Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

Carità verso Dio

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Carità verso Dio
LXIX. Nel mio soggiorno colla Serva di Dio a Savogno e di poi, io mi edificavo della sorella perché scorgeva che con special lume di fede vedeva Dio e ne predicava i suoi santi attributi in ogni discorso. I suoi discorsi non erano mai di novità o di negozii mondani: erano sempre spirituali colle persone spirituali; colle persone in genere accennava sempre all’amor di Dio, alla fuga dal peccato, al disprezzo delle mondanità. A quell’epoca era in vigore la divozione al sacro Cuore di Gesù. La Serva di Dio, in parlare della carità di Gesù Cristo, della soavità del Cuore divino, dell’amore a Gesù sacramentato, in parlare della santa Messa e della santa Comunione, usava un’energia di parole e tale persuasione di discorso, che in parrocchia le persone non solamente nubili ma anche maritate, specialmente donne, erano tratte a seguire i suoi esempi, per cui quotidianamente una trentina di persone si comunicavano in una popolazione inferiore a 500 persone. Alla santa Messa erano così assidui che taluni morirono martiri della santa Mes­sa, come una Francesca Succetti settuagenaria e paralitica, che si faceva portare a spalle alla chiesa, come un ottuagenario Succetti Zampeder ed altro ot­tuagenario Giovanni Succetti Carli, pure paralitici, che [XIII-9] impiegavano un’oretta di tem­po a vestirsi, un quarto a portarsi alla chiesa, per cui morirono di polmonite contratta in con­seguenza dei freddi subiti. Rispondevano i buoni: « La Caterina del curato prega molto più di noi e sta in chiesa molto più di noi, lei che deve servire il curato e che fa anche la scuola ».
Nel suo Metodo di vita e negli scritti che lasciò, quali Riassunto degli Esercizi sentiti, Riassunto di libri letti (che in avvenire allegherò al processo), la Serva di Dio appare la nobile presenza di un’anima che abborre non solo il male, ma anche la semplice apparenza del male. Io la vedeva assorta in Dio e quasi dimentica delle cose circostanti.
Accadde che una compagna Gadola, inferma di mal sottile, venisse a Savogno colla sorella Margherita per qualche giornata di sollievo. La Serva di Dio mostrava l’abbondanza del suo cuore, ma neppur volendo trascurare le pratiche solite, ne - 546 -avveniva che involontariamente trascurasse gli offici di ospitalità, riputando che la sorella Margherita vi avesse supplito. Di questo, ch’ella chiamava sbadataggine, se ne chiamava rea e chiedeva perdono e ripeteva: « Scusate, scusate, che io sono una straul » (semideficiente).
LXX. Alla Serva di Dio, perché tanto buona, tutti in famiglia si permettevano di caricare come l’asino di casa. La Serva di Dio crollava le spalle, facevasi turbata, ma era però un moto primo primo. Tosto [XIII-10] soggiungeva: « Io sono proprio come l’asino di casa, ma pazienza » e tosto si affrettava all’ubbidienza ciecamente. Talvolta mostrava ostinazione ed era quando sentivasi vivamente ispirata nel cuore di dover obbedire prima a Dio e poi agli uomini 16.




p. 546
16
Cfr. At 5, 6.


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