Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione Bosatta
Lettura del testo

Deposizione sulla serva di Dio suor Chiara Bosatta (1912)

‹Famiglia, infanzia, adolescenza›

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Famiglia, infanzia, adolescenza
IX. Io compilai tutto il materiale per pubblicare la vita in doppia edizione della Serva di Dio, e da questa risaltano le risposte evidenti come sopra 4. Allo scopo si allegano tre esemplari della vita 5.
X.Conosco tutte queste cose 6 e mi riferisco alla vita di cui sopra.
- 646 - XI. Della madre Rosa Mazzucchi [97v] fui pure confessore e direttore per circa sei anni, e fu donna cristiana di alta pietà, madre di famiglia esemplare: si accostava ogni giorno alla santa Comunione e morì santamente; benché vecchia e malgrado l’ora e la stagione incomoda, non ommetteva di assistere ogni giorno alla santa Messa e alle sacre funzioni.
XII. Del padre Alessandro, che io non conobbi, so da fonte certa che era cristiano patriarcale. Si accostava ai santi Sacramenti alcune volte nell’anno, ma vi si preparava per una intiera settimana; giusto, caritativo, consigliere fedele, coscienzioso, godeva passare le serate invernali ripassando la sacra Bibbia e libri santi con certo Monsù (Bonfiglio), che io conobbi per anni parecchi fino alla sua morte.
Della madre poi si dice che si sarebbe monacata anziché maritata, attesa la sua speciale propensione alla pietà. Educò santamente la famiglia, e stando vedova si diportò sempre esemplarissimamente, occupandosi dei suoi undici figli che ricevette [98r] volontieri da Dio, come sua benedizione.
XIII.
a) La sorella Marcellina stando a 11 anni disse alla mam­ma: « Chi vi ha mandata la Dina (neonata)? ». E la mamma: « Non sai che me l’hanno mandata gli angeli? ». Alla quale Marcellina: « Perché non li avete fatti vedere anche a me? ». E la Marcellina fu sempre l’angelo di Dina, e confessa che Dina fu sempre angioletto caro, crescendo in disposizione carissima di pietà e d’innocenza.
b) Ut supra 7.
c) Per confessione di Marcellina, di mamma Rosa e più tardi delle sue consorelle, Dina fu sempre un sacco di paternostri, e poi colomba di meditazione e di contemplazione assidua.
d) Stando all’indirizzo di Pio x si sarebbe potuta ammettere alla prima Comunione anche ai suoi 5 o 6 anni perché intelligente, perché era troppo cara a Marcellina che la guidava in ogni passo, e misurava l’ardore dell’innocente sorellina per la - 647 -santa Comunione [98v] dai suoi trasporti verso la medesima santissima Eucaristia.
e) So che fanciulla, come da fonte suddetta e da quanto ne riferiva il parroco Carlo Coppini, esemplarissimo sacerdote che meritò una lodata biografia a stampa 8, si preparava quasi cherubino di amore alla santa Comunione e ne riceveva frutti mirabili di innocenza e di virtù cristiana.
f) So che a quei tempi di rigorismo inopportuno non si suggeriva troppo la frequenza alla santa Comunione, ma il parroco don Coppini vincendo le difficoltà dell’indirizzo comune suggeriva alla giovinetta virtuosa la santa Comunione più volte nel mese. Per tre giorni la giovinetta non si sarebbe occupata in altro che in prepararsi e in ricevere la santa Comunione e in ringraziare Dio.
g) So pure che la Serva di Dio non solo non era mossa da sentimento umano, ma doveva vincere molte difficoltà e di famiglia e di usanze per assecondare il proprio trasporto per la santa Comunione.
XIV. [99r]So dalle fonti suddette e per schiarimenti avuti personalmente dalla vivente madre Adelaide delle canossiane di Gravedona e consorelle che Dina fu ricevuta nel monastero come servente ed anche come studente da maestra elementare, corrispondendo alle spese di studio collo stipendio di servente. So de auditu che l’arciprete Borghini di Gravedona, sacerdote di grande virtù, aveva la Serva di Dio in concetto di alta perfezione, non altrimenti che il confessore padre Gaetano gesuita, e come più tardi l’arciprete Buzzetti Lorenzo, mio parente, confessavami di avere egli stesso pari concetto. E mi risulta che Dina fu sempre sottomessa a tutti i suoi confessori come a veri rappresentanti di Dio. So pure che l’arciprete Borghini era in fama di santità, padre Gaetano esemplarissimo e dottissimo, l’arciprete Buzzetti Lorenzo buon pastore.
XV. Le persone di cui sopra e specialmente suor Agnese Morelli, vivente, delle Figlie di santa Maria della Provvidenza, che contemporaneamente alla Dina serviva nel convento delle - 648 -[99v] canossiane di Gravedona, attestano che nulla avrebbero saputo togliere od aggiungere per farne di Dina un esemplare perfetto di osservanza ai più minuti doveri del proprio stato. In seguito a sì diligente applicazione la Dina poté profittare di ogni minuscolo di tempo per crescere nella pietà, nello studio, fino a capacitarsi per l’insegnamento elementare e divenendo così la gioia e l’ammirazione delle suore canossiane in genere, ed anche delle persone di fuori che in Dina ammiravano più una creatura celeste che terrena e già la dicevano santa. La vigilia dell’esame di patente, per causa di cambiamento di legge, non poté ricevere il diploma: di che la Dina ebbe a soffrirne non poco, non per l’umiliazione propria ma per il timore di avere frustrato il tempo e le intenzioni dei proprii superiori e della sorella Marcellina, che le fu sempre quasi madre. Mamma Rosa ripeteva alla Marcellina: « Alla Dina pensaci tu perché io non so e non ho tempo. La Dina, lo sai che è un angioletto particolare: è buona anche la [100r] Seconda altra figlia buonissima che morì con la mia assistenza ma la Dina merita tutte le tue attenzioni perché cresce con un indirizzo tutto speciale, come tu ben vedi ». La Dina conversava più coi celesti che coi terrestri e nulla le importava del mondo come mondo. Pativa tanto in quanto nelle sue prove avesse potuto tornare di dispiacenza a Dio e di danno ai superiori. Infine aggiungo di sapere che Dina non ebbe mai verun fine umano o meno che soprannaturale in applicarsi agli studi per riuscire maestra, che anzi ai medesimi si era applicata contro la propria inclinazione e unicamente in ispirito di obbedienza, essendo essa in maniera speciale tuttaffatto inclinata alla contemplazione.




p. 645
4
« Interrogetur: an sciat vel dici audiverit quo anno, mense et die, quove loco et loco loci Serva Dei Dina Bosatta (in religione Clara Bosatta) lucem aspexit et similiter quo anno, mense et die, quave ecclesia et a quo sacerdote eadem Serva Dei praedicta sacramento Baptismatis abluta fuerit » (ff. 936v-937r).


5
Sulla base del materiale preparato dall’A. furono stampate due biografie: Luigi D’Antuono, Un primo fiore svelto dal giardino della Piccola Casa della Divina Provvidenza della città di Como e trapiantato in cielo, Angri 1892 (pubblicata anche in Chiara Bosatta. Scritti e documenti, a cura di Elda Soscia e Francesca Bucci, Roma 2002, pp. 219-284), e Maddalena Albini Crosta, Fiore di cielo. Cenni biografici di suor Chiara Bosatta - al secolo Dina - Figlia di santa Maria della Provvidenza, Como 1910; cfr. nel presente volume le schede introduttive a Un fiore di virtù da terra trapiantato nel paradiso (1887-1888), pp. +136-137, e Cenni biografici di suor Chiara Bosatta (1907-1908), pp. +440-441. Agli atti del processo fu allegata la biografia del 1910, come risulta dal riferimento nel paragrafo xlix, p. >678.


6
« Interrogetur: an sciat nomen patris Servae Dei, necnon eiusdem patris professionem, religionem, existimationem, qua apud alios gauderet, quot ipse habuerit filios et quomodo eosdem educaverit » (f. 937r).


p. 646
7
« Interrogetur: an sciat [...] b) Servam Dei in virtute profecisse atque quorum curis id fecisse » (f. 937r-v).


p. 647
8
Riferimento a Leonardo Mazzucchi, Il parroco Don Carlo Coppini (1827-1881), Como 1911.


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