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Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le vie della Provvidenza
Lettura del testo
Le vie della provvidenza (1913-1914)
Articolo VIII. La vita di seminario
«
»
[- 725 -]
Articolo
VIII.
L
a
vita
di
seminario
[45]
Nella
vita
del
seminario
si possono
coltivare
alte
le
pianticelle
per
ornare
i
giardini
della
Chiesa
e il
tempio
stesso del
Signore
. Ci si sta
volontieri
. In
seminario
costa
la
disciplina
della
regola
, il
peso
dello
studio
. Anche i
superiori
ed i
compagni
sono in
mano
a
Dio
strumento
di
sacrificio
e quindi di
perfezionamento
.
Ubi sunt
homines
, ibi
miseriae
, senza
eccezione
di
luogo
e di
persone
,
insegna
il
grande
maestro
Gersenio
. Non sono
gravi
i
difetti
dei
superiori
e degli
allievi
, ma
appunto
perché
superiori
ed
allievi
chiamati
a
perfezione
di
vita
, perciò sono come l’
occhio
umano
il quale
sente
dolorosamente
sotto le
pupille
ogni
granello
di
sabbia
o
frustolo
qualsiasi.
Ai nostri
tempi
non si avevano le
comodità
di
oggigiorno
.
[46]
Si aveva lo
studio
nei
dormitori
, nelle
scuole
le
vetrate
disegnate
dal
gelo
anche per un
mese
intero
. Coi
parenti
ed a
passeggio
, una
giornata
per ogni
semestre
.
- 726 -
Il
Signore
trae
per lo più dai
poveri
i suoi
ministri
e questi
Aronni
in
erba
,
privi
di un
soldo
,
scarsi
di
vestimenta
,
dotati
di uno
stomaco
valido
che non sempre possono
saziare
, si
trovano
in uno
stato
continuo
di
patimento
. Ma si hanno
pure
le
soddisfazioni
nei
compagni
sinceri
, nei
compagni
ameni
i quali
sanno
condire
anche per un’
ora
di
ricreazione
serale
una
comunità
che
accorre
come ad un
vero
divertimento
teatrale
. Tanto sono
molteplici
e
variate
le
facezie
, sempre per altro
garbate
e
serie
di un
Leopoldo
Martinelli
,
Lorenzo
Ratti
e di altri
simili
. Lo
spirito
gode
assai in
epoca
degli
spirituali
Esercizii
, delle
feste
e
novene
principali
[47]
dell’
anno
, delle
prediche
quaresimali
in
duomo
e di altri
pii
esercizi
del
seminario
e fuori. Di
tempo
in
tempo
una
visita
del
vescovo
eccita
alla
gara
di
virtù
e di
studio
.
Intensivi
gli
ultimi
mesi
dell’
anno
per gli
esami
. Allora non si
misurano
ore
di
studio
. Non si
badano
ricreazioni
e
passeggi
, il
circulus
et
calamus
di
sant’
Agostino
si fa
animato
quando due a due gli
studenti
teologi
passeggiano
intorno
ai
corridoi
o
lunghesso
i
vasti
cortili
o
sedendo
sui
praticelli
degli stessi. Si fanno anche
speciali
divozioni
perché l’
esame
finale
riesca
a
felice
esito
.
Durante le
vacanze
estive
si
sa
che la
ricreazione
del
Guanella
era
la
casa
, la
chiesa
e qualche
servizio
alla
campagna
. Il
padre
Lorenzo
ne
guardava
severo
i
passi
. Per tutti gli
anni
di
vacanza
lo
studente
Guanella
ricorda
il
viaggetto
di poco più di un
dì
da
[48]
Campodolcino
valicando
le
Alpi
fino
ai
padri
missionari
cappuccini
di
Soazza
; un
viaggetto
col
prevosto
23
Della
Cagnoletta
da
Campodolcino
a
Splügen
,
Andeer
,
Thusis
per
salutare
il
luogo
di
martirio
del nostro
servo
di
Dio
arciprete
Nicolò
Rusca
e
ritornare
colle
calcagna
spelate
per il
giro
di
valle
di Lei e di
Angeloga
.
Collo
stesso
signor
prevosto
si
partiva
a
mezzodì
da
Campodolcino
a
piedi
per
soggiornare
la
sera
a
Traona
presso il
fratello
e
compagno
don
Lorenzo
24
,
coadiutore
ivi. Nelle
ultime
vacanze
si
permetteva
il
lusso
di
attraversare
i
- 727 -
monti
di
Angeloga
col
sacerdote
don
Francesco
Mascioni
,
cappellano
di
Fraciscio
, e
raccogliere
dei
sacchi
di
genziana
e
portarli
personalmente
per
essere
poi
distillati
nella
vicina
vernata
in
paese
. Il
Guanella
viveva
solo in
casa
per
giorni
e
settimane
intere
intanto che quei
[49]
di
famiglia
lavoravano
sulle
Alpi
. Lo
studente
teologo
, per
scansare
le
brighe
insieme
ed
economizzare
, si
contentava
di
friggere
in
padella
una
misura
di
farina
gialla
per i così
detti
melons
e
servirsene
per più
giorni
.
Era
accaloratissimo
in
leggere
libri
storici
agiografici
e gli sarebbe
rincresciuto
perdere
il
tempo
per la
misera
arte
culinaria
.
Guidato
dal
cappellano
Mascioni
studiava
botanica
medicinale
sul
volume
del
Mattioli
e
raccoglieva
le
erbe
medicinali
e le
confezionava
in
servigio
degli
ammalati
, ai quali non solo in
presente
ma anche di poi, specialmente nella
cura
di
Savogno
, il
novello
parroco
somministrava
medicine
con
giovamento
dei
sofferenti
.
Gli
premeva
la
cultura
più
razionale
dei
prati
, dei
boschi
, dei
pascoli
e si
industriava
di
[50]
parlarne
sovente
e di
tenerne
anche qualche
specie
di
conferenza
,
pure
semipersuaso
di
gettare
invano
il
tempo
e la
fatica
.
Uggiose
erano le
settimane
autunnali
e allora si
disponeva
per l’
entrata
al
collegio
od al
seminario
.
Si
viveva
con molta
parsimonia
. Venuto un
fratello
laico
del
Collegio
Gallio
, la
famiglia
fu in
rammarico
in
servirlo
troppo
scarsamente
perché
mancava
il
latte
per
condire
la
minestra
. Molta
parsimonia
si
usava
nel
vestito
.
Bisognava
vestire
a
nuovo
il
giovinetto
Luigi
per il
Collegio
Gallio
, il
fratello
Tomaso
portò
il
conto
di 13
lire
per
compera
di
stoffa
e gli si
rispose
dal
papà
Lorenzo
: « Anche queste!
Spese
sopra
spese
».
Ritornando
dal
collegio
fu
accompagnato
,
nottetempo
buio
e
piovoso
, da
Chiavenna
a
Campodolcino
da certo
ostiere
Scaramellini
, e
[51]
se ne fece
lamento
perché se ne
dovette
spendere
per
cena
ed
alloggio
una
lira
. Alla
festa
patronale
di
san
Rocco
si
cuoceva
una
caldaia
di
riso
per
avventori
ed
amici
e
dandone
un
piattello
ai
figli
si
diceva
: «
Oggi
fate
festa
anche voi ». E noi eravamo
contenti
come
pasque
e ci
affrettavamo
poi a
raccogliere
per i
falò
che qua e
là
si sarebbero
accesi
in
onore
di
san
Rocco
.
- 728 -
Ma non
era
a
dire
che nella
famiglia
Guanella
si
lasciasse
mancare
il
cibo
necessario
.
Era
frequente
il
motto
:
Mangiate
e
lavorate
. E anche in
anni
di
carestia
si
ripeteva
: « Noi non si
deve
patire
la
fame
: ma chi vuol
mangiare
deve
lavorare
», e stando
dodici
intorno
ad un
piccolo
mappamondo
di
polenta
con poca
porzione
di
formaggio
, lo si faceva
scomparire
in pochi
momenti
e poi
[52]
via
ai
lavori
. Eppure e con sì poco si
era
contenti
,
sani
e
robusti
da far
invidia
ai
gentili
signori
che qualche
volta
visitavano
i nostri
monti
.
Papà
Lorenzo
contava
: « Il
busto
di
san
Giuseppe
che è
dipinto
nel
presbiterio
della nostra
chiesa
è
precisamente
il
volto
del nostro
Carlo
Gilardi
che
soggiornava
per lo più al
monte
in
alto
. Aveva 120
anni
e fu
invitato
a
discendere
a
Campodolcino
perché certi
signori
chiavennaschi
lo volevano
vedere
. Ai quali
rispose
il
vecchio
Carlo
: Io
mangio
polenta
anche tre
volte
al
giorno
ma
condita
generalmente
di un po’ di
burro
e
formaggio
; ho avuto
cura
di
tener
difese
le
estremità
del
corpo
da
freddo
e
umidità
e non ho avuto
malattie
mai o quasi mai. Ed or che mi avete
veduto
ritorno
al mio
monte
per quasi due
ore
di
salita
».
Conchiudeva
[53]
papà
Lorenzo
: « Avete
capita
la
lezione
?... ». Ma ai nostri
giorni
si
stenta
a
capirla
e si
decanta
poi la
miseria
. Ci
raccontava
ancor questa: che certi
signori
, non potendo
proseguire
il
viaggio
da
Pianazzo
a
Campodolcino
per
altissime
nevi
cadute
, furono
invitati
alla
minestra
di quei
montanari
e ne
mostrarono
schifo
. Ma ad
ora
tarda
del
mattino
domandarono
: « Avreste per
caso
un po’ di quella
robaccia
di
iersera
? » e
conchiudeva
che la
fame
e l’
appetito
sono il
miglior
condimento
.
Anche allora si
viveva
e non si
conoscevano
molte
miserie
.
Giovinetto
,
ricordo
benissimo
che alla
piazza
delle
Corti
, dei
Tini
, degli
Asèe
, i
vetturini
stanchi
abbandonavano
lì
i
colli
di
seta
con sopra dei
sacchetti
pieni
di
lire
austriache
,
dazio
e
tasse
che
Italia
[54]
pagava
a
Vienna
, e nessuno si sarebbe
sognato
di
toccare
.
Ricordo
la
voce
dell’
avolo
paterno
Tomaso
che
ripeteva
: « Bisogna aver
coscienza
in tutto e
salvar
l’
anima
». Il
figlio
Lorenzo
, per tanti
anni
maggiorente
del
paese
, come si è
detto
,
aggiustava
le
pendenze
ed i
guai
nel
paese
con queste due
parole
: « Bisogna avere
coscienza
».
- 729 -
E la
coscienza
di
oggidì
è molta?
Dicono
che si
trova
nascosta
in qualche
fessura
di
casolare
. E non erano i nostri
buoni
vecchi
scarsi
di
buon
senso
e di
ingegno
.
Bisognava
sentirli
a
gruppi
di tre o quattro nelle loro
conversazioni
familiari
, negli
scherzi
, nei
motti
, negli
indovini
loro. Si
godeva
un
mondo
e si sarebbe
detto
che questi
semplici
patriarchi
spendevano
le
ore
di
giorno
e di
notte
a
studiare
le
barzellette
più
[55]
saporite
, che poi si
tramandavano
anche da una
generazione
all’altra. Una
spiritosità
bastava
a
classificare
un
uomo
.
E voi altri del
secolo
xx
di
progresso
?
Sapete
mettere
innanzi
criteri
equali
o
maggiori
? In
argomento
di cui sopra i
presenti
ricordano
la
squisitezza
dei
parlari
scherzosi
del
sindaco
Guanella
, del
segretario
Gadola
e dello
Sterlocchi
Guglielmo
,
genero
del
Guanella
, e di più altri. Allora si
diceva
: « L’
annusare
tabacco
è da
uomo
, il
fumarlo
è da
bellimbusto
».
Ricordo
un
omaccione
quadrato
di
Prestone
che per il
primo
introdusse
il
fumo
25
e si
chiamò
tosto
il
Pipantel
, e ancora
adesso
non si
ricorda
la sua
persona
che con questo
sopranome
. Tanto si è voluto
accennare
perché almeno dagli
ultimi
superstiti
si
ricordi
il
carattere
[56]
di
semplicità
e di
forza
di
tempi
che furono.
p. 726
23
Originale
:
proposto
.
24
È il
fratello
dell’
A.
, che fu
vicario
parrocchiale
di
Traona
dal
1859
al
1864
e
compagno
di
seminario
di
don
Giuseppe
Della
Cagnoletta
;
cfr.
P
iero
P
ellegrini
,
Luigi
Guanella
. Gli
anni
della
formazione
,
p.
364
.
p. 729
25
Originale
:
la
fuma
.
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