Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

Fede

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Fede
XLV. So che la Serva di Dio viveva di fede: in ogni discorso era la colomba che volava allo sposo. Aveva spesso in bocca: « Bisogna fare le cose con grande coscienza perché Dio ci vede ». Anche una semplice apparenza di male la faceva inorridire. Il padre, benché buono e religioso assai, era focoso e qualche volta gli uscivano di bocca parole grosse, che però non indicavanousurpazione del nome di Dio o tampoco bestemmie. Erano semplici sfoghi di atti primi primi, ma la Serva di Dio la udivo esclamare: « Poveretta l’anima del padre! Bisogna pregare per l’anima sua », e faceva capire che il massimo dei mali è il male del peccato ed anche il solo pericolo di esso. Passavano degli uomini protestanti per valicare le Alpi sino ad Avers dei Grigioni: soggiornavano la notte in casa paterna della Serva di Dio. Questa si faceva presso alla mamma ed ai fratelli maggiori e domandava con [IX-7] grande ansia: « Questi poveretti non potranno proprio salvarsi l’anima; preghiamo, preghiamo! Guai a noi che siamo cristiani se non corrispondiamo alla grazia ». Un certo giovinotto gagliardo, detto il Rona, in accompagnare da Caniculo per il valico di Emet, che conduce a Madesimo, rimase seppellito sotto una valanga di neve. So pure di altro giovane che sonando la campana a sbalzo fu percosso sul capo e morì quasi istantaneamente. Ricordo la ferita di cuore da cui sentivasi presa la Serva di Dio. Mi risuonano le esclamazioni di duolo sue per timore che non avessero potuto salvar l’anima. Timida di carattere, si faceva accesa nel viso e prorompeva soavemente in parole d’insinuazione, di preghiera, di correzione senza punto offendere le persone. Diceva: « L’anima bisogna curare ». Non era mai che si lasciasse vincere o da rispetto umano o da esempi in casa o fuori meno che virtuosi, meno che edificanti. La Serva di Dio sapeva passare incolume e vittoriosa sopra tutti gli impedimenti che si fossero frapposti ad una professione di fede viva, schietta, imperturbabile. Nella sua molta ingenuità, se qualche cosa avesse udito o veduto meno rispettosa alla fede, se ne confidava colla mamma o ne raccontava ai fratelli come di cosa assurda e poco meno - 532 -che incredibile in un’anima cristiana, e così tutti incitava a sensi di riparazione.

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