Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione C. Guanella
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Deposizione sulla serva di Dio Caterina Guanella (1910)

Morte

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Morte
CXL. So che la Serva di Dio negli ultimi anni di sua vita fu sempre malorata. Mi pare che dominassero i mali nervosi. La Marianna Buzzetti in Guanella era di parere che fossero anche mali misteriosi, come si è detto. Il genere di malattia è accennato negli attestati dei [XIX-5] medici Rizzi e Ploncher, che si uniscono. I parenti, i fratelli, le cognate mi attestano che la Serva di Dio si pose in cammino per recarsi in cura a Chiavenna, presso la sorella Elisabetta in Buzzetti, e si sarebbe portata - 577 - sotto pretesto di qualche cura ed agio migliore, ma in realtà per sottrarsi alle visite e sollecitudini dei parenti e così trovarsi maggiormente unita a Dio. Ma discesa sino a Campodolcino, la Serva di Dio non poté proseguire: la sorella Rosa l’accompagnò in casa propria alle Corti, dove il suo male s’aggravò. Io, teste, col fratello don Lorenzo accorremmo al suo letto. Il don Lorenzo per soverchia sensibilità si partì presto ed io le chiusi gli occhi. La Serva di Dio spirò addì 13 giugno 1891, giorno sacro a sant’Antonio di Padova, che si festeggia tanto a Fraciscio che alle Corti e per il quale la Serva di Dio aveva speciale divozione.
CXLI. So che in parrocchia, sentendo della malattia della Serva di Dio, si facevano correre le voci dello stato di salute di bocca in bocca, con frequente ansia. Quest’ansia era più viva nelle Figlie di Maria, di cui la Serva di Dio era direttrice. Queste fecero istanza al prevosto Ballerini don Romeo per una speciale novena alla Madonna di Pompei. Le stesse Figlie si accostavano alla santa Comunione e facevano preghiere varie. Ma, si diceva, già sarà inutile perché la Caterina ha predetto lei che sarebbe morta. L’interessamento per la malattia della Serva di Dio era pressoché generale in ogni classe di persone e si parlava della sua morte come di dipartita di cristiana veramente santa.
CXLII. [XIX-6]So che la Serva di Dio parlò sempre in vita della morte come di un buon angelo che accompagna l’anima al cielo. Domandata da me se si trovava pienamente rassegnata, fece cenno che sì. Anzi io arrossiva in farle tale domanda. Le domandai se voleva disporre qualche sommetta per l’anima sua (possedeva circa quattrocento lire), rispose: « Colla mia malattia ho dato tanti disturbi alla sorella Rosa ». In sentir questo, io mi feci ragione che la Serva di Dio già si vedesse come nell’anticamera del paradiso. Non aveva potuto comunicarsi. Aveva la Serva di Dio domandato con ansia il prevosto Ballerini, il quale rispose: « Mi pare non stia tanto male; ora devo andare per urgenza a Gallivaggio e ritornando farò poi tutto ». Rispose la Serva di Dio: « Allora non saremo più in tempo, e sia tutto per amore di Dio ». Soggiunsi io: « Ti vorresti comunicare? ». Era la Serva di Dio tra la vita e la morte e mi rispose: « Vado soggetta al vomito ed ho paura di mancare di rispetto ». De auditu - 578 -dai suddetti (fratelli e cognata) so che la Serva di Dio abborriva da qualsiasi visita medica, che dovendo pur cedere per obbedienza sclamava: « Lasciatemi morire, lasciatemi morire in pace ». Onde i medici, per venerazione alla persona, sospesero indagini ulteriori.
CXLIII. So dalle osservazioni di me, teste, e dal complesso delle circostanze, che la Serva di Dio ardeva dal desiderio di comunicarsi, ma che con pari umiltà e rassegnazione si sottometteva tranquilla ai voleri del Signore. Si era [XIX-7] comunicata, come di uso quotidiano, qualche giorno innanzi. Quindi morì la Serva di Dio senz’aver potuto ricevere il santo Viatico, benché lo bramasse tanto, come si è detto.
CXLIV. So che la Serva di Dio morente a me, teste, faceva l’impressione di una creatura più angelica che terrena la quale aspirava al paradiso. Era sfinita di forze e nell’ultimo giorno non accennava che con qualche monosillabo alle domande che le si indirizzavano. Si avrebbe avuto riguardo e quasi rimorso a parlarle ancora di qualsiasi cosa o persona terrena. Dessa rispondeva un monosillabo per semplice senso di carità, ma sospirava d’essere sola con Dio. L’agonia durò la maggior parte dell’ultimo giorno, ma da me e dai presenti il pericolo prossimo fu avvisato circa tre ore prima e si mandò in parrocchia a far sonare i tocchi dell’agonia della Serva di Dio morente. Ricevette il sacramento dell’Estrema Unzione con gran compunzione, fede e fiducia, qualche giorno innanzi la morte. L’agonia fu placidissima, era immobile nel corpo, col volto pure immobile e cogli occhi in istato di persona riposante in dolce contemplazione. Si mostrò tranquilla, come chi già riposa nel grembo di Dio senza ansia di benedizioni, di preghiere pubbliche al suo letto, parendole, come a me pareva leggere in lei, di volere passare di vita umilmente e confidentemente, senza recare altrui [XIX-8] disagio.
CXLV. Non ho nulla da aggiungere al sopradetto 39.
- 579 - CXLVI. Spossata dalla malattia, da gravissime perdite subite, e vorrei anche aggiungere consumata da celesti brame, morì il 13 giugno 1891.




p. 578
39
« Interrogetur: an sciat vel audierit quod Serva Dei instante morte in trepidos timores collapsa fuerit et rogaverit ut Crucifixus extenderetur ei ad auxilium sibi ferendum » (sessione xcvii, p. 30).


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