Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le vie della Provvidenza
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Le vie della provvidenza (1913-1914)

Articolo XVII. Nei Cantoni svizzeri Grigioni e Ticino

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Articolo XVII.
Nei Cantoni svizzeri Grigioni e Ticino
[175] Le opere si concepiscono in una idea generale, si discorrono in punti più vicini e poi si fanno di presenza e di fatto.
Quando fanciullo il giovinetto Luigi Guanella vedeva il proprio parente sacerdote Gaudenzio Bianchi, prevosto di Campodolcino, cercare aiuto per impiantare in Andeer una stazione cattolica, allora pensava di lontano: « Che bella cosa! ». E quando in casa la buona mamma alloggiava qualche protestante che l’indomani avrebbe valicato le Alpi per recarsi nel proprio 132 villaggio di Cresta, il più alto villaggio d’Europa, ripeteva: « Che pietà fanno quei luterani che sono partiti dalla vera Chiesa loro madre! ». E quando come parroco in Savogno ospitava qualche protestante che [176] parimenti valicava di le Alpi, ripeteva loro: « Ritornate alla Chiesa madre », e accomiatandoli ripeteva: « Non tardate ritornare alla madre comune, la Chiesa di Roma ».
Il padre del giovinetto Luigi, il cognato Sterlocchi e più altri, per ragioni di commercio e di trasporti di merce, avevano continue relazioni coi Grigioni, ed anche con val di Bregaglia da Chiavenna ne avevano parenti, amici e parrocchiani, e allora si pensava: « Perché relazioni intime per le cose temporali e sì poche per la salvezza delle anime? ». Ed ai parrocchiani di Savogno e di Prosto raccomandava don Guanella: « Non lasciatevi convertire dai protestanti, ma i protestanti convertite a voi ». Pellegrinando poi qualche volta per la Svizzera, tosto intavolava discorsi di religione ma gli si rispondeva dal Maloja e da altrove: « Chi fa bene trova bene: noi [177] cerchiamo di far male a veruno ». In questi tratti della vita giovanile mi pare di scorgere un lontano concepimento di idee, primo passo che conduce naturalmente al secondo in discorso, per portare qualche sprazzo di luce nelle oscurità del Protestantesimo.
- 787 - Durante gli studi filosofici e teologici il Guanella trovava diletto nel confutare gli errori protestanti e durante i mesi di vacanza scorreva anche volumi poderosi per lettura e studio. Finché la divina provvidenza condusse all’atto pratico di fare. Nell’anno 1897 133 l’amico e benefattore nostro il signor medico Luigi Fezzi esortò don Guanella di recarsi per un mesetto sulle alture di Montespluga a fine di consolidare la convalescenza per una pleurite patita. Un giorno, giunto solo sul valico delle Alpi e viste giù le valli e i monti severi di val di Reno, recitò da solo qualche rosario e preghiere per la conversione di quei [178] fratelli, e giorni di poi discese e conchiuse coi signori Giuriani, Tognoni, nostri di val San Giacomo, e Pallavicini di Milano, nonché col signor Trepp, assuntore dell’albergo Bodenhaus, la costruzione di una chiesa cattolica in Splügendorf, a terminarsi possibilmente nel medesimo giorno di san Vincenzo del venturo anno. E così si fece perché ai primi di maggio il don Guanella col buon amico e benefattore capomastro Antonio Annoni valicò le Alpi ancora ingombre di neve e pose le fondamenta della nuova chiesa, che poi si inaugurò alla Natività di settembre 134 presente il vescovo di Monaco di Francia e il vicario generale di Besançon 135.
Certo Anzi, nipote del nostro celebre lichenista Martino canonico professor don Anzi, era cantoniere alla stazione del Rodolfo 136 [179] presso il giogo del monte Spluga. La - 788 -­moglie 137, comproprietaria con due sorelle della piccola osteria a Splügendorf dove si raggiunge la salita, era caduta in tanta miseria di malattia e di abbandono, che raccolta nella Casa della Provvidenza a Como ivi venne assistita e battezzata sotto condizione: morì anni di poi. Questo buon atto di carità fruttò la cattolica stazione di Splügendorf. Perché, come si è detto, don Guanella pose le fondamenta e terminò la chiesa ivi, e della casa già osteria pensò farne acquisto totale dalle due sorelle e comperare poco terreno e stalla ivi, e così costituire una villetta nella quale si accomodarono poi una dozzina di letti allo scopo di asili climatici.
Gli asili climatici ebbero la seguente origine. Si voleva fare un po’ di bene nel paese natio Campodolcino per impedire un po’ di emigrazione e per occupare specialmente le giovani del luogo e circonvicini in qualche esercizio di lavoro, e a tale scopo si formò un [180] comitato ossia consorzio di uomini residenti a Campodolcino ed a Milano, con dei sacerdoti pure del luogo residenti per lo più a Como. Con indirizzo del dottor notaio Paolo Zerboni di buona memoria si costituì un capitolato che tutt’ora nelle mani di parecchi si trova, nel quale si costituisce don Guanella colle suore della Casa divina Provvidenza principale attore.
La cosa si iniziava col lavoro di merletti di Cantù, con quello di cappelli di paglia e come meglio. Si fornì il palazzo alle Corti col necessario corredo e si aprì un asilo climatico ad uso estivo di pie persone in favore della cosiddetta Opera di Sant’Antonio. Ma dopo qualche anno, per maneggio di persone d’altro sesso, la direzione cadde in mano del parroco locale sotto il quale l’Opera di Sant’Antonio decadde mano mano, fino a rimanerne oggi poche vestigia. Il [181] don Guanella aveva ritirate le suore. Ma l’opera degli asili climatici si riaprì a Splügendorf, ad Andeer, nonché a Promontogno ed in altre - 789 -case come a Roveredo, Capolago, Menaggio. Ma il guadagno per il trasloco delle suore poco compensava le fatiche, sia dal lato economico sia dal lato morale. Onde si smise in più luoghi tale pratica.
Ma vige florida nelle stazioni alpine di Promontogno e di Vicosoprano. Aiutò molto il fatto seguente. L’Istituto Grimm di Milano mandò le sue allieve per cura di salute a Promontogno, e poi bramò fabbricare vasto edifizio detto Villa Pia e Villa Lodovica, d’accordo con don Guanella. Diede impulso a ciò la magnifica e monumentale chiesa di san Gaudenzio che si era fabbricata ivi. Don Guanella in valicare il Maloja col signor capomastro Annoni e col signor ingegner Sartirana, da più anni veniva visitando i ruderi della chiesa [182] ed abbadia di san Gaudenzio sopra Casaccia e venne il momento di porvi mano, e con sforzo perseverante, o meglio con Provvidenza sensibile, si poté terminare quella chiesa che è una delle più belle nel Canton Grigioni e nella Valtellina.
Il santo padre Pio x regalò un ampio e artistico ciborio in marmo. La Villa Pia in ogni anno per la stagione estiva ospita ivi non poche notabilità, che continuano le decorazioni del tempio santo. Il vescovo di Coira, Schmid von Grünek, dopo la Riforma fu il primo a visitare la valle e amministrare la Cresima in essa chiesa, con specialissimo gaudio dei cattolici ivi soggiornanti. Il prelato se ne partì pure altamente soddisfatto. Il sacerdote Giovanni Colombi, che dirigeva la missione, era partito per aiutare altra fondazione negli Stati Uniti a Chicago. Era poi venuto, mandato [183] dalla Casa divina Provvidenza, il sacerdote Samuele Curti, che con buone speranze tolse ad amministrare la missione ivi.
Il vescovo di Coira monsignor Battaglia fu assai benevolo con noi nelle opere che si intese aprire nei limiti della sua giurisdizione. Schietto e buono come sempre, disse a principio: « Se fabbricate una chiesa a Splügen io vi do 3 mila franchi, veniteli a prendere quando volete ». Poco dopo soggiunse: « Mi consola il pensiero che nei primi anni di mio vescovado quasi non era valle che possedesse chiese cattoliche, ed ora a provvedere non mi rimane che la valle Bregaglia ». Al quale rispose semplicemente don Guanella: « Mi permetta a me stesso di - 790 -farne le prove e mi benedica ». Ed il vescovo: « Vi benedico voi, e benedico ai 7 mila franchi che io vi darò per aprire una missione in valle Bregaglia ».
Nello intermezzo fra Splügen e Bregaglia, il parroco di Roveredo [184] Schnüriger fece molte istanze perché in Roveredo si mandassero due suore per un asilo. Desso ci aprì via in casa propria e poi nella casa del cappellano, dove la signora Scalabrini ci diede l’uso gratuito di una casa contadina che si riattò alla meglio, e si incominciò anche il ricovero per vecchi ed impotenti. Il medesimo parroco poi si presentò alla Casa della Provvidenza e interpose anche monsignor Valfrè, vescovo di Como, dicendo: « Da circa quarant’anni esiste una casa collegiale per insegnamento ai giovani di Mesolcina, del Ticino ed anche della Svizzera tedesca. La istituzione ha costato immensi e continuati sacrifici ed ora decade. Accorrano per carità i sacerdoti di don Guanella per sostenerla, che io pure apporrò ambedue le mani mie ». Il vescovo di Coira alla sua volta rispose: « Provatevi, ma sarà tempo e denaro sprecato. Nelle attuali circostanze non può sussistere un collegio nella [185] Mesolcina ». Si provò adunque, e anni di poi si celebrò il cinquantesimo della sua fondazione non più nei locali angusti di Sant’Anna presso il santuario, ma nel miglior palazzo, già Schenardi, di Mesolcina; palazzo che si ampliò ad uso collegio con varie dipendenze al limitare di un vasto terreno prativo e vitato, con stalle e fienili ad uso svizzero, capace il collegio, che è sempre al completo, di settanta persone, per lo più collegiali nei corsi elementari, tecnici e ginnasiali.
Il ricovero fu ampliato anche quello. Vi si edificò ampia chiesa interna e in giro vasti fabbricati con varii riparti di cortili, e si fece pure acquisto di altra casa rustica e di terreni prativi per alimentare delle mucche ad uso dei poveri ricoverati, che ben curati e ben nutriti in numero di un trecento per­corrono in pace gli ultimi giorni del loro vivere e preparansi alla morte del giusto 138. [186] Vi è pure una sezione per bambini orfani della più tenera età educati da una suora maestra - 791 -svizzera. Nel centro del paese si continua l’asilo aperto nella casa del cappellano; fu poi trasportato alla destra del fiume Moesa e poi alla sinistra del medesimo fiume in un vasto locale, che da stalla si ridusse a vasto locale ed arredato assai bene. Ivi i fanciulli del paese accorrono festosi, ed i genitori che, tardi sì, ma che ancora in buon punto hanno compreso che un asilo governato dalla carità è una Provvidenza, quei genitori ne vanno spesse volte alteri negli esami di prova dei propri fanciulli.
Dai sacerdoti della valle Mesolcina si comprese per tempo la necessità di un foglio cattolico almeno settimanale, per contrapporre alla stampa liberale ed irreligiosa che purtroppo invade ovunque. Il [187] vicario Savioni di San Vittore, che ha giurisdizione in tutta la valle, persuase ai parroci confratelli la istituzione del periodico Il San Bernardino. Il vescovo di Coira offerì una somma di fondo, forse 3 mila franchi. Con questo si iniziò una tipografia che corse varie vicende e pericoli, finché fu pregata la Casa della Provvidenza in Roveredo di assumerne l’esercizio. Invero la casa ebbe incommodi non pochi perché la tipografia si dovette trasportare da un locale di affitto nel Ricovero dell’Immacolata, e non bastò. Finalmente per darle sede propria si dovettero costruire 139 locali apposta al fianco sinistro del Moesa, sempre sotto direzione dell’ingegnere Francesco Rusca di Bellinzona, carissimo patriarca e quasi padre nelle opere della Casa divina Provvidenza in Roveredo. Così l’esercizio tipografico che era in mano alle suore passò definitivamente in [188] mano ai Servi della Carità del Collegio Sant’Anna. Il periodico Il San Bernardino continua sotto la responsabilità del primiero comitato che lo costituì.
Nella valle Mesolcina da anni parecchi stava la parrocchia di Lostallo relativamente popolosa senza parroco. Vi supliva alla meglio il direttore del collegio, finché si provvide col servo della Carità Giovanni Calvi in residenza continua, e vi opera il bene ristaurando la chiesa della parrocchia e ristaurando in Cristo pure le anime di quella popolazione valligiana. Se - 792 -non che nelle opere accennate si avvera la sentenza del divin Salvatore, della messe che è molta e degli operai che sono sì pochi. Preghiamo pertanto il padrone della messe che mandi degli operai nei campi a mietere 140.
Non pochi potranno domandare: « E i mezzi per costruire [189] e per condurre le opere? ». Si risponde sempre che il Signore vede lui e provvede. Sono comuni nelle case nostre le coroncine che cominciano: « Provvidenza di Dio, provvedeteci voi », « Cuor di Gesù, pensateci voi », eccetera eccetera, e il Signore che vede, egli provvede. Le popolazioni all’intorno, non escluso Roveredo, non si direbbe che comprendano guari l’efficacia di queste opere di carità ma, nel caso pratico e per singoli, gli abitanti dei due Cantoni Grigioni e Ticino non respingono l’obolo che una volta nell’anno si domanda alla loro porta e sono pure generosi in corrispondere agli uffici pietosi che loro si usano nei giorni di malattia.
Si ha cura da ognun di noi di far bene a tutti e male a nessuno, senza impegnarsi nelle lotte politiche. La politica nostra si sforza imitare quella di Pio ix quando diceva: « Se i grandi del mondo hanno la loro politica, anch’io ho la mia: Pater [190] noster qui es in coelis 141, e non dubitate che questa politica certamente trionferà ». Tale è l’indirizzo che noi in ogni opera nostra vorremmo tenere. Ce lo perdoni il Signore e lo perdonino i benevoli nostri se qualche volta e per particolari circostanze difficili la natura umana non valga a comprimersi 142. Confortiamoci in quello che dice il Signore: « Risentitevi pure ma non vogliate far peccati » 143. Ne conceda il Signore un raggio della mitezza ed umiltà del divin Maestro Gesù Cristo. Un grado di fervore di quei santi personaggi che seppero con la bontà guadagnarsi il cuore degli uomini.
E così dal Cantone Grigioni passiamo al Cantone Ticino. A Capolago il giovine avvocato Luigi Rossi invitato alla presidenza - 793 -del cantone 144 in Bellinzona rispose: « Per amore di Dio e della patria assumo l’ufficio, ma prevedo che per [191] amore di Dio e della patria ben presto morrò », e fu assassinato come ognun sa nel 1890. Al mattino seguente la madre, unica superstite, appena ne ebbe la notizia rispose con fede: « Sia fatta la volontà di Dio: mi affretto alla chiesa per ricevervi la santa Communione e pregare per il figlio e per gli uccisori di lui ». Volle poi costruire un artistico oratorio e insediare nella casa preparata per il figlio un asilo infantile, che dato in proprietà e direzione alle Figlie di santa Maria della Provvidenza vi aggiunsero ampliamenti e restauri varii, e vi inserirono pure un ricovero femminile che è sempre al completo. Si fece altresì acquisto di un terreno dove si chiude il lago, allo scopo di trasferirvi l’impianto più comodo, ma rincresce sempre staccarsi da un martire della fede e della patria e da una madre intrepida e forte come la donna di cui parla la Sapienza.
Nel Canton Ticino si sono avuti [192] inviti parecchi di asili, di una chiesa a Lugano, di un ricovero a Locarno e più altre domande cortesi, ma rincrebbe che per mancanza di personale non si abbia potuto aderire se non alla direzione di un asilo a Cadro e di un gruppetto di suore per il servizio del seminario diocesano. La domanda di suore per asilo, per ricovero, per ospedali, indica nella società ticinese il bisogno sentito di un non so quale rinsavimento e il 145 bisogno di un ritorno all’antico, per seguire l’invito che Pio x al primo apparire sul soglio pontificio proclamò: il bisogno di instaurare omnia in Christo 146. Il Canton Ticino, Lugano e Capolago in ispecie sono stati due vasti focolari della insurrezione che poi si estese nella Italia e nelle nazioni vicine contro la Chiesa e la società. Piaccia al cielo che di fronte al monumento della Libertà di [193] pensiero sorgano monumenti assai della fede e della carità cristiana.




p. 786
132
Originale: nella propria.


p. 787
133
Nell’originale è omessa l’indicazione dell’anno, sostituita da punti di sospensione; per l’integrazione cfr. Una stazione cattolica a Splügen, ne La Divina Providenza, Como, dicembre 1897, p. 4.


134
Diversamente in Inaugurazione della Chiesa Cattolica a Splügen, ne La Divina Providenza, Como, ottobre 1898, p. 89: « Solenne il sabato, 10 [settembre], primo giorno inaugurale ».


135
Nell’originale è omesso il nome della diocesi, sostituito da punti di sospensione seguiti dall’annotazione: « (vedi Provvidenza di quell’anno) »; per l’integrazione cfr. Inaugurazione della Chiesa Cattolica a Splügen, ne La Divina Providenza, Como, ottobre 1898, p. 89. Prima del capoverso successivo, si trova un’altra annotazione: « Vedi pure Provvidenza riguardo ad Andeer nonché al collegio di Sant’Anna e ricovero ivi ».


136
Probabilmente l’A. si riferisce ad un assuntore del servizio di posta e manutenzione stradale indicandone solo il nome proprio.


p. 788
137
Diversamente in Una stazione cattolica a Splügen, ne La Divina Providenza, Como, dicembre 1897, p. 4, dove l’episodio che segue viene riferito ad « una certa Carolina Reiner di Splügen che trovavasi presso il signor Felice Anzi custode dell’ultima cantoniera di Monte Spluga, donna assai sofferente di mali fisici e intellettuali ».


p. 790
138
Cfr. Nm 23, 10.


p. 791
139
Originale: costrurre.


p. 792
140
Cfr. Mt 9, 37s.


141
Mt 6, 9.


142
Originale: non si valga a comprimere.


143
Sal 4, 5.


p. 793
144
Luigi Rossi, nato nel 1864, fu membro del governo cantonale del ­Ticino da aprile a settembre 1890 come Consigliere di Stato incaricato del Dipartimento Giustizia e Polizia; cfr. Alberto Lepori - Fabrizio Panzera, Uomini nostri. Trenta biografie di uomini politici, Locarno 1989, p. 139.


145
Originale: del.


146
Ef 1, 10.


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