Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

‹Vita esemplare›

Sessione IX - 14 marzo 1910

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Sessione IX - 14 marzo 1910
XL. [IX-2] Sono certo che durante la giovinezza sua la Serva di Dio faceva la santa Comunione più volte alla settimana, e credo che tutti i giorni ciò facesse; dopo i 27 anni, da che fu con me a Savogno, si comunicava quotidie e non era difficoltà di tempo, di luogo, di fatica che la intrattenesse per una volta sola. Così argomento a credere che facesse tanto più diligentemente di poi sino alla morte.
Più volte vidi i libri suoi: erano la Filotea del Riva, i libri in genere di sant’Alfonso, il Miglioretti Sulla verginità 9, un grosso libro legato che conteneva libriccini varii dai quali ella raccoglieva il succo di devozione che le pareva meglio convenirle. Più volte vidi fogli volanti e talvolta rilegati di orazioni, di massime, di buoni propositi, che io immaginava averle inspirati il Signore ed avere ella [IX-3] spigolato da libri o predicazioni devote. Mi ricordo la sua speciale divozione all’Addolorata, ai Morti, le speciali preghiere alle Piaghe di Gesù Cristo, ai sette Dolori ed alle sette Allegrezze di Maria e di san Giuseppe.
XLI. So che la Serva di Dio sapeva mantenersi col lavoro delle proprie mani e lo faceva con spirito di fede, e per essere ad ognuno di giovamento e non mai di peso, e per avere norma ed eccitamento ad un genere di vita sempre - 529 -più sobrio e mortificato. I due fratelli sacerdoti le offerivano dei sussidi, ma non fu mai possibile che ella ne accettasse pur una volta, dicendo: « Voi altri avete parrocchia, poveri e bisogni assai più che non io stessa ovvero la mamma, benché inferma ». Ma permetteva che per pietà alla mamma si desse qualche moneta. So che la Serva di Dio lavorava assai per i poveri.
XLII. So che il giorno festivo era per la Serva di Dio singolarissimo per l’applicazione. Due o più ore impiegava per i santi Sacramenti. Seguiva la Messa letta della frazione. Assisteva alla Messa parrocchiale col Vangelo, ai vesperi e alla spiegazione del catechismo; nei ritagli di tempo erano pie letture, preghiere orali o mentali. Di sera ancora visita al Santissimo Sacramento per altra mezz’ora, e dopo la parca cena si terminava la giornata colla recita dell’Officio della Madonna o dei [IX-4] Morti fatta in comune, con aggiunta di lettura del Vecchio Testamento o di libri divoti.
Si notava una straordinarietà di fervore nel modo di pregare e di assistere alle sacre funzioni da parte della Serva di Dio, una straordinarietà di applicazione sopra la comune del popolo e delle giovani sue compagne del paese, una straordinarietà nel saper utilizzare ogni momento di tempo; era poi da tutti notata tale un’unzione di preghiera quando dopo la Messa apriva il pio esercizio della Via Crucis in ogni giorno festivo. Molte persone avrebbero voluto partirsene tosto, ma la Serva di Dio sapeva cogliere il destro a riprendere tosto a pregare con tale unzione e lestezza nel medesimo tempo che molti dicevano: « Si vorrebbe partire subito dopo la Messa, ma quella benedetta anima c’incatena e c’imparadisa col fervore delle sue pratiche ». Questo esercizio fu introdotto a Fraciscio ed a Campodolcino dalla Serva di Dio e mai lo sospese. Incatenava in modo speciale le Figlie di Maria negli esercizii proprii della Pia Unione.
Nel discendere a Campodolcino e nel risalire a Fraciscio si passa davanti a due cappellette. Allora la Serva di Dio riprendeva preghiere e non smetteva se non a vista della chiesa parrocchiale di Campodolcino. Col suo esempio traeva pure le compagne ed anche gli uomini. Così il giorno festivo era - 530 -­veramente festivo e si può dire che in [IX-5] tal giorno sine ­intermissione orabat 10.
Il costume di discendere a Campodolcino per le funzioni parrocchiali invero era comune, ma si smetteva da molti e molti, ed allora la Serva di Dio non aveva posa a raccomandare il fervore nelle pratiche festive.
XLIII. So che la Serva di Dio non godeva di molta salute; andata soggetta molte volte a dolori di capo e di stomaco, la si vedeva spesse volte sofferente. Ma essa occultava i suoi malanni, si faceva sempre più o meno sollecita ai lavori del proprio stato. Soprattutto non smetteva le sue pratiche di divozione. Quando la mamma, avvedendosene, le suggeriva o le comandava espressamente il riposo, la Serva di Dio se ne valeva per ritornare ansiosa ai suoi libri divoti. Quando la gravezza degli incomodi continuava parecchio, allora si permetteva di sedere e di addormentarsi per qualche poco. Ciò faceva in casa, qualche volta anche in chiesa quando si avvedeva di non essere osservata e di non essere argomento di ammirazione. La Serva di Dio continuò così finché, colta da maggiore ed ultimo aggravio di malattia, spirò nel Signore addì 13 giugno 1891.




p. 528
9
Si tratta di Rocco Miglioretti, Un dono alle vergini cristiane, ossia Istruzioni alle giovani, Modena 1884.


p. 530
10
Cfr. 1Ts 5, 17.


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