Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione Bosatta
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Deposizione sulla serva di Dio suor Chiara Bosatta (1912)

Carità verso il prossimo

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Carità verso il prossimo
LII.
a) Ho già detto in addietro; qui dichiaro che in ciò stava tutta la sua vita 30.
b) Oltre al già deposto, assicuro d’aver riscontrato più e più volte nella Serva di Dio uno spirito di profonda pietà verso i poveri peccatori, massime se parenti; ma non avrebbe accennato a particolari, riputandosi essa la più indegna peccatrice e limitandosi a propiziare coi suoi sacrificii e preghiere la divina misericordia.
c) [146v] Come già deposi, ella che era tutta impegnata e votata per la conversione dei peccatori, riconoscendosi così minima ed indegna agli occhi di Dio, si doleva grandemente di non avere tanto che bastasse per impetrare la conversione dei medesimi.
LIII.
a) Oltre a quanto ho deposto, faccio notare le pene che la Serva di Dio sosteneva con eroica abnegazione nell’istruzione delle ignorantelle e degli ignorantelli specialmente ad Ardenno.
b) Siccome la vita spirituale e ordinata dell’istituto, ove la Serva di Dio dimorava, si imperniava sopra di suor Chiara che era quasi sempre vicesuperiora, attendendo la sorella superiora più al materiale andamento dell’istituto, al già detto aggiungo che la Serva di Dio compiva sempre con tanta delicatezza ed attenzione e perfezione i suoi uffici di consigliera, di maestra, di direttrice della casa, da vedersi dalle consorelle, dalle orfanelle e da tutti in casa facilmente ed allegramente obbedita. Così avveniva che al commettersi di [147r] qualche lieve mancanza od ocaggine delle consorelle, della stessa suor Agnese, questa e ­anche quelle per confessarsi e per scusarsi solevano esclamare: « Io non sono suor Chiara, di suor Chiara non ce n’è che una ».
- 680 - c) Depongo, oltre il già detto, che nella casa, grazie a Dio ed alla edificazione di suor Chiara, il frutto della quale con­tinua ancora oggigiorno, si conservò sempre il glutine della ­carità, e se qualche volta occorreva di provvedere a qualche dissapore, discrepanza o malinteso, tanto io quanto la superiora ci giovavamo dell’opera tanto insinuante di suor Chiara, la quale anche di per sé non intralasciava occasione di dar buon odore della carità di Gesù Cristo. Ancora adesso se nella casa accade qualche in­conveniente nei mutui rapporti delle consorelle, si ode qualche volta la esclamazione: « Come si capisce che non c’è più suor Chiara! ». Era tanto il suo desiderio di giovare in carità alle ­consorelle e orfanelle, che si doleva la Serva di Dio di vedersi ­incapacitata dalla malattia a sovvenire ai varii bisogni esclamando: « Han voluto [147v] far fuori di me una maestra e per questo hanno incontrato tante spese, ma io invece non sono buona a niente ». Aggiungo che il rilevar che faceva della gravezza della sua malattia sopra l’istituto, la portava a dolersi con me - 681 -e a deplorare gli incommodi che la casa ne aveva, e sebbene affermasse che essa era sicura che non si sarebbe attaccata la sua malattia agli altri, sentiva però tutta la dispiacenza che degli altri fossero in ansietà pel timore di incontrarla.
d) Ho già deposto 31.
e) A riguardo della Pia Unione delle orsoline al secolo, la Serva di Dio era assai impegnata e tutto zelo per formarne lo spirito, e so che dopo averle così lavorate ella santamente si industriava per condurle alla vita religiosa e so che alla casa ne guadagnò circa una dozzina.
f) Della sua speciale carità e zelo di salvezza delle anime di tutti, amici e nemici, ho più volte fatto particolari accenni; richiamo ancora quello che riguarda il suo zio Mazzucchi ed un certo mattoide di sopranome [148r] Manin, che essendo notoriamente avversi alla pietà ed alla religione richiamavano ancora meglio le preghiere e le attenzioni spirituali della Serva di Dio, che in occasione del loro approssimarsi alla morte, alle sue consorelle faceva premura perché pregassero dicendo: « Stiamo attente, stiamo attente per quei poveretti! ».
LIV.
a) Della sua cura verso i bisognosi specialmente infermi, dentro l’ospizio, ha già fatto larghi accenni; qui rammento come la Serva di Dio siasi adoperata colla sua assistenza, soccorso e speciali prestazioni al servizio di un infermo, certo Luigi Bosatta detto Bigè, settuagenario, al quale prodigò quanto poté la carità sua, per quanto le ripugnasse di prestarsi all’assistenza di un uomo.
b) Ho già deposto.
c) Ho già detto.
d) Ho già deposto 32.
- 682 - e) Rammento che in occasione del colera scoppiato a Napoli sorse nella casa a Pianello l’idea di offrirsi per la cura di quei colerosi; [148v] espostala alla comunità, la suor Marcellina facendo cenno alla sorella suor Chiara, come se volesse esprimersi in dipendenza dal suo avviso: « Questa qui che cosa dice? » domandò. E suor Chiara a rispondere: « Andiamo, andiamo ». E tutti, dai superiori all’ultima suora, si fu d’accordo di offrirsi per quell’assistenza ai contagiosi, anche perché in Pianello non trovavano di poter svolgere come bramavano il proprio apostolato. Io rivolsi analoga domanda all’arcivescovo Sanfelice di Napoli, il quale però mi rispose declinando l’offerta.
f) Fu sempre ed unicamente motivo soprannaturale che mosse la Serva di Dio a compiere queste svariate opere di carità, dovendo anzi per la maggior parte di esse superare le difficoltà frapposte dei soliti avversari del bene.




p. 679
30
« Interrogetur: an sciat Servam Dei: a) voluisse omnes salvos fieri atque ad hoc orasse fervide, vitam quoque ad hunc finem libenter oblaturam, si posset » (f. 945v).


p. 681
31
« Interrogetur: an sciat Servam Dei: [...] d) se omnibus, non solum in Hospitio, sed etiam in familia atque in pago, omnia fecisse fructuose » (ff. 945v-946r).


32
« Interrogetur: an sciat Servam Dei: [...] b) servasse praeterea, quantum illi fas erat [...] ordinem caritatis; c) ingeniose effecisse ut sapidiores escae sibi in infirmitate allatae, aliis darentur; d) Deum deprecasse ut manum suam gravaret supra se, parceret vero caris suis orphanis et pauperibus » (f. 946v).


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