Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
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Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

Fede

Sessione X - 16 marzo 1910

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Sessione X - 16 marzo 1910
XLVI. [X-2]So che stando a Savogno la Serva di Dio era spesso circondata da ragazzi d’ambo i sessi da istruire nel catechismo e nel ricevimento dei santi Sacramenti; so che ciò praticava in modo speciale durante l’insegnamento scolastico, che ritornata a Fraciscio la Serva di Dio continuava la medesima pratica con diligente industria. Valevasi a ciò di discorso affatto pratico e dell’esempio dei santi. In particolare accennava i sacri oratori dai quali aveva imparato questo o quell’altro esempio o similitudine.
Come ho già detto, la Serva di Dio avrebbe desiderato che tutti gli uomini fossero nella Chiesa di Gesù Cristo. Quando il parente e parroco don Gaudenzio Bianchi ebbe istituita la parrocchia di Andeer (Canton Grigione), ricordo che la Serva di Dio manifestava il suo interno trasporto; [X-3] ricordo che aiutava a raccogliere oggetti di lingeria in servizio della parrocchia-missione. Con trasporto la Serva di Dio parlava delle fatiche e del frutto dei missionarii e missionarie.
Nel suo regolamento di vita so di aver letto che faceva la santa Comunione talvolta nella settimana allo scopo principale della diffusione della fede e che recitava analoghe orazioni.
XLVII. So che la Serva di Dio non si limitava a parole né a semplici preghiere, ma si adoperava per aiutare dei chierici al seminario, come i fratelli, i nipoti Lorenzo Sterlocchi, Buzzetti Pietro, Succetti Luigi e Gioacchino e Succetti detto Casanova. Il Buzzetti Pietro, la Serva di Dio educò per qualche anno a Savogno unitamente a me, e ricordo le infinite insinuazioni di buono spirito al giovanetto che ora è parroco a Carate Lario e conserva della zia sentimenti di molta gratitudine.
Nel 1854 la famiglia della zia Orsola, maritata Levi, passò agli Stati Uniti e fu raggiunta da altri parenti e compaesani. La Serva di Dio ricordo che si spogliava dei suoi pochi libri di Chiesa od oggetti sacri perché quelli n’avessero aiuto a con­servare - 533 -la fede. Più tardi aiutava con molta insistenza il proposito mio di mandare in aiuto di una colonia-parrocchia costituita [X-4] da loro a Genoa 11 City (stato di Wisconsin 12) cotal sacerdote di Saluggia presso Chivasso, certo Momo Gabriele, che in vero per circa 20 anni assistette con zelo quella popolazione raccogliticcia. Per mezzo mio, in modo speciale, teneva corrispondenza epistolare per rinfocolare l’amore alla fede ed al paese. Non avrebbe mai voluto che veruno né provvisoriamentestabilmente avesse abbandonata la parrocchia per non incontrare pericoli nella fede.
So che la Serva di Dio nei suoi libri aveva costanti i fascicoli dell’Opera della santa Infanzia ed anche della Propagazione della fede, che alla prima specialmente dava la sua quota annua e si faceva collettrice, onde tutti gli anni mandava una sommetta di offerta relativa allo stato di povertà del luogo. Non è a dire con quanto zelo ne parlasse talvolta in casa, ma più spesso fuori, ma specialmente nelle conferenze che teneva alle Figlie di Maria.
XLVIII. So che nel suo regolamento di vita applicava la santa Comunione per ringraziare Iddio della fede ricevuta; entrando in chiesa parrocchiale si trovava meglio dietro una colonna che era più vicina al battistero, ricordo che nei suoi discorsi con gran cuore parlava del beneficio della fede e del gran dovere di corrispondervi con diligenza.
Negli abbellimenti della chiesa di Fraciscio, di [X-5] Savogno, per quanto io stesso mi fossi adoperato, ricordo gli incoraggiamenti che mi faceva la Serva di Dio. Per una funzione solenne in benedire una statua di Madonna alla Cappelletta standovi il sacerdote Rota Negroni, per un collaudo delle pitture fatte nella parrocchiale per opera del prevosto Sterlocchi Lorenzo, per una missione o predicazione straordinaria, ricordo le lettere di gran fede e di viva espansione che me ne scriveva a Torino, mentre per tre anni io dimorava con don Bosco.
- 534 - A Savogno passavano di tempo in tempo dei protestanti che da Chiavenna trasportavano i loro viveri ad Avers. La Serva di Dio li compassionava, eccitava a pregare per loro dicendo: « Se faranno bene, speriamo che il Signore usi loro misericordia ». I savognesi avevano spesso comunicazioni coi protestanti di val Bregaglia. Ella li interrogava con industrie se la fede dei cattolici corresse pericolo, se dalla fede e dalla pratica dei protestanti si fosse potuto arguire la loro buona fede. So che pregava molto ed ora io penso che non forse la sua mediazione abbia ottenuto che la Casa della divina Provvidenza abbia poi potuto diffondere le chiese di Promontogno, di Vicosoprano, Splügendorf, val Mesolcina e di Andeer stesso, che da ben 15 anni era priva del suo pastore cattolico.
XLIX. So che per quanto potei accompagnare [X-6] il progresso della Serva di Dio, questa da fanciulla parlava come un’adulta, da adulta parlava come una piccola maestra della fede. A Savogno e poi negli ultimi anni di sua vita, la sua condotta era come un libro parlante di fede. Dell’ascoltare la parola di Dio era avidissima sempre e ne parlava con gran fede; di letture pie non era mai sazia ed avrebbe sopportato qualunque disagio pure di assaporare un brano di divina parola. Ricordo che me ne scriveva a me stesso in Torino negli anni 1876, 1877 e 1878, si dilettava di accennarmi anche gli argomenti di predicazione e di mostrare così tutta quell’abbondanza di luce di cui era soffusa.
L.Ricordo che la Serva di Dio stando ancor fanciulla invitava me e persone di eguale età ad assistere alle prediche che faceva una nostra cugina Trussoni (Luigia?). Questa fanciulla di felicissima memoria e di pietà pari, stando sull’alpe di Gualdera, si faceva sopra un rialzo e declamava con vero trasporto dei brani interi di predicazione sentita. Ricordo che la Serva di Dio stava con vera divozione come fosse in chiesa e voleva che gli altri vi stessero con eguale fervore, perché diceva: « Anche questa è parola di Dio ». L’ascoltava, adunque, col retto fine di unirsi più intimamente a Dio. Io non so d’aver notato in lei sentimento umano [X-7] in ciò, perché ne avrebbe avuto anzi argomento contrario e perché ciò non consentiva l’umiltà di cui la vidi sempre dotata. Persone di fede comune la dicevano esagerata; - 535 -meglio: dicevano impossibile ed inopportuno imitarla. Ma le persone di miglior fervore dicevano: « Stare con Caterina è come trovarsi presso un fuoco che illumina gli occhi e riscalda i passi della vita ».
LI. Si può supporre che, stanca e non sempre in buona salute, qualche momento si fosse lasciata vincere dal sonno, come ebbi a sentire, ma so pure che desiderava che le vicine tosto la svegliassero ed anzi le pregava che le usassero questa carità. So che delle predicazioni ascoltate ne faceva tema dei suoi discorsi più e più volte, e mi vennero alle mani anche delle annotazioni fatte da lei in argomento di predicazioni udite. Aveva compagne, parecchie delle quali aveva indotte ad imitarla, usando in generale squisite diligenze per ben custodire la parola di Dio.
LII. Dagli anni 20 ai 27 la Serva di Dio la scorgeva unita al Signore per mezzo di raccoglimento e di preghiera. In questo periodo il suo carattere sanguigno, il brio della gioventù faceva sì che si sfogava in casa, al campo, al bosco in cantici di lode a Dio ed alla Vergine, come altri potrà citarne il [X-8] testo. Si sfogava in accenti di gaudio: in questo ci sarà stato un qualche sfogo umano, ma in sostanza era una lode perenne che dirigeva a Dio. Dai 27 anni in poi entrò in perenne solitudine dentro e fuori di sé. Parendole che tale sfogo di canto la potesse disturbare dalla più segreta conversazione con Dio, limitavasi a cantare unicamente in chiesa, e poi più raramente anche in chiesa, ovvero quando per esercizio di carità insegnava il canto alle giovani del paese. So che ricordava alle persone di confidenza e manifestava come un tesoro la notizia di giaculatorie, di pratiche indulgenziate, onde la vita della Serva di Dio dai 27 anni in poi si poteva dire che giorno a giorno, ora ad ora il suo conversare era sempre cum coelestibus. Né questo la distraeva dagli offici del suo stato: si scorgeva però che la mano era all’opera ma la mente era a Dio. Di queste preghiere, giaculatorie, ne faceva un manoscritto, ch’io vidi molte volte e che per caso potrebbe essere in mano delle due cognate Margherita e Marianna.
La Margherita attesta che per convenienza compariva a ­salutare parenti od amici venuti in casa, ma vi dimorava quel tanto solo che fosse necessario per scolpire nei loro cuori - 536 -qualche buon sentimento, e tosto si ritirava nella sua camera in luogo affatto appartato.
LIII. La Serva di Dio pregava non [X-9] mutilando sillaba di sorta; avvertiva dolcemente le compagne: « Per guadagnare le indulgenze della Via Crucis non bisogna mutilare parola ». In pregare in comune usava energia di parola, di espressione, onde la gente pregava volontieri con lei. La sua voce ed il suo contegno avevano un non so che di straordinario e di sovrumano.




p. 533
11
Originale: Genova.


12
Originale: Minnesota.


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