Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le vie della Provvidenza
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Le vie della provvidenza (1913-1914)

Articolo XI. Inizii falliti

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Articolo XI.
Inizii falliti
[82] A Traona il don Guanella trovò tutte le difficoltà che avrebbero scoraggiato molti cuori di buona volontà, ma egli non disperò mai. Era manifestamente contrario l’arciprete, il quale ristoratosi alquanto di tempo in tempo impiegava le forze riavute per recarsi alla prefettura di Sondrio e deporre ai danni di don Guanella ch’egli reputava suo avversario e ribelle. ­Soffriva malamente che don Guanella tirasse a sé nei giorni feriali e festivi parecchi fanciulli e giovani per l’insegnamento del catechismo nell’oratorio, di scuole feriali, quotidiane diurne, serali e festive nella propria casa, nelle quali aiutavano un chierico teologo Carlo Cima, un giovane di Trinità, Giuseppe - 741 -Ferrua, ed il citato Domenico Montebugnoli. Pareva al signor [83] arciprete che l’oratorio fosse troppo affollato di giovani nella solennità di Ognissanti, in cui il don Guanella ignorò che si dovesse sospendere ratione solemnitatis; il signor arciprete giudicò sinistramente l’atto e sceso dal pulpito disturbò le funzioni, onde il popolo sorpreso si sparse in gruppi sul piazzale, intanto che il don Guanella recavasi al monastero per le funzioni dei morti. Anche questo gravò i sinistri pregiudizi delle autorità civili e prefettizie. Le autorità comunali cercavano in parte di valersene per tradurre nelle insidie il don Guanella.
Nel secondo anno predicava il quaresimale quotidiano nella chiesa maggiore di Morbegno e la prefettura ingiungeva a due carabinieri e al signor delegato di questura perché in ogni giorno presenziassero per caperlo in sermone e condannare l’avverso sacerdote, il quale era venuto con progetti oscurantisti [84] dalla scuola di don Bosco e avrebbe riempita la provincia di frati e monache aborrite. Il signor arciprete al secondo anno pensò di ritirarsi in patria sua e lasciar libero il campo a don Guanella che governò per qualche tempo come cappellano e come arciprete.
Le autorità provinciali tentarono di vincere il Guanella colla fame. Come arciprete e cappellano dovette ricorrere al Consiglio di Stato per far conoscere le sue ragioni, ma di denaro per vivere non ebbe che 13 lire annue e per tre anni 40 lire. La veneranda curia fece sapere a don Guanella che si ritraesse pure se credeva non poter reggere, e non fece altro.
Le difficoltà, anziché avvilire, incoraggiavano il don Guanella, il quale colle mani vuote di denaro comperò il convento di San Francesco dal Comune e a suo tempo si poté dare il saldo in 3000 lire. [85] La divina provvidenza soccorreva per . Si fecero anche dei restauri considerevoli al convento ed alla chiesa e la divina provvidenza pensava, onde si poté iniziare un collegio di classi elementari per qualche dozzina di giovanetti che accorrevano contenti e festosi dai paesi vicini. L’attecchire del piccolo collegio suonò in alto come un pericolo e, tolto pretesto che nel secondo anno si era aperto senza notificarlo alla superiorità, mandarono ordine di chiusura immediata con minaccia di multe e pene severe.
- 742 -Il don Guanella aveva chiamato alla reggenza della parrocchia il collega di studi don Nicola Silvestri, che lasciò la parrocchia di Baruffini sopra Tirano per venire a Traona e aiutare l’opera nascente. Il prevosto di Sacco sopra Morbegno, altro compagno di seminario, si univa. [86] Di tempo in tempo si raccoglieva il consiglio dei tre ma con poco frutto, perché studiata la cosa per un lato non si trovava uscita. Il don Guanella, terminato il quaresimale di Morbegno, si recò a predicare il mese mariano a Santa Maria Incoronata a Milano e poi il mese del sacro Cuore in Santa Maria alla Fontana 47. Intanto non aveva posa in cercare appoggi per risalire a cavallo della sua opera diletta in Traona. Il celebre avvocato Brasca, compagno di studio al prefetto di Sondrio, allora segretario a Depretis in Roma, si interpose in favore della causa Guanella. Ma il prefetto infuriava al solo accennarmi e dovette il paziente Brasca ritornare alla terza serata e poter semplicemente dire che se la curia di Como volesse dare al Guanella una cura di anime sopra un pizzo di monte, dove non potesse esercitare pericolose influenze, [87] l’ufficio prefettizio avrebbe posto appoggio.
Fu scelto Olmo, sopra Chiavenna, e vi si portava il don Guanella nel mese di agosto 48, ma raggiunto da notte tarda e trovando chiusa anche la canonica del collega prevosto - 743 -Costante Tabacchi, il povero « canonico teologo » fondatore fallito dormì saporito la notte sopra un muricciolo a ridosso della chiesa parrocchiale. All’indomani salì per oltre un’ora il sentiero doloroso del monte ed ivi dimorò alcuni mesi nella cura spirituale di Olmo ed anche della parrocchia vicina di San Bernardo. Pareva a don Guanella che le sue sollecitudini potessero essere considerate dalla superiorità ecclesiastica, ma dal vicario generale Armandolini si ebbe questa osservazione: « Non sapete che la calma è la prima virtù? ». Ed il vescovo Carsana gli disse [88] in casa parrocchiale di Campodolcino: « Non posso sospendervi perché non ho argomento, ma il farei se potessi ». Don 49 Guanella vistosi ricevuto in udienza per ultimo e sentirsi rimproverare in paese suo, quasi in casa sua, mentre era accorso per ossequiare il superiore da Olmo a Campodolcino, si sentì amareggiato e ne parlò al fratello Tomaso con rincrescimento e tutto e tosto finì .
Il povero don Guanella aveva detto verità e dedicatele all’ingresso di monsignor Carsana nel suo libretto Ammonimenti 50 e perciò il Carsana scrisse all’autore lettera di congratulazione, ma le voci che si facevano correre erano che il don Guanella con quel libro era stato causa di sospensione per anni parecchi del placet governativo al vescovo. Queste dicerie e il fatto della caduta dell’opera di Traona confermavano l’opinione pubblica che il don Guanella era un esaltato, e doversene guardare da ognuno.
In questo stato di cose devo grazie al mio parente Lorenzo Buzzetti, allora arciprete di Gravedona, il quale parlò così: « Mi provo a tenerti come coadiutore nella speranza che tu mi serva per tutta la vita ». Rispose don Guanella: [89] « Caro don ­padrino 51, questo non mi sento di prometterlo », e si limitò al servizio di alcuni mesi.
- 744 - A Gravedona corse voce che al 1 di luglio era morto il parroco Carlo Coppini lasciando orfano l’ospizio di orfanelle con la direzione di pie donne, messo assieme da lui dieci anni prima, nel 1872. A don Guanella passò un pensiero chiaro nella mente che gli pareva ripetere: « Tu ne sarai il successore ». Si parlava del Coppini come di un sacerdote intemerato e come d’un esemplarissimo parroco. Per gratitudine al fondatore ed all’ospizio, il servo della Carità Leonardo Mazzucchi ne tessé la vita in un bel volumetto illustrato  52.
Ma al don Guanella era riservato il picco di Olmo perché non potesse ivi esercitare pericolose influenze, e vi si recò, come si è detto, e vi passò pochi mesi in studi teologici, in ­solitudine e anche in preghiere, [90] perché ne sentiva vivo il bisogno e vedeva approssimarsi la figura timida dello scoraggiamento. Fu in questo spirito meno buono che il don Guanella pensava: « I miei confratelli e gli stessi miei scolari compiono imprese belle a gloria di Dio e delle anime in Europa e fuori, ed io qui? ». Era persuaso che don Bosco lo avrebbe riaccettato, ma che la voce del cuore avrebbe resistito ancora all’invito amorevole di quel santo. Scrisse dunque in senso mesto di colui che diceva: « Tota nocte laborantes nihil cepimus » 53, e il Capitolo generale di don Bosco raccolto in Alassio rispose che sì, ma fosse poi per essere perseverante. E la perseveranza non si sarebbe sentito di averla e allora si chiuse nella mestizia del suo cuore, non senza ricevere dal cielo un barlume di luce sul suo avvenire. E l’avvenire per don Guanella fu proprio il luogo di Pianello Lario.




p. 742
47
Originale: mariano a Santa Maria degli Angeli a Milano [...] in Santa ­Maria Secreta; cfr. Leonardo Mazzucchi, Fragmenta vitae et dictorum sacerdotis Aloysii Guanella (1912-1915), in appendice al presente volume, p. +975, che riporta la stessa circostanza delle predicazioni milanesi dell’A. nel 1881. Non è nota una chiesa di Milano con la denominazione mariana « degli Angeli », anche se non risulta traccia dell’A. a Santa Maria Incoronata nel maggio 1881. La sua attività a Santa Maria alla Fontana nel mese seguente è confermata da Id., La vita, lo spirito e le opere di don Luigi Guanella, Como 1920, p. 52, dove è citata la lettera del 1 luglio 1881 nella quale il prevosto di questa chiesa don Ambrogio Ravasi attesta al vescovo di Como « di non avere se non a lodarsene dell’opera a lui prestata nell’or scorso mese di giugno dal Sacerdote D. Luigi Guanella »; l’originale del documento non è stato reperito.


48
Originale: luglio; il trasferimento avvenne verso la fine di agosto, come indica una lettera dell’A. al vescovo di Como Pietro Carsana, datata 4 settembre e scritta presumibilmente pochi giorni dopo l’arrivo: « Le scrivo da Olmo dove sono venuto non senza qualche ripugnanza » (Como, Archivio Storico Guanelliano).


p. 743
49
Il periodo è autografo dell’A., aggiunto nella metà destra della pagina ed inserito a questo punto del testo con un richiamo.


50
Cfr. >nota 32.


51
Don Lorenzo Buzzetti fu il padrino della prima Messa dell’A.; cfr. Piero Pellegrini, Luigi Guanella. Gli anni della formazione, p. 401.


p. 744
52
Leonardo Mazzucchi, Il parroco Don Carlo Coppini (1827-1881), Como 1911.


53
Lc 5, 5.


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