Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il pane dell'anima (I corso)
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IL PANE DELL'ANIMA PRIMO CORSO DI OMELIE DOMENICALI ESPOSTE IN UNA MASSIMA SCRITTURALE

Evangelio della domenica fra l'ottava dell'Ascensione L'impaziente

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Evangelio della domenica fra l'ottava

dell'Ascensione

L'impaziente

  1. [206]Vi dicono gli uomini del mondo che sopportare con rassegnazione cristiana i mali della vita è da insensato. Ma è tutto il contrario. Ascoltatene in proposito i discorsi evangelici. "Gesù disse a' suoi discepoli: Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò dal Padre, Spirito di verità che procede dal Padre, egli renderà testimonianza per me, e voi ancora renderete testimonianza perché siete meco fin da principio. Ho detto a voi queste cose affinché non siate scandalezzati. Vi caccieranno dalle sinagoghe, anzi verrà tempo che chi vi ucciderà si crederà di rendere onore a Dio. Vi tratteranno così perché non hanno conosciuto né il Padre né me, e io vi ho detto queste cose finché,[207] venuto quel tempo, vi ricordiate che io ve le ho dette"56.

  Cuori angustiati perché siete cuori di innocenza ovvero di contrizione, consolatevi. Finalmente se siete tribolati non siete voi i primi. E se i tristi vi perseguitano, non ve ne scandolezzate. Già il divin Salvatore ve l'ha inculcato che sareste stati dai tristi coperti di alta confusione. Abbiamo però tutti pazienza! Lo Spirito Santo Iddio ci aiuterà con la grazia sua. Con questo aiuto celeste noi saremo forti e costanti. Sapete chi solo cadrà?... L'impaziente. Meschinello, vediamolo per compatirlo altamente. Il cristiano impaziente è uomo vinto, è schiavo miserabile che è fatto ludibrio da tutti i passeggeri tristi della via.

  2. Consideriamo l'impaziente. Egli s'adira se una mosca lo viene punzecchiando allo esterno. Si conturba se allo interno del suo cuore si faccia sentire un pensiero di tristezza o di odio, di concupiscenza o di avarizia. Non ha pazienza per resistergli. La sua mente si esalta, il suo cuore inasprisce ed egli si prepara a cadute ben rovinose.

- 287 -  Vi metto sott'occhio un esempio. Ecco [208] che salgono il monte due persone. La prima è giovine e gagliarda, ma è impaziente. La seconda è curva sotto il peso degli anni ed è gracile, ma molto paziente. Vedeteli nella salita. Il giovine si affretta a salti; dove la via è più comoda ma più lunga, ei s'arrampica su pei greppi. Non gl'importa <di> riportarne insanguinate le mani su pei bronchi e che le vesti gli cadano a squarciature. Suda e s'affanna e si indispettisce quando non può dar un salto per superare un giogo in un tratto. Pervenuto ad un altipiano, gira lo sguardo, si trova sfinito di forze, assetato nelle fauci. Allora siede e beve alla fonte. Talvolta prende sonno. Tal'altra resta assalito da un malore. L'impaziente volge il guardo all'alto e vede lassù, lento lento ma continuo, camminare il vecchietto paziente. Di questi due quale è il più forte? Certo che il vecchio paziente è da più del giovine gagliardo.

  Allo stesso modo un ignorante ma paziente ottiene assai più che un dotto ed istruito, ma focoso e precipitato. Ascoltate danno della inconsideratezza. Valentiniano fu già imperatore per molti riguardi illustre, ma sfortunato per quel [209]vizio di impazienza che mai seppe frenare. Chi gli assicurava il regno contro alle continue invasioni dei barbari era certo Ezio, generale fedelissimo e potente. Quando un cortigiano vile disse a Valentiniano: "Nol sapreste ancora?... Ezio attende a detronizzarvi per salire egli sopra al soglio vostro", non è a dire come Valentiniano ardesse di furore. Si rese quasi pazzo per tanto sdegno e subito comandò che ad Ezio fosse d'un colpo troncato il capo. La cruda ingiustizia partorì un danno fatale. Valentiniano non ebbe più un capitano valente da opporre alla invasione dei vandali e così in breve perdette il trono e l'onore. Che gli giovò dunque al Valentiniano l'ingegno suo?

  Ah, se anche noi in molti casi della vita avessimo miglior pazienza... Il Signore in san Luca ha detto: "Voi possederete le anime vostre nella vostra pazienza"57.

- 288 -  3. Riflettiamo qui ad un fatto che si avvera in tutti i . In una brigata di gente è un tale che si sa essere molto impaziente. Ecco che i maligni, i quali godono ridere alle sue spalle, gli dirigono un frizzo. Quegli s'accende e questi gli [210]continuano un motto pungente. L'assalito provasi a difendersi, ma non gli reggon le forze. Tosto il sangue gli sale alla fronte, perde il ben della ragione e s'avventa addosso come un cane rabbioso. Gli altri sen guardano, ma ridono tanto più di cuore, perché vedono contorcersi con ceffo di cane chi avrebbe dovuto conservare sempre la sua dignità d'uomo. Sicché eccolo l'impaziente: quando un tristerello vuol rubargli la pace dell'animo ne ha facile il modo. Gli basta un motto pungente.

  E come gli uomini, così anche i demoni in un momento rovinano il cuore di un cristiano con metterlo sossopra. La pazienza nell'animo è come l'ape regina in un alveare. Se questa si toglie, le api si arruffano, mormorano e s'ammazzano fino all'ultima.

  Il demonio usa tutti gli sforzi per uccidere in noi la pazienza. Se ottiene l'intento, noi siamo rovinati. Gran male è perdere la purezza, più grave male è perdere affatto l'umiltà, ma chi del tutto perde la pazienza non ha più bene di sorta nella casa del suo cuore. La pazienza è virtù regina, che si fa accompagnare dalla schiera di altri abiti pii. Tolta la regina, cadono morte le virtù ancelle.

  [211]I demoni entrano dunque nella fortezza del cuor tuo e così s'avvera quello del Salmista: "Quelli che mi tribulano, si rallegreranno se mi vedono conturbato"58. E noi vorremmo esser pazzi cotanto da porgere ai tristi lo stupido piacere di divertirsi a nostro carico, ed ai demoni la soddisfazione di calpestare coi loro piedi sui nostri colli?

  Ecco in mezzo al mare una nave solida ed una barchetta fragile. La nave comanda alle onde e cammina maestosa. La barchetta va e viene, è sbattuta a destra ed a sinistra. Qui par

- 289 -che affondi e finalmente scompare dall'occhio di chi la riguarda. Quanto meglio è esser nave che battelletto! Ma stolti noi, che potendo esser nave poderosa scegliamo di essere battelletti vili.

  4. Un battelletto come è instabile in mezzo alle onde che lo agitano! Così è lo impaziente nel corso della sua vita. Egli si applica a un po' d'orazione, ma cessa tosto che diminuiscono in lui le soddisfazioni sensibili. Compie qualche opera di misericordia, ma si stanca subito quando scorga che uno gli vien meno nella gratitudine. Così lo impaziente si stanca nello esercizio dello [212]studio od in quello più duro della fatica. Che danno è questo stesso!

  Il Signore ha detto che non colui che incomincia, ma colui che persevera sino alla morte sarà salvo59. Ha detto che stolto è colui il quale ponendosi ad elevare un edificio da terra, prima non pensa se abbia mezzi di pazienza per condurlo a termine. Se poi a mezza l'opera egli abbandoni il lavoro, ecco che tutti rideranno a sue spalle60.

  E se noi fossimo impazienti cosiffatti, come potremmo noi credere di essere salvi un ?

  5. Ma so che più discorsi voi ruminate in mente per contrap<p>orre. Dite che la pazienza voi l'avreste, ma che gli altri son cotanto e intolleranti e imprudenti. E qui quei figli dicono che troppo severo è il padre, e le figlie che troppo esigente è la madre. I penitenti medesimi protestano che o troppo rigoroso o soverchiamente brusco è quel loro confessore. Gli scrupolosi soprat<t>utto, perché non hanno pazienza a frenare i pensieri della propria immaginativa, si lagnano che il direttor d'anime non ha carità per compatire le altrui pene.

  Ah fratelli, come siamo facili ad adulare! [213]Non si vuol patire, epperciò si accusa tutto il mondo. Non si vuol andare dietro a Gesù sulla via del Calvario, epperciò si mormora della croce. Ciò non va punto bene. Bisogna risolversi a più forte proposito.

- 290 -  Guardiamo a Gesù che tanto sostenne. Invochiamo lo Spirito Santo che ci dia fortezza. Guardiamo al paradiso che ci attende. Abbiamo lassù una madre pietosa, Maria santissima. Siamole divoti e ci darà ben ella quella virtù che ci è tanto necessaria. Gesù Cristo ce n'avvisa che avversità e contraddizioni avverranno di continuo. Sieno le ben venute quelle afflizioni, ma venga pietosa in noi e proteggitrice la pazienza cristiana. Così sia, così sia, perché è scritto che le anime nostre le salveremo, ma con il mezzo della pazienza.

Riflessi

  1. Meglio il paziente cristiano o l'impaziente?...

  2. L'impaziente non è padron di sé.

  3. Gli uomini tristi ed i demoni invidiosi [214]dello impaziente ne fanno lor trastullo.

  4. Gli impazienti son poi instabili in ogni opera di bene.

  5. Oh quanto è meglio esser paziente! Chi è paziente è salvo omai.





p. 286
56 Gv 15, 26-16, 4.



p. 287
57 Lc 21, 19.



p. 288
58 Cfr. Sal 13(12), 5.



p. 289
59 Mt 10, 22.



60 Cfr. Lc 14, 28-30.



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