Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Deposizione Bosatta
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Deposizione sulla serva di Dio suor Chiara Bosatta (1912)

Temperanza

Sessione XIV - 22 agosto 1912

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Sessione XIV - 22 agosto 1912
LXI.
a) [156r] Mi risulta che il conversare della Serva di Dio non era punto dissipato; anche per indole, ma poi specialmente sotto l’influsso della Regola, amava come il ritiro [156v] così il silenzio. Non era che le mancasse la amenità nel suo dire, quando occorresse, ma dalle consorelle ho ascoltato più volte, qualche volta ne fui io stesso testimonio, che le facezie stesse colle quali condiva talvolta i suoi discorsi avevano sempre un obiettivo di virtù.
b) Nella custodia degli - 688 -occhi, io stesso, per quante oc­casioni ebbi di osservarla, rilevai che la Serva di Dio era davvero modello; anche conversando e con me e con altri i suoi occhi erano sempre modesti, senza aria di affettazione alcuna; so anche che si asteneva per virtù dal guardare la primavera e l’estate i fiori ed i frutti e simili.
LXII.
a) Sono in grado di assicurare che la Serva di Dio nelle sue preghiere al Signore chiedeva spesse volte di patire e di essere travagliata anche lei esclamando: « Patire, patire o morire! ». Come peraltro risulta da molte lettere della stessa che sono state allegate nella vita e dagli autografi che saranno consegnati durante il processo, ed ai quali mi riporto.
b) [157r] Oltre a quello che ho già detto, dichiaro che la Serva di Dio spesse volte mi chiedeva istantemente che le dessi licenza di vegliare dicendo che essa non avrebbe sofferto, ed anche di fare penitenze corporali. So, e già l’ebbi accennato, che in una colla sorella suor Marcellina e suor 40 Agnese infieriva sopra le sue carni flagellandosi per lo spazio di tre Miserere, senza mai esserne sazia.
c) A quel che ho detto aggiungo che la Serva di Dio le licenze avute per siffatte penitenze era solita interpretarle con una grande larghezza.
d) Sul metodo di farsi le anzidette penitenze, mi risulta che la Serva di Dio colle altre sue compagne usava tutta la riservatezza più oculata, adoperando una cordicella terminante in altre tre munite di nodi. Io sono poi convinto che per quanto a causa di queste sue ed altrettali penitenze la Serva di Dio non si rendesse inabile ai suoi doveri, abbia però porto occasione al sopraggiungere ed allo sviluppo dell’ultima sua infermità; ma aggiungo che in questo la Serva di Dio non solo non mancò alla [157v] obbedienza, sibbene per ispirito di obbedienza seguiva la voce di Dio che la chiamava ed a cui non si poteva sottrarre.




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Originale: Marcellina ed a suor.


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