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IL PANE DELL'ANIMA SECONDO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica prima di Quaresima Il soldato cristiano |
Evangelio della domenica prima
di Quaresima
1. [119]Accadde che noi crescendo fanciulletti, la mamma nostra s'accorgesse che già sviluppavansi in noi gli indizii manifesti del capriccio del godimento e della sensualità. Allora la
- 465 -pia genitrice cominciò <a> tremare e disse: "Al fanciullo convien sia data la sua armatura, perché sappia che è soldato di Gesù Cristo. Per tempo si deve munire dell'armatura di un sacramento benedetto, perché sia fortificato al combattimento". La genitrice aspettò che il ministro dell'Angelo dei forti venisse. Allora la fede cristiana chiamò un testimonio verace, <che> si pose ginocchione dinanzi al successore degli apostoli. Presentò noi giovinetti e il vescovo in accento di divina autorità disse a ciascun di noi: "Ti segno col segno della Croce e ti confermo col crisma della salute, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Di poi conchiuse: "Amen. Così è: voi siete stati muniti della grazia di Spirito Santo. Siate forti e costanti. La pace del Signore sia con [120]voi sempre". E in dirlo ci toccò colla sua destra in volto quasi per dire: "Sia poi sempre valoroso soldato di Gesù Cristo".
Siamo cristiani, entriamo nel combattimento. Il nostro duce divino ci è sempre dinanzi nella lotta. Eccolo in questo dì. Il divin Salvatore per darci esempio si è ritirato dal rumore del mondo alla solitudine per confortarsi nell'animo. E stando al deserto, per lo spazio di quaranta giorni digiunò, finché parve svenire per lo stento.
Gli comparve dunque Satana con due sassi alla mano e disse: "Voi che siete Dio convertite queste pietre in pane". Di poi gli sus<s>urrò di gettarsi dalla sommità del tempio e finalmente mostrandogli i regni della terra conchiuse: "Questi son vostri se cadendo <in ginocchio> mi adorerete". Iniquissimo suggerimento! Il divin Salvatore gli impose che si partisse per rintanarsi negli abissi infernali. Il Satanasso se ne andò scornato e gli angeli del cielo discendendo vennero intorno a lui58.
Eccolo ora in trionfo il capitano nostro. Ha combattuto ed or ne riceve un attestato di lode da alto. Entriamo nel campo noi medesimi, ed entriamo da forti. San Paolo vuol che siamo intrepidi. Scrivendo [121]al suo Timoteo egli dice: "Chi combatte- 466 - nella lotta, non sarà coronato se non abbia legittimamente combattuto"59. Vediamo anche questo, perché un soldato cristiano deve esserlo intrepido e costante.
2. Una corona perché sia gloriosa deve essere meritata. Il premio che si dà allo scolaro si valuta quando si sa che ha studiato. Il premio che si dà al soldato si ha in lode quando si sa che il milite si diportò da valoroso. E se un popolo della nazione concedesse l'onore del trionfo ad un capitano niente meritevole di tutto questo, quale onta al premiato, ed al governo che accorda onori immeritati, quanto disdoro!
Ed or pensatelo se in cielo si possa con ragione meno giusta concedere una corona a chi non se l'ha meritata. Che direbbero i celesti? Dobbiamo segnalarci in un combattimento. Il combattimento nostro è la battaglia con le nostre passioni. La superbia, oh che nemica! Che avversaria la avarizia! E la sensualità, che tiranna!... Non abbiamo, fuori di queste, altre inimicizie interne, ma a queste dobbiamo dichiarar guerra e combatterle poi fino allo esterminio. Che pensate? Non dobbiamo [122]perdere il tempo in altro. Combattere le passioni con mortificarle, non conceder loro una soddisfazione, ecco il modo di rendercele schiave ai piedi. Quando la superbia inalbera, allora bisogna subito fiaccarla nello abisso delle umiliazioni proprie. Quando l'avarizia vuol penetrare nella midolla delle ossa, allora bisogna scacciarla a costo di qualsiasi dolore. E quando la sensualità morde con i suoi latrati, allora le si devono sferzate alla carne come a cane rabbioso, ed alla fantasia bisogna assegnare una carcere di solitudine come ad una ribelle. Eccolo il combattimento nostro!
3. Questo battagliare potrebbe per caso durare anche per tutto il tempo della vita nostra, ma non ci atterriamo. In tutti i giorni il soldato compie un esercizio di combattimento, in tutti i giorni vive. Dopo che ne ha presa abitudine, gli sembra noioso il tempo quando per un dì solo non sia chiamato al suo campo. Siamo soldati, combattiamo sempre! Talvolta ci sembra di aver ottenuta vittoria sulla superbia, sulla sensualità,
- 467 -e poi d'un tratto ci ritornano assalti furiosissimi. Allora impugniamo forte l'armi nostre e combattiamo![123]
Il capitano Tancredi aveva già sostenuto disagi immensi di viaggio, fatiche di combattimento e perfino il pericolo della vita. Quando finalmente giunse a vista di Gerusalemme ed egli, il pio capitano, si staccò dai suoi e venne a pregare presso alla grotta del Salvatore agonizzante nel Getsemani. Perseverò buona parte della notte e allo spuntar del mattino era ancor là genuflesso e supplicava colla pietà di un angelo. Allora sbucarono fuori sette musulmani agguerriti che d'un tratto gli furono intorno. Ma il prode Tancredi levossi e fu come un guizzo di lampo, venne sopra agli assalitori e li disperse e ritornò poi lieto fra' suoi. Così improvvisamente sette nemici di vizii capitali possono un per uno o tutti assieme insorgere a combatterci, ma noi leviamo alto lo stendardo nostro, affrontiamo gli inimici, che Dio ci aiuterà per disperderli.
4. È bene che noi siamo obbligati a combattere incessantemente in tutti i dì. Quelli che lavorano ingagliardiscono le forze e quelli che combattono imparano a sprezzare i pericoli. Anzi, ha questo di vantaggio. Nei combattimenti corporali uno [124]può stancarsi e perdere le forze. Nelle pugne spirituali le forze si aumentano e il cuore si rianima. Ricordate le battaglie di Antonio nel deserto. Egli solo sfidava tutto il furore dello inferno. Come credete <che> giungesse a tanta forza di virtù? Certamente con pugnare in ogni dì le battaglie ordinarie delle proprie passioni e dello inferno.
Oltreché gli inimici, mentre si scorgono battuti ad ogni scontro, perdono poi l'ardire di presentarsi più spesso. I demoni e le passioni facilmente imitano il costume di certi schernitori insolenti che si trovano in copia alla giornata. Se voi mostrate d'averne paura, non vi toglierete mai più d'attorno quella noia. Ma se date segno di sprezzarli e di ridervene, li vedrete a mo' del cane scornato che abbassa la coda, che china il capo e quatto quatto che rientra nella sua tana. Questo che vi dico è esperimento giovevole. Ponetevi pure a praticarlo, che ne avrete un prò utilissimo.
5. Dobbiamo combattere e non arrestarci giammai. Le
- 468 -armi nostre poi sono specialmente tre e sono facili <ad> adoperarsi. Eccole: sono la diffidenza di noi, la confidenza in Dio e la preghiera incessante. [125]Figuratevi che un figlio del re ancor giovinetto sia rimasto senza appoggio, con una turba di rivoltosi che gli tramano al trono ed alla vita. Il meschinello allora se si confessa incapace a resistere, insufficiente, e se intanto preghi <e> mostri di confidare nella forza di un amico, costui sarà esaudito. Chi mai ha disprezzato le suppliche di un poverino pericolante?
Appunto! Dandolo, doge di Venezia e conduttore di una flotta poderosa, era giunto a vista di Costantinopoli per recarsi a liberare Terra Santa. Certo Alessio, giovine di età, figlio legittimo ed erede al trono del padre defunto testé, era minacciato da una turba di faziosi. Alessio supplicò con istanze il Dandolo. Questi considerò un istante e poi venne sopra agli insorti con tanto ardore che subito li disfece e restituì ad Alessio il trono minacciato.
Chi dunque disdegna il meschinello che si confessa dappoco e ignorante? E se noi ci umiliamo al cospetto di Dio, oh come il cielo volerà sollecito in soccorso nostro! Molto più se mostriamo di riporre in Dio tutta la nostra confidenza. Il pastorello, che smarrito sulla montagna trova il viandante pietoso che lo mette in salvo, gli [126]fa onore quando dice: "La mia vita è nelle mani vostre; voi mi avete preservato da morte". Intanto se aggiunge gemiti di pietà, sospiri di riconoscenza, vieppiù impegna l'amico ad essergli benefattore generoso finché n'ha il bisogno.
Eccole le armi nostre. Sono tre e sono di facile impugnatura. Si adattano a tutte le corporature di adulti e di fanciulli, di uomini e di donne, di capitani che guidano, di soldati che obbediscono. Quanto è nobile la battaglia del Signore! Ed i soldati di Gesù Cristo come possano ritornare gloriosi? Il patto è unico ed è questo: chi pugna nella lotta sarà coronato quando abbia combattuto sino alla fine.
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2. Egli si merita la corona in combattere i suoi disordinati appetiti.
3. Deve poi combattere sempre.
4. In combattere di continuo, le forze dell'animo ingagliardiscono e i nemici spirituali più facilmente si stancano.
5. Le armi a combattere sono: la diffidenza di noi, confidenza in Dio, preghiera fervorosa.