare palme per altari, nello scopare la chiesa, nel raccogliere e dare offerte per ornare di quadri la chiesa. Con questo aiuto si poterono erigere nei confini della parrocchia le cappelle sui sentieri conducenti a Dasile, ad Alpiggia, a Villa di Chiavenna, ai Ronchi. E nel raccogliere le offerte, fu la Serva di Dio coadiuvata da molte persone che, anche a sua richiesta ed a mia principalmente, prestavano lavoro o denaro.
Noto che i lavori della Serva di Dio compiuti a favore della chiesa erano guidati puramente dalla fede e dalla carità, senza compenso di sorta. Rifiutava con intima convinzione ogni espressione di ringraziamento.




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Si tratta di Cenni intorno alla vita di Anna Succetti della congregazione di Maria Ausiliatrice (1884), pubblicato nel vol. ii/2 della presente collana, pp. 277-302.


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